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La pulsione della real tv di mostrare la realtà prende il sopravvento negli anni ’80. Il dibattito attorno
all’idea di quality tv è complesso. Tale idea è stata spesso associata alla missione di servizio pubblico;
qualitá è sinonimo di diversificazione, è ció che è prodotto non seguendo le regole della tv commerciale,
è la tv dal contenuto serio, dagli alti valori produttivi. 1984 un gruppo di spettatori fonda la Viewers for
Quality Television: un’associazione per supportare i telefilm di qualità. La tv di qualità è meglio definita
da quello che non è: non è tv normale. Il telefilm di qualità attira un pubblico ben istruito, la priorità
sembra essere diventata la differenzazione a tutti i costi come X Files, Buffy, Dawson Creek, 24, Lost, I
Soprano, CSI, Ugly Betty. La quality tv dell’era della convergenza è un telefilm nel quale l’idea guida viene
meglio espressa attraverso: iperserialitá, complessità, televisuality.
1. Iperserialitá: la tv è intima perché entra in casa degli spettatori, la serialità permetto allo
spettatore di specchiarsi al meglio nella tv, è un meccanismo basato sul tempo: è il ritorno ciclico
di eventi e la loro evoluzione cronologica, ma tiene anche in considerazione il tempo dello
spettatore; è un appuntamento fisso che ruba il tempo a chi lo guarda, scandisce le serate. È
come se le due vite (dei personaggi e spettatori) si evolvessero in contemporanea. La narrativa
televisiva si divide in: serie (suddivisa in episodi, segmenti narrativi autoconclusivi, senza sviluppo
cronologico delle vicende. Sono per lo piú commedie e dramma) serial (segmenti narrativi aperti
con sviluppo cronologico; ha un numero elevato di puntate senza conclusione) e saga (le vicende
sono riconducibili a strutture narrative costanti che si ripetono da una generazione all’altra). “Hill
Street” è la nascita della quality tv, fa propri alcuni aspetti del serial, determinando la nascita delle
serie serializzata: ogni episodio mantiene una sua autonomia con una storia autoconclusiva ma
presenta continuità narrativa interepisodica. Accanto al running plot tradizionale (sentimenti dei
personaggi) ci possono essere uno o piú running plot stagionali (legati a un caso o problema). La
vecchia divisione tra serie e serial è scomparsa, ora si parla di serie serializzate e serial. La soap
opera è un continuous serial aperto senza una risoluzione delle vicende, rilancia di continuo temi
e questioni senza che ve ne siano alcuni di primaria importanza.
2. Complessitá: la complessità narrativa è caratterizzata dalla molteplicità e densitá delle linee
narrative. Per comprendere lo show lo spettatore deve tenere a mente l’intricata mappa di
legami ed eventi. “Hill street giorno e notte” aveva un cast corale e piú trame in ogni episodio. Ne
“I Soprano” non c’è una distinzione tra trama primaria e secondaria, quasi tutte le scene sono
collegate a informazioni esistenti al di fuori della cornice dell’episodio. Le divisioni nette cedono il
passo a una dimensione sempre piú fluida di generi. C’e l’ibridazione di generi (drama + comedy =
dramedy).
3. Televisuality: lo stile diventa un fattore fondamentale e non piú un vezzo accessorio. Conta
sempre piú l’immagine del racconto, la forma che il contenuto, lo stile che il soggetto. Ció che
veniva relegato sullo sfondo ora è in primo piano. Quel che conta è il tocco personale. Maestra è
MTV, la tv musicale che ha fatto dell’immagine trendy il suo tratto dominante, ha puntato tutto sul
brand.
4 La quality tv nell’overflow mediale e culturale
L’obbiettivo non è piú catturare l’attenzione una sola volta, ma mantenerla costante. L’iperserialitá
determina una visione iperfidelizzata: lo spettatore non puó piú perdere un episodio. Il mondo sullo
schermo necessita di altre piattaforme per espandersi. Questa quality tv è un punto di origine di un
overflow sottoposto alla convergenza mediale e culturale.
Produttori e autori televisivi hanno in mano l’overflow mediale e lo declinano secondo 5 dinamiche:
Ancillary textuality: un contenuto viene riproposto piú volte e migra su altre piattaforme. Il testo
• esce dalla tv, è visibile sul web il giorno dopo. Nasce la snack culture (versione integrale degli
episodi ma dal peso ridotto per poter viaggare su smartphone, iPad…).
Conglomerating textuality: i testi vengono raggruppati, rilanciati e ampliati. Il sito offre video,
• immagini e audio tratte dal testo sorgente, nascono forum, commenti, merchandising. 6 strategie
nel web: è possibile accedere alla vita personale dei protagonisti, fornite nozioni aggiuntive sulla vita
dei protagonisti per capire meglio, ci sono libri saggi chat forum che offrono ulteriori informazioni,
contenuti multimediali, gadget.
Marketing textuality: il brand finisce per diventare un vero e proprio testo, e produce campagne
• pubblicitarie, promo., ecc.
Programming textuality: episodi speciali di uno show vengono programmati durante i periodi di
• garanzia, è un modo per attirare spettatori nel momento in cui si calcolano i dati di ascolto.
Non è piú tempo per Viewers for Quality Television ma per Television Without Pity. I primi erano
acculturati e spingevano il pubblico verso ció che ritenevano giusto. I secondi sono piú spregiudicati,
hanno un campo d’azione piú ampio con chat, forum e recensioni. Il primo era legato alla qualitá il
secondo alla passione. Nasce cosí l’overflow culturale; gli appassionati ampiano i testi sorgenti con
fumetti, siti web, giochi, video, forum. La rete diventa un archivio immenso di testi, aumentando il loro
successo. Anche se a volte in modo illegale, un telefilm scaricato aumenta la pubblicità al brand e attiva
dinamiche di fidelizzazione, ció peró erode gli ascolti sulle proprie reti e sorge il rischio per le reti di
acquistare testi magari giá conosciuti, per ovviare ció si cerca sempre di diminuire la distanza tra la
messa in onda originale e quella in Italia. Guardare un telefilm al pc consente di interagire anche con
informazioni al momento per capire meglio la storia, o con altri utenti commentando. I fan si dedicano
ad aumentare la complessità secondo diverse modalità: 1 Ricontestualizzazione: il testo viene ampliato
fornendo spiegazioni 2 Espansione della linea temporale: il testo origine suggerisce un passato e un
futuro 3 Rifocalizzazione: nuove storie vengono narrate da un personaggio secondario 4
Riallineamento morale: i fan simpatizzano per qualcuno e nutrono avversione per qualcun altro 5
Cambiamento di genere: la storia viene riletta secondo lenti diverse 6 Erotizazione: le storie esplorano
la dimensione erotica della vita dei personaggi 7 Personalizzazione: mondo fittizio e reale si avvicinano e
lo spettatore ambienta le proprie esperienze all’interno di un universo immaginario. Overflow culturale
e mediale producono uno sciame di testi a partire da quello originale: trans-media storytelling. Questa
espansione narrativa è tra le piú difficili da ottenere ma anche la piú renumerativa. Questo necessita di
collaborazioni per mappare il tutto. Non saremo mai a conoscenza di ogni singolo particolare, e il
piacere deriva da questa ricerca.
5 24 e Lost a confronto
24 è un telefilm di 24 puntate (una puntata = un’ora della giornata di Jack Bauer per sventare un
piano terroristico) andato in onda nel 2001. Il tempo è il vero protagonista, il tempo di Bauer è quello
dello spettatore. Lost andó in onda nel 2004, e tratta di alcune persone che, sperdute su un’isola, sono
costrette ad attendere i soccorsi, che forse mai arriveranno. Ognuno dei sopravvissuti cerca un posto
in quella mini società, ognuno ha un preciso ruolo, una storia da raccontare che spiega il suo
comportamento sull’isola.
Il tempo è stile: 24. L’idea nacque pensando al telefilm americano di 22-24 episodi a stagione. Il tempo
che scorre è il vero antagonista di Jack. Lo split screen rende visibile la contemporaneità degli eventi.
Le finestre sono link: aprono e chiudono connessioni tra azioni, personaggi e luoghi. 24 è un serial, che
peró ha una chiusura in 24 ore. Due sono le trame principali, la vita privata e quella pubblica di Jack.
L’ordine degli eventi è per forza lineare, entro le 24 ore/puntate arriveremo a un evento finale che
chiude la storia, eppure ha la possibilità di rigenerarsi dar vita nella successiva stagione a un’altra
corsa contro il tempo. Una serie nata come esperimento si è poi prolungata per 7 stagioni. Lo split
screen è l’elemento videografico che permette l’espansione del tempo a tutto schermo, guida
l’impaginazione delle linee narrative, è il segno della tv che si fa diretta, è il segno del tempo reale che fa
vedere lo scorrere dei secondi nell’orologio digitale. Lo split screen permette poi il passaggio da un plot
all’altro. Prima della pubblicità lo schermo si divide in quattro finestre e solo poi scopriremo quella
dominante. Lo split screen mima la tv all news. Per mantenere la suspance è necessario che parte
degli eventi non siano narrati, passano da una storia all’altra ci rendiamo testimoni di piú eventi ma allo
spesso tempo non lo siamo di altri. Lo split screen fornisce notizie in piú ma le maschera anche. Lo
spettatore di 24 deve accendere collegamenti, ricodare scene passate, collegare personaggi.
Il viaggio e l’arco dei personaggi: Lost. “Ogni storia si basa su un protagonista che si pone un obbiettivo,
questi affronterá sempre prove che lo avvicineranno alla meta. Il viaggio diventa cosí un’arco di
trasformazione”. Usa il flashback per aiutarci a sviluppare l’arco narrativo dei personaggi. Dalla quarta
stagione utilizzerà anche il flashforward. Questi espedienti diventano il motore di ricerca per capire ció
che è accaduto nel mezzo. Ogni puntata è incentrata su un personaggio, parla del presente sull’isola e
del passato/futuro non sull’isola, a ció si aggiunge un’altro arco narrativo dedicato al protagonista
della puntata successiva e diversi altri relativi ai personaggi e ai misteri sull’isola. Lost non ha una fine,
anzi continua la dilatazione di stagione in stagione. C’è un’ibridazione di generi resa tale dall’uso
dell’isola come cornice per i flashback/flashforward. Lost nasce come serie serializzata senza
chiusura prestabilita. Dilatare il tempo significa non rispondere mai alle domande sul mistero dell’isola
e quelle dei personaggi. Ci sono tre tipi di focalizzazion