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Nessuno di questi caratteri può definirsi prettamente feudale.

6- Il medioevo come infanzia dell’Europa

Oltre ai secoli finali del millennio medievale, hanno avuto fortuna anche altri periodo storici al suo interno,

come l’impero carolingio e per italia e germania la dinastia ottoniana tra X – XI secolo. C’è invece

disinteresse per i periodi negativi, come la crisi del modello romano e la sua dissoluzione. Il concetto di

europa nasce nelle isole dell’egeo per indicare la grecia continentale e nel medioevo diventa veicolo di idee

di superiorità rispetto a tutto ciò che è esterno. Il termine europa ha notevole fortuna durante il regno

carolingio, ad esempio negli Annales Fuldenses il termine europa viene utilizzato per definire la

dominazione di Carlo. Nel secolo IX il termine viene utilizzato in modo intermittente, non per definire la

dominazione carolingia, ma piuttosto per considerazioni etnico-geografiche. Ma sia europa “franca” che

omogeneità etnica non erano concezioni totalmente rappresentative dell’europa stessa. l’europa si sta

consolidando come nozione geografica, ma rimane una nozione poliedrica ed elastica. Le missioni di

evangelizzazione creavano le condizioni ideali per considerare chi si convertiva come europeo, qualunque

fosse la sua origine, per il solo fatto che stava entrando nella societas Christiana. Due grandi ambiti

culturali vanno a delinearsi dopo la dominazione carolingia: il regno dei franchi occidentali, la futura Francia

e il regno dei franchi orientali, cioè il regno teutonico (Ottoni) impegnato in opere di conversione di regioni

come boemia, polonia e ungheria sotto la loro corona. Questo è un altro elemento che contribuì a rendere

l’europa dei secoli centrali del medioevo etnicamente poliedrica e lontana da cristallizzazioni nazionali. La

cultura europea di mille anni fa risulta incardinata su centri di propaganda e di diffusione di identità

coincidenti con monasteri e scuole episcopali urbane. Erano isole separate dai contesti locali, ma con forti

collegamenti fra di loro. Nel medioevo le culture locali erano continuamente in corto circuito con una cultura

altaa che tendeva verso un’omogeneità dotta; non c’era un unico centro vitale, ma più centri. Per essere

davvero potenti bisognava rifarsi alla schola palatina di carlo magno o al clima della Renovatio imperii

dell’età ottoniana. Le crociate svolgono, rispetto all’identità europeam una funzione contraddittoria. Danno

enfasi alla diversità del mondo islamico delineando un confine oltre cui non c’è più europa. Al tempo stesso

agevolano la circolazione di nozioni di europa che, da questi bagni di diversità, tornano rafforzate. Europa e

universalismo medievale sono in conflitto. Prima il continente sembrava un grande campo di 4

evangelizzazione, ma l’apertura verso nuovi mondi ne fa avvertire la piccolezza. Anche in campo laico

c’erano preoccupazioni come con Dante che usa il concetto di europa per definire un mondo in cui una

pluralità di interessi permetterebbero di non dare per scontata l’affermazione del papa. Quindi tra XI-XIII

secolo l’idea di europa non ha particolarmente successo. L’idea torna in auge nel corso del XIII secolo a

causa del Timor Tartarorum, la paura dei mongoli e in seguito dei turchi. Questo secolo è importante anche

per la cartografia e la scienza geografica. Si cominciano a distinguere i continenti. Quindi tra 300-400

nasce un concetto di europa simile a quello odierno: non più solo geografico-erudito ma di uso comune,

evocabile senza rischi perché espressione di una sorta di universalismo limitato che non intacca le singole

sovranità. Pomian definisce l’europa come campo di forze contrastanti, in cui si sottolineano le costanti

tendenze di conflitto interno, ma anche le similarità rispetto all’esterno, ormai diventato l’oriente

minaccioso. Smith ha sviluppato il concetto di Mythomoteur, il mito politico costruttivo fondato su memorie

condivise da comunità più o meno grandi, che dà forza a un’idea di nazione. Soltanto che smith, rispetto ai

modernisti come Hobsbawm, ritiene che l’origine etnica sia un elemento reale e incontrovertibile, per lo più

collocabile proprio nel medioevo. Ma non è giusto che il medioevo europeo sia trattato come sponda in cui

pescare le legittime origini di grandi forze nazionali 800esche o rivendicazioni neonazionalistiche. Non

esiste un medioevo europeo, ci sono alcune aree linguistico-culturali e di formazioni politiche che per lo più

coincideranno con gli stati sovrani. Ma ben poco ha quindi il medioevo di nazionale e non solo perché era

molto frazionato, ma anche perché non c’è nulla di vocazionale. Nel disegnarsi i nuovi stati non avevano

nulla di precostruito in identità.

7 – i secoli della presunta economia chiusa e naturale

Dal punto di vista economico i secoli altomedievali furono caratterizzati da condizioni di vita difficili, con

guerre, perdita di funzione delle città, riduzione degli spazi coltivati, forte diminuzione degli scambi

commerciali e della circolazione monetaria e anche un costante calo della popolazione a causa anche delle

pestilenze. Nei secoli 7 e 8 germania e paesi slavi furono colpiti in misura minore dalla crisi, accentuando

così la caratterizzazione meno latina e più germanica. Tuttavia anche in queste zone prevaeva una

dominanza dell’incolto con boschi e foreste dall’atlantico fino al danubio e steppa fino all’ungheria.

All’interno della foresta si trovavano città e villaggi, per lo più recintati e al di fuori c’era l’area coltivata di

competenza del villaggio. Ancora più all’esterno c’era una fascia di terre comuni per il pascolo . oltre

l’ultima fascia c’era la foresta, percorsa solo occasionalmente e usata per la caccia. Su realtà come questa

era intervenuto Carlo Magno: non bisognava confondere le terre allodiali (di proprietà) con le terre

beneficiare; i potenti non dovevano chiedere ai contadini corvées (prestazioni d’opera) come tributi pubblici,

ma solo come pagamento per le terre date in concessione. Con il capitolare de villis Carlo Magno voleva

tenere sotto controllo la voracità delle maggiori famiglie, preoccupandosi della gestione delle curtes del

fisco regio, denunciando la tendenza di molti aristocratici del regno ad usarle per i loro fini personali. Le

curtes erano lo sviluppo delle antiche ville romane e si fondavano sul principio della conduzione mista delle

terre. La parte a conduzione diretta si chiamava dominicum o pars dominica, ossia la riserva signorle;

quella a conduzione indiretta massaricium o pars massaricia. Nel dominico il padrone usava per il lavoro i

servi. Nel massaricium i coloni pagavano l’affitto al padrone e fornivano un certo numero di giornate di

lavoro nel dominicum (le famose corvées), solitamente di carattere agrario. Durante l’800 l’idea che il

sistema curtense fosse chiuso grazie agli scambi di forza lavoro divenne idea diffusa. Fu sostenuta anche

nel primo 900 dai minimalisti, ma raramente gli obiettivi di autosufficienza furono sfiorati. Spesso tutte le

forme di pagamento della terrra a censo (in natura, in denaro, in lavoro) coesistevano che si alternavano a

fasi irregolari. Quindi non c’è un ordinato procedere della storia dall’economia naturale a quella monetaria.

Spesso i contadini si recavano presso i mercati locali in cui riuscivano a portare i loro prodotti nelle annate

di buone rese o coltivando piccole quote di terra sottratte all’incolto senza che il padrone della curtis se ne

accorgesse. I contratti tra padrone e contadini erano solitamente non scritti, ma non per questo meno

efficaci. Nel dominicum si trovava la manodopera servile, mentre nel massariccium manodopera libera. Ma

i piccoli proprietari (allodieri) si sentivano continuamente minacciati e crebbe in loro la volontà di

appoggiarsi a grandi possessori in grado di difenderli in caso di pericolo, in cambio della loro proprietà.

Questi piccoli proprietari detti commendati donavano la loro proprietà al latifondista mantenendone il 5

dominio d’utile, cioè il diritto d’uso, facendo così accrescere la curtis e il massaricium. All’apice dello

sviluppo la curtis cominciò a trasformarsi: il dominicum restringeva e il massariucium si ampliava. C’erano

oltre i coloni liberi, anche due tipologie di servi: i domestici che lavoravano sotto padrone con vitto e

alloggio; e i casati, ormai paragonati ai coloni liberi. Nelle campagne medievali c’era una notevole presenza

di servi della gleba, idea molto diffusa nell’800, ma profondamente sbagliata. Alcuni erano servi e altri

erano coloni liberi: i primi con una libertà limitata dalla loro condizione giuridica e i secondi perseguiti da un

tribunale solo se avevano abbandonato i loro campi e non perché servi della gleba. Una fuga improvvisa

poteva lasciare i campi improduttivi per un’intera stagione e ovviamente i padroni si tutelavano. Non

esistevano solo servi fuggitivi, erano anche molti i liberi, che mutate certe condizioni, cercavano di sottrarsi

al contratto signorile. Questi non erano servi della gleba, ma individui liberi che avevano rotto un accordo e

quindi perseguibili. Il processo di allargamento del massaricium e restringimento del dominicum piacque

molto ai signori e si svolse nel secolo XI, fino a dissolversi e per alcuni fino a territorializzarsi (creando

toponomastica come cortemaggiore, corteregia ecc). la ripresa della città, l’irrobustirsi della produzione

manifatturiera e dell’iniziativa finanziaria, l’allargersi di un ceto borghese sono poi gli ingredienti della

rivoluzione commerciale del secoli 12 e 13. Nei secoli della curtis la moneta non aveva mai smesso di

circolare e non vigeva l’economia chiusa, i mercati c’erano e non si praticava il baratto, c’era mobilità della

forza lavoro e i liberi non erano stati ridotti a servi della gleba. Dal 12 secolo l’utile ricavato dalla produzione

agraria cominciò ad essere reinvestito in nuove imprese e commerci sia dagli aristocratici che da nuovi ceti

urbani.

8 – il medioevo cristiano

Con l’aggettivo ecclesiastico si intende tutto ciò che ha a che fare con l’apparato delle chiese e con la cura

delle anime della societas Christiana, mentre con l’aggettivo religioso ha un valore più generico. Le

parrocchie, le sedi vescovili ecc sono enti ecclesiastici, metre i monasteri non lo sono, in quanto non si può

officiare messa. Quando si vogliono indicare fondazioni sia ecclesiastiche che monastiche bisogna

utilizzare il termine enti religiosi. I sacerdoti possono chiamarsi anche chierici o preti e i monaci medievali

per lo più non lo sono: sono dei laici che hanno deciso di condurre vita di preghiera non in solitudine, m

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
7 pagine
14 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simosuxyeah di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Sergi Giuseppe.