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Estratto del documento

III.

La nuova concezione di Gregorio VII non è tanto diversa dal passato: il

papa è successore di Pietro e Paolo fondatori della chiesa di Roma.

È il primo vescovo di Roma e come San Pietro ha ricevuto da Gesù un

mandato pieno, 'pasci le mie pecore' questo vale a indicare che anche il

successore di Pietro è il pastore universale (vedi vangelo di Giovanni).

Gregorio VII è il primo che nel 1076 dice a Enrico IV:

le parole di Gesù vogliono dire che Dio ha dato un mandato pieno solo a

Pietro come capo degli apostoli su tutti gli altri. C'è solo un pastore e tutte

le pecore.

È un mandato di tipo spirituale, ma nel contesto dell'XI secolo si vuole

leggere come un mandato pieno.

Da Cristo deriva anche il potere temporale, allora il fatto che Gesù ha

dato il mandato a Pietro è un mandato completo.

Le pecore devo essere governate nel senso pieno del termine e dire questa

cosa a Enrico IV è un atto di grande audacia.

Enrico IV invece aveva ricondotto la vecchia idea di suo padre. L'idea

che i poteri regale e sacerdotale hanno origine divina in Gesù Cristo e

quindi bisogna che i due poteri collaborino, vadano d'accordo.

Enrico IV crede i due poteri siano sullo stesso piano. Gregorio VII dice 33

che di origine divina ce n'è solo una.

Dictatus Papae

dictatus= le proposizioni del papa, le affermazioni del papa.

Sono una serie di affermazioni secche, in un totale di 27 che in realtà sono

un documento a uso interno, sono una sorta di promemoria dei punti che

devono improntare la politica di Gregorio VII.

Non è che Gregorio VII ha mandato a Enrico IV questo testo.

Questo Dictatus è solo un documento di lavoro.

Indica le prerogative del papa: si capisce che da questo momento c'è il

primato papale: Ecclesiastico →

1)l'apparato ecclesiastico da ora in poi è piramidale. c'è

una chiesa greca che fa capo al patriarca di Costantinopoli che non accetta

il dettato della chiesa di Roma.

2)un autorità assoluta all'interno e all'esterno. Tutte le autorità gli sono

inferiori.

Alcuni punti:

-Il papa ha il diritto di assolvere i sudditi dall'obbligo di obbedienza ai

principi che siano iniqui. 34

Sinodo autunnale del novembre del 1078

Altro testo che invece è stato diffuso e conosciuto, non a uso intero, sono

i deliberati di un altro sinodo.

In questa occasione Gregorio VII mette nero su bianco due concetti:

→ lo si legge nel

-cosa vuol dire 'simoniaco', cosa è la 'simonia'

Vangelo di Giovanni che è molto usato nell'XI secolo.

Il buon vescovo è colui che entra nell'ovile dalla porta per prendersi cura

del suo gregge.

Il vescovo simoniaco, colui che ha ottenuto l'ordinazione per corruzione

o dietro pagamento, è il cattivo pastore: il cattivo pastore non entra dalla

porta ma scavalca il recinto e dunque è ladro e predatore.

È qui che troviamo la definizione della simonia.

→ neanche l'imperatore può investire un

-condanna dell'investitura

vescovo.

L'investitura era una pratica corrente rimessa in circolo da Ottone I.

l'imperatore metteva in mano il pastorale e l'anello e toccandolo con

questi simboli gli assegnava il vescovato.

Gregorio VII dice che questa pratica è da condannare.

Chierico = uomo di Chiesa

Nessuna autorità laica può assegnare una sede vescovile, o una carica, o

una abazia, nemmeno l'imperatore.

Questi due canoni sono i punti di riferimento: da ora in poi la legge

canonica è questa.

Si precisa che non si può compiere l'investitura.

Sono proprio i vescovi della chiesa imperiale che non accettano questa

cosa oltre che Enrico IV.

Questa idea che il vescovo ha un'idea anche con l'imperatore è molto

radicata.

NB. il vescovo di Pisa, Guido da Pavia (colui che ha dato il via ai lavori

per la ristrutturazione del Duomo di Pisa) era ben noto al re e al

papa=questo si legge in un'epigrafe sul Duomo di Pisa.

Si apre un periodo di scontri perché il re ha alleanza anche con i vescovi

dell'Italia settentrionale.

Gregorio VII è in minoranza.

Enrico IV dice che Gregorio ha sovvertito le leggi ecclesiastiche e dunque

si devono ristabilire le norme della società cristiana.

Nel 1084 Enrico IV va Roma, prende San Pietro e qui insedia un nuovo

papa di Roma: Guiberto arcivescovo di Ravenna, che a sua volta lo

incorona imperatore.

In aiuto di Gregorio VII arrivano i Normanni.

Enrico IV si era allontanato da Roma; Gregorio VII viene portato a 35

Salerno e poi muore.

Questo scontro continua anche con i successori di Gregorio VII.

Trattato di pace di Worms (23 settembre 1122)

→ accordo

La soluzione di questo confronto si ha col trattato di Worms

del 1122.

Questo accordo chiude tutte le questioni sull'investitura.

È un trattato ma non è un testo unico.

È un testo che l'imperatore dà al papa, un testo che il papa riceve dagli

imperatori.

La sigla di questo accordo avviene con uno scambio di documenti scritti

su pergamena.

Lo scambio di questi documenti sigla l'accordo.

Prima c'è l'imperatore Enrico V che fa le sue concessioni, mettendo in

condizione il papa Callisto II di ridefinire tutta la questione in un altro

modo.

L'imperatore apparentemente rinuncia a tutto. Azzera la situazione e la fa

ridefinire dal papa.

In nome della santa e indivisa Trinità. Io Enrico (V), per grazia di dio

dei Romani, per l’amore di Dio e della santa

augusto imperatore

Romana Chiesa e del signor papa Callisto (II), e per il bene della mia

anima, cedo a Dio e ai santi apostoli Pietro e Paolo e alla santa Chiesa

cattolica ogni investitura fatta mediante consegna di anello e pastorale,

e permetterò che in tutte le chiese del mio regno, ossia impero, le

elezioni siano fatte secondo le leggi canoniche e le consacrazioni siano

libere

1)Rinuncio a rivendicare il diritto di investitura dei vescovi. È una

cessione irrevocabile perché è fatta a Dio, a Pietro apostolo e Paolo e alla

chiesa di Roma.

L'imperatore dice che non se ne occuperà più.

Altri punti sono più specifici, ma ci interessano meno.

(4) E do vera pace al signor papa Callisto e alla santa Romana

Chiesa e a tutti coloro che sono o siano stati dalla sua parte. (5)

Aiuterò fedelmente la santa Romana Chiesa in tutte le cose per le

quali abbia chiesto il mio aiuto; e le renderò la dovuta giustizia per

tutto ciò per cui abbia sporto querela dinanzi a me.

Punti 4 e 5) questo è proprio un trattato di pace.

Tutto questo viene fatto con l'accordo di tutti i vescovi della parte

germanica dell'impero. 36

La risposta del papa:

il papa detta come sarà il sistema da ora in poi.

Io Callisto (II) vescovo, servo dei servi di Dio, concedo a te, diletto figlio

Enrico, per grazia di Dio augusto imperatore dei Romani, che le elezioni

dei vescovi e degli abati del Regno Teutonico, e che spettano a tale

regno, avvengano alla tua presenza, senza simonia né alcuna violenza;

di modo che, se fra gli elettori si formeranno parti in discordia fra loro,

tu, sentito il parere dell’arcivescovo metropolita e dei vescovi

appartenenti alla relativa provincia ecclesiastica, possa intervenire a

favore della parte “più giusta” (la sanior pars) Dopo essere stato

formalmente “eletto”(il vescovo o l’abate) riceva però da te i regalia per

mezzo dello scettro, e ti faccia ciò che a buon diritto ti deve fare in

relazione a tali regalia.

Callisto II fa una concessione a Enrico V.

Regno teutonico = prima attestazione di questo termine.

Vuol dire: Nella parte germanica del tuo impero, quella che ti preme di

più perché da lì trai tutti i tuoi consiglieri, ogni volta che si dovrà eleggere

un vescovo o l'abate di un monastero grande → l'elezione sarà libera:

-vescovi: ogni vescovo sarà eletto dai canonici della relativa cattedrale -

abati: l'abate sarà eletto dai monaci del monastero,

-arcivescovi: un arcivescovo a eleggerlo saranno i canonici della sua

cattedrale con l'assistenza dei vescovi della relativa provincia

ecclesiastica

però l'elezione dovrà avvenire alla tua presenza.

Quando si riuniscono per eleggere dovrà esserci anche l'imperatore:

-se loro fanno una bella elezione concorde all'unanimità va bene.

-se c'è qualcuno che vuole eleggere un altro (se ci sarà discordia fra gli

elettori), in assenza di una elezione non concorde → l'imperatore, sentito

il parere dell'arcivescovo competente, può intervenire a favore della parte

più giusta.

Viene detto all'imperatore di spendere la sua autorità in caso di elezione

non unanime.

L'imperatore, se un candidato non sarà eletto, potrà influire sulla

votazione in caso di un candidato che non ha ricevuto sufficienti voti.

La regola canonica diceva che deve prevalere la parte maggiore e più

giusta (maior et sanior pars) quando c'è un elezione in discordia.

L'idea che esista una maggioranza con dei diritti c'è. Ma c'è anche una

parte in cui si dice che bisogna scegliere la parte più giusta.

La scelta più giusta può essere differente dalla maggioranza.

Quindi l'imperatore sceglie la parte più giusta concretamente per se. 37

-Dopo aver eletto 'in questo modo' il vescovo (=quindi non è una nomina

ma un'elezione), per diventare ufficialmente vescovo/abate/arcivescovo

deve ricevere l'ordinazione episcopale, il suo arcivescovo lo deve

ordinare vescovo secondo la liturgia.

Fra l'elezione e l'ordinazione, il vescovo/abate deve riceve i regalia

dall'imperatore per mezzo dello scettro.

Il vescovo riceverà da te imperatore attraverso uno scettro, come in una

forma di investitura;

l'imperatore metterà fra le mani del vescovo uno scettro, e questo scettro

indica tutti quei poteri temporali legati a quella sede vescovile che in

passato erano stati ceduti a quella sede vescovile dall'impero, e che il

vescovo potrà esercitare.

regalia: Gregorio VII aveva detto che non si poteva più fare l'investitura

dei vescovi con l'anello e il pastorale.

Enrico IV aveva sottolineato invece che questi vescovi sono pieni di

potere temporale sulla città. Poteri che erano stati dati dai suoi

predecessori, come ad esempio, battere moneta, amministrare la giustizia,

riscuotere le tasse, organizzare militarmente la città, cur

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Publisher
A.A. 2017-2018
54 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MM2189 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Ronzani Mauro.