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LA VOLONTÀ GENERALE: COSA È, COSA NON È

Rousseau non ne dà una rigida configurazione concettuale. Non è una semplice connessione di fenomeni sociali. Non obbedisce a leggi ontologicamente definite e rifiuta la derivazione divina del potere. Non deriva dalla tradizione (non è un insieme di convenzioni, come invece è per Hume). Non è un voluto involontario che forma socialità spontaneamente. Non è però fondata su una logica solo intellettuale, perché la ragione scissa dall'etica diventa solo calcolo egoistico. Non ammette l'utilitarismo, perché il contratto sociale per Rousseau non si basa sulla convenienza. Non è una somma di volontà, un fatto maggioritario, bensì una fusione.

E’ difficile dire cosa è perché la volontà generale rompe i canoni tradizionali della conoscenza. La categoria che più ne coglie lo spirito è quella dell’INTUIZIONE, ma ciò può creare problemi, perché l’intuizione può sfociare nel misticismo e nell’autoritarismo e R. non pone nessun correttivo costituzionale per queste derive. A R. basta dire che la volontà generale: 1è assoluta, incondizionata e retta, 2 non può essere dunque alienata, 3non può sussistere se esiste pluralismo sociale. Da ciò si deriva che R._ 1è contro la divisione dei poteri, 2è contro la democrazia rappresentativa, perchè la sovranità è del popolo e chi si fa rappresentare non ha più potere. SINTESI: Poiché da’ come unica genesi del potere la volontà generale, l’opera di R. è rivoluzionaria e infatti gli fu censurato tutto. Difatto però la sua socialità per fusione può avere successo solo nel micro, NON nel macro, perché: 1 senza democrazia rappresentativa, la conversione della volontà generale in governo implica la strutturazione di un potere assoluto, quasi autoritario, anche perché se la libertà non è un diritto individuale, ma adesione della volontà singola a quella generale per costrizione, di libertà ce n'è ben poca. 2 riconoscere che esistano personalità super che da subito intuiscono i valori della volontà generale ( i legislatori ) e possono legittimamente imporli senza attendere il consenso della maggioranza, significa predispor si all'autoritarismo. DEMOCRAZIA E GARANZIE COSTITUZIONALI R. non dà un grande contributo a definire l'organizzazione istituzionale del potere: crea la sua comunità politica, ma non dà strumenti di garanzia e controllo del potere. Tuttavia dalle sue opere si

deduce che: 1non lascia spazio alla politica costituzionalistica e garantista, 2 vale solo la legittimazione popolare, quindi l'equilibrio di privilegi ad esempio della Costituzione inglese non lo interessa, 3 alla fine elabora più una metafisica del potere assoluto, piuttosto che del potere limitato.

COMUNITÀ E VOLONTÀ GENERALE

La comunità per R. non è la porzione del cosmo dei giusnaturalisti, né un dato oggettivo: è invece una lava vulcanica senza vincoli, né obblighi. È un'entità sempre in creazione di sé, propulsiva, una fusione di coscienze non esaurita nel già dato. Il rapporto di cittadinanza che R. impone parte da Platone, cioè che cittadino=uomo eticamente consapevole. Dunque non è né suddito, né motivato da particolarismi singolaristici. Il rapporto di cittadinanza libera doppiamente l'uomo dalla sudditanza, sia dal singolarismo.

SOVRANITÀ POPOLARE

E CONTRADDIZIONI SOCIALI

Siccome la volontà generale è matrice di verità negli ambiti dell'esperienza umana, niente le si oppone, neppure la religione. Ma questa visione fortissima, non porta R. a velleità rivoluzionarie. Anzi, R. concilia il tutto affermando che una volta costruita la volontà generale come base della realtà sociale, anche le cose che senza di essa sono illegittime possono diventare legittime, ad esempio la Proprietà: senza v.l.=causa max delle storture dei rapporti umani, con v.l.=diritto sancito dalla v.l. al punto da essere il più sacro dei diritti civili. Alla fine ciò legittima anche le cose peggiori, come le disuguaglianze: senza v.l=prevaricano perché autolegittimatesi e nessuno deve essere superiore a nessuno, con v.l.=sono addirittura utili se funzionali alla Società. Se ognuno resta nel suo status e si frena la mobilità, l'ordine sociale è più

regolare.L'IDEA DI NAZIONE

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Publisher
A.A. 2009-2010
3 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Sassari o del prof Spanu Giorgio.