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L’APOGEO DELLA CIVILTÀ MEDIEVALE
Incremento demografico e progressi dell'agricoltura nell'Europa dei secoli XIXIII
Nella seconda metà del secolo XI vediamo comparire nuovi soggetti politici, capaci di infliggere un
duro colpo alla potenza dell'impero bizantino, allora all'apice del suo splendore.
Tra essi, due venivano dall'Occidente, anzi dall’Italia: i normanni e i veneziani che sono tuttavia
sono la punta avanzata di un movimento più ampio, che vedeva tutte le regioni dell'Occidente in
crescita più o meno rapida e alla ricerca di nuovi sbocchi commerciali.
Agli inizi del nuovo millennio è certo che la popolazione europea, dopo il calo dei secoli IIIVI e la
stagnazione di quelli seguenti, era di nuovo in aumento: ovunque è in atto un ampliamento delle
terre messe a coltura attraverso impegnative opere di dissodamento, disboscamento, bonifica.
Le città si ripopolano e diventano centri di scambi e di attività produttive; salgono i prezzi dei
prodotti agricoli e le famiglie nobili risultano formate da un numero maggiore di membri, infatti il
possesso fondiario appare sempre più frantumato nel passaggio da una generazione all'altra, segno
che viene diviso tra un numero più grande di figli.
Si assiste inoltre alla fondazione di nuovi villaggi: essa di per sé stessa potrebbe non significare
molto, dato che nuovi abitati nascono anche quando la popolazione è in calo e per ragioni diverse;
tuttavia, le città e i villaggi fondati nei secoli XIXII sono così numerosi, che non vi possono essere
dubbi sul fatto che all'origine del fenomeno ci sia un aumento della popolazione.
Già tra IX e X sec appare avviato un lento aumento della popolazione contadina, probabilmente
frenato dalle devastazioni provocate dagli ungari, saraceni e normanni; il loro arresto verso la metà
del X secolo, contribuendo a migliorare di molto la sicurezza, consentì alla popolazione di crescere
in maniera più spedita. Dobbiamo però dire che c'erano forti squilibri tra una regione e l'altra e
all'interno della stessa regione, per cui villaggi vicini potevano registrare andamenti demografici
molto diversi.
Un altro fenomeno di grandi dimensioni, che coinvolse tutta l'Europa, fu l'ampliamento dello spazio
coltivato: anche a tal proposito è da ricordare che le condizioni di partenza dei vari paesi erano
diverse.
In Italia e in Francia meridionale nelle aree già relativamente popolate l'espansione delle
coltivazioni avveniva a spese di quelle zone incolte che costituivano parte integrante delle curtes e
dei territori dei villaggi, per cui non si avevano spostamenti di popolazione e l'opera di
dissodamento era il risultato di un contratto tra proprietario terriero e il coltivatore.
In genere il primo concedeva la terra e non di rado sementi e materiali vari, per consentire di
avviare l'attività produttiva, richiedendo in cambio il pagamento di un canone in natura solo a
partire dal momento in cui la terra avrebbe cominciato a produrre.
I più solleciti nello stipulare patti agrari appaiono gli enti ecclesiastici e soprattutto i monasteri, ma
è da credere che l'impressione di minore attivismo da parte dei proprietari laici sia in parte legata
alle perdite più gravi, che ha subito nel corso dei secoli la documentazione delle famiglie nobili
rispetto a quella conservata negli archivi ecclesiastici. Cmq sono numerose le fonti relative
all'impegno dei signori laici nella valorizzazione di zone completamente disabitate, nelle quali essi
cercavano di attirare i coloni sia per valorizzarle sia per accrescere il numero degli uomini soggetti
alla loro giurisdizione.
Le fonti chiamano questi nuovi centri abitati villenuove o borghi franchi, in chiaro riferimento alle
particolari condizioni giuridiche, di cui godevano i loro abitanti: a loro, infatti i signori, per attirarli
sulle proprie terre e per stimolarne l'impegno nella difficile fase preliminare dei lavori di bonifica e
disboscamento, concedevano privilegi di vario genere. 64
Un ruolo assai importante nell'espansione dello spazio coltivato ebbero anche i nuovi ordini
monastici fondati nel corso del XII sec, i cistercensi e i certosini; desiderosi infatti di riscoprire lo
spirito originario della regola benedettina e insofferenti della ricchezza e della potenza conseguite
dalle grandi abbazie del tempo, cercarono soprattutto la solitudine e la povertà, rifugiandosi nel
cuore della foresta e in territori spopolati, dove erano costretti a provvedere direttamente al proprio
sostentamento.
Ben presto intorno ai nuovi monasteri sorsero villaggi di contadini, desiderose di iniziare una nuova
vita sotto la guida e la protezione dei monaci.
Parlando di villenuove e borghi franchi promossi da signori laici e monasteri, non bisogna pensare
però che tutta la popolazione impegnata nelle opere di colonizzazione vivesse concentrata nei
villaggi; soprattutto nelle aree più urbanizzate infatti, la messa a coltura di terre incolte o
l'introduzione di nuove e più redditizie coltivazioni in quelle già sfruttate comportavano sempre più
spesso la costruzione di nuove dimore per i contadini sparse per i campi.
Altrove invece, il fenomeno fu più tardo ed ebbe carattere diverso, legato com'era agli investimenti
sempre più massicci, che nelle campagne facevano mercanti, artigiani e abitanti delle città in
genere.
In questo caso si trattava di una riorganizzazione dell'attività produttiva, per cui la casa colonica era
in realtà il centro di un'azienda agraria nata dall'accorpamento di un certo numero di terre; in questa
maniera si superava l'organizzazione dell'alto medioevo, caratterizzata dalla dispersione delle terre,
e si poteva procedere alla chiusura dei campi mediante siepi e segnali di vario genere, per impedire
soprattutto all'ingresso di animali estranei all'azienda (in età moderna queste aziende saranno
chiamate poderi).
L’espansione dello spazio coltivato nei secoli centrali del medioevo non va considerata, tuttavia,
una storia lineare di progressi continui e generalizzati, dai primi dissodamenti e disbocamenti
intorno al Mille alla creazione dei poderi mezzadrili; infatti a quell'esito non si giunse che in poche
zone, là dove c'era disponibilità di capitali da investire nella terra; nel resto dell'Europa i successi
furono più limitati e soprattutto sempre precari.
Tale fenomeno interessò anche vastissime aree fino ad allora quasi deserte, assumendo a volte
dimensioni notevoli e modificando profondamente la natura stessa dei luoghi: è questo il caso delle
aree costiere dei Paesi Bassi, nell'alto medioevo scarsamente popolate, perché disseminate di paludi
e acquitrini.
Nell’arco di 23 secoli l'intera zona fu bonificata attraverso la creazione di grandiose dighe; sulle
aree recuperate e liberate dalla salsedine si procedette poi a impiantare aziende agrarie e di
allevamento, raggiungendo livelli produttivi di grande rilievo, che consentivano di far fronte alla
crescente richiesta di generi alimentari da parte delle numerose città della zona.
In Spagna il ripopolamento la messa a coltura di nuove terre procedevano insieme al movimento di
riconquista, da parte dei cristiani, dei territori occupati dagli arabi nel secolo VIII.
Il paese però che produsse il più intenso slancio espansivo fu la Germania: l'iniziativa fu soprattutto
dei principi territoriali, che si diedero a incoraggiare con privilegi e carte di libertà i contadini
disposti a impegnarsi nella valorizzazione delle loro terre, spesso ricorrendo all'opera di
intermediari, veri e propri “incettatori di uomini”. Né i principi territoriali si limitarono a questo ma,
spinti dalla pressione demografica e dal desiderio di estendere i loro domini, diedero vita a una
grandiosa “spinta verso oriente”, guidando i coloni al di là delle frontiere delle loro signorie, in
territori dei quali erano partite circa otto secoli prima le migrazioni verso occidente delle
popolazioni germaniche.
Tuttavia, già a partire dal 1143, nuove ondate di colonizzatori provenienti non solo dalla Germania,
ma anche dalla Frisia, dalle Fiandre e dalla Westfalia, fecero risorgere i villaggi e i castelli distrutti,
sovrapponendosi agli slavi, che furono convertiti e completamente assorbiti. 65
Verso la fine del XII sec gli sforzi si rivolsero verso le regioni del Baltico, abitate da popolazioni
pagane appartenenti al gruppo linguistico finnico, e dovunque conquista, colonizzazione ed
evangelizzazione forzata procedettero parallelamente. Vienna, fondata nel 1018, divenne capoluogo
della marca orientale fu creato il ducato di Carinzia, oltre naturalmente a vari vescovadi e
monasteri, che contribuirono a cancellare completamente da quelle regioni qualsiasi impronta slava.
All’origine di tutto questo c'era l'incremento demografico, che rendeva eccessivo il carico umano
sulle terre già coltivate; ma una spinta non meno forte era fornita dal desiderio di migliorare le
proprie condizioni di vita, sottraendosi al potere dei signori fondiari: è ciò che dovette avvenire in
modo particolare in Germania.
Flussi migratori così intensi ebbero notevoli conseguenze anche nelle terre di origine degli
emigranti: i signori di quelle terre infatti si dovettero porre il problema di evitare la partenza dei
loro contadini e di qui una serie di patteggiamenti con le comunità contadine, che a volte riuscivano
a strappare ai loro signori diritti non molto diversi da quelli che avevano attirato in terre lontane i
nuovi coloni.
In questo i contadini erano agevolati dal movimento complessivo dell'economia del tempo che,
essendo in fase di crescita, richiedeva maggiore libertà di iniziativa e quindi il superamento o,
almeno, l'allentamento di quei vincoli che ostacolavano l'aumento della produzione.
Così la curtis subì trasformazioni di entità diversa nelle varie parti d'Europa, anche se la tendenza
dovunque era quella di ridurre la riserva padronale e di estendere l'area a diretta gestione dei
coltivatori, riducendo parallelamente il numero delle prestazioni d'opera. I signori, da parte loro,
potevano disporre di nuove entrate, utilizzabili sia per migliorare il loro tenore di vita sia per
accrescere la produttività della parte residua della riserva padronale, ricorrendo all'opera di salariati.
La maggiore libertà di iniziativa provocava ovviamente all'interno della società rurale l'emergere di
differenziazioni che, per quanto non del tutto assenti in precedenza, non erano tuttavia molto
accentuate a causa del carattere complessivamente depresso dell'economia alto medievale.
All’origine delle trasformazioni in atto nelle campagne c'era anche l'