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L’APOGEO DELLA CIVILTÀ MEDIEVALE

Incremento demografico e progressi dell'agricoltura nell'Europa dei secoli XI­XIII

Nella seconda metà del secolo XI vediamo comparire nuovi soggetti politici, capaci di infliggere un

duro colpo alla potenza dell'impero bizantino, allora all'apice del suo splendore.

Tra essi, due venivano dall'Occidente, anzi dall’Italia: i normanni e i veneziani che sono tuttavia

sono la punta avanzata di un movimento più ampio, che vedeva tutte le regioni dell'Occidente in

crescita più o meno rapida e alla ricerca di nuovi sbocchi commerciali.

Agli inizi del nuovo millennio è certo che la popolazione europea, dopo il calo dei secoli III­VI e la

stagnazione di quelli seguenti, era di nuovo in aumento: ovunque è in atto un ampliamento delle

terre messe a coltura attraverso impegnative opere di dissodamento, disboscamento, bonifica.

Le città si ripopolano e diventano centri di scambi e di attività produttive; salgono i prezzi dei

prodotti agricoli e le famiglie nobili risultano formate da un numero maggiore di membri, infatti il

possesso fondiario appare sempre più frantumato nel passaggio da una generazione all'altra, segno

che viene diviso tra un numero più grande di figli.

Si assiste inoltre alla fondazione di nuovi villaggi: essa di per sé stessa potrebbe non significare

molto, dato che nuovi abitati nascono anche quando la popolazione è in calo e per ragioni diverse;

tuttavia, le città e i villaggi fondati nei secoli XI­XII sono così numerosi, che non vi possono essere

dubbi sul fatto che all'origine del fenomeno ci sia un aumento della popolazione.

Già tra IX e X sec appare avviato un lento aumento della popolazione contadina, probabilmente

frenato dalle devastazioni provocate dagli ungari, saraceni e normanni; il loro arresto verso la metà

del X secolo, contribuendo a migliorare di molto la sicurezza, consentì alla popolazione di crescere

in maniera più spedita. Dobbiamo però dire che c'erano forti squilibri tra una regione e l'altra e

all'interno della stessa regione, per cui villaggi vicini potevano registrare andamenti demografici

molto diversi.

Un altro fenomeno di grandi dimensioni, che coinvolse tutta l'Europa, fu l'ampliamento dello spazio

coltivato: anche a tal proposito è da ricordare che le condizioni di partenza dei vari paesi erano

diverse.

In Italia e in Francia meridionale nelle aree già relativamente popolate l'espansione delle

coltivazioni avveniva a spese di quelle zone incolte che costituivano parte integrante delle curtes e

dei territori dei villaggi, per cui non si avevano spostamenti di popolazione e l'opera di

dissodamento era il risultato di un contratto tra proprietario terriero e il coltivatore.

In genere il primo concedeva la terra e non di rado sementi e materiali vari, per consentire di

avviare l'attività produttiva, richiedendo in cambio il pagamento di un canone in natura solo a

partire dal momento in cui la terra avrebbe cominciato a produrre.

I più solleciti nello stipulare patti agrari appaiono gli enti ecclesiastici e soprattutto i monasteri, ma

è da credere che l'impressione di minore attivismo da parte dei proprietari laici sia in parte legata

alle perdite più gravi, che ha subito nel corso dei secoli la documentazione delle famiglie nobili

rispetto a quella conservata negli archivi ecclesiastici. Cmq sono numerose le fonti relative

all'impegno dei signori laici nella valorizzazione di zone completamente disabitate, nelle quali essi

cercavano di attirare i coloni sia per valorizzarle sia per accrescere il numero degli uomini soggetti

alla loro giurisdizione.

Le fonti chiamano questi nuovi centri abitati villenuove o borghi franchi, in chiaro riferimento alle

particolari condizioni giuridiche, di cui godevano i loro abitanti: a loro, infatti i signori, per attirarli

sulle proprie terre e per stimolarne l'impegno nella difficile fase preliminare dei lavori di bonifica e

disboscamento, concedevano privilegi di vario genere. 64

Un ruolo assai importante nell'espansione dello spazio coltivato ebbero anche i nuovi ordini

monastici fondati nel corso del XII sec, i cistercensi e i certosini; desiderosi infatti di riscoprire lo

spirito originario della regola benedettina e insofferenti della ricchezza e della potenza conseguite

dalle grandi abbazie del tempo, cercarono soprattutto la solitudine e la povertà, rifugiandosi nel

cuore della foresta e in territori spopolati, dove erano costretti a provvedere direttamente al proprio

sostentamento.

Ben presto intorno ai nuovi monasteri sorsero villaggi di contadini, desiderose di iniziare una nuova

vita sotto la guida e la protezione dei monaci.

Parlando di villenuove e borghi franchi promossi da signori laici e monasteri, non bisogna pensare

però che tutta la popolazione impegnata nelle opere di colonizzazione vivesse concentrata nei

villaggi; soprattutto nelle aree più urbanizzate infatti, la messa a coltura di terre incolte o

l'introduzione di nuove e più redditizie coltivazioni in quelle già sfruttate comportavano sempre più

spesso la costruzione di nuove dimore per i contadini sparse per i campi.

Altrove invece, il fenomeno fu più tardo ed ebbe carattere diverso, legato com'era agli investimenti

sempre più massicci, che nelle campagne facevano mercanti, artigiani e abitanti delle città in

genere.

In questo caso si trattava di una riorganizzazione dell'attività produttiva, per cui la casa colonica era

in realtà il centro di un'azienda agraria nata dall'accorpamento di un certo numero di terre; in questa

maniera si superava l'organizzazione dell'alto medioevo, caratterizzata dalla dispersione delle terre,

e si poteva procedere alla chiusura dei campi mediante siepi e segnali di vario genere, per impedire

soprattutto all'ingresso di animali estranei all'azienda (in età moderna queste aziende saranno

chiamate poderi).

L’espansione dello spazio coltivato nei secoli centrali del medioevo non va considerata, tuttavia,

una storia lineare di progressi continui e generalizzati, dai primi dissodamenti e disbocamenti

intorno al Mille alla creazione dei poderi mezzadrili; infatti a quell'esito non si giunse che in poche

zone, là dove c'era disponibilità di capitali da investire nella terra; nel resto dell'Europa i successi

furono più limitati e soprattutto sempre precari.

Tale fenomeno interessò anche vastissime aree fino ad allora quasi deserte, assumendo a volte

dimensioni notevoli e modificando profondamente la natura stessa dei luoghi: è questo il caso delle

aree costiere dei Paesi Bassi, nell'alto medioevo scarsamente popolate, perché disseminate di paludi

e acquitrini.

Nell’arco di 2­3 secoli l'intera zona fu bonificata attraverso la creazione di grandiose dighe; sulle

aree recuperate e liberate dalla salsedine si procedette poi a impiantare aziende agrarie e di

allevamento, raggiungendo livelli produttivi di grande rilievo, che consentivano di far fronte alla

crescente richiesta di generi alimentari da parte delle numerose città della zona.

In Spagna il ripopolamento la messa a coltura di nuove terre procedevano insieme al movimento di

riconquista, da parte dei cristiani, dei territori occupati dagli arabi nel secolo VIII.

Il paese però che produsse il più intenso slancio espansivo fu la Germania: l'iniziativa fu soprattutto

dei principi territoriali, che si diedero a incoraggiare con privilegi e carte di libertà i contadini

disposti a impegnarsi nella valorizzazione delle loro terre, spesso ricorrendo all'opera di

intermediari, veri e propri “incettatori di uomini”. Né i principi territoriali si limitarono a questo ma,

spinti dalla pressione demografica e dal desiderio di estendere i loro domini, diedero vita a una

grandiosa “spinta verso oriente”, guidando i coloni al di là delle frontiere delle loro signorie, in

territori dei quali erano partite circa otto secoli prima le migrazioni verso occidente delle

popolazioni germaniche.

Tuttavia, già a partire dal 1143, nuove ondate di colonizzatori provenienti non solo dalla Germania,

ma anche dalla Frisia, dalle Fiandre e dalla Westfalia, fecero risorgere i villaggi e i castelli distrutti,

sovrapponendosi agli slavi, che furono convertiti e completamente assorbiti. 65

Verso la fine del XII sec gli sforzi si rivolsero verso le regioni del Baltico, abitate da popolazioni

pagane appartenenti al gruppo linguistico finnico, e dovunque conquista, colonizzazione ed

evangelizzazione forzata procedettero parallelamente. Vienna, fondata nel 1018, divenne capoluogo

della marca orientale fu creato il ducato di Carinzia, oltre naturalmente a vari vescovadi e

monasteri, che contribuirono a cancellare completamente da quelle regioni qualsiasi impronta slava.

All’origine di tutto questo c'era l'incremento demografico, che rendeva eccessivo il carico umano

sulle terre già coltivate; ma una spinta non meno forte era fornita dal desiderio di migliorare le

proprie condizioni di vita, sottraendosi al potere dei signori fondiari: è ciò che dovette avvenire in

modo particolare in Germania.

Flussi migratori così intensi ebbero notevoli conseguenze anche nelle terre di origine degli

emigranti: i signori di quelle terre infatti si dovettero porre il problema di evitare la partenza dei

loro contadini e di qui una serie di patteggiamenti con le comunità contadine, che a volte riuscivano

a strappare ai loro signori diritti non molto diversi da quelli che avevano attirato in terre lontane i

nuovi coloni.

In questo i contadini erano agevolati dal movimento complessivo dell'economia del tempo che,

essendo in fase di crescita, richiedeva maggiore libertà di iniziativa e quindi il superamento o,

almeno, l'allentamento di quei vincoli che ostacolavano l'aumento della produzione.

Così la curtis subì trasformazioni di entità diversa nelle varie parti d'Europa, anche se la tendenza

dovunque era quella di ridurre la riserva padronale e di estendere l'area a diretta gestione dei

coltivatori, riducendo parallelamente il numero delle prestazioni d'opera. I signori, da parte loro,

potevano disporre di nuove entrate, utilizzabili sia per migliorare il loro tenore di vita sia per

accrescere la produttività della parte residua della riserva padronale, ricorrendo all'opera di salariati.

La maggiore libertà di iniziativa provocava ovviamente all'interno della società rurale l'emergere di

differenziazioni che, per quanto non del tutto assenti in precedenza, non erano tuttavia molto

accentuate a causa del carattere complessivamente depresso dell'economia alto medievale.

All’origine delle trasformazioni in atto nelle campagne c'era anche l'

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Publisher
A.A. 2017-2018
139 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher veroavalon84 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Vaglienti Francesca Irma.