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IN OCCIDENTE LA GRAN BRETAGNA GLI STATI UNITI
•paesi che precedentemente avevano dipeso in •durante la guerra aveva imposto nuovi dazi, i •già prima della guerra avevano dazi
misura notevole dal commercio internazionale dazi rimasero e furono aumentati relativamente elevati, li portarono alla fine delle
introdussero una varietà di restrizioni (tariffe ostilità a livelli mai visti
•1932 politica protezionistica ufficiale
protezionistiche, limitazioni e divieti di •Ogni nuova misura restrittiva provocava la
•negoziò numerosi trattati commerciali bilaterali
importazione) 报复
ritorsione di altre nazioni i cui interessi
in cui abbandonava il principio della nazione più
•cercarono di stimolare le esportazioni per venivano pregiudicati
favorita
mezzo di sussidi o provvedimenti analoghi •Il volume mondiale di scambi, che era più che
raddoppiato nei due decenni precedenti la
guerra, nei due decenni successivi eguagliò
raramente il livello prebellico
La Gran Bretagna era stata fino al 1917 la maggiore finanziatrice dello sforzo bellico alleato → al loro ingresso in guerra gli Stati
Uniti subentrarono alla Gran Bretagna nel ruolo di principali finanziatori
- Tra gli alleati europei i prestiti erano stati solamente nominali: infatti si aspettavano di poterli cancellare alla fine
della guerra
- Gli Stati Uniti, invece, vedevano nei prestiti un’iniziativa commerciale: pur acconsentendo dopo la guerra ad una
riduzione degli interessi e ad un allungamento del periodo di rimborso, insistettero sulla restrizione totale del
capitale
- La Francia e la Gran Bretagna pretesero che la Germania pagasse non solo i danni arrecati ai civili ma anche il costo
sopportato dai governi alleati per la prosecuzione della guerra
- Il compromesso finale prevedeva che la Germania pagasse quanto gli Alleati pensavano di poter ragionevolmente
ottenere, ma per rispetto verso Wilson (presidente statunitense) l’intero ammontare fu chiamato riparazioni
Le restrizioni economiche imposte dagli Alleati, insieme con la debolezza interna della repubblica di Weimar, resero
tuttavia impossibile per il governo tedesco ricavare un surplus sufficiente per i pagamenti annuali.
Nel 1922 il valore del marco cominciò a crollare in maniera disastrosa in conseguenza della forte pressione dei pagamenti
in conto riparazioni, alla fine dell’anno la pressione era così forte che la Germania sospese del tutto i pagamenti.
Nel 1923 truppe francesi e belghe occuparono la Ruhr (I francesi si ritirarono dalla Ruhr alla fine del 1923)
Il governo stampò quantità enormi di cartamoneta per indennizzare gli operai e i datori di lavoro della Ruhr, mettendo
in moto un’ondata d’inflazione incontrollata.
Nel 1923 il marco valeva letteralmente meno della carta su cui era stampato, le autorità monetarie tedesche ritirarono
il marco dalla circolazione sostituendo con una nuova unità monetaria, la Rentenmark.
Tutti gli stati succeduti alla monarchia asburgica, la Bulgaria, la Grecia e la Polonia soffrirono allo stesso modo di
un’inflazione galoppante.
PIANO DI DAWES
- Una commissione internazionale convocata sotto la presidenza di Dawes (banchiere e finanziere americano)
raccomandò una graduale diminuzione dei pagamenti annuali
- Il cosiddetto “Prestito Dawes”, i cui fondi furono raccolti in gran parte negli Stati Uniti, permise alla Germania di
riprendere il pagamento delle riparazioni e di tornare al gold standard nel 1924
- Un secondo afflusso di capitali americani in Germania sotto forma di prestiti privati alle municipalità e alle grandi
società tedesche, da impiegare nella modernizzazione tecnica e nella razionalizzazione
- In questo modo la Germania ottenne anche la valuta estera necessaria per pagare le riparazioni
Gran Bretagna in crisi…
Con la guerra la Gran Bretagna perse mercati e investimenti esteri, buona parte della marina mercantile ed altri fonti estere
di reddito.
Tuttavia essa dipendeva dalle importazioni di prodotti alimentari e materie prime, e si trovò gravata di responsabilità mondiali
come amministratrice di nuovi territori oltremare.
Era necessario esportare, e tuttavia le fabbriche e le miniere rimanevano inoperose mentre la disoccupazione saliva.
I provvedimenti presi dal governo per affrontare i problemi economici furono inefficaci.
L’unica soluzione per la disoccupazione fu il sussidio, un sistema inadeguato a sostenere le famiglie dei disoccupati ma nello
stesso tempo molto oneroso per un bilancio già sottoposto a tensioni eccessive.
Per il resto, la politica economica del governo consistette principalmente in una riduzione delle spese, il che privò la nazione
degli interventi urgentemente necessari di espansione e modernizzazione di scuole, ospedali, autostrada ed altre opere
pubbliche.
La Gran Bretagna aveva abbandonato nel 1914 il gold standard.
Nel 1925 il cancelliere Wiston Churchill, decise il ritorno della Gran Bretagna al gold standard alla parità di anteguerra.
Per mantenere la competitività delle industrie britanniche fu necessario comprimere i salari.
L’effetto complessivo fu una redistribuzione del reddito in favore dei possessori di rendite a spese dei lavoratori.
L’industria del carbone fu una di quelle maggiormente colpite dalla perdita dei mercati esteri e dalla lievitazione dei costi.
I minatori di carbone tra i lavoratori britannici furono i più radicali: già nei primi anni dopo la fine della guerra avevano
organizzato diversi grandi scioperi.
Di fronte alla prospettiva di un taglio dei salari in conseguenza del ritorno al gold standard, il primo maggio del 1926 i minatori
scesero in sciopero e persuasero molti altri sindacati ad unirsi a loro in quello che avrebbe dovuto essere uno sciopero
generale.
Lo sciopero generale lasciò un’amara eredità di divisioni e odio di classe, che rese ancor più difficile ogni azione nazionale
concertata contro i problemi sia interni che internazionali.
Nei tardi anni venti la maggior parte dell’Europa prosperò.
Dal 1924 al 1929, sembrò che si fosse effettivamente tornati alla normalità.
La riparazione dei danni materiali era un fatto per lo più compiuto, i più urgenti e immediati problemi postbellici erano stati
risolti e con l’istituzione della Società delle nazioni sembrava che fosse albeggiata una nuova era nelle relazioni internazionali.
Molti paesi, in particolare gli Stati Uniti, la Germania e la Francia, attraversarono un periodo di prosperità.
Tuttavia le basi di questa prosperità erano fragili, e dipendevano dal continuo afflusso spontaneo di fondi dall’America alla
Germania.
La Grande Contrazione (1929-1933)
A differenza dell’Europa, gli Stati Uniti uscirono dalla guerra più forti che mai
- Essi erano passati da paese debitore netto a creditore netto
- Avevano strappato ai produttori europei nuovi mercati sia in patria che all’estero
- Godevano di una bilancia commerciale estremamente favorevole
- Popolazione in crescita
- Veloce progresso tecnologico
•Nel 1920-1921 erano stati colpiti, come del resto d’Europa, da una sensibile depressione, ma la
flessione si era rivelata di breve durata e per quasi un decennio l’economia in crescita attraversò
solo fluttuazioni di secondaria importanza
•La nuova prosperità era distribuita in modo estremamente ineguale tra le classi medie urbane da
un lato e i lavoratori di fabbrica e gli agricoltori dall’altro
Nell’estate del 1928 le banche e gli investitori americani cominciarono a limitare gli acquisti di
titoli tedeschi e di altri paesi per investire i propri fondi sul mercato azionario di New York, che di
conseguenza iniziò una spettacolare ascesa
Verso la fine dell’estate del 1929 l’Europa stava già avvertendo la tensione provocata dalla
cessazione degli investimenti americani all’estero, e persino l’economia americana aveva smesso
di crescere
•Il 24/10/1929 un’ondata di vendite per panico nel mercato azionario fece crollare i prezzi dei
titoli e cancellò milioni di dollari che esistevano solo sulla carta → crollo di Wall Street
•Il 29/10/1929 una seconda ondata di vendite
•Le banche richiesero il pagamento dei prestiti effettuati, obbligando altri investitori a gettare le
proprie azioni sul mercato a qualunque prezzo
•Gli americani che avevano investito in Europa bloccarono ogni ulteriore investimento e
vendettero quanto possedevano per riportare in patria i capitali
I mercati finanziari si stabilizzarono, ma i prezzi delle merci erano bassi e continuavano a
scendere, trasmettendo la pressione a paesi produttori
Nel maggio del 1931 la Creditanstalt austriaca di Vienna sospese i pagamenti.
Nonostante il governo austriaco congelasse i patrimoni bancari e proibisse il ritiro dei fondi, il panico si diffuse in Ungheria,
Cecoslovacchia, Romania, Polonia e soprattutto in Germania, dove in giugno si verificò un ritiro massiccio di fondi che determinò
il fallimento di diverse banche.
In base a quanto previsto dal Piano Young, la Germania era tenuta ad un ulteriore pagamento in conto riparazioni il 1° luglio.
Negli Stati Uniti il presidente Hoover propose una moratoria (sospensione) di un anno su tutti i pagamenti intergovernativi di
debiti e riparazioni, ma era troppo tardi per arrestare il panico.
La Francia prese tempo, e il panico si propagò alla Gran Bretagna, dove il 21/09/1931 il governo autorizzò la Banca d’Inghilterra
a sospendere i pagamenti in oro.
Diversi paesi duramente colpiti dalla diminuzione dei prezzi dei prodotti primari avevano già abbandonato il gold standard e
diversi altri, ancora nominalmente legati ad esso, avevano però sospeso i pagamenti in oro.
Gli scambi internazionali caddero drasticamente tra il 1929 e il 1932, inducendo analoghe, ma meno drastiche, contrazioni della
produzione manifatturiera, dell’occupazione e del reddito pro capite.
Una delle caratteristiche fondamentali delle scelte di politica economica del 1930-1931 era stata l’unilateralità della loro
applicazione: le decisioni di sospendere il gold standard e di imporre dazi e contingenti erano state prese dai governi nazionali
senza consultazioni o accordi internazionali, e senza considerare le ripercussioni o le reazioni delle altre parti in causa.
Finalmente, nel giugno del 1932, a Losanna, in Svizzera, si riunirono i rappresentanti delle principali potenze europee per
discutere le conseguenze della scadenza della moratoria di Hoover. Nonostante gli europei fossero d’accordo sul porre
virtualmente fine alle riparazioni, e con esse ai debiti di guerra, l’accordo non fu mai ratificato per l’inesistenza degli Stati Uniti.
Le riparazioni e i debiti di guerra perciò caddero semplicemente nel dimenticatoio, toccò a Hitler nel 1933 porre fine alla schiavitù
degli intere