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33 LO SVILUPPO DELL’UNIONE SOVIETICA DALLA NASCITA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Nel passaggio tra Ottocento e Novecento, la Russia assume una posizione peculiare in quanto attraversata da una

serie di elementi anche molto contraddittori tra loro. Un paese ancora alla metà dell’Ottocento agricolo, guidato

dallo zar e che aveva abolito la schiavitù soltanto nel 1861 e che tentò tra il 1890 e il 1900 di accentuare un processo

d’industrializzazione caratterizzato da:

1. Tassi di crescita più alti di altri Paesi (dovuti al livello di partenza molto più bassi rispetto agli stessi Paesi).

2. Lo sviluppo dell’industria tessile e meccaniche pesanti.

3. L’istallazione di un circuito siderurgico nel bacino di Donetz.

4. Lo sfruttamento del petrolio del Caucaso. 25

Tra i principali elementi di crescita nel periodo antecedente la prima guerra mondiale troviamo:

1. Lo sviluppo dei trasporti e della ferrovia.

2. Il ruolo dello Stato per l’incremento della domanda pubblica.

3. L’attrazione degli investimenti esteri tramite le operazioni effettuate dal sistema bancario e garantite dallo

Stato.

Malgrado questi timidi segnali di ripresa, la situazione economica rimase molto grave in virtù dei conflitti politici –

sociali presenti nel Paese. Negli anni immediatamente precedenti lo scoppio della guerra fu varata la riforma agraria,

basata sull’abolizione delle proprietà comuni nei villaggi e la divisione delle terre comuni.

Nel 1914 la Russia entrò in guerra accanto a Francia e Gran Bretagna pur avendo un’industria in crescita,

un’agricoltura basata su modelli di conduzione tradizionali e forti divisioni politiche e una Duma in mano ai partiti

antigovernativi ma impotenti di fronte al potere dello zar Nicola II.

La partecipazione russa alla guerra portò dei risultati tremendi con carestie e aumenti dei prezzi di prodotti

alimentari, con conseguenti rivolte e agitazioni popolari. Nacquero le prime organizzazioni operaie di opposizione al

regime mentre anche nelle truppe divennero più frequenti casi di diserzione e di ribellione. Nel marzo del 1917,

Nicola II abdicò e fu creato un governo provvisorio che per la prima volta non rispondeva allo zar. Nel settembre

dello stesso anno fu proclamata la nascita della Repubblica Russa, ma il 25 ottobre i bolscevichi, l’ala estrema del

partito comunista guidati da Vladimir Lenin assunse il potere del palazzo d’inverno e proclamò la fine della

repubblica.

Da questo momento fino al coinvolgimento russo nella seconda guerra mondiale si possono distinguere tre fasi

dell’attuazione del comunismo sovietico:

1) Il comunismo di guerra 1917-1921. Vide contrapposto il partito bolscevico e diversi gruppi contro-

rivoluzionari riunitisi per contrastare i comunisti, appoggiati economicamente e militarmente dalla Francia,

Usa e Gran Bretagna.

Lo scontro derivò anche dalla decisione di Lenin di uscire unilateralmente dalla prima guerra mondiale. I

bolscevichi fondarono nel 1922 l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ponendo come obiettivo la

socializzazione dei mezzi di produzione agricole e industriali. Le principali politiche economiche portate

avanti furono: la concessione delle terre agricole ai soviet dei contadini; la socializzazione dei mezzi di

produzione; la nazionalizzazione delle imprese e commerci; il passaggio delle banche sotto il controllo dello

Stato; l’aumento dell’inflazione per finanziare i costi della guerra civile.

Nonostante tutto il Paese non uscì dalla crisi economica, infatti, durante questa fase si registrò: una

contrazione della produzione agricola, un crollo della produzione industriale, il crollo dei commerci interni e

circa cinque milioni di morte di fame.

2) La NEP 1921-1928. Di fronte all’aumentare della crisi Lenin propose l’avvio di un’economia mista. Questo

modello comportò la modifica della struttura economica sovietica:

Agricoltura: furono sostituite le requisizioni dei beni in natura con il pagamento d’imposte in denaro; in

questo modo si concedeva ai contadini di rivendere sul mercato una parte dei prodotti della terra; nasceva

una piccola classe di proprietari terrieri.

Industria: fu favorita la nascita e la compresenza della piccola azienda accanto a quella pubblica, rimaneva

presente il ruolo di programmazione dello Stato; veniva riaperto il commercio interno.

La nuova politica economica riuscì a risollevare in parte l’economia del Paese, ma con la morte di Lenin la

NEP fu lentamente abbandonata lasciando il posto alle nuove strategie del successore Joseph Stalin.

3) La Pianificazione 1928-1941. Il progetto di Stalin si basava sul rafforzamento dell’esperienza comunista

all’interno dell’Unione Sovietica attraverso un processo d’industrializzazione forzata che mettesse la nazione

in condizione di competere con le altre potenze mondiali a scapito dei consumi e dell’agricoltura.

34 L’ESPANSIONE DELLA GERMANIA NAZISTA E LA SECONDA GUERRA MONDIALE

La crisi della repubblica di Weimar, scoppiata definitivamente all’inizio degli anni Trenta si basava su due

presupposti:

 Uno di carattere economico, legato agli effetti della crisi degli anni venti.

 Uno di carattere politico, legato all’instabilità istituzionale e ai fermenti estremisti che crescevano nel Paese.

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Dopo la crisi del 1929, il Partito Nazista riesce a conquistare consensi basando la sua propaganda contro il nemico

interno (i militari che si sono arresi, i politici che non sono riusciti a tutelare gli interessi del Paese) e nei confronti del

nemico esterno.

A tutto questo si aggiunge la propaganda anti ebraica, presente nell’ideologia hitleriana con lo sterminio della razza

ebraica.

In questo contesto, sfruttando il successo delle elezioni politiche e la debolezza dei suo avversari politici, Hitler

venne nominato cancelliere nel gennaio del 1933 e successivamente si fece nominare Presidente della Repubblica.

Gli obiettivi della politica economica del nazismo erano:

1) Rispettare l’impegno assunto con la popolazione e portare il Paese fuori dalla crisi.

2) Accompagnare, attraverso le scelte economiche, le politiche strategiche e di potenza del regime.

Per rispettare l’impegno assunto con la popolazione e diminuire la disoccupazione nel 1933 fu varato un piano

d’investimenti pubblici nei settori del trasporto e dell’edilizia, attraverso l’emissione di certificati di credito dello

Stato verso le imprese. Lo Stato controllava e pianificava la programmazione economica, lasciando ovviamente la

libertà d’iniziativa delle imprese private.

Per quanto riguarda il secondo ambito, la politica di Hitler fu incentrata su tre obiettivi:

1) La conquista di quello che egli era definito lo spazio vitale, ossia da un lato l’allargamento dei confini e

dall’altra la costruzione di una rete di territori da utilizzare o come luoghi di deportazione degli ebrei o con lo

scopo di accrescere i beni e servizi che servono per sostenere la potenza tedesca.

2) La politica di riarmo come strumento per risollevare l’industria tedesca.

3) Le misure discriminatorie e di deportazione dei cittadini di religione ebraica.

Dal 1936 fu varata una politica di riarmo che si basava sulla stretta collaborazione tra lo Stato e le industrie private,

attraverso una forte pianificazione da parte dello Stato in grado di definire gli obiettivi da raggiungere e lo

sfruttamento dei Paesi.

35 IL MONDO E L’ECONOMIA DEL SECONDO NOVECENTO

La seconda guerra mondiale rappresenta una nuova cesura nella storia del Novecento sotto diversi punti di vista:

I. Sotto il profilo politico, perché rappresenta la vittoria delle democrazie occidentali, temporaneamente

alleate con l’URSS.

II. Sotto il profilo economico perché la guerra ha rappresentato per molti Paese una possibile via d’uscita dalla

crisi del 1929.

III. Sotto il profilo scoiale, poiché la guerra cambia per sempre il rapporto tra individuo e società.

La seconda guerra mondiale ebbe alcune conseguenze di carattere economico particolarmente significative:

I. La guerra accelera la crescita di alcuni settori industriali, soprattutto negli Usa.

II. Si modificano i livelli degli scambi mondiali e delle relazioni internazionali tradizionali.

III. La guerra porta a un rafforzamento o alla nascita di nuove alleanze politiche-commerciali.

IV. Si registrano effetti molti gravi nei Paesi che parteciparono alla guerra.

V. La guerra porta a una modifica strutturale del rapporto Stato ed Economia.

Le conseguenze di carattere politico sociale più significative sono:

I. Cambia la geografia e la geo-politica mondiale.

II. Determina definitivamente la fine della centralità europea.

III. Segna l’ascesa non solo economica ma anche politica degli Stati Uniti.

IV. Determina la contrapposizione est-ovest e l’avvio del bipolarismo mondiale URSS-USA.

V. Determina l’avvio del processo di decolonizzazione dei Paesi africani e asiatici.

L’espansione del secondo Novecento assume caratteri straordinari in virtù:

 Della rapidità. Nel volgere di pochi decenni si modificano i parametri secolari che avevano retto l’economia,

demografia e lo sviluppo sociale, attraverso una nuova accelerazione.

 Dell’intensità. Queste modificazioni interessano tutti i principali settori della vita sociale e si allargano

lentamente anche ai Paesi primi inclusi nella periferia del sistema economico.

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 Della diversificazione e della contrapposizione dei primi modelli economici che sostengono questo sviluppo.

Per la prima volta nasce un modello economico di tipo socialista totalmente antietico rispetto a quello

capitalista.

L’incremento della ricchezza assoluta a livello mondiale registrato tra il 1950 e la crisi del 2008 ha rappresentato

forse un passaggio unico nella storia dell’umanità. Questo grazie anche alla crescita demografica dei paesi che fino a

quel momento non avevano avuto la transizione demografica dovuta al processo d’industrializzazione in questi

Paesi.

I cambiamenti strutturali a livello economico si possono dividere in quattro settori:

Settore industriale

I. I mutamenti del settore coinvolgono da un lato sia la scoperta di nuove tecnologie come il nucleare che di

alcuni settori tipici della seconda rivoluzione industriale come l’industria automobilistica e aeronautica.

II. Allo stesso modo ciò che colpisce è l’assoluta velocità dei mutamenti che cambiano non solo il concetto di

produzione ma anche quello stesso di lavoro.

III. È bene ricordare inoltre che la distribuzione della produzione mondiale era ancora concentrata nel nord del

mondo almeno fino agli anni Ottanta del Novecento.

Agricoltura

I. Il settore agricolo conosce straordinari incrementi di produttività.

II. Cresce la produzione nei Paesi arretrati.

III. Si registra una diseguaglianza nella distribuzione mondiale.

Energia

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A.A. 2017-2018
45 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Pier22 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Universita telematica "Pegaso" di Napoli o del prof Bonoldi Andrea.