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MODELLI DI SVILUPPO E PROFILI REGIONALI DEL TURISMO IN ITALIA

1. Il turismo delle regioni.

L'Italia del turismo è fatta di diversi profili regionali che confermano l'immagine di un paese con un turismo diffuso dove alla molteplicità delle forme turistiche si è affiancata anche la presenza di percorsi di crescita differenti. In alcuni casi è stato il tipo di risorse a condizionare i tempi dello sviluppo turistico delle diverse regioni, ma in tutte le realtà sono stati gli investimenti a inventare i luoghi delle vacanze.

Nel complesso il boom turistico del secondo dopoguerra ha in primo luogo rafforzato le regioni con una tradizione turistica già consolidata e solo in pochi casi ha offerto un'opportunità di sviluppo anche alle zone più povere.

Inoltre analizzando la capacità del turismo di proporsi come alternativa all'industria per lo sviluppo economico sembra che il turismo non sia stato un'alternativa all'industrializzazione.

ma uno dei tanti settori sulla cui crescita si è basato il decollo economico delle zone interessate (Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige in primis). Inoltre, se il turismo ha contribuito al riequilibrio territoriale tra il nord ovest (zona prevalentemente industriale) e il nord est centro (zona prevalentemente turistica), non ha saputo svolgere un ruolo analogo nelle regioni meridionali. Qui, le forze politiche italiane stanziarono una serie di investimenti per aiutare lo sviluppo in generale, ma solo il 4% di questi investimenti fu dedicato al settore turistico, in quanto le priorità erano ben altre. Durante il primo quindicennio di stanziamenti, la quota fu rivolta alle infrastrutture (strade e reti idriche) e ai lavori di restauro e conservazione di opere d'arte. Nel decennio successivo, si pensò invece alla creazione e allo sviluppo di strutture ricettive mediante agevolazioni e sostenendo la formazione di qualche grande villaggio turistico. Tuttavia, il differenziale tracentro nord e sud non si ridusse neanche in ambito turistico. L'unico caso di successo di un investimento esogeno è quello della Sardegna dove un consorzio privato operò una serie di forti investimenti con capitali stranieri, per creare un'attività turistica inizialmente orientata al mercato estero. In ogni caso sulla base delle vicende delle turistiche delle diverse regioni italiane è possibile individuare tre diversi profili turistici: 1) il turismo di rendita: è un turismo che continua a sfruttare quello che è stato creato nella fase iniziale e le risorse che restano a disposizione. Esso è frutto della errata convinzione che siano le risorse, e non gli investimenti, a garantire lo sviluppo del settore; 2) il turismo di induzione: è un turismo in cui le risorse naturali iniziali non sono di particolare rilievo, ma sono gli investimenti e l'attitudine imprenditoriale a determinare il successo; 3) il turismo come fattore

di crescita: si ha quando l'attività turistica precede quella industriale e contribuisce a creare quel reticolo di istituzioni e collegamenti con il mercato che sono determinanti anche per la valorizzazione industriale; l'industria comunque non diventa mai l'attività prevalente. In questo caso si forma una cultura turistica e la consapevolezza che la capacità competitiva dipenda dalla valorizzazione delle risorse presenti sul territorio.

2. Il primo volto del turismo veneto: il Lido di Venezia e la parabola del turismo aristocratico. Lo sviluppo turistico del Lido di Venezia fu guidato da alcune società private di cui una assunse una posizione di monopolio nell'offerta turistica dell'isola. La realizzazione di tale progetto fu resa possibile dal confluire sul Lido delle notevoli disponibilità finanziarie del mondo imprenditoriale e bancario veneziano, ma anche dal ruolo positivo che le amministrazioni comunali scelsero di svolgere.

assecondando con le necessarie trasformazioni urbanistiche il progetto dello sviluppo del turismo di elite. Nella seconda metà dell'Ottocento la zona del Lido cominciò a proporsi come una meta di villeggiatura molto singolare che univa al turismo culturale le cure marine. Nel 1857 un imprenditore edile ottenne la concessione per costruire lo stabilimento Bagni al Lido che, dall'anno successivo, fu collegato alla città di Venezia da un battello in coincidenza con un tram a cavalli; contemporaneamente era sorto anche un altro stabilimento dalle caratteristiche più esclusive, che subito divenne meta dell'alta società. Negli anni Settanta dell'Ottocento la gestione di entrambi gli stabilimenti venne assunta dalla Società Bagni Lido, che si impegnò nella valorizzazione del Lido avviando e promuovendo numerose iniziative (chalet per alloggi, ristoranti, teatro ecc.). Dall'altro lato, l'amministrazione comunale siimpegnò nel miglioramento delle infrastrutture realizzando opere stradali e bonificando canali e acquitrini. All’inizio del Novecento le potenzialità del Lido attirarono un nuovo gruppo di capitalisti veneziani che decisero di intervenire in grande stile progettando sia la costruzione di un albergo dotato di spiaggia privata, propri parchi e proprie attrezzature ricreative sia la realizzazione di una linea tranviaria elettrica allo scopo di rendere facilmente accessibile il futuro albergo. Nel 1906 alla società Bagni Lido subentrò una nuova società soprannominata Ciga sotto la quale l’isola fu trasformata in pochi anni in un ambiente finemente aristocratico grazie anche al contributo delle amministrazioni comunali che non solo la dotarono delle infrastrutture necessarie ad accogliere le elite internazionali, ma ebbero cura di attribuirle un connotato non popolare che non sarebbe stato compatibile con un turismo di elite. Contemporaneamente

Però si cercò anche di conservare uno spazio per il turismo pendolare locale di tipo più popolare attraverso la realizzazione di uno stabilimento balneare comunale. Nel periodo interbellico il turismo decollò sia per quello che riguarda i soggiorni delle elite sia per quello che riguarda il turismo popolare. Tuttavia negli anni Trenta si verificarono i primi segnali di crisi in quanto Lido di Venezia si trovò a dover competere con numerose altre mete che si affacciavano a questo tipo di attività. La Ciga cercò di rinnovare l'immagine del Lido specializzandolo ulteriormente nel turismo di elite mediante la realizzazione di un campo da golf, della Mostra internazionale del cinema e il Casinò. Questo sforzo finanziario si rivelò una sbagliata strategia perché la crisi arrivò lo stesso e le strutture pensate per un turismo di elite non poterono essere riconvertite per servire l'avvento del turismo di massa.

Negli anni Cinquanta del Novecento, in contemporanea con il boom delle spiagge di Rimini e Jesolo, il Lido di Venezia cadde nell'oblio tornando ad essere, negli anni più vicini a noi, la spiaggia dei veneziani e affermandosi come quartiere residenziale di Venezia per le fasce ad alto reddito.

3. Cortina: l'altra faccia del turismo veneto.

L'inserimento di Cortina negli itinerari abituali risale al 1832, anno in cui fu realizzata la strada postale Alemagna che permise di raggiungere la località non solo dalle carrozze postali ma anche dai primi alpinisti. L'alpinismo ebbe un ruolo fondamentale in senso turistico perché diffuse una nuova immagine della montagna. I primi flussi consistenti di viaggiatori diretti a Cortina risalgono alla fine dell'Ottocento dopo il completamento della carreggiabile del Passo Falzarego nel 1866 e della ferrovia della Pusteria nel 1871. Qualche tempo dopo la realizzazione di queste infrastrutture cominciarono anche gli.

investimenti in strutture ricettive. Ma la vera svolta nella storia di Cortina come meta turistica si ebbe nel 1878 quando un ricco proprietario di alcune segherie costruì il primo albergo pensato per turisti e non per viaggiatori di passaggio. Ben presto prese forma una diversificata offerta ricettiva che vide la costruzione di diversi alberghi nella zona insieme alla realizzazione di diversi rifugi che rendessero più ospitali le montagne. Gli investimenti provennero sempre da famiglie locali e l'apporto delle amministrazioni pubbliche fu quasi nullo.

Cortina divenne famosa per essere stata la prima località dove si praticavano sport invernali. Infatti fu proprio lì che nel 1900 si disputò la prima gara di sci italiana. Dopo la prima guerra mondiale Cortina passò all'Italia con tutta la sua tradizione e le sue strutture turistiche. In quegli anni vennero fatti numerosi investimenti che la dotarono prima di tutte le altre località di

impianti di risalita. Inoltre nel 1933 venne fondata la prima scuola nazionale di sci che rese Cortina una località turistica di prestigio internazionale che contava circa trecentomila presenze annuali. L'occasione per un salto di qualità si verificò nel secondo dopoguerra quando nel 1956 a Cortina furono ospitate le Olimpiadi invernali. Esse rappresentarono l'occasione per dotare la località dei più moderni impianti sportivi.

Ma l'aspetto più importante del secondo dopoguerra è stato l'incremento del turismo nazionale. Infatti, negli anni Ottanta Cortina divenne il salotto buono del mondo politico, culturale e imprenditoriale italiano. Tuttavia, a partire dagli anni Settanta, questa località ha dovuto fare i conti con un periodo di stagnazione dovuto alla concorrenza di nuove località sciistiche, alla concorrenza di altre tipologie di vacanze invernali dedicate alle fasce di reddito medio-alte come ad esempio la

vacanza ai tropici ed infine all'invecchiamento delle strutture ricettive e ricreative, cui si aggiunge anche la necessità di riconvertirsi in termini di prezzo verso un turismo meno di élite. 4. Rimini e il turismo di massa: il modello dell'Emilia Romagna. Rimini è la prima località che deve il suo successo al turismo di massa, in quanto ogni tentativo di crearvi un turismo di élite è stato fallimentare. Nell'Ottocento, Rimini era una località agricola che viveva dei proventi dell'agricoltura. I viaggiatori che vi sostavano erano in genere grandtouristi che tornavano in Europa dopo essere stati a Roma. Dopo la costruzione del primo stabilimento balneare a Viareggio nel 1828, i conti Baldini aprirono lo Stabilimento Privilegiato di Bagni Marittimi di Rimini, il quale era collegato alla città da una vettura a cavalli. La gestione dei bagni, che offriva un servizio di qualità e quindi a prezzi elevati, cominciò subito asoffrire di problemi finanziari anche perché la domanda era troppo stretta e la località non offriva attrazioni di tipo culturale o di svago. Ne
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A.A. 2010-2011
50 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sidney81 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del turismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Gissi Alessandra.