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EUROPA CONTINENTALE
Agli inizi del XX secolo la produzione di auto in Europa era concentrata sui veicoli di lusso, mentre negli USA era
concentrata sulla produzione di massa per auto a basso prezzo.
Gli anni successivi alla prima grande guerra furono un periodo di grosso cambiamento, lo sviluppo di produzioni di
massa consentì di ridurre i prezzi.
Nello stesso periodo le multinazionali americane, Ford e GM, iniziarono ad investire in Europa costruendo grandi
stabilimenti (Ford) o comprando altre imprese (GM).
Negli anni 30 i governi europei isolarono i loro mercati nazionali imponendo dazi elevati e limiti alle importazioni,
questo rallentò il settore auto.
Nel secondo dopoguerra la concentrazione nel settore contribuì allo sviluppo della produzione automobilistica. Le
poche imprese rimaste furono in grado di trarre vantaggio dalla produzione di massa.
GERMANIA
Volskwagen: fu fondata nel 1937 dal sindacato nazista per progettare la vettura del popolo. Il suo modello di punta
fu il Maggiolino. Tra altri modelli importanti ci fu la Golf (anni 70). Dagli anni 90 iniziò ad acquisire diverse imprese; la
Seat, lamborghini, Bentley, Skoda e l’ultima la Porsche.
Audi: fu fondata nel 1910. Dopo i primi successi nelle corse il controllo di maggioranza fu acquisito dalla danese
DKW, ma non ebbe molto successo. Negli anni 30 Audi, DKW, Horch e Wanderer formarono la Auto Union che
divenne famosa nei circuiti delle corse automobilistiche. Dopo la seconda guerra mondiali i brand scomparvero dal
mercato, ma nella Germania occidentale fu fondata una nuova Auto Union. Questa venne acquistata da Daimler
Benz e successivamente venduta a Volkswagen. Il nuovo proprietario decise di rinnovare il marchio per farlo
competere con BMW. Dagli anni 80 Audi divenne simbolo di innovazione nel gruppo Volkswagen.
Mercedes Benz: fu fondata nel 1924 con la fusione di due imprese: Benz e Daimler. Negli anni 30 ebbe un enorme
popolarità grazie ad Hitler e consolidò la sua reputazione come costruttore di auto di lusso. Alla fine della guerra i
principali concorrenti erano paralizzati e poté approfittarsene. Dagli anni 60 ci fu una struttura del capitale azionario
che permise di iniziare un periodo di intenso sviluppo. La Mercedes fu la prima al mondo ad offrire l’air bag come
standard. I suoi punti di forza sono: l’innovazione nel campo della sicurezza e la capacità di trasmettere i punti di
forza del prodotto tramite un premium marketing.
BMW: Nacque nel 1917 come costruttore di motori per aerei, solamente alla fine degli anni 20 si dedicò alle auto.
Grazie ai successi alle gare BMW si costruì una reputazione di high-performance engineering. Nella seconda guerra
mondiale produsse veicoli per le forze armate tedesche. Con la divisione della Germania anche BMW rimase divisa,
gli stabilimenti in Germania Est ripresero a produrre biciclette e auto lusso. Nel 1959 rischiò la bancarotta, fu salvata
grazie al discreto successo della Iso Isetta e all’acquisto del 46% del capitale da parte della famiglia Quandt che
introdusse un nuovo management. La BMW si posizionò nello stesso segmento di mercato di Mercedes Benz. Negli
anni 90 decise di acquisire nuovi brand incominciando dal Rover Group, la scelta risultò fallimentare e alla fine BMW
tenne per se solo il marchio MINI. Nel 1998 comprò anche la Rolls Royce. La lezione che imparò fu che i brand
premium e di volume non possono coesistere nella stessa impresa.
Ad oggi BMW è il primo tra i premium brand, davanti a Audi, Mecedes, Lexus e Infiniti.
FRANCIA
Renault: fu fondata nel 1899 e divenne famosa nel circuito delle gare automobilistiche. Nel 1905 vennero introdotti
nuovi sistemi di produzione che permisero di abbassare i prezzi; l’obiettivo di Renault era di diventare il primo
costruttore di auto producendo piccoli veicoli. Negli anni della prima guerra mondiali si occupò della produzione
bellica. Tra le due guerre incominciò ad esportare begli USA. Con l’occupazione della Francia la società passò in mano
ai tedeschi che la usarono per la produzione di autocarri. A fine guerra venne nazionalizzata. Grazie alla sua 4CV
riuscì a contrastare il successo del maggiolino di Volkswagen. Nelgi anni 80 riprese a gareggiare. Negli anni 90 venne
privatizzata, anche se il governo francese mantenne una quota di capitale e il diritto di veto sulle scelte strategiche.
Nello stesso periodo formò una alleanza con Nissan e compro la Dacia.
Citroen: divenne costruttore di auto solo a fine della prima guerra mondiale (prima produceva ricambi e poi
munizioni). La prima auto, la Type AQ, fu un successo grazie al prezzo, sensibilmente più basso rispetto alla
concorrenza. Citroen fu la prima a capire l’importanza del marketing, una sua famosa pubblicità fu illuminare la Tour
Eiffel con il nome Citroen. Una delle idee vincenti fu l’introduzione di un’auto destinata alle donne: aveva
l’avviamento elettrico rispetto al classico a manovella. Nel 1934 l’ossessione di spendere la portò al fallimento,
Michelin assunse il controllo e la produzione continuò. Nel 1968 la Citroen venne nuovamente salvata, questa volta
dal governo francese, dopo aver acquistato la Maserati. Nonostante l’intervento governativo la situazione non
migliorò ed infine venne acquistata negli anni 70 da Peugeot.
Peugeot: fu fondata ad fine 800. Nella prima guerra mondiale produsse per l’esercito francese armi e veicoli militari.
Alla fine della guerra, le vetture Peugeot ebbero grande popolarità grazie alle vittorie nelle gare. Divenne famosa
grazie alla prima vettura con tetto ritraibile. Tra gli anni 60 e 70 costituì diverse joint-ventures con Volvo e Reanult.
Negli anni 70 comprò la Citroen, mantenendo però i brand distinti, e la consociata europea di Chrysler. Dopo l’ultima
cquisizione divenne per breve tempo il primo costruttore di auto in Europa. Negli anni 80 divenne famosa per le
vittorie nelle gare di rally.
ITALIA
Alfa Romeo: fu fondata ad inizio 900. Come tuti costruttori di auto durante le guerre si occupò della produzione
bellica. Divenne famosa per le auto sportive e le vittorie nelle gare automobilistiche. Ai successi sportivi, però, non
corrisposero quelli economici. Nel 1933 fin’ nelle mani delle banche e la produzione fu divisa in due: da una parte
costruzione di motori per aerei e dall’altra produzione di auto per ricchi appassionati. Dopo la guerra riprese la
produzione concentrandosi sui veicoli sportivi di massa. Negli anni 50 continuò a vincere corse e progettò due tra i
suoi più importanti modelli, la 1900 e la Giulietta. Invece gli anni 70 furono anni da incubo per Alfa e per il settore
auto. Nel 1986 fu ceduta a FIAT e accorpata alla lancia. Dal 95 tornò sull’onda del successo grazie ai modelli Mito,
Giulietta, Brera e GT.
FIAT: dopo la fine della seconda guerra mondiale iniziò la produzione di massa con i modelli 600 e 500. Grazie ai dazi
sull’importazione FIAT cresce velocemente. Negli anni 50 ebbe successo anche in altri settori, produce: autocarri,
trattori, motori marini, locomotori e aerei. Il boom economico arrivò negli anni 60 quando divenne la seconda
produttrice in Europa dopo Volkswagen. Ma la situazione cambiò alla fine degli anni 80, con l’avvento del mercato
unico europeo la FIAT ebbe necessità di crescere. Vi erano due proposte: la diversificazione o la concentrazione delle
risorse nel settore auto. Gianni Agnelli decise per la diversificazione, strategia che non si rivelò vincente. A fine anni
90 Gianni Agnelli lascia la presidenza a Paolo Fresco e l’anno dopo morì il nipote Giovanni Alberto Agnelli (erede
scelto per la guida del gruppo), sostituito da John Elkann. Paolo Fresco tratta con GM la cessione di una quota di FIAT
in cambio ottenne una quota del 6% di GM e una clausola put che sarà utilissima negli anni avvenire. Dopo la morte
di Gianni Agnelli e poi di Umberto Agnelli il nuovo a.d. fu Sergio Marchionne. Per risollevare il gruppo Marchionne
decise di esercitare la clausola put costringendo GM o a comprare interamente FIAT (ad inizio 2000 era molto
indebitata) o a pagare quasi 2 miliardi di dollari alla stessa FIAT. GM decise di pagare. Dopo di che iniziò la
ristrutturazione dell’organizzazione. Un’ulteriore svolta arrivò nel 2008 quando l’amministrazione Obama decise di
accettare la proposta di FIAT per la salvezza di Chrysler. Nel 2014 FIAT riuscì ad acquistare interamente Chrysler;
finalmente FIAT non è più dipendente dal mercato europeo e riesce a sfruttare il boom delle vendite degli USA.
Lancia: fu fondata nel 1906. Nata per la produzione di auto da turismo, divenne famosa anche nelle corse. Tra i suoi
modelli più famosi ci sono la Gamma e la Delta. Nel 1958 la proprietà passa alla Pesenti che nel 69 è costretta a
cederla ad un prezzo simbolico a FIAT. La FIAT portò grandi benefici al marchio grazie ai nuovi modelli progettati, la
lancia Y, e alla fusione con Chrysler.
STORIA DELL'AUTOMOBILE IN GIAPPONE
Come nel resto del mondo le prime auto in Giappone erano destinate ai ricchi, solo negli anni 20 divenne un mezzo
di trasporto per tutta la popolazione. All'inizio i costruttori americani ebbero il dominio del mercato, ma negli anni
30 il governo optò per una politica protezionistica e gli stabilimenti americani chiusero.
Le prime imprese costruttrici furono Nissan, Toyota e Isuzu. Nella seconda guerra mondiale vennero convertite per la
produzione bellica.
Negli anni 40 il Giappone entrò in recessione, si risollevò negli anni 50 con lo scoppio della guerra in Corea. Nello
stesso periodo vennero introdotti nuovi metodi di gestione: il miglioramento continuo, il supermarket system e il
total quality control.
Nel 1960 il governo giapponese decise di finanziare i settori di importanza strategica, tra i quali il settore auto; ci fu
un boom della domanda interna che portò ad un forte cambiamento per la produzione: aumentarono le economie di
scala e si ridussero i costruttori sul territorio.
Gli anni 70 furono oggetto di due importanti eventi nel settore: aumentarono le esportazioni, soprattutto negli USA,
e vennero sviluppate nuove tecnologie in particolare nei piccoli motori a combustione interna.
Negli anni 80 l'apprezzamento dello yen portò il Giappone a diventare un paese con elevati costi, allora le imprese
giapponesi decisero di trasferirsi all'estero e introdussero i transplant. I transplant erano gli impianti di produzione
delle imprese giapponesi aperti all'estero che riproducevano le stesse strutture di produzione adottate in Giappone.
Gli anni 90 furono gli anni peggiori per il Giappone., che entrò nuovamente in recessione. I costi aumentarono e la
competitività delle case automobilistiche giapponesi scese. Secondo Porter il problema fu la strategia di competere
basandosi sull'efficienza operativa, che per lui non era una vera strategia. Secondo