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L'IMPERO - Capitolo 1: ECONOMIA E SOCIETÀ COLONIALI A META' SETTECENTO

Dopo i grandi stenti dell'inizio del Seicento, le colonie britanniche conobbero un periodo di crescita demografica e di rapido sviluppo che non aveva precedenti in Europa fino a quel periodo. Seppure con modalità e intensità diverse a seconda dei luoghi, la crescita demografica e la ricchezza del Nuovo Mondo contribuirono a creare una condizione di benessere favorevole a sostenere lo sforzo bellico, fatto che avvantaggiava le colonie americane a scapito di quelle delle Indie Occidentali, costituite da una minore consistenza demografica e da un numero di schiavi che superava quello degli uomini liberi. L'improvviso incremento demografico era dovuto alla fertilità delle terre, alle attrattive economiche, politiche e religiose che spingevano gli abitanti della madrepatria a stabilirsi nei nuovi territori in cerca di maggior fortuna, ma anche all'emigrazione forzata degli schiavi.

africani. La popolazione immigrante proveniva prevalentemente dagli strati medio-bassi della società ed era molte volte perseguitata nella madrepatria per motivi religiosi o politici. L'eterogeneità di culture, lingue, origini conferirono all'ambiente coloniale un clima di apertura e libertà nella vita politica e nei costumi sociali che sarà alla base dell'affermazione dell'identità americana. Nonostante la grande maggioranza di bianchi liberi fosse impegnata nell'agricoltura, lo sviluppo di centri urbani non tardò a manifestarsi (anche se le città rimanevano agglomerati di poche migliaia di persone) e innescò conflitti sia a livello politico che sociale che sfoceranno in seguito nella rivoluzione. I conflitti a livello sociale furono alimentati da una marcata gerarchia nella società, dominata dalle élites e dalle differenze tra le tre ripartizioni geografiche delle colonie. Le colonie

Le colonie settentrionali, meno ricche e popolate, ma più urbanizzate, producevano soprattutto rum d'esportazione e materie prime quali legname, pellicce, prodotti navali e derivati della pesca. Nelle colonie del Centro e in quelle del Sud si concentravano maggiormente la ricchezza e la popolazione e si coltivavano cereali, riso, tabacco e cotone (a quest'ultime si deve la presenza di grandi piantagioni nelle colonie meridionali). Attraverso un fitto circuito di scambi con le colonie continentali, esse contribuivano al mantenimento delle ricchezze e della potenza della madrepatria - secondo i teorici mercantilistici - anche per escludere la concorrenza straniera. Con gli "atti di navigazione" l'Inghilterra aveva cercato di assicurarsi la completa dipendenza economica delle colonie stabilendo l'obbligatoria esportazione di prodotti americani direttamente in Gran Bretagna e l'importazione di manufatti britannici in America, (sistema che fu allentato con leggi successive).

nel corso del Settecento e che non sempre veniva rispettato a causa dell'inefficienza amministrativa inglese, più disposta a scendere a compromessi che a imporre rigidamente le leggi). L'ampliamento del mercato interno legato al progresso e all'incremento demografico, la copertura dei costi del governo civile e militare da parte della madrepatria, la protezione per terra e per mare e la garanzia di sbocchi di mercato furono solo alcuni motivi che favorirono lo sviluppo coloniale. Secondo Adam Smith i motivi della prosperità coloniale erano dovuti al sistema mercantile inglese, oltre all'abbondanza di terre fertili. Le istituzioni politiche e giuridiche aperte all'intraprendenza economica avevano favorito la moderazione delle tasse e l'alto livello dei profitti individuali con la conseguente elevata produttività del lavoro, bassi costi degli apparati di governo e di apparati ecclesiastici. Le comunità anglo-americane mostravano quindi

grande prosperità economica contrariamente agli stereotipi della cultura europea sulla sua debolezza anche attraverso l'alfabetizzazione largamente diffusa insieme con la stampa periodica, la costruzione di biblioteche e di società culturali.

cap2) AFFERMAZIONE DELL'IDENTITÀ AMERICANA E TRADIZIONE

Secondo Gordon Wood nel confronto tra società tradizionale a cui corrisponde la madrepatria e la modernità delle colonie dobbiamo tenere conto degli aspetti legati alla tradizione britannica che erano presenti nella cultura dei coloni americani. Le élites, che erano il gradino più alto della società coloniale, erano formate da gruppi di proprietari terrieri anglicizzati dei quali prestigio e potere erano percepiti come una superiorità di diritto. Molto forte era la devozione e il rispetto per la madrepatria, per l'autorità monarchica e l'appartenenza all'impero e i relativi privilegi in quanto sudditi erano.

diritti irrinunciabili per l'identità di ciascuno. Ciò era dovuto alla fedeltà verso il proprio luogo d'origine da parte della maggior parte degli abitanti e a causa della libertà e tutela dei diritti di cui nessuna altra colonia poteva beneficiare nella misura in cui era permesso agli americani. Gli elementi innovativi, invece, furono l'assenza di stratificazioni sanzionate legalmente, la mobilità sociale, un individualismo più marcato, la valorizzazione del lavoro e dei meriti personali. Nonostante il fatto che la difesa della libertà religiosa fosse stata uno dei fattori di maggior importanza per i nuovi insediamenti, l'America presentava una diversificazione tra colonie del nord e quelle del centro-sud (anche se prevaleva la religione calvinista tra tutte). Al nord si formarono congregazioni perfettamente integrate con le istituzioni civili, ma esse venivano controllate dalle élites politiche e religiose puritane. NelSud si era consolidata la Chiesa Anglicana pur senza possedere l'autorità e l'influenza esercitate in madrepatria. Nelle restanti colonie la libertà religiosa e la varietà di culti professati da ciascuna etnia, convivevano a stretto contatto come la popolazione stessa e così il dissenso cresceva. La Pennsylvania si distingueva per l'ampio grado di tolleranza e libertà religiosa. Tutto ciò rendeva la situazione delle colonie non diversa da quella europea. Alla vigilia della rivoluzione si arrivò al diffondersi di un'ansia di rinnovamento evangelico che fu denominata "il grande risveglio" e ciò influì molto sulla mentalità dei coloni in futuro. Questo portò il congrezionalismo e il presbiterianesimo a un'autonomia maggiore rispetto alle altre realtà locali e a contribuire alla formazione di una nuova identità americana (nonostante la permanenza di differenze etniche ereligiose)Fino all'indipendenza i coloni americani tendevano più a considerarsi abitanti di una data zona che cittadini americani e la guerra dei Sette Anni testimoniò la superiorità delle milizie americane rispetto a quelle britanniche tanto da permettere l'instaurarsi di un sentimento di autostima e di patriottismo mai conosciuti fino ad allora. La costruzione di una nazione federale e repubblicana e la dichiarazione d'indipendenza possono essere considerati fatti molto importanti per il superamento della tradizione britannica e la conseguente nascita dell'identità americana.

ISTITUZIONI E POLITICA IN UNA COMUNITÀ IMPERIALE

A NOBLE CHINA VASE

Capitolo 1: IL PRIMO IMPERO BRITANNICO E L'AMERICA

Il primo impero britannico non era una struttura di autorità organizzata tale da tenere legati a sé i possedimenti oltreoceano, esso rappresentava di fatto per essi solo la sovranità della corona e la mancanza di

Un solido apparato centrale che consentirà alle colonie il completo sviluppo in un modo sempre meno compatibile con la supremazia inglese. L'esercizio del potere sulle colonie continuò ad appartenere al re e al suo consiglio privato, ma gli affari coloniali erano controllati da diverse istituzioni quali:

  • il "Board of trade" per gli affari meridionali (Segretariato di Stato)
  • l'Ammiragliato
  • il ministero della guerra
  • il ministero del tesoro

GOVERNO E CULTURA POLITICA IN EPOCA PRERIVOLUZIONARIA

Il nord America possedeva istituzioni di autogoverno locale che comprendevano consigli cittadini e di contea culminanti nell'assemblea o camera bassa, formata da deputati eletti dagli abitanti. L'assemblea si affiancava al governatore e ai consigli provinciali (di nomina regia) e dopo la Gloriosa rivoluzione cominciò a reclamare l'esercizio del potere legislativo autonomo in un sistema di governo rappresentativo che aveva lo scopo di difendere i

diritti dei sudditi. I rapporti tra questi nuovi organi e l'autorità imperiale furono occasione di conflitto numerose volte, ma contribuì a un grado di rappresentatività per la popolazione tale che il numero di uomini ammessi al voto era quadruplo rispetto alla madrepatria. I governatori, nominati dal re, agivano da suoi rappresentanti e ne incarnavano l'autorità imperiale (espressa mediante le istituzioni regie). Essi erano assistiti dal consiglio e avevano i compiti di veto legislativo, nomina dei funzionari e giudici, potere di sciogliere le assemblee. Ciò urtava l'opinione politica orientata verso l'ideologia Whig. Nel corso del settecento le assemblee erano riuscite ad avanzare d'importanza e a mantenere il controllo su gran parte delle decisioni riguardanti procedure e regolamenti interni. Le crescenti competenze in materia finanziaria avevano posto nelle mani di queste ultime uno strumento a svantaggio del potere esecutivo chedovuto alle spese sostenute durante la guerra con la Francia. Per cercare di ripagare questo debito, il governo britannico decise di imporre una serie di tasse sulle colonie americane. Queste tasse includevano il Sugar Act del 1764, che imponeva una tassa sullo zucchero importato, e il Stamp Act del 1765, che richiedeva l'acquisto di timbri per tutti i documenti ufficiali. Queste misure furono fortemente contestate dalle colonie americane, che si sentivano tassate senza rappresentanza nel Parlamento britannico. I coloni credevano che solo le loro assemblee locali avessero il diritto di imporre tasse su di loro. Questa tensione portò alla formazione di gruppi di protesta come i Figli della Libertà, che organizzarono boicottaggi e manifestazioni contro le tasse britanniche. La situazione si aggravò ulteriormente nel 1773 con l'approvazione del Tea Act, che concedeva alla Compagnia delle Indie Orientali il monopolio del commercio del tè nelle colonie americane. Questa legge portò alla famosa protesta del Boston Tea Party, in cui i coloni gettarono a mare una nave carica di tè britannico. Tutti questi eventi contribuirono a creare un clima di crescente insoddisfazione e tensione tra le colonie americane e il governo britannico. Nel 1774, i rappresentanti delle colonie si riunirono nel Primo Congresso Continentale per discutere delle loro preoccupazioni e delle possibili azioni da intraprendere. Questo periodo di tensione e conflitto culminò infine nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America nel 1776, che segnò la fine del dominio britannico sulle colonie americane.

saldare senza poter contare sull'appoggio della madrepatria. Il ministero in carica programmò allora la difesa e la colonizzazione dei territori

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Publisher
A.A. 2009-2010
6 pagine
7 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Roggero Martina.