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LO STATUS: UNA DEFINIZIONE

Secondo alcuni studiosi, tutte le società umane tendono a essere organizzate in gerarchie sociali che definiscono i rapporti fra gruppi.

All’interno di tutti i sistemi sociali esistono gruppi dominanti, che hanno una maggiore quantità di qualità sociali positive e gruppi

dominanti che hanno una maggiore quantità di attributi sociali negativi.

La gerarchia di prestigio definisce lo status di ciascun gruppo e dei membri che vi appartengono, in modo tale che i gruppi dominanti

detengono uno status più alto dei gruppi dominati.

Storicamente, lo studio dello status sociale è strettamente connesso alle analisi sociologiche.

Lo status era usualmente definito in termini di classe sociale e l’attenzione era focalizzata sulle conseguenze sociopolitiche dell’iniquità e

dell’ingiustizia sociale.

Secondo Marx e Engels, una società nella quale le persone detengono il capitale godono di maggiore potere e ricchezza della classe

lavoratrice e possono strututrare il sistema economico in modo da favorire sé stessi a scapito dei lavoratori; le differenze di status sono,

quindi, una conseguenza dell’egemonia economica di una classe sociale sull’altra; questa supremazia è determinata dal possesso iniquo di

capitale.

Mosca, Michels e Poreto condividono l’idea che tutti i sistemi sociali sono implicitamente antidemocratici perché governati da una

piccola elité di persone che razionalizzano il proprio potere, utilizzando metodi che producono ideologie tese a legittimare la loro

superiorità.

Sono state proposte tante definizioni di status, quella utilizzata è di Jetten, il quale definisce lo STATUS come

La posizione di un gruppo all’interno di una gerarchia sociale in una data società o

cultura. Può essere definito come il prestigio, o il rango, associato alla posizione di un

gruppo su di una dimensione di confronto che è sia il valore sia in relazione a outgroup

rilevanti.

In tale definizione sono tre i concetti-chiave che interessano:

• Lo status è il prestigio associato a una determinata posizione nella gerarchia;

• La gerarchia è stabilita su di una dimensione di confronto che ha un qualche valore per i gruppi;

• Lo status è definito dal confronto fra outgroup rilevanti.

Lo status non definisce le caratteristiche di un gruppo in senso assoluto, ma specifica sempre la posizione di quel gruppo rispetto a una

dimensione di confronto con almeno un altro gruppo.

Benché lo status sia definito su una dimensione specifica di confronto, spesso, nella società reale, un gruppo che ha uno status superiore

per una certa caratteristica finisce per avere un giudizio positivo anche su altre dimensioni.

La differenza di status tra due o più gruppi è la distanza, su di una dimensione di confronto, che separa un gruppo da un altro. 5

Relazione tra i gruppi

Nella società reale, gruppi di status uguale non esistono, se non di rado, e quindi, per capire come le differenze di status influenzino

diversi aspetti delle condeotte dei gruppi, diventa fondamentale per cercare di prevedere e spiegiare sia ciò che avviene all’interno dei

gruppi (processi intragruppo) sia quell oche accade nelle relazioni fra i gruppi (processi intergruppi).

La differenza di status è stata – ed è – solitamente operazionata negli studi di laboratorio; la procedura classicamente utilizzata dagli

sperimentatori per indurre differenze di status fra i gruppi si basa su di un falso feedback, restituito ai soggetti sperimentali.

Gli sperimentatori, così, creano un gruppo “vincente”, considerato di status alto, e un gruppo “perdente”, considerato di status basso.

Questa procedura è stata modificata, introducendo differenti varianti, in ogni caso, si basa su di una finta informazione riguardo ai gruppi

formati in laboratorio.

STATUS E GERARCHIE SOCIALI: EFFETTI INTRAGRUPPO

I processi intragruppo sono quei processi che avvengono all’interno di un gruppo.

I processi intragruppo devono essere letti sulla base del confronto intergruppi, cioè studiare come le differenze di status fra i gruppi

influenzano le dinamiche interne dei gruppi.

Identificazione con l’ingroup – ci si riferisce alla consapevolezza (cognitiva) di essere membro di un gruppo, si accompagna a

connotazioni di valore e può essere seguita da un investimento emozionale.

E’ importante distinguere fra l’identificazione con l’ingroup, cioè la forza con la quale un individuo si riconosce come appartenente a un

gruppo; e l’identità sociale, cioè il contenuto dell’identità stessa.

In inglese, per evitare di confondere, si usa commitment per riferirsi all’identificazione con l’ingroup, quindi identificazione si riferisce

alla forza con la quale le persone si riconoscono appartenenti a un gruppo.

IDENTIFICAZIONE ≠ IDENTITA’ SOCIALE

Quando le si categorizzano all’interno di un determinato gruppo provano un sentimento di appartenenza, più o meno, intenso.

L’identificazione con un gruppo può avere forti consenguenze sul modo di pensare e di comportarsi delle persone.

La ricerca ha messo in luce che quanto più una persona s’identifica con un particolare gruppo, tanto più essa si comporta e pensa in

termini della propria appartenenza: chi s’identifica di più, spende anche più tempo in attività orientate verso il gruppo, di chi si identifica

meno.

Alcune ricerche psicosociali hanno messo in luce una chiara tendenza delle persone a identificarsi maggiormente con gruppi avvantaggiati

rispetto a quelli svantaggiati.

Autostima – le persone cercano di ricavare un’identità sociale positiva dalle proprie appartenenze per mantenere livelli di autostima

elevati.

Tutte le ricerche in questo ambito di studio hanno prodotto risultati contrastanti e, per tentare di rendere conto di queste contraddizioni,

Rubin e Hewstone, hanno sottolineato il fatto che spesso i ricercatori misurano l’autostima di tratto (relativa a una condizione generale

delle persone che si è stabilizzata nel tempo) e non un’autostima più specifica e legata al momento.

Contemporaneamente, Turner ha evidenziato che, negli esperimenti con gruppi artificiali viene misurata l’autostima personale e non

quella legata all’appartenenza di gruppo; ciò spiega perché membri dei gruppi con status inferiore non mostrano livelli di autostima

personale più bassi di quelli appartenenti ai gruppi di status alto.

Proprio perché l’autostima legata al gruppo è minacciata, si possono focalizzare sulle proprie caratteristiche personali e da questo ricavare

un’autostima positiva.

Spostando l’attenzione sulla relazione fra autostima e comportamento intergruppi, vari ricercatori vedono nella teoria dell’identità sociale

una relazione casuale fra i livelli di autostima e favoritismo per l’ingroup.

Abrams e Hogg hanno sintetizzato quest’idea in due corollari:

a) Le persone dovrebbero avere livelli di autostima più alti dopo aver favorito il proprio gruppo;

b) Le persone con un’autostima minacciata dovrebbero mostrare più propensione al favoritismo ingroup.

Ricerche hanno confermato questi corollari, anche se è il primo ad avere ottenuto il maggior riscontro empirico.

Il favoritismo per l’ingroup è solo una strategia, che può essere impiegata per far fronte a un’identità sociale negativa; inoltre il fatto di

misurare l’autostima personale può rendere conto della mancata correlazione fra autostima e favoritismo per l’ingroup.

E’ possibile affermare che, mentre non esistono prove a favore di una ridotta autostima per i membri dei gruppi svantaggiati, sembra

invece che l’assegnazione a gruppi di status alto innalzi i livelli di autostima (momentanea) e di sentimenti positivi delle persone.

Omogeneizzazione dell’outgroup: aggregato e collezione – uno degli effetti della categorizzazione sociale è quello per cui

l’outgroup viene percepito come più omogeneo rispetto all’ingroup (detto: “loro sono tutti uguali”).

Un’ipotesi avanzata per rendere conto di questo effetto è quella secondo cui l’omogeneizzazione dell’outgroup è causata dalla diversa

quantità di informazione che disponiamo sulle persone che fanno parte del nostro gruppo, rispetto a quelle che appartengono al gruppo

esterno.

Conosciamo meglio gli individui appartenenti al nostro stesso gruppo e la familiarità che abbiamo con loroci permette di cogliere le

differenze fra un soggetto e un altro mentre, conoscendo più superficialmente i membri dei gruppi esterni, tendiamo ad avere una

percezione più globale e indistinta. 6

Relazione tra i gruppi

Questa spiegazione non h trovato sostanziale riscontro empirico e non è in grado di spiegare l’effetto di omogeinizzazione dell’ingroup: in

certi casi è l’ingroup a essere percepito più dell’outgroup.

L’ipotesi della familiarità non è in grado di rendere conto dell’effetto di omogenizzazione che si verifica nei gruppi minimi, nei quali i

soggetti vengono assegnati casualmente a un gruppo o all’altro e non possono interagire gli uni con gli altri.

E’ stato suggerito che siano le differenze di status a modulare il grado di omogeneità percepita dell’ingroup e dell’outgroup (tutti i gruppi

utilizzati negli esperimenti erano considerati con status basso).

Secondo la categorizzazione del Sè, le persone possono categorizzare sé stesse come singoli individui o membri di qualche gruppo, potrà

essere saliente o l’indentità ociale o l’identità personale, ma è esclusa la possibilità di una co-occorrenza delle due.

Questa esclusività del livello di categorizzazione è stata messa in dubbio da Deschamps (1996), il quale sviluppa l’idea che i due livelli

identitari possono, in alcune circostanze, essere compresenti.

La compresenza o meno dell’identità sociale e quella personale è determinata dallo status relativo del gruppo di appartenenza.

Secondo quest’approccio (⟶ teoria della covariazione), gli appartenenti ai gruppi dominanti possono categorizzare sé stessi in termini

personali e sociali.

I dominati si definiscono, e sono più spesso definiti, dagli altri nei termini della loro appartenenza sociale; così i membri dei gruppi

svantaggiati dovrebbero categorizzarsi più facilmente a un livello di identità sociale.

Lorenzi-Cioldi (1995) ha ripreso la propota di Dechamps nel tentativo di spiegare il diverso grado di omogeneizzazione dell’intergroup e

dell’outgroup, ritiene che i gruppi sociali non possono essere considerati divisi dalle dinamiche di potere che definiscono le relazioni

int

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Publisher
A.A. 2014-2015
17 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Psyxchox di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dei gruppi e delle relazioni sociali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Matera Camilla.