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doge. INVENERUNT PERITUSSIMUM ET ILLUSTRISSIMUM VIRUM IN NOMINE

PAULITIONEM. Ma chi è quindi? è si un duca ma da ricondurre al mondo bizantino, oppure c'è chi

dice che si tratti di un duca longobardo, forse quello di Treviso. Pur ritenendolo un duca bizantino

però viene ritenuto primo doge secondo la leggenda. !

Interpretazione bizantina: la Venezia è ancora considerata da Bisanzio come provincia. Questo

quadro di autonomia descritto dall'autore sembra quindi essere fasullo. Anche la definizione dei

confini è sospetta. Chi propende che costui fosse una figura bizantina ammette l'elezione di un

duca (a differenza del magister militum che era comandante militare con funzioni civili, il dux aveva

stesse funzioni ma estese all'intera provincia, un amministratore provinciale con funzioni militari)

bizantino per una sorta di riconoscimento dell'area venetica, con una sua importanza. Questo per

differenziare l'area rispetto all'Istria dove vediamo già attestato un magister militum. è una sorta di

autonomia rispetto all'amministrazione istriana, una crescita di importanza verso un area da

sempre collegata all'ambito lagunare. Non è iniziativa locale ma bizantina. Non c'è presenza

dell'esarca a confermare questa elezione: questo perché la fonte tace la presenza bizantina per

questioni di propaganda mitica, ma anche perché l'esarcato è debole o perché coincide col periodo

di cacciata dell'esarca da Ravenna. Paulicio è una figura da collocare in ambito bizantino.!

Interpretazione Longobarda: l'elezione sembra essere ripresa da Paolo Diacono, usando termini

simili nella descrizione dell'elezione del re longobardo. Sembra quindi che Giovanni Diacono abbia

ricalcato parte del testo per affermare una genealogia che porta ad Orso. Su questa linea egli

riprende i nomi, ricavati dal Pactum Lotarii, e cariche funzionali a dare una base all'istituto dogale.

Dal Pactum, che contiene la memoria delle azioni dei venetici coi longobardi, si evince che vi fu

una confinazione o terminatio ai tempi di Liutprando, tra il duca Paulicio e il magister Marcello.

Questa terminatio viene confermata ai tempi di Astolfo e nel Pactum. Liutprando è semplicemente

il sovrano longobardo dell'epoca, Paulicio è un duca longobardo che stringe accordi col magister

militum bizantino. La confinazione non è straordinaria: la storia di Venezia è comparata con quella

di altrove, essendo presenti molte altre confinazioni con altri soggetti politici. Il confine in origine

aveva creato problemi, pertanto si trattava di riporre l'ordine in questo ambito. !

!

Le due interpretazioni sono divergenti e sono l'esempio di come una fonte possa essere letta in

modo ipotetico. Il racconto di Giovanni prosegue: morto a Cittanova Paulicio nel 727, dopo un

governo di 20 anni, gli succede il duca Marcello, anch'egli conteso tra interpretazione bizantina e

longobarda. Egli e Paulicio, in chiave longobarda, non sarebbero i primi dogi ma figure messe lì x

raccontare l'origine del dogado, nonostante richiamino il duca longobardo e il magister bizantino

che si erano accordati per il confine. Morto Marcello, gli succedette il duca Orso, il vero primo

doge, che resse il ducato per 11 anni e 5 mesi. Ucciso (caratteristica dei primi dogi è di morire

uccisi, ameno fino al IX secolo), i venetici per 5 anni restarono soggetti ai magister militum (Leone,

Felice Cornicola, Deus Dedit, figlio di Orso, Lubiano (come Orso, detentore del titolo di Lipato,

ossia console bizantino), Giovanni Fabriaco, anch'esso ucciso dai venetici) ritornando infine alla

proclamazione a duca di Deus Dedit. !

Sintetizzando i passaggi: Tribuni->duchi->magistri militum-> duchi. L'elezione descritta in un

panorama di autonomia venetica di Orso è ricondotta alla sua nomina a Lipato, pertanto

riconosciuto da Bisanzio, pur essendo secondo alcuni un titolo di basso grado. L'elezione

autonoma è ricondotta al contesto generale della crisi iconoclastica, eletta non solo dai venetici ma

anche dalla pentapoli tramite il successivo riconoscimento bizantino. Sia Venezia che Bisanzio

traggono da questo contesto un legame comodo ad entrambi, una soggezione non pesante

appunto perché l'elezione è locale e riconosciuta dal potere centrale e che favorisce lo sviluppo

autonomo della Venezia. Il ritorno al magister militum riconduce una soggezione più diretta. Il Deus

Dedit, essendo stato magister militum, indica la difficoltà di affermazione del processo dogale,

vedendo all'interno della stessa società venetica una bipartizione: una parte vede il futuro nel

rapporto con Bisanzio, l'altra lo vede solo nell'autonomia. è una fase di assestamento. A

Metamauco, o Malamocco, col ritorno dogale dopo i 5 anni dei magistri, viene trasferita la sede

dogale, la II Venezia dopo Eraclea (la III sarà a Rialto). Orso resta in ogni caso il primo doge,

emergendo in una conguntura in cui i venetici emergono nelle fonti per la loro forza militare. !

!

Sintesi: autonomia veneziana non dalla madrepatria ma dall'Istria, Bisanzio riconosce tale

autonomia. Potere dei magristri dipendeva dal contingente di uomini che guidavano. l'elezione di

Orso è autonoma. Tribuni: nominati dall'esarca, funzionari bizantini, carica poi resa ereditaria, con

conseguente inutilità nel tempo della nomina esarcale (è espressione della volontà locale in

aumento). Il dogado di Orso, eletto dal popolo (Paulicio invece era stato eletto dall'esercito-

Giovanni diacono traspone l'assemblea dei suoi tempi e connota quella delle origini che altro non

era che l'esercito) è una presa di posizione più diretta sulla questione autonomistica. La sovranità

bizantina nella pratica viene intesa differentemente dalla teoria (i vantaggi succitati di entrambe le

parti sono l'esempio). Bisanzio rivendica un imperium universale sull'Occidente, che di fatto non

c'è oltre i territori di confine. Ortalli usa il termine di sovranità e solidarietà: questo termine

individua una soggezione allentata che conviene ad entrambi e che porta le parti ad agire in

comune accordo. !

!

Costituzione del ducato bizantino: Giorgio Giordan (Ordinamento giuridico veneziano); tre momenti

di cambiamento delle istituzioni: nascita del ducato, nascita del comune, serrata del Maggior

Consiglio. Giordan parla del ducato autonomo nel 727, con Orso doge: si crea un dux che non ha

poteri assoluti ma in contrappeso al pupulus (exercitus), che gli delega la rappresentanza. Il

principio elettivo è quindi un principio democratico, senza scelta dall'alto. Nessuno ha legittimato il

popolo a scegliere il dux, è un'azione spontanea seguita dalla vera e propria legittimazione di

Bisanzio. !

Placito: assemblea popolare, inizialmente dell'esercito, poi con i rappresentanti del clero e del

popolo lagunare. Il placito è assemblea singola dei nuclei lagunari. Al loro interno vi erano figure

che emergevano (primates, maiores, principes, iudices- questi giudicatori al fianco del doge), come

dopo saranno i boni homines.!

!

Nel 751 cade l'esarcato per mano longobarda. Questo provoca una maggiore autonomia di quelle

zone: la caduta di Ravenna fa trasferire prerogative a Venezia, con una Bisanzio sempre più

lontana. Nello stesso anno l'Istria è conquistata temporaneamente da Astolfo e rioccupata da

Desiderio nel 758, tornando poi sotto controllo bizantino. Nel 788 i franchi subentrano alla

conquista della penisola istriana. Venezia, dopo la sua stabilizzazione, tramite patti commerciali,

fidelitas e dedizioni, porrà un suo protettorato in loco, controllando pienamente i luoghi entro il

1300. Nel 788 comunque è franca. La caduta dell'esarcato non vuol dire l'uscita di Venezia dalla

sfera bizantina ma dal punto di vista interno vi sono dei contrasti nella città venetica, evidente dalle

molte nomine di diversi dogi. Il ducato di Deus Dedit finisce nel sangue per mano di Galla, a sua

volta accecato (l'accecamento nel mondo bizantino era sinonimo di incapacità di governare,

pertanto chi viene accecato viene automaticamente esautorato dal potere). Gli succede Domenico

Monegario di Malamocco, con la presenza di due tribuni: essi affiancano il doge richiamando una

forma di amministrazione dle territorio più decentrata e più condivisa. Maurizio Galbario, da

Eraclea, succede a Domenico. Malamocco ed Eraclea indicano una scelta di colleganza con

Bisanzio (Eraclea) e di colleganza con un idea spinta di autonomia (Malamocchio). Galbario muore

normalmente. Segue la fase di correggenza: l'assemblea esprime la volontà di governo

autonomo, scegliendo il proprio rappresentante nella figura del duca, con una sua volontà

autonoma non riconosciuta legalmente da nessuno e pertanto informale. Bisogna aspettare il IX

secolo per vedere una qualche autorità conferita all'assemblea dal doge circa l'elezione del

successore. La correggenza è di origine bizantina: l'imperatore sceglieva con un rituale il

successore (un parente o un amico) che sarebbe stato nominato alla sua morte. Galbario a

Venezia sceglie un correggente, tale Giovanni. L'istituto della correggenza è un istituto correttivo

che regola l'elezione popolare, correggendo la fase cruenta della successione ducale. La

correggenza durante il dogado dei Galbario non altera i diritti ducali (il doge assomma su di sè

tutte le funzioni, non le condivide col correggente, il quale è nominato dal popolo doge solo alla

morte del predecessore). Questo istituto favorisce la famiglia di turno ma non porterà Venezia alla

signoria, non ci sarà mai un signore (rari casi di definizione col termine di segnor, senza mai avere

significato istituzionale). Coi Glbario, intorno al 775, viene fondato il vescovado di Olivoro, nel

gruppo di isole realtine (San Pietro di Castello a Malamocco), fondamenta della III Venezia, definita

Civitas Rivoalto; con primo vescovo tale Cristoforo.!

Il legame con Bisanzio è operante: il patriarca di Grado, nel 765, nomina il doge in una lettera

come console peripato e duca della provincia imperiale della Venezia. Con i longobardi Venezia

realizza un modus vivendi pacifico, nella determinazione dei confini confermati da Astolfo. Questa

confinazione determina un modus vivendi tranquillo, un pagamento che i longobardi farebbero

quando conquistata Ravenna, i venetici non sarebbero intervenuti a favore dell'esarcato. !

!

Premesse dello scontro franco bizantino: dagli anni '60 del 700 fino alla pace di aquisgrana

dell'812 le fonti non ricostruiscono gli eventi in modo univoco. Rischio che Venezia corre è quella di

essere inglobata nell'impero carolingio. La pace di Aquisgrana dell'810-14 stabilisce lo status quo

dal punto di vista territoriale, lo stato venetico &eg

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
21 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessio28 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia di Venezia nel Medioevo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Rizzi Alessandra.