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Le foto di questo avvenimento sono eloquenti
Il Duce era un uomo stanco, invecchiato, vestito blu con un cappello "borghese" in testa. Addosso ha un cappotto blu scuro di molte taglie più grande, la mascella volitiva che per molti anni aveva caratterizzato il mito del Duce era scomparsa, il viso scavato. L'aereo su cui salì Mussolini, un Heinkel, raggiunse Vienna dove ci fu l'incontro con Hitler. Durante questo incontro Mussolini poté riabbracciare nuovamente anche il figlio Vittorio, che in seguito scrisse: "Scese mio padre dall'aereo accennando un sorriso, salutando romanamente. Sul capo un cappello nero a cencio. Il volto pallido e l'aspetto malato. Era magro e stanco. Provai un profondo sentimento di pena e anche di ira.
" Hitler invece era raggiante e gioioso; aveva liberato il capo della Repubblica sociale italiana: Benito Mussolini. Con la creazione della Repubblica, si credeva, che il Fascismo delle origini,
Ossia quello di San Sepolcro, sarebbe potuto risorgere e piano piano riconquistare il potere nel paese. Mussolini, il 17 settembre, fece risentire la propria voce al popolo italiano, quel popolo che un tempo si riuniva in casa per ascoltarlo nei suoi famosi discorsi. L'appello dell'Ex Duce al paese fu trasmesso da Monaco, egli disse:
"Camicie nere, Italiani e Italiane. Dopo un lungo silenzio, ecco nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che la riconoscerete: è la voce che vi ha chiamato a raccolta nei momenti difficili e che ha celebrato con voi le giornate trionfali della Patria. Ho tardato qualche giorno prima di indirizzarmi a voi, perché, dopo un periodo di isolamento morale, era necessario che riprendessi contatto col mondo..."
Il discorso poi continuò attaccando la dinastia reale e delineando quelle che erano le basi etico-filosofiche della nuova repubblica:
"Lo Stato che noi vogliamo instaurare sarà nazionale e sociale"
nel senso più lato della parola...>>. Mussolini continuava, poi, incitando a riprendere la guerra a fianco dell'alleato Tedesco e Giapponese; ad eliminare i traditori che << fino alle 21,30 del 25 luglio militavano da parecchi anni, nelle file del partito...>>. Fu nominato segretario del partito repubblicano Alessandro Pavolini.
Intanto nel paese il caos era totale; a Roma i Nazisti avevano avuto i primi scontri, come già detto, a Porta San Paolo. A Marzabotto, gli stessi, sterminarono più di milleottocento civili. A Fornelli, impiccarono il sindaco e cinque civili che si erano rifiutati di consegnare le armi, uomini, carri e cavalli. A Cefalonia trucidarono i seimila militari della divisione <<Acqui>>.
Sempre a Roma, intanto, molti antifascisti ricominciarono a incontrarsi e costituirono il Comitato di Liberazione Nazionale.
Riepilogando: l'Italia del sud era occupata dagli alleati e vedeva la presenza del Re e di Badoglio.
che prese il nome di "Manifesto di Verona", fu redatto da Mussolini, Pavolini e Nicola Bombacci durante il Congresso di Verona nel novembre del '43. Questo congresso segnò la riunione dei fascisti repubblicani e diede vita a un nuovo fascismo, basato sui 18 punti del manifesto. Tuttavia, Mussolini non partecipò personalmente all'evento, ma inviò un messaggio letto dal segretario Pavolini. In quel periodo, Roma era occupata dai nazisti e un Comitato di Liberazione Nazionale si era formato per contrastare l'occupazione. Mussolini, sebbene libero, aveva perso gran parte del suo potere.Il “Manifesto”, erala somma di idee socialiste; in più si decretava la caduta della monarchia e la continuità delle leggirazziali. Qualcuno propose anche l’abolizione nuda e cruda della proprietà privata.
I vari punti furono approvati per acclamazione, tra grida e urla. In tale manifestazione, più volte lecamicie nere presenti, urlarono il loro odio verso i vecchi esponenti di un tempo. I nomi comeGaleazzo Ciano e Starace sollevarono un’irrefrenabile gazzarra e un’invocazione corale dicondanna a morte, si sentirono molte volte voci che urlavano: << Sparategli una palla in testa!Squartatelo!>>. L’uno era odiato perché traditore e causa del crollo del fascismo; l’altro invece eraritenuto responsabile dell’immobilità del Regime e del suo imborghesimento. Come già detto, i 18punti vennero frettolosamente esposti in un clima di esaltazione e confusione totale; anche
perseguitavano. Nonostante tutto, Mussolini cercava di mantenere un'apparenza di potere e autorità, ma la sua situazione era sempre più precaria. Il Congresso si svolse comunque, ma fu un'occasione persa per il regime fascista. Le discussioni erano confuse e prive di idee chiare, e la presenza di persone di scarsa qualità al governo non faceva che peggiorare la situazione. Nel frattempo, gli alleati continuavano ad avanzare e la Repubblica fascista stava perdendo terreno. Mussolini era circondato dai nazisti e si trovava in una condizione di semi-libertà. Era oggetto di derisione e persecuzione da parte delle guardie naziste, che lo insultavano ogni volta che lo vedevano. La sua caduta era ormai inevitabile.Deridevano. Infatti il Duce era sorvegliato da due ufficiali tedeschi, il colonnello Jandl e il capitano Hoppe, così come i collegamenti telefonici tra villa delle Orsoline, villa Feltrinelli e il mondo esterno erano tenuti sotto controllo da una centralina delle SS.
Il morale del Duce era bassissimo, la visione immobile del lago accresceva la malinconia e la sensazione di impotenza. Dal punto di vista fisico, era smagrito. Dava l'impressione di un uomo svuotato, senza punti di riferimento; l'unica cosa che lo rendeva felice erano le chiacchierate con Claretta e la lettura dei giornali.
L'ufficio del Duce fu sistemato a villa delle Orsoline di Gargnano, mentre i familiari furono sistemati a villa Feltrinelli. Di chi si poteva fidare? Il fratello era morto; i gerarchi rimasti al suo fianco erano di scarsissima qualità sia morale che pratica. Costituite le basi ideologiche della Repubblica ora bisognava creare il suo esercito. A chi affidare l'esercito della Repubblica?
AFarinacci? Un esaltato sempre invidioso del Duce e di scarsissima intelligenza e dignità morale o aPreziosi, ancor peggio – se possibile – di Farinacci?
La scelta cadde su Graziani, l’uomo che usò i gas in Etiopia, ora era al vertici della R.S.I., nonostante fosse pure tra le persone più odiate da Mussolini (aveva pensato anche di farlo fucilare per tradimento). Infatti il Duce riteneva il Maresciallo un codardo e un vile, l’unico responsabile del crollo in Cirenaica; ma ora i tempi erano cambiati e in uno scenario desolante uomini come questi erano ritenuti addirittura indispensabili.
In ultimo il governo. Tra le persone di “spicco” Mussolini scelse gente come Guido Buffarini Guidi, Francesco Barracu, Fernando Mezzasoma. Questi erano gli uomini che avrebbe dovuto far rinascere il Fascismo e farlo ritornare alle origini.
Ovviamente questo governo era del tutto formale; infatti le decisioni più importanti erano rimandate ai nazisti.
come la censura e il controllo della stampa (la censura intervenne addirittura su alcuni articoli dello stesso Mussolini); la rimozione delle autorità civili o la direzione politica e militare della stessa Repubblica. La totale impotenza di Mussolini raggiunse l'apice l'11 gennaio 1944. In questo giorno un plotone di repubblichini fucilarono i "traditori" del 25 luglio, tra cui anche Galeazzo Ciano, marito della figlia del Duce Edda. Più volte la figlia di Mussolini tentò di salvare il marito, il padre tentennava, avrebbe anche voluto salvare il genero ma sapeva benissimo che tale pensiero non era lo stesso del Führer che voleva una punizione esemplare per i colpevoli della caduta del Fascismo. Ciano fu rinchiuso in prigione a Verona, nel carcere degli Scalzi. Era inevitabile che Galeazzo non venisse ucciso. Se il Duce si fosse rifiutato al plotone di repubblichini si sarebbe sostituito un plotone nazista oppure sarebbero stati uccisi dai fascisti.piùviolenti; si ricordi che più volte i fascisti cercarono di entrare nel carcere e di ucciderlo. In entrambi i casi la neonata Repubblica avrebbe perso totalmente credibilità. Il processo, apertosi l’8 gennaio del 1944, ai <<traditori del 25 luglio>> fu un aborto giuridico, gli imputati furono chiamati ad essere giudicati come <<imputati del delitto di tradimento dell’Idea>>. Coloro che vennero chiamati a giudicare gli imputati non erano giudici veri ma fascisti della prima ora. Tutti furono condannati a morte, tranne Cianetti. La fine di questa tragedia familiare ebbe il suo epilogo l’11 gennaio 1944 nella fortezza di San Procolo. De Bono rifiutò farsi di legare le mani, Ciano non accettò di essere fucilato alle spalle, infatti un momento prima dell’esecuzione si voltò col viso verso il plotone che mirò e sparò oltre che su Ciano anche su fascisti della prima ora come De Bono. Ciano non
morì subito, cadde a terra legato alla sedia, fu finito con un colpo alla tempia. La notizia dell'avvenuta esecuzione venne trasmessa dalla radio. Dopo l'inno fascista <<Giovinezza>>. Secondo una testimonianza di Dolfin, Mussolini parlando di tale evento tragicodisse: <<Bravi! Anche il commento musicale (riferito all'inno giovinezza), come a uno spettacolo di varietà. I morti vanno sempre rispettati. Guai dimenticare che sono morti bene, con un coraggio che molti dei giustizieri non avrebbero, anche se oggi predicano l'eroismo. Soltanto la propaganda, idiota e meschina, poteva dare a questa tragedia un carattere festaiolo. In qualsiasi occasione noi italiani ci dimostrano buffoni o feroci. Il fatto è che siamo impazziti: non distinguiamo più cos'è vita cos'è morte >>. Tra le persone più felici della morte di Ciano c'era Alessandro Pavolini, Un tempo amico dello stesso Galeazzo;
erano insieme in Etiopia con la squadriglia "La Disperata". Pavolini, come quasi la maggioranza dei fascisti, infatti, non poteva pensare ad una rinascita.