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Unità d'Italia

Il 17 marzo 1861 fu proclamato il regno d'Italia. Esso era formato da territori dello stato sabaudo e dalle province dei ducati padani, delle marche, dell'Umbria, del granducato di toscana e del regno delle due sicilie che durante la seconda guerra d'indipendenza avevano votato i plebisciti. La scienza del diritto restò ancorata alle impostazioni d'oltralpe privilegiando l'esegesi dei testi ai quali il giurista doveva strettamente attenersi ed evitando ogni attività interpretativa. Sul piano della dottrina l'egemonia francese fu progressivamente scalzata dalla crescente attenzione per la scuola storica e la pandettistica diffuse in area germanica e si promosse un rinnovamento basato sulla critica ai metodi formalistici e astratti in uso e sulla ricerca di criteri sperimentali e storici. Il ruolo del giurista fu rivalutato trasformandosi da quello subalterno di mero esegeta a quello attivo e centrale di depositario di un.sapere fondamentale per la costruzione dello stato unitario e Enrico Ferri elaborò i principi della scuola positiva del diritto penale che metteva in evidenza i fattori sociali e psicologici del diritto. Nel complesso l'assetto giuridico italiano rimaneva arretrato rispetto ai cambiamenti sociali ed economici del tempo. All'interno del parlamento le due formazioni politiche, la destra e la sinistra, non configurarono il tanto esaltato bipartitismo del modello inglese perché la loro composizione sociale era analoga e non induceva ad una contrapposizione netta tra esse ma piuttosto alla formazione di vaste alleanze di centro. Dopo l'avvento della sinistra al potere questa tendenza, anziché correggersi, si accentuò progressivamente dando vita al fenomeno del trasformismo. Dopo l'avvento della sinistra, il presidente del consiglio rafforzò progressivamente il suo ruolo, alla competizione con il sovrano si sostituì col tempo una maggiore.

intesa, utilizzata spesso in funzione antiparlamentare, e questa tendenza raggiunse il suo apice con Francesco Crispi che ricoprì la carica di primo ministro per 8 anni. Alla degenerazione in atto si manifestò un acceso dibattito nel quale si chiedeva l'applicazione letterale del testo Albertino nella parte in cui prevedeva la dipendenza totale dei ministri del re. Dopo la crisi di fine secolo il decreto di Giuseppe Zanardelli consolidò le prerogative del presidente del consiglio attribuendogli numerose e incisive funzioni di coordinamento, direzione e controllo sui ministri, e riservandogli la nomina delle maggiori cariche dello stato e la formazione della linea politica del governo. L'ordinamento giuridico era articolato in vari gradi di giurisdizione, i più bassi erano costituiti dal giudice conciliatore e dal pretore presso i quali si svolse in realtà la grande maggioranza delle controversie di questo periodo. Le controversie riguardanti il commercio

Erano risolte dai tribunali di commercio. Funzioni di rilievo presso i tribunali civili e penali erano attribuite alla figura per il pubblico ministero. Nel complesso il sistema era insoddisfacente e non assicurava l'indipendenza del potere giudiziario, poiché la magistratura risultava dipendente dall'esecutivo che decideva sulle promozioni, sui provvedimenti disciplinari, e anche sui trasferimenti. Con le leggi di Vittorio Emanuele Orlando fu compiuto un importante passo avanti verso l'autogoverno dei giudici con la creazione del consiglio superiore della magistratura, i cui membri avevano funzioni consultive e deliberative in materia di nomine, promozioni e trasferimenti. Nella pubblica istruzione ricordiamo la legge di Michele Coppino che imponeva l'obbligo scolastico dai sei ai nove anni, stabiliva finanziamenti per i comuni e aumentava gli stipendi dei maestri. Ulteriori passi furono realizzati con la legge Orlando che estese l'obbligo scolastico a dodici anni.

e promosse l'alfabetizzazione degli adulti mediante corsi serali e festivi a carico dello stato. Nel campo delle università, la legge Casati riservava allo stato la gestione degli atenei ammettendo accanto all'insegnamento pubblico quello privato e ponendo entrambi sotto la vigilanza del governo, tuttavia fu lasciata agli studenti una certa libertà nella scelta dei piani di studio. L'organizzazione della sanità restò carente e arretrata per tutto il periodo. L'unificazione legislativa fu realizzata, come quella amministrativa, in base a una delega con la quale si autorizzò il governo ad elaborare una codificazione che avrebbe dovuto entrare in vigore l'anno successivo. Furono promulgati il 25 giugno 1865 i CODICI CIVILE, di procedura civile, di commercio e della marina mercantile mentre la legislazione penale seguì un percorso diverso. Il CODICE CIVILE fu promulgato da Giuseppe Pisanelli nel 1865. Era diviso in 3 libri. Nel primolibro, seguendo lo schema francese si introdusse l'istituto del matrimonio civile; la disciplina sulla famiglia tendeva a privilegiare decisamente quella legittima ponendo i figli naturali in una condizione di netta inferiorità. Nei rapporti patrimoniali fra coniugi venne mantenuto il tradizionale sistema di comunione dei beni; nei confronti dei figli veniva migliorata la disciplina della patria potestà introducendo la partecipazione marginale e sussidiaria della madre. Nell'ambito dei diritti reali, il legislatore si attenne ai principi liberali di esaltazione e difesa della proprietà privata, concepita in senso romanistico come pieno e assoluto dominio sulle cose. Il terzo libro trattava dei vari modi di acquisto e trasmissione della proprietà e di altri argomenti connessi ad essa. Per quanto riguarda il CODICE DI PROCEDURA CIVILE si procedette anche in questo caso all'applicazione di un sistema ricalcato sul piemontese che era una diretta derivazione di quello.francese.CODICE PENALE 1890. Nel settore del DIRITTO PENALE l'uniformità normativa tardò a realizzarsi perché, mentre al territorio del regno fu esteso il codice sabaudo del 1859, la toscana mantenne il suo codice del 1853, considerato universalmente uno dei migliori d'Europa, dal quale fra l'altro era stata eliminata la pena di morte. Il merito principale della realizzazione del nuovo codice è attribuito al guardasigilli Giuseppe Zanardelli; il codice entrò in vigore il 1 gennaio del 1890. Esso era diviso in tre libri: dei reati e delle pene in generale, dei delitti in specie, delle contravvenzioni in specie. Si abbandonava la tripartizione napoleonica in crimini, delitti e contravvenzioni per adottare la più razionale bipartizione in delitti e contravvenzioni, derivata dalla tradizione toscana. Fu abolita la pena di morte, dei lavori forzati e delle pene infamanti. Fu eliminato il sistema rigido dei gradi di pena prestabiliti in base allagravità dell'atto criminoso lasciano spazio alla libera determinazione del giudice. La pena maggiore era l'ergastolo ed era concepito come perpetua segregazione diurna e notturna per almeno sette anni. Per i reati meno gravi erano previsti il confino, la multa e l'interdizione dai pubblici uffici. Durante la prima guerra mondiale si acuì la consapevolezza delle lacune e della arretratezza della legislazione italiana e furono emanate durature modifiche in campo civilistico e misure utili al progresso come quelle relative alla tutela dei lavoratori. Gli aspetti principali del profondo mutamento costituzionale furono: l'aumento dei poteri del capo del governo fino a configurare lo stato italiano come una diarchia retta dal re e da Mussolini, poi l'inserimento del partito fascista nell'apparato statale, la forte limitazione delle autonomie locali, l'imposizione di un partito unico e la soppressione delle libertà individuali. Per alcuni

Storici l'ordinamento fascista fu un regime totalitario, simile a quello nazista e stalinista, mentre per altri fu autoritario o a vocazione autoritaria perché in Italia, nonostante lo stravolgimento dell'assetto precedente, il partito fascista non prevalse sullo stato ma al contrario fu integrato nello stato che restò il fulcro del regime. La sua azione fu limitata, sia pure in modo marginale, dalla permanenza dell'istituto monarchico, dalla azione della chiesa, e da una residua autonomia in alcuni settori pubblici, quali la magistratura, l'esercito e l'università.

I principali organismi dei quali Mussolini si servì per rafforzare il potere del fascismo, furono la milizia volontaria per la sicurezza nazionale, e il gran consiglio del fascismo. La legge del 24 dicembre 1925 modificava profondamente il ruolo del presidente del consiglio, trasformandolo nella nuova figura del capo del governo, primo ministro, segretario di stato, nominato e revocato dal re.

E responsabile solo di fronte all'indirizzo politico generale del governo. Durante il 2° conflitto mondiale il sovrano fu messo da parte e le decisioni e la direzione delle operazioni belliche furono assunte direttamente dal duce, che in una prospettiva sempre più personalistica e autocratica evitò anche di convocare il gran consiglio, ma fu proprio questo, in seguito ai disastrosi risultati della guerra, a prendere l'iniziativa per determinare una svolta istituzionale quando votò l'ordine del giorno invitando Mussolini a dimettersi e chiedendo al re di riassumere le supreme responsabilità della politica estera e delle forze armate. Mussolini fu arrestato e Vittorio Emanuele III affidò la presidenza del consiglio al maresciallo Pietro Badoglio. Il governo Badoglio procedette rapidamente allo smantellamento delle strutture fasciste. Dopo la liberazione dall'occupazione nazifascista si procedette all'epurazione della

stato. Nel 1931 venne promulgato il nuovo Codice Penale, che rappresentò un importante passo avanti nella modernizzazione del sistema giuridico italiano. Nel frattempo, si avviò anche la normalizzazione del paese, con un momento significativo rappresentato dalle elezioni amministrative del 1946, che videro per la prima volta la partecipazione delle donne. Già nell'immediato dopoguerra, emerse la necessità di emendare e aggiornare la codificazione, e questo compito fu affidato al guardasigilli Alfredo Rocco. Con la legge del dicembre 1925, il nuovo ministro ottenne l'autorizzazione per emendare il codice penale, la procedura penale, le leggi sull'ordinamento giudiziario e apportare modifiche e aggiunte al codice civile. Il settore penale fu sottoposto immediatamente a un intenso lavoro di revisione, mentre per il settore civile si procedette con maggiore lentezza. Nel 1926 fu istituito il tribunale speciale per la difesa dello stato, e venne reintrodotta la pena di morte per attentati contro il re e la sua famiglia, nonché per i delitti contro la sicurezza dello stato. Nel 1931 venne promulgato il nuovo Codice Penale, che rappresentò un importante passo avanti nella modernizzazione del sistema giuridico italiano.penale e il codice penale militare. Questi codici rappresentarono una delle principali basi legislative del regime fascista e furono utilizzati per reprimere ogni forma di opposizione politica. Il codice penale del regime fascista prevedeva pene molto severe per i reati contro lo Stato. La propaganda contro il regime, ad esempio, era considerata un reato e veniva punita con la reclusione. Inoltre, il codice penale prevedeva anche pene per chiunque diffondesse notizie false o tendenziose che potessero danneggiare l'immagine del regime. Il codice di procedura penale, invece, disciplinava le modalità di svolgimento dei processi penali. Questo codice garantiva al regime fascista un controllo totale sul sistema giudiziario, permettendo di reprimere qualsiasi forma di opposizione in modo rapido ed efficace. Infine, il codice penale militare disciplinava i reati commessi all'interno delle forze armate. Questo codice prevedeva pene ancora più severe per i reati commessi dai militari, garantendo al regime fascista un controllo totale anche sulle forze armate. In conclusione, i codici penali del regime fascista rappresentarono uno strumento fondamentale per reprimere ogni forma di opposizione politica e garantire il controllo totale del regime sul sistema giudiziario e sulle forze armate.
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Publisher
A.A. 2010-2011
27 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher skunkworks di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia Dell’esperienza Giuridica Moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi del Sannio o del prof Ciancio Cristina.