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Origini e impatto dell'inflazione in Italia

Prima vigeva il criterio del controllo del credito totale interno, cioè finanziamento del pubblico a scapito del privato. Adesso viene dato più spazio al finanziamento del settore privato. Nonostante tutto, gli anni dopo il '79 sono ancora di inflazione (20% annuo!) sopra la media europea.

Le origini dell'inflazione sono:

  1. Inflazione importata: aumento del corso del dollaro provoca aumento del costo delle importazioni.
  2. Inflazione da prezzi amministrati: aumenti delle tariffe pubbliche.
  3. Inflazione da tassi di interesse: tassi di interesse cresciuti sui mercati internazionali.

Negli anni dei cambi flessibili, l'inflazione era gradita alle imprese in quanto via per aumentare i prezzi più dei salari e ridurre il costo del lavoro. Dopo l'80, l'inflazione è diventata un fenomeno da subire per le imprese, che ne riduceva la competitività esterna.

La difficoltà in cui si trovavano le esportazioni italiane nei mercati esteri era uno stimolo salutare per l'ammodernamento dell'industria.

I benefici vengono meno dopo il 85, con la caduta del corso del dollaro. Negli anni dei cambi flessibili, le imprese italiane erano diventate arrendevoli rispetto agli aumenti dei salari; ora diventarono ostili a ogni aumento dei salari ed effettuarono ogni sforzo per accrescere la produttività del lavoro battaglia delle imprese per la riforma della scala mobile, ma anche veloce ristrutturazione dei processi produttivi. Negli anni di adesione allo Sme, la bilancia commerciale italiana si andò progressivamente deteriorando sia per movimenti di merci che per i servizi (assicurazioni, noli, ecc.) saldi passivi nella manifattura. In passato, i saldi parziali della bilancia dei pagamenti (movimenti di merci e di capitali) venivano considerati obiettivi separati; adesso si compensano mediante importazioni di capitali: a questo scopo, i tassi di interesse vennero tenuti a livelli più alti degli altri mercati finanziari aprendo possibilità di investimento vantaggiose.

agli speculatori stranieri. Vennero liberalizzati i mercati finanziari allo scopo di facilitare l'ingresso di capitali. Politica dei tassi elevati - conseguenze:
  1. effetti depressivi sugli investimenti a discapito del progresso
  2. governo costretto ad intervenire a favore della grande industria con sussidi e investimenti aggravando il debito pubblico
  3. indebitamento dell'Italia verso l'estero avvio stagione delle vendite di imprese italiane a capitale estero.
VI. L'industria italiana nell'area commerciale comunitaria. Nei primi anni della Ce, l'industria italiana aveva trovato il suo spazio nella tacita divisione del lavoro:
  • i paesi avanzati si dedicavano all'industria tecnologicamente d'avanguardia
  • l'Italia ha spazio nell'industria tradizionale: bevande, tessili, abbigliamento, cuoio, scarpe, mobili, legno, ceramica, vetro, materiali da costruzione, prodotti in metallo, macchine agricole e industriali, apparecchi elettrici, TV, auto
elettrodomestici. Falliti tentativi di acquisire posizione nei settori avanzati (nel nucleare, nell'informatica ecc.) fenomeni di "deviazione dei commerci" anziché di "creazione dei commerci". Negli anni 80 alcuni fattori contribuirono a rendere più fragile la politica italiana: a. concorrenza dei Nic dell'estremo Oriente (Taiwan, Singapore, Cina ecc.) specializzati negli stessi settori dell'Italia ma con manodopera a minor costo b. allargamento paesi della Ce (diventata Cee poi Ue nel 95), che comprende ora paesi concorrenti dell'Italia come Spagna, Grecia, Portogallo che hanno costi inferiori, anche se di poco, a quelli italiani c. riunificazione Germania nuovo spazio economico che riporta all'interno dell'economia europea paesi in grado di concorrere con l'Italia. Esemplare il caso della Fiat che pur avendo il monopolio quasi assoluto nella produzione italiana (dopo aver inglobato Ferrari, Lancia, Alfa, ecc.)

(Autobianchi) vede cadere la propria quota del mercato italiano dal 60 al 40%. Parte dell'industria italiana viene trasferita nei paesi in via di sviluppo es. abbigliamento in Ungheria, guanti in Oriente…

Conseguenze dell'integrazione europea per l'Italia:

  • quote d'importazione non saranno più decise unilateralmente dall'Italia ma concordate in sede europea
  • un grande mercato europeo rappresenterà una maggiore attrazione per le imprese americane e giapponesi ad aprire filiali in Italia
  • i negoziati Gatt e la creazione della Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) hanno portato a una più ampia liberalizzazione del mercato mondiale.

Per tutti gli anni 80 fino al 92, il commercio estero ha presentato saldi molto negativi nel settore petrolio, energia, prodotti agricoli, carni, latte, prodotti chimici, macchine per ufficio, auto; sono in attivo macchine utensili, motocicli, tessili, abbigliamento, cuoio, calzature, mobili, gomma, plastica.

Nel complesso l'equilibrio degli scambi con l'estero è giudicato favorevolmente. I settori considerati d'avanguardia tecnologicamente (chimica, elettronica, macchine di precisione), sono quelli nei quali la quota di export è cresciuta meno e viceversa. In relazione ai conti con l'estero, la situazione migliora dopo il 92 (anno della svalutazione). Nel settore servizi, sono in passivo: noli merci, spese per flotte, scambi brevetti e tecnologie, prodotti cinema e Tv; si riduce l'attivo nel turismo. I servizi hanno avuto per molto tempo il ruolo di spugna contro la disoccupazione ruolo di stabilizzazione sociale. Considerando che l'industria è stata spinta all'ammodernamento dall'inflazione, a questa inflazione ha contribuito anche il terziario - L'ITALIA FUORI DALLO SME.I. La svalutazione del settembre 92. Con la riunificazione della Germania, il fabbisogno di investimento era aumentato e quindi non era.

più in grado di esportare capitali finanziari quanto prima; continuò ad esportare capitali a lungo termine solo per consolidare i legami con i mercati commerciali lontani (Estremo oriente) e ad importare capitali a breve termine per compensare.

L'espansione della domanda interna ed il disavanzo della Germania influirono sui suoi partner commerciali tra cui l'Italia, ormai abituata ad attingere capitali a breve termine dalla Germania.

Nel '92 la Bundesbank aumentò il tasso di sconto dall'8% al 8,75% e quindi anche l'Italia fu costretta ad alzarlo fino al 15%. Il presidente del Consiglio Amato presentò un disegno di legge ("legge dei pieni poteri") secondo la quale in caso di emergenza economica il governo era autorizzato a prendere qualsiasi misura; il disegno non venne mai discusso.

La Banca d'Italia, senza dichiarare l'uscita dallo Sme, in settembre annunciò l'astensione dell'Italia.

Dall'effettuare la quotazione quotidiana della lira; ogni impegno a stabilizzare la nuova parità (annunciata dal Comitato monetario europeo poco prima) veniva abbandonato.

Da qui iniziò un periodo di svalutazione della lira che in 3 anni raggiunse il 40% rispetto al dollaro ed al marco.

Queste vicende riguardavano oltre all'Italia, Finlandia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Svezia, Gran Bretagna.

Gli sforzi per ricostituire lo Sme iniziarono subito (con una banda di oscillazione del 15%), e pure il cammino verso la moneta unica.

Le autorità economiche italiane convinte che la struttura dell'economia italiana non giustificasse una svalutazione e che si trattasse quindi di speculazione, tentarono di resistere impegnando 53.000 miliardi di riserve che poi, una volta stabilizzato il cambio al livello iniziale, gli speculatori (che si erano finanziati in lire per convertirle in valuta estera) sarebbero stati costretti a riconvertire nuovamente il lire senza alcun

vantaggio.Il tentativo di difendere la lira non andò a buon fine: l'Italia perse miliardi di riserve valutarie e gli speculatori ottennero guadagni vendendo lire per riacquistarle a svalutazione avvenuta.

II. Svalutazione e inflazione.Svalutazione graduale eccita le aspettative di ulteriore svalutazione e induce le imprese a aumentare i prezzi in via precauzionale causando inflazione, in misura maggiore di una svalutazione secca.Contrariamente alle aspettative, la svalutazione assunse andamento graduale ma l'inflazione rimase meno del previsto.

Interpretazioni contrastanti:principio dell'inflazione da domanda: la svalutazione era stata accompagnata da una manovra di compressione della domanda globale attraverso il contenimento della spesa pubblica e l'aumento del prelievo fiscale:

  • sospesi pensionamenti anticipati
  • bloccati i contratti di assunzione nella p.a.
  • sospeso l'aggancio delle pensioni all'andamento dei salari
  • portato il riferimento
utilizzare strategie di pricing dinamico. Inoltre, l'inflazione da costi può essere influenzata da fattori come l'aumento dei salari, dei costi delle materie prime e delle tasse. Inflazione da domanda (Keynes): i prezzi dei beni e dei servizi sono determinati dalla domanda aggregata e dalla capacità produttiva dell'economia. Se la domanda supera l'offerta, i prezzi tendono ad aumentare. L'inflazione da domanda può essere causata da fattori come l'aumento dei consumi, degli investimenti e delle esportazioni. Inflazione da aspettative (Friedman): le aspettative degli operatori economici riguardo all'inflazione futura possono influenzare i prezzi correnti. Se le persone si aspettano un aumento dei prezzi, possono aumentare i loro prezzi e salari in anticipo, alimentando l'inflazione. Allo stesso modo, se le persone si aspettano una riduzione dei prezzi, possono ridurre i loro prezzi e salari, contribuendo alla deflazione.

Meno all'andamento della domanda. La manovra del governo è stata assistita comunque da un po' di fortuna, infatti la svalutazione si è inserita in un periodo di prezzi calanti per le materie prime.

III. L'andamento dei cambi. Fra settembre 92 e novembre 96 il corso dei cambi ha subito numerose fluttuazioni, non lineari ma a sbalzi. La lira si è svalutata del 45% rispetto al marco, 41% rispetto al dollaro, 77% rispetto allo yen. L'idea è che il corso della lira fosse legato non solo alle componenti strutturali dell'economia ma anche alla fiducia politica che il governo in carica riscuote.

1) sett. 92: le voci di crisi provocano corse agli sportelli da parte dei depositanti impauriti che ritirano i risparmi indebolimento lira.

2) nov. 92: il governo ottiene dal Parlamento ampie deleghe per le riforme nella sanità e nelle pensioni dando sicurezza di forza politica rafforzamento lira.

3) inizio 93: eventi in parte estranei

All'economia italiana provocano ancora l'indebolimento della lira.

4) apr. 93: Ciampi (governatore Banca d'Italia) incaricato di formare il governo: fiducia dei mercanti

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
19 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Brescia o del prof Belfanti Carlo Marco.