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SECONDO MODULO
Si potrebbe definire il concetto di polis attraverso quattro referenti: la polis è una forma di
occupazione del territorio, una forma di stato e di governo; la polis si definisce come sistema
sociale ed economico, come un modo di vita e come un’ideologia. Sotto il profilo della forma la
polis è una forma di occupazione del territorio e la caratteristica forma di occupazione del territorio
è quella del sistema costituito dalla somma di e di dove l’ è il centro
αστυ χωρα αστυ
urbano,mentre la è il territorio, la campagna che vi afferisce. La struttura della polis si
χωρα
compone quindi del centro urbano e del territorio la cui ampiezza può variare, mediamente una a
una polis competeva un territorio che si estendeva per circa 2500 km ; abbiamo una testimonianza
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abbastanza improbabile di Aristotele che scrive che la città ideale, dal punto di vista territoriale,
doveva avere una grandezza in modo che un araldo (gli araldi erano funzionari pubblici incaricati di
trasmettere le informazioni ufficiali che i cittadini dovevano sapere), stando sull’acropoli, dando
voce a quello che doveva comunicare, con la sua voce potesse raggiungere i confini del territorio,
oppure la poteva essere facilmente abbracciata con lo sguardo; quindi l’idea di Aristotele è
χωρα
quella di una città piccola, di un sistema territorialmente circoscritto.
La conseguenza di questa organizzazione è la ristrutturazione dello spazio e un panorama in cui
vediamo queste polis; il territorio aiuta il formarsi di queste entità chiuse perché la Grecia è
cosparsa di piccole pianure incastonate tra catene montuose, quindi è il paesaggio geografico e
politico a suggerire una pluralità di centri per cui si dice che il sistema della Grecia era policentrico.
e costituiscono quindi un binomio complementare e polare che costituisce la polis; si
αστυ χωρα
tratta i due spazi che hanno ognuno la propria funzione per cui si assiste a una divisione dei compiti
e delle aspettative: la è lo spazio rurale dedicato alle attività agricole che quindi deve fornire
χωρα
le risorse per il sostentamento della popolazione, l’ è lo spazio urbano che si qualifica come
αστυ
spazio per eccellenza della vita politica e amministrativa, infatti qui si sviluppano le sedi delle
magistrature politiche e amministrative.
La polis nasce tra l’VIII e il VI sec e lo sviluppo del centro urbano appartiene a un programma di
monumentalizzazione, tuttavia la popolazione continua a vivere in campagna; Tucidide (cap. 14,
libro II) ci racconta di quando, durante la guerra del Peloponneso, Pericle fece trasferire tutta la
popolazione rurale in città e ciò significa che ancora nel 430 aC, poco prima della fine del V sec, la
popolazione in Atene era ancora eminentemente rurale anche dopo che la città era diventata una
potenza marittima.
L’ è quindi il centro urbano della polis, ma in questo senso veniva anche utilizzato il termine
αστυ
polis: Tucidide, nel cap. 15 del libro II fa derivare il termine polis da un più antico “ptolis” e dice
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che un tempo tale termine era riferito solo all’acropoli; si tratta di un ricordo dell’età micenea e di
quella posteriore, infatti quando crolla il potere miceneo la popolazione continua a vivere sulle
alture perché era più sicuro. Il termine, con l’espandersi del centro urbano ateniese in età arcaica ai
piedi dell’acropoli si estese poi a indicare tutto il nuovo insediamento, quindi Tucidide usa la parola
polis in senso puramente urbanistico. Questa informazione ci è stata confermata da ritrovamenti
epigrafici in cui per indicare il luogo dove venivano portate le offerte, cioè l’acropoli, viene
utilizzato il termine polis (infatti troviamo ). Anche i romani facevano una distinzione tra
εν πολει
urbs che indicava il centro urbano e civitas che indicava la città come l’insieme dei cittadini e gli
ordinamenti della città. Ad Atene, nonostante lo sviluppo del centro urbano, la popolazione
continua a vivere nelle campagne, quindi questo modello di città come somma di e
αστυ χωρα
non è tanto evidente nelle città greche della Grecia che si sono sviluppate su strutture preesistenti,
ma soprattutto in ambito coloniale perché tra il VII e il VI sec, le colonie sorgono ex novo e questo
criterio è particolarmente visibile. Mentre l’ era la sede dei centri amministrativi e anche dei
αστυ
maggiori templi, la era il territorio in cui si suddividevano i lotti di terra, i , da
χωρα κλεροι
assegnare ai coloni per la loro sussistenza ed era l’ecista a cui spettava il compito di dividere il
territorio e l’assegnazione dei .
κλεροι
La trasformazione e la nascita della polis (che, in quanto ente autonomo e sovrano, emetteva una
propria monetazione) ha comportato una trasformazione del paesaggio della Grecia e riflette delle
trasformazioni sociali che vanno di pari passo con le trasformazioni ecologiche; la creazione della
campagna non consiste nella creazione di un entità fissa, ma si è creata per la progressiva e lenta
espansione della ai bordi del territorio della città, infatti si cercava di occupare tutto il
χωρα
territorio possibile e di allargarsi in accordo con l’estensione della polis adiacente.
La polis è quindi un fattore di civiltà o così almeno è stata percepita dai greci; una testimonianza
interessante viene dall’Arcadia: da un passo di Pausania veniamo a conoscenza dei cambiamenti
che hanno interessato questi territori che hanno portato a una progressiva, oltre che trasformazione
in senso urbanistico, anche a una trasformazione in termini di civiltà. Pausania nel libro VIII traccia
la storia di questa regione collocata al centro del Peloponneso, montagnosa e ricca d’acqua, quindi
si trattava di un paese eminentemente pastorale che era rimasto fuori dalla civiltà urbana per molto
tempo. Pausania riporta un responso della pizia, dato tra il VI e il V sec, in cui si parla degli arcadi
che vengono detti “mangiatori di ghiande” (sappiamo che l’Arcadia era ricca di querce), quindi si
tratta di un popolo che tra la metà e la fine del VI sec era percepito dal resto dei greci come un
popolo che raccoglieva il cibo e che quindi non conosceva l’uso del cibo cotto. Non sappiamo però
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quanto vero fosse l’attardamento dell’Arcadia fino a questi livelli, ma sicuramente era un popolo
molto povero e arretrato.
Questa selvatichezza compare anche nella storia delle origini di questo paese, infatti Pausania scrive
che l’Arcadia non era sempre stata chiamata così, ma che prima era chiamata Pelasgia ed era retta
da Licaone, che significa l’uomo lupo, quindi già il nome rimanda a un mondo selvaggio; Licaone
aveva fondato il culto principale dell’Arcadia, cioè il culto in onore di Apollo Liceo, cioè Apollo
del lupo,a cui venne eretto un santuario, che venne conservato per tutta la storia dell’Arcadia, in
cima a un monte dove rimase isolato anche dopo che vennero fondate delle città. Con Licaone
abbiamo una serie di leggende che ricordano il sacrificio umano in Grecia, in quanto il culto di
Apollo Liceo farebbe proprio pensare a questo tipo di pratica, se non addirittura si potrebbe parlare
di cannibalismo. Licaone ebbe molti figli i cui nomi diedero il nome a molti centri abitati
dell’Arcadia, quindi si assiste a una prima fase di popolamento più selvaggio; Licaone aveva anche
un figlia, Callistò di cui si innamorò Zeus, ma quando Era venne a saperlo si arrabbiò e decise di
uccidere la ragazza. Callistò era incinta e Artemide, la dea protettrice della regione, decise di
salvare la fanciulla e il bambino che nacque, mentre Callistò venne trasformata in un’orsa e poi
venne portata in cielo e divenne la costellazione dell’orsa maggiore (il mito era una costruzione con
cui la comunità intendeva ricordare il proprio passato; esso era costruito dagli uomini per dare
verità a delle origini di cui avevano perso il ricordo storico o che volevano ricordare in un altro
modo). Il mito di Callistò è importante perché con il figlio, Arcade (arcas significava orso) si
concluse la dinastia dei figli di Licaone perché egli prese il potere e divenne il re dell’Arcadia;
l’uccisione e la scomparsa degli eredi legittimi del re aveva portato a una situazione di illegittimità
che venne giustificata creando una genealogia femminile, cosa che rappresentava un fatto
eccezionale. Da Arcade l’antica Pelasgia prese il nome di Arcadia, ma secondo Pausania Arcade
insegnò molte altre cose agli arcadi come la coltivazione dei cereali, la cottura del pane e la tessitura
degli indumenti. Quindi il passo di Pausania ci dice che la nascita di una struttura civilizzata si
collega all’introduzione della lavorazione dei campi e alle tecniche di trasformazione e di
lavorazione delle materie prime; in più l’introduzione della tessitura ci permette di capire che erano
state introdotte innovazioni tecnologiche. Quindi il cambio della civiltà va di pari passo con la
tradizione che ci fa conoscere lo sviluppo in questa regione dei primi fenomeni di urbanizzazione,
associati ad altri aspetti come quello del cambiamento della civiltà; questo fenomeno si sviluppa
prevalentemente tra l’VIII e il VII sec, ma in alcune regioni, come appunto l’Arcadia, esso si
sviluppa più lentamente e interessa anche i secoli successivi.
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Ma come nascono materialmente questi insediamenti? La situazione più semplice è appunto quella
delle colonie perché si tratta di città create ex novo, ma nella Grecia peninsulare troviamo una
situazione diversa, in quanto già vi era una popolazione insediata sul territorio greco che viveva in
villaggi, quindi esisteva già una tessuto sociale e un assetto territoriale.
Allora come si effettua il passaggio da questi insediamenti sparsi alle città? I greci chiamavano
questo fenomeno con una parola che indicava sia i meccanismi di formazione della polis, sia l’idea
di passare da una situazione di dispersione e frazionamento a una situazione di unità, sia l’idea di
passare dall’assenza di un’organizzazione politica a un sistema coordinato da un centro: tutto questo
i greci lo chiamavano con la parola sinecismo, ch