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RICCHI E POVERI

Se la "grande prosperità" seguita alla guerra mondiale aveva ridotto il divario tra le nazioni europee e il Giappone con gli Stati Uniti (convergenza di natura non solo economica ma anche tecnologica, di produttività e di stili di vita -> americanizzazione come dimostra il consumismo diffusosi anche nelle società europee), questo divario era diventato marcato ormai tra le economie industrializzate e quei Paesi che cominciarono ad essere definiti "paesi sottosviluppati" o "non industrializzati". Questi ultimi rappresentavano al maggior parte della superficie del globo ed erano al di sotto della media del PIL lordo pro capite mondiale (che potremmo assumere come soglia di povertà). Tra questi la Cina, gran parte dell'Africa, il subcontinente indiano ed il sudest asiatico. Sebbene questi paesi fossero molto diversi tra loro per estensione, regime politico e cultura condividevano alcune caratteristiche:erano localizzate nell'emisfero meridionale o aree equatoriali- economie a traino del settore primario (agricoltura e miniere)- elevati tassi di crescita demografica;- erano colonie, ex-colonie o protettorati- erano segante da una cronica instabilità politica (no Cina e india però)

LA NATURA DEL SOTTOSVILUPPO

Il sottosviluppo era determinato da una serie di fattori tra loro interconnessi.

Innanzitutto la struttura economica era fortemente sbilanciata verso un settore primario: in molti di questi paesi infatti l'agricoltura era di sussistenza ed in alcuni casi non era neanche stanziata mentre il settore estrattivo permetteva da alcuni paesi di compensare le importazioni di beni di consumo, industriali e necessari per l'agricoltura.

Convive con produzioni destinate al mercato internazionale soggette a elevata volatilità dei prezzi.

Il settore primario inoltre si era ulteriormente indebolito con la fine della guerra e delle esportazioni verso i paesi.

belligeranti ma facevano eccezione i paesi esportatori di petrolio (questi come il Qatar, Kuwait ed Emirati erano protettorati britannici e non sorprende che avessero PIL superiori addirittura da alcuni dei paesi industrializzati). L’instabilità del settore primario, soggetto al clima e alle variazioni dei prezzi, tirava in basso anche il settore secondario e gli investimenti esteri, che alla luce delle scarse capacità di risparmio e quindi consumo delle popolazioni sviluppate, non venivano attratti. Altra criticità era che agli scarsi redditi si aggiungeva la crescente pressione demografica dovuta agli aiuti occidentali per alleviare la povertà e aumentare la bassa speranza di vita: il risultato fu un costante peggioramento delle condizioni di vita di questi paesi che cominciarono a dipendere dagli aiuti internazionali. —> Forbice tra reddito pro capite stagnante e popolazione crescente per effetto di politiche di aiuti internazionali con conseguente

Peggioramento delle condizioni di vita

LA DECOLONIZZAZIONE

Nonostante la fine della prima guerra mondiale avesse posto fine ai grandi imperi, una vasta porzione del globo alla fine del secondo conflitto mondiale si trovava ancora in una condizione di colonia imperiale sotto il controllo inglese, francese, olandese, italiano, giapponese o sovietico.

Il Commonwealth andava dal Canada all'Africa centro-orientale, dalla Palestina al Suez, dalla penisola arabica all'India e dall'Australia alla Nuova Zelanda; la Francia controllava l'Africa settentrionale, l'Olanda l'Indonesia, l'Italia la Libia e il Corno d'Africa e l'URSS coincideva con i confini dell'ex impero russo.

La guerra, a differenza della precedente, aveva coinvolto anche questi territori da cui vennero reclutati e morirono mezzo milione di soldati (un esempio fu l'Ottava armata Britannica). Alla fine però la guerra accelerò un processo di disgregazione.

accelerato ulteriormente negli anni 50-60 per culminare nel 1962 nella sanguinosa guerra tra Francia e Algeria, già in atto da tempo con movimenti indipendentisti e anti-coloniali che si diffondevano sempre di più. A rendere il processo più facile fu il nuovo assetto geopolitico, che vedeva il declino delle nazioni europee tradizionalmente colonialiste e l'ascesa dei due blocchi guidati da USA e URSS, in guerra fredda tra loro. Gli Stati Uniti in particolare vedevano nel dominio coloniale, oltre che l'antitesi del principio di autodeterminazione, il focolare dell'ideologia comunista e lo ostacolarono in ogni modo. Gli USA erano contrari al permanere degli imperi coloniali in Asia perché il loro timore era che la presenza/ritorno europeo avrebbe rischiato di immettere degli elementi conflittuali (come infatti fu nella guerra di Corea e Vietnam) in un'area strategica (in cui ad esempio la Cina aveva ritrovato la sua compattezza ma in unregime totalmente diverso da quello occidentale). Gli europei non avevano comunque più la forza di impegnarsi in scacchieri così lontani. L'imperialismo inoltre diventa politicamente insostenibile nel contesto della guerra fredda perché i paesi che si trovano "male" in uno schieramento possono sempre trovare supporto nell'altro. Ciò fu dimostrato anche dalla posizione del Paese nel tentativo francese di ristabilire il controllo su Indocina e durante la crisi di Suez del 1956. Il Canale era sempre stato amministrato da un'impresa franco-inglese, da quando fu costruito da questa nel 1869 circa. Quando nel 1956 lo stato egiziano/arabo decise di nazionalizzare il Canale, a ciò si oppose l'Israele sostenuto da Francia e Inghilterra che avevano da sempre controllato tale infrastruttura importante nei commerci internazionali e che occupano il canale. Nasser e l'Egitto sono alleati dell'URSS che si schierò dalla loro.

Parte e ciò provocò l'intervento degli USA e le potenze europee furono costrette a ritirare le proprie truppe -> finiva così la spinta all'imperialismo europeo. Il colonialismo era diventato anacronistico ma soprattutto insostenibile politicamente.

L'instabilità politica dopo l'indipendenza non cancella i drammatici problemi del sottosviluppo (povertà, analfabetismo, dipendenza dal commercio internazionale, gracilità della base manifatturiera) ed emerge invece la fragilità delle nuove classi dirigenti e il ruolo dell'esercito.

All'indipendenza tuttavia in molti casi non seguì la prosperità e la ricchezza (ora i paesi che erano liberi dal controllo straniero), ma anzi in molti paesi seguirono fasi di instabilità e regimi dittatoriali, fino a sfociare nella dittatura militare.

Ai problemi strutturali (dipendenza dal settore primario, arretratezza del commercio manifatturiero, pressione demografica,

alti livelli di povertà, carenza di capitale umano... che azzoppavano le economie sottosviluppate, si aggiunse la mancanza di una classe dirigente capace di strutturare l'apparato burocratico e istituzionale necessario alla modernizzazione. I leader delle ex colonie che le avevano guidate all'indipendenza non furono altrettanto capaci nel gestire l'apparato burocratico e istituzionale.

USA e URSS dal canto loro, misero in atto delle strategie volte ad attrarre i neo-costituiti stati nelle relative sfere di influenza, tramite l'utilizzo anche di aiuti economici. Non si tenevano così in considerazione le progettualità individuali dei nuovi protagonisti.

Queste emersero però nel 1955 alla conferenza di Bandung in Indonesia che, col fine di promuovere la cooperazione tra le ex colonie, condannò l'ingerenza delle due superpotenze e pose le basi per il movimento dei "non allineati" che si sarebbe ufficializzato a...

Belgrado nel 1961. -> 29 paesi afroasiatici si erano uniti per dare un messaggio alle lare nazioni, cioè che non si sarebbero schierati né con un blocco né con l'altro e che anzi volevano essere uno polo a parte e che potessero fare anche da ponte -> segno di evoluzione e di un universo che non merita più l'etichetta di terzo mondo ma di tanti terzi mondi differenziati tra loro che adottano linee politiche profondamente divergenti. -> L'America Latina fu il modello a cui molti paesi alla ricerca di una politica economica si ispirarono (Import-substituting Industrialization).

Discorso a parte meritano Cina e India che alla fine della guerra videro rispettivamente finire la guerra civile, con la vittoria dei comunisti di Mao Zedong (1949) e il dominio britannico col raggiungimento dell'indipendenza pacifica (1947). Esse si trovavano però ora in una ruolo economico meno che marginale.

Con la Cina con un PIL di un quinto rispetto alla media mondiale, e l'India poco sopra, una popolazione complessiva di un miliardo su quasi tre totali, un settore primario che componeva il 40% delle economie e un bassissimo grado di urbanizzazione. Entrambe erano poi accomunate da una lunga storia di declino che avevano l'opportunità di determinare adesso:

  • L'India era stata una colonia britannica, progressivo arretramento per mezzo degli inglesi e entrata nell'orbita dell'impero britannico perdendo la propria sovranità da cui sarebbe uscita nel '47 con Gandhi e l'indipendenza e rottura in India induista e mussulmana che costituisce il Pakistan occidentale e orientale (Bangladesh).
  • La Cina dopo le guerre dell'oppio era indebolita e subordinata alle decisioni occidentali e tra le due guerre fu anche occupata dal Giappone. La Cina non aveva mai conosciuto un vero e proprio colonialismo ma disgregazione e indebolimento, clausole punitive ecc.
da parte dello Stato sull'economia, con la collettivizzazione della terra e la nazionalizzazione delle imprese. Furono implementati piani quinquennali con l'assistenza dell'URSS. Dopo un iniziale successo nel periodo 1953-1958, la Cina subì un drammatico crollo nel periodo 1958-1963, con conseguenze catastrofiche come la carestia e milioni di morti. La Cina, nonostante le difficoltà, consolidò il suo intervento e controllo dello Stato sull'economia.livello statale. Questo programma mira a eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione e a trasferire il controllo e la gestione delle attività economiche al governo centrale. La collettivizzazione dei mezzi di produzione implica che le aziende e le industrie diventino di proprietà dello Stato o di organizzazioni collettive, come cooperative o sindacati. La pianificazione centralizzata, invece, prevede che il governo determini in modo dettagliato cosa, come e quanto produrre, nonché come distribuire le risorse e i beni prodotti. Questo sistema economico è spesso associato al socialismo e all'idea di un'economia pianificata e controllata dallo Stato.
Dettagli
A.A. 2020-2021
84 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FrancyFrancyFrancyFrancy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano o del prof Bigatti Giorgio.