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L'ideologia liberale: caratteri essenziali e principali Stati nei quali si è affermata
L'ideologia liberale nasce nel XIX secolo in seno alla borghesia in risposta al sistema assolutista - in cui libertà politica, sociale, culturale, religiosa, artistica e di opinione erano tutt'altro che ammesse ed anzi represse come destabilizzanti - come principio che mirava ad instaurare le libertà individuali, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e la creazione dell'istituto parlamentare (liberalismo politico-istituzionale), ma soprattutto volto a promuovere il liberalismo economico.
Liberalismo politico-istituzionale: portata coerentemente alle estreme conseguenze in questo ambito, l'idea liberale mira al conseguimento del suffragio universale e della forma di governo repubblicana. È qui evidente la metamorfosi che ha subito il pensiero liberale, originariamente privo di intenti sociali egualitari.
perché prerogativa di una nicchia, madivenuto, con la diffusione del benessere nei paesi industrializzati, patrimonio comune.
Liberismo economico: adottando le premesse ideologiche dei fisiocratici, secondo i quali la società umana è rettada leggi naturali ed immutabili, il liberismo sostiene che l'unico autentico stimolo per l'uomo ad operare nella sfera economica sia il proprio vantaggio personale, e che questo a sua volta si traduce in benessere per la collettività. Pertanto il sistema economico che più si adatta alla società è quello della libertà d'impresa, della libera iniziativa, confidando nell'autoregolamentazione delle leggi economiche di domanda ed offerta e nella concorrenza.
Contraddizioni: L'apparentemente positivo concetto di estensione della libertà giunge ad un limite quando, per espanderla ulteriormente, si dovrebbe corrodere quella altrui, da cui nascono le contraddizioni insite.
individuabili in campoeconomico nella tendenza alle concentrazioni monopolistiche che, sviluppandosi in un clima di libera concorrenza,tendono tuttavia a sopprimerne le basi necessarie.In ambito politico-istituzionale si realizza una sorta di teoria del monarchico Hobbes, nella necessità di rinunciarealla sovranità per porla nelle mani di rappresentanti, a loro volta soggette a vincoli e organismi di controllo.Nel corso della sua vita plurisecolare, il pensiero liberista si è impegnato a perfezionarsi e ad auto-correggere i suoiparadossi, apparsi con evidenza soprattutto nel Novecento, economicamente ma anche politicamente, ma ha finito conl'essere l'unica ideologia sopravvissuta al tempo e adottata dalla maggioranza del pianeta, avviato alla conquista delbenessere. Oggi infatti le eccezionali possibilità dell'individuo di agire liberamente e disporre del proprio tempo (seconfrontate con quelle dell'uomo di soli 50 anni fa), dovute
In larga misura all'inarrestabile curva esponenziale e diffusione del progresso scientifico e tecnologico, hanno mostrato con sufficiente evidenza il processo di auto-alimentazione dell'ideologia liberale. Il capitalismo, con il circolo virtuoso del consumo, ha messo a disposizione benessere di pari passo con l'ampliamento degli orizzonti dell'agire umano.
Radici storiche: Inghilterra... Possiamo intravedere aspetti politico-istituzionali di carattere liberale già in John Locke (1632-1704), che minò alla base il sistema della monarchia assoluta, sostenendo che l'origine dello Stato è un contratto fra uomini originariamente liberi ed ha come scopo la tutela dei diritti naturali dei cittadini. Perciò al Parlamento, come espressione del popolo, spettava il potere legislativo ed al re, non senza qualche cautela, quello esecutivo, teoria che trovava riscontro nella fiducia a Guglielmo d'Orange, chiamato a destituire gli Stuart, i...
quali avevano tollerato solo formalmente il Parlamento.Locke era esponente della tradizione puritana, secondo la quale l'uomo è già salvato e si impegna nella vita per glorificare Dio, prefigurando la visione dell'uomo individualista del capitalismo moderno, come ci testimonia la storia degli Stati Uniti, nati per impulso dei padri pellegrini della medesima tradizione.
Una richiesta più esplicitamente economica di libertà venne teorizzata, smantellando le superstiti strutture del mercantilismo del Settecento, dallo scozzese Adam Smith (1723-1790), padre del liberismo e fondatore della economia come scienza (Indagine intorno alla natura e alle cause della ricchezza delle nazioni, 1776), accogliendo vasti consensi nella società inglese ed europea nei decenni in cui decollavano i nuovi processi della produzione industriale con le tesi a favore della libera concorrenza.
La componente sociale nel liberismo inglese venne introdotta da Jeremy Bentham
(1748-1832) e vide le applicazioni pratiche nell'opificio dell'industriale Robert Owen, il quale attuò un nuovo modello di vita per gli operai nelle fabbriche esprimendo la fiducia in una futura società industrializzata e felice.
Nella seconda metà dell'Ottocento il filosofo inglese Herbert Spencer (1820-1903) si fa interprete del pensiero positivista che pervade l'Europa e vede il liberalismo come conseguenza naturale dell'evoluzione, ed anzi ottimisticamente prevede una terza fase in cui la società industriale non si fondi più sull'egoismo, ma sull'altruismo, liberandosi dell'apparato statale, che ostacola l'iniziativa e lo sviluppo degli individui.