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CGIL

- 1/3 Comunisti

- 1/3 Socialisti

- 1/3 Demo-Cristiani

I salari in quel periodo furono decisi dai cosi detti rapporti inter-confederali, ossia dalle

confederazioni (CGIL e Confindustria).

La Confindustria, la mattina dopo la caduta di Mussolini, toglie l’aggettivo fascista acquisito

durante il regime (terzo piano della resistenza). Ci fu una componente dei partigiani della

Resistenza che credeva si dovessero modificare i rapporti creati tra capitale e lavoro durante il

fascismo.

I soldi quindi, vengono definiti a livello inter-confederale, così come anche il problema

dell’occupazione.

Si assetta un governo centralizzato dei salari e un blocco dei licenziamenti proprio

utilizzando tra gli altri lo strumento della cassa integrazione guadagni, si punta a gestire,

provvedendo tramite indennità le persone con carenze di lavoro.

Nel 2 Giugno del 1946, il referendum per la decisione tra monarchia e repubblica sancisce la

nascita della Repubblica italiana.

La costituente vede i demo-cristiani come partito predominante, ma un’eventuale

collaborazione tra socialisti e comunisti avrebbe superato i numeri della democrazia cristiana.

L’accordo del 6 Dicembre del ’45 stabilisce quali sono gli istituti base del salario contrattuale:

“Le parti hanno convenuto di realizzare una perequazione nei salari (operai, pagati ad ore) e

negli stipendi (impiegati, pagati al mese) dell’industria dell’Italia settentrionale, tenendo conto

delle differenziazioni tradizionali tra gruppi merceologici che rispondono a particolari esigenze

di carattere economico. Istituire un sistema di scala mobile sulla indennità di contingenza (che

si paga per effetto della scala mobile) opportunamente perequata per rendere automatici in

relazione all’andamento del costo della vita i livelli di remunerazione”.

Vengono quindi effettuati degli incasellamenti su base territoriale e su base di categorie

merceologiche (gabbie salariali):

-Gruppo A (metalmeccanici, il legno e gli edili): migliori condizioni salariali (ipotetico 100%)

-Gruppo B: riduzioni del 4,8% rispetto al gruppo A

-Gruppo C (carta, spazzole e pennelli, tessili): riduzione del 5% rispetto al gruppo A

Fino al 1969 sono in vigore le così dette “gabbie salariali” (abolite nel 1992), ossia salari e

stipendi varianti per categorie merceologiche, zone territoriali, genere e età.

La scala mobile era strutturata in modo tale che in relazione all’andamento dei prezzi dei beni

“chiave”, quindi di prima necessità definito da un paniere, si sarebbero automaticamente (ogni

tre mesi, provincia per provincia, si provvedeva a questi scatti di contingenza, positivi o

negativi che fossero) adeguati anche i salari a livello provinciale. Il tema di fondo della

questione è che di fatto era impossibile valutare l’Italia in maniera uniforme.

Su questa situazione di differenza salariale su stampo territoriale vi fu una grande mobilità di

imprese verso zone che permettevano di poter sfruttare gli effetti equilibranti della scala

mobile.

Il salario che prende in considerazione la scala mobile è il salario base, e il minimo contrattuale

è quello che viene definito nel prospetto sinottico del salario.

13/11/2017

La Costituzione entra in vigore il 1° Dicembre del 1948.

C’è a questo punto la necessità di considerare il periodo finale che definisce l’unità sindacale.

L’atto genetico della nascita della costituzione repubblicana italiana, il 2 Giugno del 1946 in

seguito alla promozione del referendum per la scelta tra repubblica e monarchia, è la

creazione dell’assemblea costituente con duplice funzione:

- Potere legislativo

- Concepimento, discussione e approvazione delle norme costituzionali. In 18 mesi vennero

approvati tutti i suoi articoli. Il lavoro che venne fatto fu di alto livello. Ci furono contrasti,

scontri e conflitti notevoli, ma nonostante questo ci fu la responsabilità di giungere ad una

conclusione.

Il partito socialista era il secondo partito nelle votazioni del 1946, secondo solo alla Democrazia

Cristiana. Dal ceppo unitario del Marxismo ci furono due tendenze: una riformatrice

(impersonata dai socialisti tedeschi) e una componente più massimalista o radicale (non

disponibile al perseguimento dell’emancipazione sociale attraverso una forma di gradualità).

Questa situazione creerà un conflitto all’interno del partito, che sfocerà nella scissione di

Palazzo Barberini 1946-1947 scissione che nasce dalla componente riformista del partito

 

socialista (che non accettava l’alleanza dei socialisti con i comunisti), ed avviene nel momento

in cui De Gasperi (segretario della Democrazia Cristiana) è in America per ricevere prestiti dagli

americani (indennizzo che gli americani devono pagare agli italiani per i servizi resi in terra

italiana e un prestito di 100 milioni di dollari l’America deve aiutare l’Europa, distrutta

dall’inflazione).

Al rientro di De Gasperi dagli Stati Uniti viene formato un nuovo governo, e a metà del 1947 il

partito comunista verrà estromesso dal precedente governo di unità nazionale. Ci vorranno 10

anni prima che il partito socialista maturi una scelta in linea con quelle prese dai maggiori paesi

europei.

Al secondo congresso della CGDL, la parte maggioritaria dell’assemblea (socialisti e comunisti),

richiede l’abolizione della tripartizione degli iscritti (1/3, 1/3, 1/3) a favore di una composizione

proporzionalmente calcolata sulla base degli iscritti (si chiese che il peso delle fazioni venisse

calcolato in base al numero di iscritti). La parte demo-cristiana verteva per un’impostazione

sindacale per categorie, mentre la parte socialista tendeva ad un sindacato di classe che

difendesse l’intera classe dei lavoratori. Queste tensioni, su cui anche i partiti avevano un certo

effetto, esploderanno il 14 Luglio del 1948 (festa nazionale francese presa della bastiglia),

giorno dell’attentato (fallito, ma che causerà comunqueun centinaio di morti) a Palmiro

Togliatti (segretario del partito comunista).

I lavoratori delle fabbriche in seguito a questo fatto scendono in piazza autonomamente per

manifestare contro questo attentato. Si trattava di uno sciopero politico, di quelli di stampo

socialdemocratico tedesco del 1906. Le componenti sindacali si scontrarono dialetticamente

sulla utilità dello sciopero, specialmente sul modo di gestirlo. I riformisti credevano che lo

scontro dovesse prendere una piega più pacata, a differenza del resto delle fazioni della CGDL.

Su questi presupposti nel 1948, quello che era il sindacato unitario CGDL (Confederazione

generale del lavoro) diventerà CGIL (Confederazione Generale (ossia che rappresenta la

totalità dei lavoratori e non solo i suoi iscritti la classe) Italiana del Lavoro, Partito

Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano), e nascono la CISL (Confederazione Italiana

Sindacati Liberi (rappresenta le categorie di lavoratori, sottolinea l’autonomia di categoria

lavorativa), Democrazia Cristiana) e la UIL (Unione Italiana dei Lavoratori più neutrale, non

da luogo ad una riflessione politica, formato da Partito Social-Democratico Italiano e Partito

Repubblicano Italiano).

La scissione sindacale sotto certi punti di vista fu una sconfitta, ma venutosi a realizzare

l’obiettivo della Costituzione, le ragioni di non potersi permettere il lusso di stare divisi

vennero meno. Questa divisione porta dietro una serie di principi con i quali facciamo tutt’ora i

conti.

Nella concezione sindacale della CISL è il contratto di lavoro la fonte primaria di produttività

del lavoratore. Nella testa della CISL c’è la fabbrica e l’azienda, mentre in quella della CGIL c’è

l’economia in generale.

Federico Caffè (a cui è intitolata la nostra facoltà) inizia il suo lavoro nello “staff” del Ministro

Ruini per la creazione della Costituzione. Le personalità protagoniste sulle tematiche del lavoro

(oltre a Calamandrei, Aldo Moro, Orlando e Benedetto Croce) furono sostanzialmente:

- Giuseppe di Vittorio (CGIL)

- Fanfani (CISL)

Art. 1 della Costituzione “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” L’articolo vuole

spiegare che la nostra ricchezza è il lavoro; questa definizione consente di abbracciare sia il

lavoro dipendente che il lavoro autonomo. Il lavoro non è un argomento che si possa

sottovalutare. Il lavoro aveva la sua dignità.

I temi del lavoro vengono esposti nella prima parte della nostra Costituzione, le sue gerarchie e

la sua struttura hanno un senso.

Art.2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia

nelle formazioni sociali nelle quali si svolge la sua personalità” la costituente sa che

istituzioni quali i sindacati preesistono.

Art. 3: “Tutti i cittadini hanno uguale dignità sociale e sono uguali davanti alla legge” è un

articolo determinante ai fini della costituzionalizzazione di certi diritti eguaglianza

Art. 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro…” è il portato di una

grossa battaglia dialettica avvenuta nel 1948 in Francia sul diritto al lavoro. Su questo articolo

si crea una frizione tutt’ora presente. Nel 1957, a Marzo, vengono firmati i trattati di Roma

della CEE (Comunità economica europea), dove il lavoro come argomentazione non è al centro

della discussione (l’Italia soffriva di una disoccupazione strutturale enorme, tre volte rispetto a

quella inglese e francese sommate).

Una delle migliori riforme contrattuali, fatta nel 1970, fu il riconoscimento delle 150 ore

(numero di permessi retribuiti a cui il lavoratore aveva diritto, che andavamo a complemento

delle sue ore di frequenza ai corsi serali della scuole media inferiore, che consentirono a

centinaia di migliaia di lavoratori di conseguire la licenza di scuola media).

Titolo III° della Costituzione vengono esposti i temi del lavoro.

Art. 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione equa ed attua a garantirgli una vita

dignitosa”. Ma come possiamo dire quale sia una retribuzione equa e dignitosa?. Questo

articolo fu molto importante nella storia del lavoro italiano. Pone le sue radici sulla “Rerum

Novarum” di Leone XVI°. Sarà un perno in futuro per l’applicazione dell’articolo 39.

Art. 38: Si occupa della parte previdenziale del lavoro.

Art. 39: Articolo chiave del Titolo III°, sulla libertà della associazione sindacale. L’associazione

sindacale libera obbligatoria inquadrava la categoria di lavoro dell’individuo. Alla costituente fu

mantenuta l&rsq

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
12 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher abate.andrea di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del lavoro e delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Del Vecchio Raffaele.