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PRIME LUCI NEL PRIMO TRENTENNIO DEL DOPOGUERRA (1942-1975)
LA CRISI AMERICANA DEL 1907 (11 seconda parte)
Nel 1907 il mercato italiano venne contagiato dalla crisi americana, in particolare la Borsa di Genova che allora era la
principale; tale crisi aveva comportato crolli nelle quotazioni di Wall Street e run ei depositi nelle banche statunitensi,
molti delle quali erano state costrette a chiudere (falliscono soprattutto quando si verificano queste crisi finanziare
perché perdono fiducia, che è la base del loro patrimonio).
E’ in quest’occasione che si comprende che i problemi venivano amplificati dalla mancanza di trasparenza: le
asimmetrie informative provocavano gravi danni spingendo comportamenti perversi dagli operatori più informati, ed
erano sconosciuti il grado di solvibilità delle banche (come dimostrato dagli audits che il vecchio banchiere JPMorgan,
incaricato di risolvere la crisi in assenza di una banca centrale, dovette comandare per fare un po’ di luce).
Nel 1908 il Credito Italiano, una delle maggiori banche dell’epoca, creò il primo “annuario finanziario” delle società
italiane, che forniva informazioni sia sulle singole società sia in forma aggregata. Venne chiamato “Notizie statistiche
sulle società italiane per azioni” e si proponeva di rilevare i dati su tutte le imprese al di sopra di una determinata
soglia di capitale. Erano pubblicati i dati anagrafici delle singole società, la composizione dei rispettivi consigli di
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amministrazione e collegi sindacali, una sintesi dei principali dati di bilancio e la storia della società attraverso la
descrizione delle operazioni intervenute nel capitale.
Le grandi banche miste
- 1870 nasce la Banca di Genova che diventa nel 1894 il Credito italiano a seguito di una concentrazione
- 1894 nasce la banca Commerciale Italiana (Comit) sotto la spinta di capitali austro- tedeschi
- 1914, nasce la Banca Italiana di Sconto (fallita nel 1921)
LA STAMPA ECONOMICA ( “il Sole” - 25 prima parte)
La stampa economica all’inizio del XX secolo era inevitabilmente condizionata dalla povertà di informazioni finanziarie
disponibili dalle fonti cosiddette “ufficiali” e dalla limitatezza dei suoi contenuti.
- Nel 1865 era nato “il Sole”, principale foglio che consisteva in due pagine e quattro facciate; era nato
dall’iniziativa di imprenditori e commercianti vicino al settore tessile e poco dopo Pietro Bragiola Bellini ne
aveva assunto la guida e anche la totale proprietà.
- La figlia del Bragiola Bellini sposò Achille Bersellini che nel 1902, alla morte del suocero, assunse la direzione
del giornale. Il Bersellini era entrato diciottenne nella tipografia del “Sole” e dopo sette anni era già stato
promosso a capo redattore.
- Nel 1905 riuscì ad assorbire il quotidiano concorrente “Il Commercio”, fondato da Sormani nel 1880.
L’operazione avvenne concentrando le due imprese originarie in una nuova società “ la società Anonima la
Stampa Commerciale”. I documenti a disposizione non permettono di ricostruire i successivi passaggi di
proprietà delle azioni, ma è vero che Bersellini si sia progressivamente assicurato la maggioranza del capitale.
Egli era appoggiato con una partecipazione significativa dalle due maggiori banche dell’epoca, la
Commerciale e il Credito Italiano (rispettivamente 6 e 5%). La partecipazione fu assai redditizia se si tiene
conto che la società distribuì sempre dividendi, mai inferiori al 15% del capitale.
- “il Sole” era un quotidiano politico ed economico; riassume, espone e tutela gli interessi generali delle
industrie, dell’agricoltura, e dei commerci, della finanza e del lavoro. Era sempre aperto e disponibile per ogni
questione e discussione economica. Delle rassegne finanziarie del “Sole” va notata l’obbiettività e lo scrupolo,
possibili soltanto per la sua completa ed assoluta indipendenza.
Il principale contenuto finanziario era costituito dai listini della borsa, dalle quotazioni delle merci e dei cambi
e successivamente anche dalla relazione annuale del direttore generale della Banca d’Italia.
- Negli anni del regime fascista il giornale riportava ovviamente le cronache societarie, ma difficilmente si
discostava dalla riproduzione dei comunicati ufficiali brevi e carenti di informazioni.
- Occorre notare che il quotidiano promuoveva anche iniziative editoriali volte a diffondere veri e propri
strumenti di lavoro l’”Annuario Italiano del Capitalista” era una guida per gli investitori che elencava tutti
i titoli azionari quotati e anche quelli a reddito fisso. L’opera era venduta in edicola oppure data in omaggio
agli abbonati del giornale. La prima edizione fu nel 1910 e l’ultima nel 1933.
- Nel 1928 l’Assonime rivela le “Notizie statistiche”
- 1931: nasce il GAR Gruppo amici della razionalizzazione, sciolto nel 1935; il gruppo si riuniva settimanalmente
in un caffè ristorante milanese con l’intento di discutere e argomentare sui problemi caratteristici della
civiltà. Durò poco perché il regime fascista era contrario a tali tipi di riunioni In risposta venne perciò
creata la rivista “la Borsa”.
- 1933: esce il quindicinale Borsa; i contenuti della rivista rappresentano un fattore di discontinuità nel campo
dell’informazione finanziaria. Articoli e commenti di ampia portata (sull’economia, sul fenomeno borsistico,
sulle crisi economiche) completavano un’informazione assai accurata sui bilanci delle società anonime e su
andamenti congiunturali esposti in grafici, elementi innovativi per quel tempo.
- 1936: Piero Colombi pubblica il Taccuino dell’azionista, schede societarie contenenti informazione di
carattere storico e anagrafico, oltre a una riesposizione dei dati di bilancio.
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IL NUOVO REGIME DEL CODICE CIVILE (1942) (23 seconda parte)
Le norme del Codice di Commercio era divenute ormai inadatte alla realtà delle grandi società per azioni. Nel nuovo
Codice civile del 1942 si provvede ad innovare pertanto la parte che riguardava la pubblicità delle informazioni
societarie.
- Nuovi requisiti per il precetto di evidenza e verità che doveva caratterizzare il modo di trasmettere al
pubblico il risultato del bilancio
Chiarezza: viene indicato il contenuto minimo dello S.P.
Precisione: si prevedono i criteri da seguire nella valutazione degli elementi dell’attivo e del passivo
- Si perseverava però nell’errore di considerare il bilancio = S.P. e tale errore produceva la dimenticanza di
prescrivere un contenuto minimo anche per il conto economico.
I PRIMI STUDIOSI Di FINANZA D’IMPRESA
I bilanci erano poco utili per far trasparire informazioni e urgeva fare dei passi avanti sulle informative finanziarie.
3 grandi personaggi:
L’analisi di Pietro Grifone (2)
Politico comunista, antifascista e partigiano italiano (fu arrestato per essere un oppositore del regime); come
“infiltrato” Grifone lavorò nel periodo cruciale per il salvataggio delle banche, su incarico del partito comunista, fino al
1933 quando fu arrestato per le sue attività antifasciste. Fu mandato in esilio a Ponza ma fu proprio in questi anni che
venne steso il suo libro che si concentrava sul capitalismo finanziario italiano.
Le fonti che utilizzò furono la lettura dei quotidiani (in primo luogo del “Sole”), le relazioni delle Banca d’Italia, la
lettura dei bilanci delle principali Spa, e in particolare la lettura dell’Annuario delle società italiane per Azioni.
Le sue conclusioni:
1- Lo sviluppo di un’economia capitalistica in Italia è tardivo e difficile, questo perchè c’è penuria di capitali,
scarsezza le materie prime e l’assenza di un grande mercato di assorbimento dei prodotti
2- Sono assenti forti nuclei di privati capitalisti perciò è lo Stato che deve assumersi il compito di fornire le
risorse necessarie: elemento determinante è la Haute Banque che si serve dello Stato per
l’approvvigionamento dei capitali disponibili (in Italia e all’Estero) e li dirige verso gli impieghi ai gruppi più
influenti (ferrovie, opere pubbliche, commesse militari). La banca lucra due volte prima come intermediaria
tra i privati sottoscrittori dei prestiti pubblici, poi come intermediaria tra lo stato e le imprese finanziate
3- Le grandi imprese sorgono prevalentemente con capitali forniti a debito più che con i mezzi propri soggetti a
rischio d’impresa
4- Il capitalismo italiano sorge con uno “spiccato interesse al controllo dirette delle leve governative” (interesse
nel chi fa le regole controllo dei Media. Nel 1887 si arriva ad una forte protezione doganale dei prodotti
dell’industria pesante (finanziata dalla banca mista) che sarà preferita all’industria leggera (esportatrice).
Grifone identificò con una certa chiarezza le principali imprese e i settori nei quali operavano all’inizio del secolo
scorso:
- La Comit (banca commerciale italiana), legata all’Ilva, con importanti interessi nelle Meridionali, Terni,
Navigazione Generale, Montecatini e Sade
- Credito italiano, nel cui ambito ruotavano principalmente Fiat, Pirelli e Edison
- Banca Italiana di Sconto che si caratterizzava per una legame forte ed esclusivo con l’Ansaldo
- Banco di Roma, legato agli ambienti capitolini e alla Breda.
RICCARDO GUALINO fondò una società chiamata SNIA (società di navigazione italo americana che trasportava
carbone dell’america all’italia); compra cantieni navali americani in cui le navi erano costruite in legno, la sua fortuna è
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che però in quel momento le navi iniziavano a essere costruite in acciaio così converte la Snia in un produttore di fibre
artificiali e diventa leader europeo
Alla fine della prima Guerra Mondiale, tutti questi gruppi fecero i conti con la fragilità della loro costituzione.
Due esempi di grave disinformazione:
Ilva, 25 marzo 1921 Gli amministratori dichiarano una posizione solidissima…. Maggio 1921: gli stessi
amministratori annunciano la perdita totale del capitale
Nel
Ansaldo, 1921: la sua crisi viene tenuta nascosta maggio 1922 dichiara perdite consistenti svalutando il capitale
da 500 a 15 milioni. Coinvolta la BIS che viene salvata dallo stato trasferendo i suoi cespiti alla Banca Nazionale di
Credito (confluita nel Credit nel 1930)
Piero Sraffa sulle scalate bancarie del 1920 (3)
La governance delle grandi banche fu oggetto anche di un saggio che Piero Sraffa scrisse su richiesta di Keynes.
- Interpretazione dei bilanci delle banche italiane: i loro depositi avevano infatti duplice natura.
Da un lato vi sono i “Conti correnti e depositi a risparmio” riconducibili ad una moltitudine