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Altrettanto interessante è l’ulteriore analisi dell’autore inerente il rapporto tra
l’espressione artistica e la fotografia digitale, esplorato soprattutto nella prospettiva di
avanzato ambito speculativo sul medium. Una relazione complessa che risentirebbe,
nella prospettiva della fotografia analogica, della connessione (“diretta”!) che il
medium intratterrebbe con il reale mentre, per quel che concerne quella digitale, essa
sembrerebbe, all’opposto, strutturalmente predisposta invece verso un’arte
immaginata come una dimensione totalmente sconnessa dalla realtà, assolutamente di
sintesi, con ampie possibilità di elaborazione sotto il profilo linguistico e la
conseguente riaffermazione della figura autoriale, apparentemente dissolta nel
procedimento analogico (comunque meccanico) preesistente alla fotografia numerica.
Queste analisi sono seguite da un’indagine intitolata“Sul campo”, realizzata
attraverso una serie di schede dedicate ad alcuni casi “esemplari” che fungono da
pre-testo per un’ulteriore riflessione inerente la natura del medium e le sue relazioni
con il reale.
E relativamente, ancora, al rapporto tra la realtà e il mezzo fotografico, è stimolante
anche la rilettura dell’appendice intitolata “L’asse Rose/Duchamp”, già pubblicata
precedentemente e dedicata, ancora una volta, a ribadire il ruolo di “reliquia”, di
frammento del reale, della fotografia. Non mera rappresentazione, dunque, ma
frazione ri-proposta del mondo concreto, una vera e propria ricomparsa, una
“resurrezione” del reale. In questa prospettiva, il possesso dell’immagine di un
qualunque (s)oggetto equivarrebbe, pertanto, alla “tangibile”, quanto contraddittoria,
disponibilità del modello riprodotto. Una paradossalità, quella della fotografia -
un’icona, all’apparenza, che però funziona come un indice – che la porta ad
assomigliare ad un quadro benché agisca al pari di un ready made di duchampiana
memoria, ovvero come una sorta di richiamo “diretto” di un pezzo di reale, così come
generalmente lo si intende.
Andando oltre le relazioni della fotografia con il mondo sensibile, e occupandosi
nuovamente dell’identità del mezzo, il testo contiene un ultimo contributo che
potrebbe, ad un primo sguardo, apparire meramente folkloristico, sebbene finisca per
riflettere nuovamente sulla peculiarità della fotografia. Il saggio, infatti, è dedicato
all’annosa contesa per l’assegnazione del titolo di patrona della fotografia ad una
serie di sante tra le quali c’è anche santa Veronica Giuliani oltre, ovviamente, a Santa
Lucia, la patrona della vista, e ad un’altra celebre Santa Veronica, ovvero la pia
donna che “fotografò” l’immagine del volto di Gesù su un lenzuolo di lino (in
analogia con quanto sarebbe avvenuto ad un altro celebre telo, ovvero quello della
“Sacra Sindone”).
Ma quali che siano le riflessioni inerenti l’Aldilà, anche con il passaggio al digitale è
sempre il rapporto (problematico) del medium con il reale uno dei fondamentali nodi
critici dell’annosa querelle sull’ambigua natura di un medium che pur non essendo la
realtà ne è, se non altro, un apparente “analogon perfetto” (Barthes). Una fotografia,
appunto. Perché come ben riassume Marra, le immagini fotografiche sono vere e
proprie “realtà parallele con le quali concettualmente ci rapportiamo come se ci
trovassimo nel reale fisico di primo grado”.
Diversamente da quanto il titolo potrebbe far intendere, questo non
è un libro contro il digitale, anzi: le nuove forme tecnologiche
odierne sembrano poter amplificare alcune delle potenzialità della
fotografia tradizionale, basti pensare al formidabile utilizzo delle
fotocamere dei cellulari nella produzione e archiviazione di "oggetti"
di memoria. L'avvento del digitale, l'affermazione di una tecnologia
che fa della manipolazione la sua arma migliore, sembrano aver
dissipato le critiche mosse a teorici, artisti e operatori di epoca
analogica, secondo le quali la fotografia di prima generazione
veniva considerata un mezzo di duplicazione della realtà, incapace
di "mentire" e, quindi, di produrre forme culturali. Ma con il
passaggio dall'analogico al digitale, definito da molti epocale e
dirompente, la fotografia ha veramente cambiato modalità e
filosofia di rappresentazione? Andando oltre la querelle tra gli
"apocalittici" e gli "integrati", tra coloro che rimpiangono i prodotti a
traccia chimica e quelli che ne annunciano l'inesorabile tramonto
celebrando i fasti del nuovo sistema, l'autore propone un confronto
originale delle due tecnologie per tornare a riflettere su questioni
fondamentali, etiche ed estetiche, dell'identità fotografica, sul ruolo
e la responsabilità dell'autore, sull'arte e la comunicazione più in
generale. ı
La parola passa alla difesa. Potrebbe essere cos` riassunto l’intento con cui Claudio
Marra scrive il suo libro L’immagine infedele, un trattato di dife- sa contro correnti e
teorici che proclamano l’avvento della fotografia digitale come una rivoluzione a
discapito della fotografia analogica, considerata or- mai morta e senza neanche troppi
rimpiant