Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
NICOLA PISANO
Nacque probabilmente tra 1220-1225 e morì tra 1278-1284, forse in Puglia. Lavorò soprattutto in
Toscana, a Bologna e a Perugia. Si formò nell’ambito della cultura federiciana. Il rapporto con il
mondo classico è una costante: non imitazione, ma ricerca di modi espressivi per rivitalizzare la
scultura.
• Pulpito del battistero di Pisa: commissionato tra 1254-1257 dal vescovo della città, Federico
Visconti. Ha una forma esagonale. È sorretto da 6 colonne di granito rosso poggianti
alternativamente sul pavimento e su 3 leoni stilofori. Una colonna centrale poggia su una base
circondata da sculture raffiguranti uomini e animali. Al di sopra dei capitelli a doppia corona di
crochet, tra una colonna e l’altra sono gettati degli archi a tutto sesto tribolati separati da statue di
profeti e personificazioni di Virtù. Dei pilastrini tristili di granito separano 5 lastre marmoree con i
rilievi che costituiscono le facce istoriate del parapetto. Nelle lastre sono rappresentate: la natività,
l’adorazione dei magi, la presentazione al tempio, la crocifissione e il giudizio universale.
Adorazione dei magi: compostezza; numero limitato di personaggi dai corpi compatti e volumetrici;
rigore geometrico consente la solidità; la Vergine è seduta su trono con terminazione a testa di
leone, le cui gambe emergono dal panneggio; la vergine ha gambe e busto rivolti a sinistra ed è
affiancata da Giuseppe e un angelo, tiene in braccio il Bambino che si sporge a prendere un dono;
panneggio ampio, profili precisi, forme regolari di riferimento alla classicità, come anche la tecnica
esecutiva con il ricorso al trapano per gli effetti chiaroscurali. La figura della Vergine rimanda alla
figura femminile del Sarcofago con le storie di Fedra e Ippolito. Presentazione al tempio: sacerdote
sorretto dal fanciullo rimanda al Dioniso di un cratere greco del II sec. a.C.; le figure sono pensate
all’interno di una solida costruzione geometrica e le loro dimensioni sono tali da avere il busto nella
metà superiore della lastra, il resto in quella inferiore; di grande intensità la figura della profetessa
Anna che fa uno scatto nervoso con la testa verso l’alto. Al mondo classico rimandano le
architetture alla metà di destra delle lastre. Con il riferimento all’antico, Nicola Pisano ha voluto
dare maggiore solennità e autorevolezza ai soggetti: la personificazione della Fortezza rimanda
all’Ercole del Sarcofago con le Fatiche di Ercole. I riferimenti al classicismo erano ben accetti a
Pisa, che si identifica come Roma altera.
• Pulpito della Cattedrale di Siena: realizzato tra 12765-1268, con la collaborazione del figlio
Giovanni, di Arnolfo di Cambio, Donato e Lapo di Ricevuto. Ha forma ottagonale. 4 delle 8
colonne sono sostenute da leoni stilofori e, tra una colonna e l’altra, ci sono archetti trilobati. 7
formelle sono unite da statue raffiguranti le Virtù e rappresentano: la natività, la visitazione dei
magi, la strage degli innocenti, la presentazione al tempio, la crocifissione e il giudizio universale,
che è duplicato in due distinti pannelli, uno riservato ai salvati e uno ai dannati, separati dalla figura
di Cristo giudice. I personaggi sono numerosi, le figure leggere, i sentimenti fortemente espressi e
tradotti in pathos, il realismo in molteplici atteggiamenti. Giudizio universale: contrasto evidente tra
il pannello con gli eletti, in ordine su vari registri sovrapposti, e confusione della lastra con i
dannati, che mostra virtuosismo formale per mostrare visivamente gli effetti del peccato.
Crocifissione: figura di Cristo abbandonata alla morte sulla croce nodosa da cui prendono corpo il
timore degli ebrei che si ritraggono, il pianto di san Giovanni la cui figura si flette in una S, lo
svenimento della Vergine; l’angolo di inclinazione del braccio di Gesù definisce una retta orientata
verso san Giovanni e la Vergine, con il primo che si piega secondo la retta, e la seconda che si piega
nel verso opposto, secondo uno schema voluto dall’autore stesso.
• Fontana Maggiore di Perugia: iniziata verso il 1276 e compiuta nel 1278, è l’ultima opera
documentata di Nicola e la prima in cui Giovanni collabora con pari dignità con il padre.
Collaborarono anche il maestro di idraulica Buoninsegna e il bronzista Rubeus. Sono due ampie
vasche (tazze) in pietra e marmo sormontate da una terza in bronzo. La tazza inferiore è un prisma
di 25 lati, ciascuno dei quali ospita due figure separati da una semicolonna. Gli spigoli sono
architettonicamente sottolineati da pilastrini tristili. La tazza intermedia ha 12 facce concave di due
specchiature di pietra rosa separate da una scultura quasi a tuttotondo. La terza è un bacino di
bronzo sormontato da una terna di statue bronzee. Rilevante è il rapporto cromatico in un crescendo
di intensità: bianco > rosa > bronzo scuro, a sottolineare la levità della scultura. I rilievi e le statue
espongono un complesso programma iconografico: sottolineano la storia del mondo (dal V.T. al
presente), i mesi, lo zodiaco, le arti, i santi e personaggi storici, manifestando il valore civico e
identitario della fontana. Spicca la personificazione della Civitas, Perusia Augusta, attribuita a
Nicola Pisano: giovane donna seduta, solida e ieratica, che regge la cornucopia. Concomitanza di
costruzione con una seconda fontana scomparsa di Arnolfo di Cambio.
GIOVANNI PISANO
Visse tra 1245/8 e 1314. Tra 1285-1297 lavorò alla facciata del Duomo di Siena. Dal 1298-1301
lavorò al Pulpito di sant’Andrea a Pistoia. Tra 1302-1310 si occupa del Pulpito della cattedrale di
Pistoia.
• Pulpito di Sant’Andrea a Pistoia: forma esagonale; voluto dal plebano Arnoldo; 6 colonnine
perimetrali, 2 sorrette da leoni stilofori, 1 da un uomo ricurvo, 3 poggiano sulle basi. Un leone alato,
un’aquila e un grifone che simboleggiano Cristo, la sua Ascensione e la fine dei tempi, si
distribuiscono attorno all’appoggio della colonna centrale. Archi acuti e trilobati conferiscono
slancio e tensione. Fra due archi le sibille, fra le lastre i profeti, il tetramorfo e gli angeli, fra i
pennacchi degli archi i profeti. Nelle lastre sono rappresentate: la natività, l’adorazione dei magi, la
strage degli innocenti, la crocifissione e il giudizio universale. Colonne esili, archi molto acuti,
verticalismo sono tratti tipicamente gotici. 5 formelle dense di personaggi dalle proporzioni minute
con molte parti a tutto tondo. Sagome disegnate da linee morbide o spigolose. Gesti disperati o
delicati. Abiti dalle pieghe decorative. Anatomia persa nei panneggi. Natività: comprende anche il
lavaggio del bambino, annunciazione, annuncio ai pastori; offre soggetto psicologico che sarò
motivo di riflessione artistica nella vergine che si ritrae all’annuncio.
• Pulpito della cattedrale di Pisa: commissionato dall’operaio Burgundio di Tado. Pulpito con
cariatidi, figure accostate alle colonnine, corredo di stature a tutto tondo, mensole a motivi vegetali
al posto degli archetti e lastre leggermente convesse. Narrazione complicata: Annunciazione,
Visitazione e Nascita del Battista, Natività e Annuncio dei Pastori, Viaggio, Adorazione e sogno dei
Magi, Presentazione al tempio, Fuga in Egitto, Strage degli innocenti, Bacio di Giuda e Passione,
Crocifissione, Giudizio universale. Torsioni dei corpi, intreccio delle figure, chiaroscuro,
naturalismo, suggerisce elementi paesaggistici o di animali esotici. Adorazione dei magi: scena
divisa in due parti distinte, in quella superiore il viaggio dei magi e l’adorazione, nell’inferiore il
sogno dei magi per avvertirli di non tornare da Erode.
• Madonna col Bambino nella Cappella degli Scrovegni: 1306. Vergine libera da ogni costrizione,
profilo marcatamente romano, studiato direttamente sulla statuaria classica, forma complessiva ad
arco ritmato dalle pieghe del manto e della veste, nonché gesto leggiadro della mano destra.
Contatti con l’arte francese. Sguardi incrociati. Appare come una regina raffinata dai modi eleganti,
collegata al mondo cortese. ARNOLFO DI CAMBIO
Prosegue la linea del classicismo di Nicola Pisano. Nativo di Colle di Val d’Elsa, la sua attività si
svolse tra Toscana, Lazio e Campania. Prima del 1276 fu a Roma. Tra 1277-1281 lavorò a Perugia.
Dal 1296 fu a Firenze. Incerta la data della morte, fu scultore e architetto.
• Carlo I d’Angiò: statua del 1277. Dignità, maestosità dell’opera tardo-antica, seduto su una sella
curulis con i fianchi a testa e zampe di leone, rappresentato con i segni dell’autorità regale: corona e
scettro. Tracce di colore. Fissità del volto, poche pieghe negli abiti, busto eretto, solida volumetria,
monumentalità classica. Ricerca della spazialità avvicina alla scultura.
• Tomba del cardinale de Braye: dal 1282, nella chiesa di san Domenico a Orvieto, monumento
funebre a muro. Pervenuta non integra: manca la cornice architettonica che univa tutte le parti
scultoree. 4 elementi sovrapposti: 3 inferiori a cassa in crescendo di elaborazione geometrica
passano da forme semplici a più complesse. Basamento a scomparti quadrangolari, sormontato da
parallelepipedo centrale ornato a finta galleria, sovrastato dalla camera funebre aperta solo
frontalmente di forma parallelepipeda con coperchio a tronco di piramide, elemento superiore con
conformazione ascendente e piramidale. Vergine in trono introdotta dalle diagonali, con il Bambino
costituisce il vertice della composizione. Statue del cardinale, di san Marco e di san Domenico. Le
variazioni geometriche suggeriscono due diversi piani interpretativi, quello terreno con il cardinale
disteso, definendo la fine della vita e quello spirituale con la visione del paradiso, che testimonia la
fede, il credo nella vita ultraterrena e la speranza di essa. I personaggi sono caratterizzati con
naturalismo gotico, compostezza e poca monumentalità sono invece classici. La Vergine è una
scultura romana di spoglio e rilavorata per adeguarla del II sec. d.C. rappresentante una dea.
• Ciborio di santa Cecilia in Trastevere: 1293, insieme di sculture, grande edicola impostata su 4
colonne di riuso, rivestita di forme gotiche, archi acuti trilobati a traforo, pennacchi con bassorilievi,
bassi timpani con i piccoli rosoni, pinnacoli di altezza limitata, edicolette gotiche. Archi acuti
ribassati e dilatati nello spazio. Leggerezza e compostezza classica. Anche il precedente ciborio di
san Paolo Fuori le Mura (1285) in collaborazione con un tale Petrus, più decisamente gotico, con
elementi traforati e non del tutto fusi in un insieme omogeneo ma studiati singolarmente.
• Bonifacio VIII: 1296 a Firenze, si occupa della riorganizzazione della città e della costruzione di
una nuova cerchia di mura, progetta il nuovo duomo. Esegue l’apparato decorativo della facciata
comprendente alcune statue, tra cui quella del