vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Germania e la riflessione di Hannah Arendt sull'Olocausto
Germania (intesa come quel processo per cui un individuo o un gruppo abbandona la propria cultura e cerca di assumere quella dominante) legandosi al mantenimento delle sue origini culturali. Da l'altro lato ella si pone in un atteggiamento di ostilità nei confronti del Sionismo, che consisteva nella fondazione di un nuovo stato nazionale ebraico (Arendt sosteneva che la creazione di Israele non poteva essere considerato un progresso, ma avrebbe creato soltanto una nuova massa di apolidi e profughi). Secondo l'intellettuale ebrea la forma più elevata di libertà era posta nell'azione politica; azione che non era mai stata concessa agli ebrei che nella Germania della building (800') erano posti al centro della cultura tedesca, ma non aveva alcun riconoscimento politico.
La riflessione arendtiana sull'Olocausto ha attraversato tre fasi distinte:
La prima è caratterizzata dagli articoli scritti durante l'evolversi della guerra in
cuiArendt cerca di comprendere razionalmente l'orrore del massacro; ella riconosce che le "fabbriche della morte" sono il prodotto dell'alleanza tra tecnica moderna e ideologie naziste caratterizzata da una vera e propria struttura amministrativa gestita e portata avanti nel suo obiettivo (quale quello di annientare, attraverso lo sterminio degli ebrei, la diversità degli uomini) da una massa di burocratici "normali" che non hanno fatto altro che adempiere il loro dovere, senza ribellarsi e da un'intera popolazione passiva. Macchine di assassinio di massa che non agiscono per ragioni umane, ma "esclusivamente per estirpare dal mondo il concetto stesso di uomo"; questa la "soluzione finale" definita da Arendt. Ma a chi bisogna dare la colpa per tutto ciò? Si è parlato di una "colpa collettiva" che aveva anche il rischio di determinare un'assoluzione collettiva, ma in realtà le colpe.erano ampie e doveva essere riconosciute e giudicate. Jaspers (maestro di hannah) distinguerà 4 forme di colpe: criminale (che deve essere punita dalla legge attraverso la categoria giuridica del "crimine contro l'umanità" applicata in seguito dal processo di Norimberga) politica (che doveva assumere un carattere collettivo, dato che il regime nazista è stato mantenuto nel tempo grazie ai numerosi consensi) e morale e metafisica che riguardano le coscienze. Dopo il crollo e la crisi del Nazismo la Germania cerca di ricostruirsi come nuova nazione: Arendt sosteneva che una nuova rinascita doveva essere caratterizzata dalla fine della doppia disumanizzazione creata dal Nazismo, in un atto degno in cui la Germania dichiarasse la sua possibilità ad accogliere gli ebrei in quanto "ebrei", ma naturalmente la Repubblica federale non diede alcuna importanza al crimine nazista. La seconda riflessione, tra la fine della guerra e gli anni 50'.
si basa sulla concezione del totalitarismo (che ha dominato l'Europa del XX secolo) che Arendt descrive nellasua opera "the Originis of Totalitarism" spostando l'attenzione dal genocidio ai campi nazisti e stalinisti. Il sistema totalitario si sviluppa sul connubio ideologia-terrore e ha origini da due premesse che si sono sviluppate nella storia: la prima consiste nell'emancipazione degli ebrei che ha determinato la nascita dell'antisemitismo e la seconda è caratterizzata dall'imperialismo che ha dato origine al razzismo nato nelle colonie per giustificare la loro sottomissione. Sono tre gli elementi che caratterizzano l'azione totalitaria: L'annullamento dell'individuo in quanto "soggetto di diritto", l'uccisione nell'uomo della persona morale (nei campi di concentramento gli uomini sono spogliati della loro umanità) e l'uccisione dell'individualità attraverso
l’assorbimento dell’uomo nelle masse. Arendt nella sua opera estende il raggio della sua indagine anche al sistema sovietico caratterizzato dal regime di Stalin (che sarà a capo dell’Unione sovietica dal 1924-1953) che riterrà affine a quello hitleriano soprattutto per il sistema concentrazionario. Ella porrà un confronto tra l’orrore delle due dittature (nei metodi, nelle ideologie e negli obiettivi) evidenziando però nelle sottili differenze la crudeltà e il massacro maggiore che caratterizza l’orrore nazista, ma in realtà la filosofa ebrea non coglierà la natura dello stalinismo legata a una contraddittorietà (quella di porsi il fine della liberazione di milioni di persone, legata a un benessere collettivo, ma realmente ciò andrà a discapito della libertà individuale). La terza riflessione arendtiana sarà sviluppata in seguito al processo di Norimberga in Gerusalemme in cui perLetteraria racconta la situazione di un giovane straniero che non accettato per soggiornare in un hotel, vagherà per esso con l'intenzione di superare i limiti del razzismo istaurando rapporti con gli altri pensionanti, ma in seguito sarà cacciato e considerato un intruso. Il privilegio che ne deriva è che egli non possedeva una camera, ma l'intero hotel, ma in realtà ciò sarà soltanto un'appartenenza illusoria, perché come sostiene Anders ciò che serve per non essere straniero sono "la parte e il tutto". Durante gli anni della guerra Anders visiterà una mostra tecnica di Los Angeles in cui verrà colto da un nuovo sentimento: "vergogna prometeica" (Prometeo non è stato liberato dalle catene dalla tecnica moderna che ha reso ancora più duro il suo supplizio). Gli uomini del XX secolo sono "utopisti invertiti" non capaci più di prevedere una realtà.
Che sono perfettamente in grado di produrre. La tecnica ha illuso l'uomo di divenire potente e di raggiungere la felicità, ma la realtà si è capovolta; egli è obsoleto dinanzi alla tecnica che è divenuto il nuovo soggetto della storia e minaccia di distruggere l'umanità. Il Novecento è posto sotto il segno delle catastrofi. Egli spesso nelle sue riflessioni pone in rapporto i due disastri che hanno caratterizzato la II guerra: Auschwitz e Hiroshima sottolineando che lo sterminio determina soltanto il primo passo della distruzione che si presenta in altre forme come la bomba atomica che fu un crimine contro i principi dei suoi ideatori, divenendo un processo continuo il cui vero colpevole è la tecnica. Guerre senza scontri e lotte ma solo azioni fredde e meccaniche in cui le vittime non hanno possibilità di resistenza e di lottare (come chi usa l'insetticida per uccidere le mosche) e in cui i carnefici compiono solo
Il loro dovere, dovere che scaturisce da un gesto "ben fatto" che manda avanti un macchina della morte perfetta. Le vere vittime della guerra sono gli uomini, anche se Auschwitz e Hiroshima sono il prodotto delle scelte umane. Alla fine della guerra Anders iniziò una corrispondenza con Cluade Eatherly (uno dei piloti che aveva partecipato all'operazione della bomba atomica) incuriosito dalla notizia che egli aveva più volte tentato il suicidio. L'intellettuale ebreo capì da quelle lettere che i suoi tentativi di morte erano il prodotto della sua presa di coscienza dinanzi a ciò che aveva fatto; egli era ridiventato uomo. Anders capì come questi carnefici (egli analizzò anche il caso di Eichmann dalle riflessioni della moglie Arendt) personificavano "l'innocenza" del male.
4) L'imperativo categorico di Adorno. Di origine ebrea e italiana porrà numerose riflessioni incentrate
principalmente si concentra sull'antisemitismo e sul fascismo. Il suo aforisma "Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barberie" rappresenterà il suo pensiero principale in cui