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Estratto del documento

SECONDA FASE

che nasce dalle critiche di riduzionismo alle teorie sulla coesione basate sull’attrazione interpersonale, essendo questa una variabile individuale

che, come tale, non è in grado di rendere conto di un fenomeno sociale come la coesione di gruppo.

3. : riconcettualizzazione della coesione di gruppo, in cui il concetto viene affrontato in modo multidimensionale. Si tratta di una fase

TERZA FASE

ancora in corso e da cui emergono diverse prospettive teoriche e di ricerca, in cui ci si occupa di fenomeni che riguardano processi unitari di gruppo

(conformità, etnocentrismo, condotte normative, identità di gruppo, rappresentazioni sociali).

In questa riformulazione del concetto di coesione, un importante contributo deriva dalla teoria dell’identità sociale di Tajfel e della categorizzazione

del sé di Turner.

La teoria dell’identità sociale parte dall’assunto che i comportamenti sociali si distribuiscono lungo un continuum che ha, ai suoi estremi, da una

parte il comportamento interpersonale, in cui l’incontro sociale tra persone è dettato dalle relazioni personali e dalle caratteristiche individuali di

ciascuno dei partecipanti all’interazione; e dall’altro lato il comportamento intergruppi, che implica un’interazione in cui sono salienti le categorie o i

gruppi d’appartenenza dei soggetti piuttosto che le loro caratteristiche personali.

Il comportamento sociale di tutti noi si sposta lungo il continuum, non solo in rapporto a interlocutori diversi, ma anche in rapporto a un medesimo

interlocutore; infatti, anche nella relazione più intima e interpersonale sono presenti sullo sfondo le proprie appartenenze di gruppo, che possono

diventare salienti in qualunque momento dell’interazione.

Gli spostamenti sul continuum sono caratterizzati da cambiamenti a livello delle concezioni di sé, che variano dall’identità personale (concezioni di

sé come unico e diverso dagli altri) all’identità sociale (concezione di sé come appartenente a categorie o gr sociali).

La teoria della categorizzazione del sé di Turner afferma che noi categorizziamo gli altri e noi stessi in gruppi o categorie proto topiche e in tale

processo, la nostra autocategorizzazione in qualche modo ci depersonalizza.

Per Turner, la depersonalizzazione della percezione di sé è alla base di molti fenomeni di gruppo, come la stereotipizzazione, l’etnocentrismo, il

contagio emozionale e l’empatia, la cooperazione. 25

I gruppi sociali

Infatti una delle conseguenze della categorizzazione del sé condivisa e della conseguente depersonalizzazione è che le persone si aspettano di

essere d’accordo con i valori, le credenze, le idee che caratterizzano l’identità di gruppo; per questo è sempre attivo il confronto interno per

raggiungere l’accordo processo di consensualizzazione.

Le teoria dell’identità sociale e della categorizzazione del sé permettono di distinguere due tipi di attrazione:

1. l’attrazione personale: è idiosincratica, si delinea nel corso dei rapporti interpersonali e ha come obbiettivo uno o più individui non

intercambiabili tra di loro, ovvero unici;

2. l’attrazione sociale: è un legame basato sull’attrazione tra individui in quanto appartenenti ad un gruppo sociale saliente ed è per sua natura un

legame depersonalizzato, poiché si basa sula prototipicità di gruppo e sulla categorizzazione del sé. I suoi bersagli sono intercambiabili tra loro.

L’attrazione sociale è un fenomeno di gruppo (attrazione personale = fenomeno interpersonale) ed è la sola attinente a vari processi di gruppo,

compresa la coesione.

La sua ampiezza è legata a una grande molteplicità di fattori quali le relazioni intergruppo, la percezione di prototipicità dei membri, le relazioni

intergruppi.

Il modello di coesione di gruppo delineato (self­categorization model of group cohesiveness di Hogg) diverge in modo netto dalla concezione di

coesione come fattore di attrazione interpersonale.

Inoltre, questo modello, basato sulle teoria dell’identità sociale e della categorizzazione del sé, è applicabile a molti tipi di gruppi,

indipendentemente dalla loro ampiezza, ed è in grado di considerare i comportamenti di gruppo in un contesto più allargato, che comprende anche

le relazioni intergruppi.

Le squadre sportive costituiscono un ambito privilegiato per lo studio di vari fenomeni di gruppo, in quanto si tratta di gruppi caratterizzati da un

interazione costante e prolungata nel tempo dei suoi membri che sono reciprocamente interdipendenti per quanto riguarda lo svolgimento del

compito; inoltre, nella squadra vi è un clima, una struttura di ruoli e posizioni di leadership riconosciute consensualmente e vi una forte identità di

gruppo.

La coesione nei team sportivi è studiata soprattutto in riferimento al risultato della prestazione.

I risultati della ricerca sono però contrastanti: è stato infatti, a volte, trovato che la coesione e lo spirito di squadra rimangono inalterati nonostante

l’insuccesso; altri autori hanno invece riscontrato che esiste un effetto immediato della vittoria e della sconfitta sulla percezione di coesione, per

quanto i punteggi relativi all’amicizia con membri del gruppo non mostrino fluttuazioni conseguenti al successo e all’insuccesso.

I risultati suggeriscono che la coesione possa essere un aspetto più variabile e multiplo di quanto postulato dagli approcci tradizionali che lo

considerano come un aspetto stabile e unitario.

Carron ha elaborato il Group Environment Questionnaire (GEQ), che parte dall’assunto che la coesione è un aspetto multidimensionale e che in

essa sono presenti due principali categorie:

1. integrazione di gruppo (percezione del gruppo come totalità);

2. attrazione individuale verso il gruppo.

Ciascuna di queste due categorie sono poi divise al loro interno in orientamenti al compito e orientamenti sociali:

integrazione di gruppo orientata al compito: quanto il gruppo si senta unito verso l’obbiettivo prefissato;

- integrazione di gruppo orientata al sociale: quanto il gruppo si sente integrato socialmente;

- attrazione individuale verso il gruppo orientata al compito: sentimenti dei singoli riguardo al loro coinvolgimento nel compito;

- attrazione individuale verso il gruppo orientata al sociale: coinvolgimento personale nelle interazioni col gruppo.

-

Ognuna di queste dimensioni potrebbe essere sufficiente per incoraggiare gli atleti a stare uniti al proprio gruppo, per quanto in genere agiscano

congiuntamente e sia il loro totale a rappresentare la coesione.

Varie ricerche hanno mostrato come in genere non vi è differenza tra squadre vincenti e perdenti per quanto riguarda la coesione sociale, mentre vi

è differenza significativa per quanto riguarda l’attrazione individuale verso il gruppo orientata al compito.

La conformità

La conformità sociale è definita da Turner come il movimento di una o più persone discrepanti verso le posizioni normative di gruppo come funzione

di una pressione implicita o esplicita da parte dei membri del gruppo.

Sebbene nei contesti quotidiani queste esperienze di conformità non provochino di solito gravi conseguenza, l’allineamento con le posizioni

maggioritarie può avere, in contesti e situazioni particolari, effetti gravi, come il pensiero di gruppo (groupthink) nel contesto di prese di decisioni

cruciali in politica e in grandi organizzazioni imprenditoriali (Baia dei Porci, 1961).

Janis ha mostrato come il vincolo tra membri di gruppi di vertice, legati da una forte coesione, possa essere l’origine di errori valutativi che

conducono a decisioni disastrose. Proprio tale vincolo sociale porta ad evitare discussioni aperte e anche accese, poiché si teme di spezzare

l’armonia e la coesione di gruppo; il bisogno di conservare l’uniformità di gruppo può portare anche ad autocensure individuali.

Le risorse cognitive del gruppo, vengono in questi casi canalizzate nell’elaborare razionalizzazioni a sostegno della posizione maggioritaria, che è

sostenuta anche dal leader.

Janis analizza i vincoli che portano a processi decisionali scadenti nel quadro di grandi organizzazioni:

vincoli di natura personale (riguardano lo staff coinvolto);

- vincoli affiliativi o di appartenenza.

-

I vincoli affiliativi portano a regole decisionali che da un lato possono servire a salvaguardare i rapporti con un piccolo gruppo primario e dall’altro

servono a fare i conti con l’appartenenza a un gruppo secondario (es. l’organizzazione per cui si lavora):

“coprirsi le spalle” (garantirsi di non essere incolpati se la decisione ha cattivo esito)

- 26

I gruppi sociali

la scelta della posizione più forte tra altre possibili

- “voler vincere ad ogni costo”

- “riunioni manovrate” ( manipolare il consenso per arrivare a una decisione già presa)

-

Asch esplora il fenomeno della conformità con un esperimento, in cui i soggetti vengono sottoposti a una prova di giudizio percettivo molto

semplice, in quanto essi dovevano scegliere tra rette verticali quella simile ad una retta data come campione.

In ciascun gruppo sperimentale, era presente un solo soggetto ingenuo.

Le risposte erano date ad alta voce e il soggetto ingenuo era nella penultima posizione così che potesse subire l’influenza del gruppo; il 75% dei

soggetti diedero almeno una risposta scorretta, e il 36% delle loro risposte complessivamente andavano nel senso della maggioranza scorretta.

Questo risultato è interessante in quanto è chiaro che le risposte sbagliate sono il frutto della pressione implicita del gruppo e non di distorsione

percettiva individuale, in quanto a differenza dell’esperimento di Sherif, qui non vi è alcuna ambiguità percettiva (l’ambiguità elicita la conformità, se

gli individui non sono sicuri su qualcosa si affidano più facilmente al gruppo).

D’altra parte bisogna osservare che la maggior parte dei soggetti sperimentali aveva dato giudizi corretti e non si era lasciata influenzare dalla

maggioranza scorretta.

Ricerche successive hanno messo in evidenza i motivi principali per cui le persone si conformano all’influenza della maggioranza:

compiacenza: i soggetti danno risposte pubbliche conformi alla maggioranza non perché ne siano convinti, ma per non apparire diversi;

- accettazione: i soggetti fanno propria la posizione della maggioranza, soprattutto quando il compito è ambiguo o poco chiaro o la fonte di

- influenza è considerata più esperta;

convergenza: motivazione alla conformità di tipo affettivo, per non opporsi a una maggioranza concorde, l’individuo si convince che la posizione

- maggioritaria è quella corretta.

Per Festinger le pressioni del gruppo verso l&rsq

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
38 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Psyxchox di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dei gruppi e delle relazioni sociali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Matera Camilla.