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La conquista di Anfipoli e la guerra sacra
Dopo l'opera di consolidamento, la prima conquista di Filippo fu Anfipoli nel 357 a.C. Questa città, situata sulla costa settentrionale della Tracia, era di fondamentale importanza per il controllo delle retrostanti miniere d'argento. Successivamente, Filippo conquistò altre città lungo la costa della Tracia. Nonostante Atene non gradisse affatto i movimenti di Filippo, non poteva intervenire perché era impegnata nella guerra con gli ex componenti della lega navale.
Grazie allo scoppio della III Guerra Sacra, Filippo ebbe la possibilità di intervenire nelle questioni della Grecia. Questa guerra era chiamata Sacra perché riguardava il controllo e la gestione dell'Anfizionia di Delfi, ovvero l'organismo di 24 membri che deteneva il controllo del santuario di Apollo, sacro a tutto il mondo greco. Il fattore scatenante fu l'accusa rivolta dai Tebani agli abitanti della vicina regione della Focide, di aver coltivato la terra sacra del tempio, rendendosi così responsabili di...
Un grande sacrilegio. Non è chiaro se i focidesi fossero veramente colpevoli, fatto sta che essi, pur difesi verbalmente da Sparta e da Atene, decisero di occupare il santuario stesso, causando lo scoppio della guerra.
In un primo tempo i Tebani sembrano prevalere. Onomarco, a capo dei Focidesi, senza alcuno scrupolo impiegò le ricchezze del tempio per ingaggiare mercenari, ottenendo notevoli successi che lo portarono a controllare buona parte della Grecia centrale.
Un tale sviluppo delle vicende preoccupò molto i Tessali, che al suo interno erano però divisi. Mentre da un lato vi era la città di Fere dal lato dei Focidesi, la città di Larisa decise di chiedere l'intervento di Filippo. Egli iniziò una durissima lotta contro Onomarco e i Focidesi, che riuscì a vincere nel 352.
Olinto. Dopo ciò la guerra continuò in Grecia centrale, coinvolgendo principalmente Tebani e Focidesi. Filippo invece cambiò fronte, dedicandosi...
Allo smantellamento dell'ultimo centro di potere autonomo in Grecia settentrionale, ovvero la confederazione delle città della penisola calcidica con capitale Olinto. La città fu rasa al suolo e i suoi abitanti venduti come schiavi. In questi anni Demostene inizierà a rendersi conto della pericolosità di Filippo, scrivendo la prima delle sue Filippiche. Con le sue Olintiache invece provò a convincere Atene ad entrare in battaglia di fianco ad Olinto, decisione che fu però presa troppo tardi.
LA FINE DELLA GUERRA E LA PACE DI FILOCRATE. Dopo aver ottenuto i risultati che desiderava, Filippo mostrò anche le sue eccellenti doti diplomatiche: si adoperò infatti per la conclusione delle ostilità. Si giunse così alla Pace di Filocrate, che stabiliva la fine della guerra sacra e sanciva un'alleanza tra Filippo e Atene, pur sapendo che si trattasse di un'alleanza piuttosto precaria.
Il trionfo e la morte. Negli anni
successivi alla Pace di Filocrate i rapporti tra Atene e la Macedonia divennero particolarmente tesi, nonostante non ci fosse stata nessuna dichiarazione di guerra. Ad Atene prese piede il "partito della guerra" con a capo Demostene. Il motivo di contesa tra Atene e Filippo non è più ormai la Grecia continentale ma una zona nella costa settentrionale dell'Egeo, nel Chersoneo. Essa da sempre desiderio degli Ateniesi, era molto importante per l'approvvigionamento di grano. Il clima si fa sempre più teso a seguito anche di altri avvenimenti, tanto è che quando Filippo sequestrò ad Atene delle navi da trasporto granario, iniziò ufficialmente la guerra (339). Ricomincia la guerra: Cheronea. Nello stesso anno la guerra riprende anche in Grecia con la Guerra di Anfissa, chiamata anche IV Guerra Sacra. Anche in questo caso vengono accusati i membri dell'Anfizionia delfica, gli Anfissei, di aver coltivato una terra.Ad Atene si diffonde il panico, e Demostene inizia ad attivarsi sul piano democratico.
Al suo appello non risposero molte città, ma Tebe si fece convincere, con lo scopo diportare la rivale dalla sua parte.
Demostene le offrì quindi il controllo dell'esercito.
Lo scontro finale avviene il 2 settembre 338 a Cheronea in Beozia.
Sull'ala destra i Tebani vengono sconfitti dal giovanissimo Alessandro appena 18enne,mentre sull'ala sinistra Filippo si occupò degli ateniesi.
La guerra di Corinto.
A questo ad Atene si diffuse il panico, e si arrivò addirittura a chiedere la liberazione deglischiavi purché collaborassero alla difesa della città.
I filo-macedoni Focione e Demade riuscirono però ad ottenere da Filippo delle condizioni dipace più cheonorevoli: egli restituì infatti gli schiavi senza chiedere alcun riscatto e non impedì il mantenimento della democrazia. 90Tebe invece fu trattata in maniera molto più dura e perse la sua influenza sulla confederazione Beotica. Pochi mesi dopo, a Corinto, Filippo organizzò un congresso di tutti i Greci (unica assente era Sparta), unendoli nella Lega di Corinto, che aveva come scopo una spedizione contro la Persia. Nel 336 però, Filippo venne ucciso a soli 45 anni da un certo Pausania. Un periodo da interpretare. Il periodo di cui abbiamo parlato è stato interpretato in molti modi diversi: - Se Filippo viene considerato come un barbaro invasore e Demostene come illiberatore, con il prevalere di Filippo a Cheronea finisce la storia greca, se con storia greca si vogliono intendere le vicende delle poleis indipendenti e se si considerano i Macedoni come invasori non greci. - Alcuni studiosi tedeschi nell'800 analizzarono i processi diunificazione apportata dalla Prussia e dalla Macedonia, entrambi piccoli stati che erano riusciti a compiere un processo di unificazione. In questo contesto, Demostene venne visto come un ostupido che cercò di opporsi ad un processo ineluttabile di unificazione, dunque Filippo venne invece ben visto. Altri pensano che la storia greca non si fermi a Cheronea ma si trasformi con spazi di autonomia più ridotti. Filippo, inserito in un contesto dove la violenza era all'ordine del giorno, evitò di macchiarsi di crudeltà inutili. Demostene fu invece visto come un uomo vigliacco, rissoso, violento e incline ad essere corrotto. L'unico caso in cui aveva visto giusto fu quando si rese conto della pericolosità di Filippo, nonostante gli ateniesi in un primo momento non gli avessero dato ascolto. Egli inoltre aveva paura di Filippo o di qualsiasi altra minaccia esterna perché in quanto facente parte della classe dirigente, non voleva.
perdere i suoi privilegi. Fu però proprio Filippo a mettersi a capo della difesa delle classi possedenti.
LA SICILIA E LA MAGNA GRECIA NEL IV SECOLO (405-337). Siracusa, Taranto e i popoli non greci.
Le vicende di Sicilia e Magna Grecia a partire dalla fine del V secolo sono segnate dal rapporto tra le fondazioni greche e le popolazioni che circondano le poleis.
In Sicilia i Greci riescono a mantenere una sorta di status quo con i Cartaginesi ma non riescono a prevalere su di essi, nonostante il carisma di Dionisio I.
Con lui si assisterà alla realizzazione di un vasto stato territoriale in cui verranno utilizzate delle strutture istituzionali le quali saranno poi adottate in Età Ellenistica nel resto del mondo greco.
La situazione in Magna Grecia invece è molto più drammatica perché i greci perderanno il controllo di molte poleis da loro fondate.
I primi anni. Ad approfittare della vittoria sugli ateniesi, più che gli stessi siracusani, furono i
cartaginesi, i quali per la prima volta dopo ben 70 anni compirono nuovamente una spedizione in Sicilia, conquistando in successione tra il 409 e il 406, Selinunte, Imera e Agrigento. La situazione a Siracusa era comprensibilmente drammatica. Dionisio, un giovane seguace di Ermocrate, approfittando della situazione di panico riuscì a farsi nominare comandante dell'esercito con pieni poteri (strategòs autocrator) poco più che ventenne. I siracusani gli daranno fiducia per più di 40 anni, stabilendo un vero e proprio record di durata di un dominio personale nell'intera storia della Grecia. L'anno seguente, i cartaginesi, pur nettamente superiori sul piano militare, accettarono di interrompere la guerra a causa di una pestilenza che aveva colpito l'esercito. Il controllo dei cartaginesi su buona parte della Sicilia venne confermato nel trattato di pace, ma in compenso fu riconosciuto il dominio di Dionisio I su Siracusa. In pochi anni Dionisio.consolidò il suo controllo sulla città e sulla Sicilia Orientale, per poi intraprendere preparativi in vista di una nuova guerra contro Cartagine. Il conflitto riprese nel 397 con la conquista di Mozia, grazie anche all'impiego di tecnologie di assedio come enormi torri semoventi e la catapulta, inventate proprio in quegli anni dagli ingegneri di Dionisio, tra cui il siracusano Archimede. Cartagine però reagì in modo efficace: con a capo il comandante Imilcone riuscì ad assediare Siracusa, quando però una nuova pestilenza costrinse i cartaginesi a far ritorno in Africa.
L'espansione in Italia. Grazie alla provvisoria calma sul fronte cartaginese, Dionisio dedicò i successivi anni all'estensione del suo dominio in Italia. Momenti importanti di questo processo furono ad esempio:
- la vittoria sul fiume Elleporo contro la Lega Italiota,
- l'assedio di Reggio,
- la colonizzazione Adriatica,
- l'attacco a Pirgi,