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Storia delle ideologie del Novecento - l’ideologia marxista Pag. 1
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L'ideologia marxista

L'ideologia marxista ha una nascita precisa, perché è riconducibile alla concezione economica e politica, basata sui fondamenti filosofici del materialismo, elaborata dai tedeschi Karl Marx (1818-1883) (di famiglia ebrea benestante) e Friederich Engels (1820-1895) (figlio di un ricco industriale) tra gli anni Quaranta e Settanta dell'Ottocento. Il Manifesto del Partito Comunista era destinato a costituire la prima esposizione teorica, completa e unitaria, di un programma e di una strategia politica che indicano, quale compito decisivo dei comunisti, la costruzione di una nuova società senza classi. Ai principi del razionalismo settecentesco e alla concezione filosofica dell'idealismo (soprattutto hegeliano), Marx contrappone una "filosofia della prassi", volta a considerare ogni aspetto dell'attività umana come un fenomeno sociale, che si svolge all'insegna di un continuo movimento dialettico e trova nella rivoluzione.

("forza motrice della storia") lo strumento per superare le contraddizioni esistenti e inaugurare un nuovo sistema di rapporti individuali e collettivi. Le tappe per raggiungere il traguardo finale comportano tre fasi distinte: anzitutto il proletariato deve prendere coscienza del suo ruolo di classe oppressa e, attraverso la rottura rivoluzionaria dell'ordine costituito, deve distruggere lo Stato borghese; una volta conquistato il potere politico attraverso la formula della "dittatura del proletariato", deve provvedere a socializzare i mezzi di produzione, eliminando i residui della vinta borghesia; infine, quando i rapporti economici avranno permesso di eliminare "ogni forma di sfruttamento dell'uomo sull'uomo", prenderà il via la società senza classi, col trionfo completo del comunismo.

Economia "base reale" della società

Nella sua opera maggiore, Il Capitale, Marx osserva che in ogni società i rapporti di produzione,

ne costituiscono lastruttura economica, la "base reale" che determina ciò che gli individui sono e sulla quale viene costruita la sovrastrutturapolitica, morale e religiosa. La storica sottomissione degli individui ad un potere a loro estraneo (si tratti dello Stato, delfeudalesimo o della borghesia), può essere smantellata solo agendo sulla "base reale", ossia sovvertendo la strutturaeconomica della società. In ciò consiste il potenziale rivoluzionario del pensiero marxista e del comunismo, che eglidefinisce movimento reale ed inevitabile, percorso naturale della storia che, rimovendo la contraddizione della societàborghese, porta al superamento del capitalismo. Il comunismo è dunque la sintesi suprema in cui, rimossa ognicontraddizione sociale, si realizza la liberazione dell'individuo umano. Analisi economica del capitalismo Marx si propone di definire il rapporto tra capitale e lavoro, individuando il meccanismosecondo il quale "il lavoratore salariato non riceve l'intero valore prodotto dal suo lavoro, ma deve cederne una parte al capitalista". Il capitalista possiede i mezzi di produzione, mentre i proletari detengono solo la loro forza-lavoro e devono venderla in cambio dei mezzi di sussistenza. Il proletario però non produce giornalmente soltanto il valore corrispondente a quanto gli è necessario per sopravvivere, ma produce un plusvalore che costituisce il profitto del capitalista ("appropriazione di lavoro non pagato", Engels). Prima della rivoluzione industriale il plusvalore non esisteva, perché l'artigiano possedeva i mezzi di produzione e trasformava la materia prima in prodotto finito, ricavandone il proprio utile. Da analisi economica a ideologia Da questa analisi economica e da questa lettura della storia come conflitto per il possesso dei mezzi di produzione, il marxismo si è delineato come ideologia, che assegna ladirezione storica alla comunità, come unica forma in grado di abolire ogni alienazione che sottometta l'individuo ad un potere estraneo. Il comunismo si propone di instaurare una società nella quale il lavoro dell'uomo e le ricchezze non siano più proprietà privata o merce di una classe egemone, ma vengano prodotte e distribuite secondo il principio "da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni". Il proletario, unendosi ai suoi "compagni" vicini e lontani nel mondo ("Proletari di tutto il mondo, unitevi!" è il grido con cui si chiude il Manifesto del partito comunista, 1848), deve denunciare l'alienazione economica, culturale e politica cui il capitalismo lo ha condannato. La "dittatura del proletariato" Per consolidare la nuova fase, il proletariato dovrà attuare una dittatura transitoria, destinata a scomparire quando il capitalismo.sarà definitivamente spodestato e si sarà realizzata una società senza classi. Il processo storico sarà compiuto nel regno finale della libertà per tutti, teoria che ha riscaldato i cuori di milioni di uomini. Tuttavia, dopo la sconfitta della Comune (esperienza di governo rivoluzionario popolare che si realizzò a Parigi tra il marzo e il maggio 1871 dopo la sconfitta nella guerra franco-prussiana), che doveva costituire il primo esempio storico di governo proletario dichiaratamente antiborghese, all'interno del movimento rivoluzionario europeo, che si richiama al programma di Marx, si formano due correnti, destinate a contrapporsi nella scelta delle tattiche da seguire per edificare la società del futuro. A destra, dopo la nascita della socialdemocrazia tedesca e lo sviluppo della II Internazionale, fondata a Parigi nel 1889, prevalgono i gruppi riformisti, convinti che la violenza rivoluzionaria non sempre è indispensabile, e

Il chel'allargamento del suffragio elettorale e il diffondersi dei movimenti sindacali rappresentano i mezzi più efficaci per farsentire la presenza determinante delle forze operaie nella vita politica. Ma contro questa interpretazione, che assorbe iprincipi del revisionismo e reputa possibile (e preferibile) la "via parlamentare" per raggiungere la società senza classi, daiprimi del Novecento, soprattutto attraverso Lenin ed esponenti bolscevichi del Partito socialdemocratico operaio russo, asinistra si affermano i gruppi del comunismo contemporaneo, decisi a respingere qualunque compromesso coi nucleiborghesi e pronti a utilizzare il conflitto mondiale, per trasformarlo in una gigantesca guerra civile, con cui portare allavittoria il proletariato internazionaleUnione SovieticaLa teorica "dittatura del proletariato" si trasformò in Russia nella spietata dittatura di Stalin (1879-1953), che unavolta al potere, pianificò con vari

Piani quinquennali l'industrializzazione del Paese in senso socialista, non esitando a liquidare tra il 1929 e il 1930 milioni di persone della classe sociale kulaki, contadini agiati che si opponevano alla collettivizzazione della terra. Ogni resistenza alla realizzazione dei kolchoz fu piegata con arresti, deportazioni, fucilazioni, nelle tristemente famose "purghe staliniane". Almeno fino alla II guerra mondiale, lo sforzo per il consolidamento del comunismo sovietico si accompagna alla lotta contro il nazifascismo, che condiziona la strategia di ogni partito comunista, imponendogli la politica di alleanza coi partiti socialisti e coi gruppi più avanzati della borghesia (i cosiddetti "fronti popolari"). Ma, dopo la fine del conflitto, col processo di decolonizzazione nei Paesi afroasiatici e coi nuovi rapporti di equilibrio internazionale, l'Unione Sovietica, che pure aveva contribuito massicciamente a portare al potere i partiti comunisti.

nell'Europa orient. (DDR, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia), comincia a veder criticato e respinto il ruolo di Stato-guida; e la vittoria di Mao Tse-tung che proclama la Repubblica Popolare Cinese (1949) serve di inizio a un "nuovo corso" nelle vicende del comunismo mondiale, che, dopo il XX Congresso del Partito comunista sovietico e la famosa destalinizzazione (1956), cerca di affermarsi e consolidarsi all'insegna delle "vie nazionali". Cina Il dissidio russo-cinese, iniziato nel 1955, diventa rivelatore per cogliere le due strategie che, a partire dagli anni Sessanta, dividono i partiti comunisti. Da un lato stanno i partiti (in prevalenza europei) che rimangono fedeli a Mosca e considerano la coesistenza pacifica l'unica possibilità efficace per rispondere alla sfida del capitalismo; dall'altro lato stanno i partiti comunisti (soprattutto quelli del Terzo Mondo) che si richiamano al comunismo cinese e perseguono un programma di

"rivoluzione ininterrotta" trotskiana per ottenere il trionfo del comunismo nel mondo. Dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1° ottobre 1949, Mao definì il nuovo regime "dittatura democratica popolare", specificando che "la classe operaia e i contadini esercitano la dittatura nei confronti dei proprietari fondiari e della borghesia". Democrazia per il popolo e dittatura sui reazionari. La Cina si ritenne inoltre unica interprete del pensiero marxista, considerando la Russia, dopo la morte di Stalin e il rapporto Kruscev al Congresso del 1956, in preda al revisionismo dei "traditori" del comunismo. Quest'ultima posizione peraltro perse sempre più terreno e la morte di Mao (1976) le fu fatale. Oggi nella Cina, nonostante il crollo del comunismo, continua a vivere un regime totalitario in cui vige la repressione del dissenso politico e un ferreo controllo dell'attività artistico-culturale.

L'isolamento seguito alla strage di Tien-an-Men (1989) è già un ricordo; si levano più proteste significative alle notizie degli arresti, dei processi e delle condanne con cui il regime continua imperterrito a soffocare ogni avvisaglia d'opposizione democratica. La stabilità interna e i successi economici costituiscono un contrasto clamoroso con tutto quello che è accaduto negli altri Paesi comunisti, e sembrano avere per ricetta non cedere all'occidentalizzazione, proseguendo sulla strada tracciata dalla politica revisionista di Teng. Cuba La grande isola del Mar dei Carabi era controllata economicamente e politicamente dagli Stati Uniti, che disponevano della base navale di Guantànamo, ma un impetuoso movimento popolare guidato da Fidel Castro, nel corso di una guerra civile durata tre anni, abbatté la dittatura fascista di Fulgencio Batista, sostenuta dagli Stati Uniti e dette vita il 1° gennaio 1959 ad un nuovo regime politico.regime di tipo comunista. La riforma agraria, promessa da Castro alle masse contadine, confiscò le terre, le aziende elettriche e le raffinerie di petrolio ai capitali statunitensi, affidandole allo Stato. Per sostenere l'economia dell'isola, soffocata dall'embargo americano, Castro strinse accordi con l'Unione Sovietica e non esitò ad

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Publisher
A.A. 2012-2013
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle ideologie del Novecento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Berti Giampietro.