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Uno stato liberale ma non democratico

Il regno d'Italia era uno stato liberale per merito di Cavour, il potere legislativo nelle mani del parlamento bicamerale (senato e camera dei deputati). Il senato però non ebbe mai un vero e proprio potere in quanto approvava quanto deliberato dalla camera dei deputati che era l'organo che prendeva le decisioni più importanti, assemblea eletta a suffragio censitario. Il regno d'Italia quindi era liberale ma non democratico, la maggior parte dei cittadini non poteva partecipare alla vita politica (Cavour stesso considerava il popolo ignorante e facilmente strumentalizzabile). Il potere quindi era esercitato da una minoranza ristretta, nel 1870 il corpo elettorale comprendeva meno del 2% della popolazione e considerando che molti cattolici si astenevano dal votare per protesta all'abolizione del potere temporale del Papa, la percentuale di quanti effettivamente votavano all'elezione dei deputati si riduceva ulteriormente.
  • Non esistevano neanche i partiti per cui ogni deputato singolarmente si impegnava a difendere gli interessi locali che i suoi elettori gli chiedevano di tutelare, e che i governi molto spesso barattavano con un voto di fiducia. Nonostante ciò si formarono comunque due schieramenti di fondo che vennero chiamati Destra e Sinistra con l'aggiunta dell'aggettivo "storica" per differenziarli dalle ideologie del XX secolo.
  • Destra storica
  • I problemi di tipo economico
  • I problemi più gravi che la Destra storica dovette affrontare furono di tipo economico e sociale, il nuovo stato unitario era infatti sull'orlo della banca rotta, i prestiti esteri non bastarono perché a causa della guerra contro l'Austria del 1866 molti creditori chiesero un rimborso immediato temendo che l'Italia non sarebbe più riuscita a pagare in seguito.
  • Per questo il peso del deficit economico cadde sui cittadini del regno, oltre alla confisca e vendita di

Molti beni ecclesiastici, imponendo numerose imposte su beni di largo consumo (alcool, sale e tabacco).

Tassa sul macinato

La tassa più odiata fu quella sul macinato, introdotta nel dicembre del 1868, che veniva riscossa dai mugnai quando i cittadini portavano il proprio grano al mulino.

Il pane era ancora l'alimento principale della maggior parte della popolazione e nei primi mesi del 1869 la Pianura Padana fu teatro di numerosi tumulti che videro 257 morti e più di 3000 arresti.

Lotta nel sud e brigantaggio

Mentre nel nord la maggior parte di questi tumulti furono semplici manifestazioni, nel sud la lotta armata durò per dieci anni. I cittadini del sud considerarono l'unità d'Italia come un'invasione in quanto la Destra storica non fece altro che ampliare a tutta l'Italia la legislazione presente nel regno di Sardegna senza modifiche, perciò i cittadini del sud si trovarono leggi per loro sconosciute come quelle su libero scambio e

sulla coscrizione obbligatoria. L'adozione del liberismo economico permise l'ingresso nel paese di manufatti esteri che provocarono la rovina di molti artigiani e la chiusura di tutti gli impianti industriali. Mentre solo in Sicilia, più di 25.000 giovani si diedero alla macchia pur di evitare l'odiato servizio militare obbligatorio. La protesta diventò quindi una vera e propria rivolta armata che le autorità cercarono di presentare come un fenomeno di criminalità utilizzando il termine "brigantaggio", in realtà si trattava di una vera e propria rivolta civile. Molte bande di briganti erano appoggiate dal governo borbonico in esilio a Roma senza contare che lo stato Italiano fu costretto ad impiegare circa 120.000 soldati e i propri generali migliori. Successi della Destra storica Nel 1876 venne finalmente raggiunto il pareggio del bilancio, le linee ferroviarie erano state ampliate da 2000km a 6000km e passa, l'annessione di

Venezia e Roma e soppressione del brigantaggio.

Sinistra storica

Il trasformismo di Depretis

Sebbene la Destra storica ebbe avuto numerosi successi, i costi sociali furono tali da ritenere opportuno un rinnovamento. Nel 1876 venne chiamato Agostino Depretis a presiedere il consiglio, un esponente della Sinistra moderata che non voleva dare l'impressione che il suo governo fosse una rivoluzione parlamentare, cercando quindi anche l'appoggio dei parlamentari di Destra.

La sua linea politica venne definita trasformismo (in cui vengono abbandonati classici schieramenti e le maggioranze parlamentari si creano in base ad alleanze più o meno stabili per raggiungere obiettivi in tempi brevi) e con un obiettivo preciso: sostenere lo Stato liberale monarchico, lottando contro i repubblicani e i reazionari legati alla Chiesa.

L'allargamento dell'elettorato

Nel 1882 l'età necessaria per votare fu abbassata da 25 a 21 anni e fu approvata una riforma secondo la quale

Potevano votare tutti coloro che fossero in possesso della licenza della seconda elementare oppure pagassero un censo annuo di 20 lire, la metà di quello precedente. L'elettorato comunque non superava il 7% della popolazione totale.

La condizione dei contadini e il protezionismo

In primo luogo il governo abolì alcuni dei provvedimenti impopolari della Destra come la tassa sul macinato. All'arrivo poi del grano americano, meno costoso di quello europeo, i proprietari terrieri italiani cominciarono a premere sul governo per far abbandonare il liberalismo economico di Cavour e adottare una politica più protezionista.

Per tutelare il mercato interno dalla concorrenza straniera, nel 1887 si abbandonò il libero scambio e fu applicata una tariffa doganale che impediva loro di essere competitivi. Dopo l'adozione del protezionismo, però, un gran numero di agricoltori meridionali non riuscì più a vendere con l'estero con vantaggio.

finì sul lastrico. I residenti nel sud si trovarono a dover acquistare solo prodotti nazionali dal nord, che si servì del meridione come una sorta di mercato coloniale, si creò quindi una sorta di paradossale alleanza che accentuò ancora di più il divario tra nord e sud.

Il fenomeno dell'immigrazione

Lo sviluppo industriale del nord nel giro di qualche tempo offrì prospettive di lavoro in ampi settori così che la popolazione industriale accorresse nelle città per trovare impiego nelle fabbriche. La maggioranza degli abitanti del sud poteva soltanto coltivare piccoli appezzamenti capaci a malapena di dare sostentamento per la propria famiglia.

Intorno al 1890 pertanto, cominciò il grande esodo di emigranti meridionali verso l'America, costituito per la maggiore da poveri braccianti. Nel 1913 si verificò la punta massima che registrò più di 800.000 espatri.

Nascita del sindacato e dei partiti, movimento dei lavoratori,

è il primo sindacato in Europa che raggiunge una percentuale altissima di iscritti. I partiti nascono nella seconda metà dell'800. Il primo partito socialista in assoluto nasce in Germania, "Partito Socialdemocratico Tedesco", che nasce nel 1875. Il partito socialista italiano nasce nel 1892, anche se il nome di "Partito socialista italiano" viene attribuito nel 1895. Però, prima del partito socialista a livello nazionale c'erano altri partiti socialisti a livello locale: Andrea Costa, socialista della Romagna, era stato eletto nelle elezioni dell'82 grazie all'estensione del diritto di voto portato avanti da De Pretis. Il massimo teorico del marxismo (il partito socialista si rifà al pensiero di Karl Marx) in Italia è Antonio Labriola, però il partito viene però fondato da Filippo Turati grazie anche alla conoscenza di una donna russa, Anna Kuliscioff, esperta di politica. Il programma: l'obiettivo èquello di separare il moviento deilavoratori dal movimento dei liberali borghesi perché non possono avere lo stesso pensiero e interessi.L'obbiettivo fondamentale è quello di eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione, perchéfinché ci sarà un proprietario nei mezzi di produzione ci saranno le persone sfruttate, quindi bisognaportare la socializzazione, eliminare lo sfruttamento e le classi sociali. Nel 1892 si uniscono leassociazioni dei lavoratori in Italia a Genova per fondare il partito nazionale. La maggioranza èd'accordo, Turati prende la maggioranza si sposta in un altro edificio e fonda il partito.La chiesa. Pio IX si era comportato all'inizio come un papa liberale ma alla fine si comportò come unodei peggiori conservatori tanto che aveva scritto un enciclica contro la modernità. Perché i mottiavevano fatto capire che era neccessario l'ordine per mantenere il potere. Ma il

Il nuovo Papa Leone XIII ha una maggiore apertura, infatti pubblica un documento in cui affronta il problema della modernità e dimostra che la chiesa è comunque interessata a gestire questa nuova situazione che si è venuta a creare. Dice che i lavoratori devono avere una giusta retribuzione e che ognuno deve svolgere il suo lavoro. Permette anche alla chiesa di impegnarsi nel sociale e nasce l'Opera dei congressi: operazione a livello nazionale gestita dal clero, nascono cooperative e sindacati gestite sempre dal clero.

Francesco Crispi prende potere nel 1887. Era un mazziniano siciliano e aveva organizzato la spedizione dei mille. Nella gioventù era un democratico ma in seguito era diventato più moderato. Uomo autoritario sostenuto dalla sinistra e anche dalla destra, seguì la politica di Bismarck. Governa dall'87 al '91 ed ha avuto molto potere perché era capo del potere, ministro degli interni e ministro degli esteri. Nell'1888 inizia a...

Fare delle riforme. La prima riforma è un ampliamento del diritto di voto a livello amministrativo e rende elettiva la carica del sindaco.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher robyn_94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Guerrini Maria Teresa.