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"GLI OTTO ECCENTRICI DI YANGZHOU"
Yángzhōu Bāguài (definizione attribuita alla fine del XIX secolo a un gruppo di otto artisti molto originali uniti dalla città in cui erano attivi)
- Jīn Nóng (1687-1763)
- Zhèng Xiè (1693-1765)
- Luó Pín (1733-1799)
- Wāng Shìshèn (1686-1759)
- Huáng Shèn (1687-1768)
- Lǐ Shàn / (1686?-1756)
- Gāo Xiáng (1688-1753)
- Lǐ Fāngyīng ( ) (1696 - 1755)
Zheng Xie nasce da una famiglia di letterati nel Jiangsu e nel 1711 passa il livello inferiore degli esami imperiali. Nel 1714 si trasferisce a Yangzhou e visse un po' una vita da scapigliato, si fece una reputazione di bravo poeta, pittore, quindi abbandona la carriera burocratica. Segue i suoi modelli in campo pittorico, come Shitao. Noi lo sappiamo perché ci è stato raccontato: noi non abbiamo nessuna sua opera di questo primo periodo. Lo spartiacque tra questo periodo e quello dopo
è dato dal fatto che ricomincia a studiare a fine anni ’30 e passa gli esami imperiali (diversilivelli) fino a diventare nel 1742 magistrato dello Shangdou, quindi viene rimandato da sud nelnord-est. Dopo questo incarico ci fu una grande carestia che colpì la zona e lui rimase moltocolpito e si sentiva totalmente inadeguato e incapace di fronteggiare una situazione del genere.Quindi nel 1753 a 60 anni andò in pensione e si ritirò a Yangzhou e ricomincia a scrivere. Zhenxieè famoso per i suoi bambù e rocce, protagonisti principali dei suoi dipinti. La cosa interessante èche le foglie dei bambù che dipinge sono sempre una pennellata, non c’è mai la linea di contorno esappiamo che aveva cominciato ad osservare le ombre che venivano proiettato sui muri della casadai bambù
Inchiostro, bambù e rocce
Zhèng Xiè (1693-1765)
1753
Paravento a 4 ante. Inchiostro su carta. 119x235
paraventoa 4 ante (si vedono lelinee verticali cheseparano le ante). Ilterreno non èassolutamenteindicato, le rocce sonomolto particolari,perché sembrano dellemontagne inlontananza. Riescesempre ad inventaredelle composizionimolto efficaci, moltodiverse l’una dall’altra. 86Disegnava spesso anche orchidee:Zhèng Xiè Orchidee, bambù e rocce.1762 Inchiostro su carta. Shanghai BowuguanLuó Pìn è famoso per aver dipinto due rotoli sui fantasmi. Abbiamo descrizioni diverse daparte dei suoi contemporanei del suo carattere: c’è chi lo descrive come uno studioso virtuoso, chicome un buddhista devoto pio, chi come marito perfetto; chi invece come un capriccioso,eccentrico, ma anche un uomo affascinante, una specie di dandy che partecipava a tutte le festepossibili. È difficile alla fine fasi un’idea di quello che fosse veramente, sicuramente aveva unapersonalità poliedrica, che la vediamo riflessa
Nelle sue opere. È considerato uno degli artisti più originali del suo tempo e un esperto del soprannaturale, perché dipingeva fantasmi e lui stesso diceva di dipingerli perché li vedeva, quindi in un certo senso ritraeva la realtà. È di Ganzhou, dove nasce nel 1733; diventa molto amico di Jin Nong. È un'amicizia molto stretta che rimane per tutta la vita. All'età di 23 anni diventa un allievo di Jin Nong. Nella seconda parte della sua vita si trasferisce a Pechino, dove non potrebbe trovare un ambiente più diverso (capitale), però lui ci si inserisce bene nell'alta società pechinese e realizza tutta una serie di dipinti e questo è il secondo che colpisce di più:
Fantasmi
Luó Pín (1733-1799)
1797
Rotolo orizzontale. Inchiostro e colore su carta. 27x257
Riesce a realizzare queste figure, che sono fantasmi, ma sembrano più delle persone con dei difetti fisici che li rendono
molto particolari. È anche umoristico nel modo in cui descrive questi personaggi: vediamo una donna con i capelli sciolti e nuda (la nudità è straordinaria perché non viene mai dipinta); è coperta però da una nuvola. Le nuvole servono a separare le varie figure, quindi a fare un po' come delle cornici di questi ritratti e allo stesso tempo queste nuove che si muovono collegano anche. I difetti fisici ci sono come avevamo detto, come il personaggio con la testa enorme. La cosa strana è che alla fine del dipinto compare uno scheletro. Lo scheletro è una cosa molto rara e soprattutto ci colpisce il fatto che è praticamente identico al primo. Quello è la copertina di un testo scritto da questo pittore olandese (1573-1650) ed è un libro che lui scrive che riguarda la fama e l'immortalità del pittore. Lui dice che un gran pittore arriva sì all'immortalità, perché i suoi lavori arrivano fino ad oggi.
Luo Pin deve averlo visto e questo significa che questo testo circolava a Pechino. Lo scheletro indica l'immortalità. Ci dà l'impressione dell'inconsistenza elo fa bagnando la carta e dipingendo sulla carta quando è ancora bagnata, quindi l'inchiostro e le pennellate si dilatano nella carta ancora umida. La linea di contorno si dissolve e quindi le figure stesse di conseguenza si dissolvono. Con questa tecnica e con le nuvole trasporta la realtà in uno spazio che è al di fuori della sistematizzazione dei Qing. Luo Pin quindi li sconvolge.
Castiglione è un famoso gesuita, che viene da Milano. Lavora in Cina per tantissimo tempo (sotto tre imperatori) e viene sepolto a Pechino. È un pittore famoso, ma è anche un architetto egli viene chiesto di partecipare alla progettazione del Yuanming yuan (Giardino della Chiarezza Perfetta), che viene poi rasa al suolo dalle forze anglo-francesi dopo la seconda guerra.
mondiale. È un luogo molto caro perché è un luogo simbolo per l'occidente, per ricordarci le atrocità commesse. È stato distrutto, ma noi sappiamo com'era perché ci sono dei dipinti fatti dai cinesi e poi ci sono anche queste incisioni su rame fatte dagli stessi gesuiti. Come succede anche in Occidente, dove troviamo palazzi e costruzioni esotiche, come padiglioni nei giardini ecc... l'imperatore cinese chiede più o meno la stessa cosa. Avere degli edifici esotici nel Palazzo d'Estate dimostra l'apertura mentale, la grandezza delle conoscenze e la possibilità della famiglia reale. Quindi questi sono gli edifici che sono stati creati; ci sono edifici occidentali e anche edifici prettamente cinesi.
L'imperatore Qianlong riceve un tributo di cavalli dai Kazaki
Giuseppe Castiglione Láng Shìníng (1688-1766) Dinastia Qing, 1757
Rotolo orizzontale. Inchiostro e colore su carta.
45x267Castiglione è stato molto prolifero: abbiamo tantissimi suoi dipinti. Lui lavora a corte e si comporta alla maniera dei gesuiti: introduce la prospettiva lineare a corte (e là rimane: fuori dalla corte il modo di dipingere degli occidentali non viene assolutamente recepito). Qua vediamo che Castiglione invece fa un po' un misto: l'ambientazione è cinese (le rocce, le piante ecc...); i personaggi sono cinesi e vestiti alla maniera cinese; la composizione invece è diversa, soprattutto il modo in cui rendere i cavalli. Sono da qualche parte nel giardino imperiale della città proibita, l'imperatore è seduto su questa piattaforma rialzata sulla quale c'è un padiglione che però è aperto, l'imperatore è seduto su una sedia relativamente semplice per essere un imperatore; dietro di lui un paravento con un piccolo dipinto e riceve questo tributo, ovvero il cavallo kazako, quindi è una
Delegazione dal Kazakistan, che viene ricevuto dall'imperatore. L'elemento più importante del dipinto è il cavallo bianco, che guarda dritto negli occhi l'imperatore, che a sua volta guarda il cavallo. L'imperatore ovviamente ha una certa importanza, però è il cavallo l'elemento importante, bianco, fiero e sciolto. Realizza il cavallo con una tecnica occidentale: non c'è la linea di contorno, ma utilizza delle pennellate di colore contrastante, quindi rifrangono la luce in modo da dare un volume perfetto. La prospettiva è un prospettiva lineare, ma tutto il resto è cinese. È proprio una strategia adottata dai gesuiti: ovvero cercare di integrarsi nel sistema del paese di cui andavano e si integravano moltissimo.
Per arrivare all'arte contemporanea: C'è un momento spartiacque, che è quello delle guerre dell'oppio e che porta all'apertura dei primi porti a Shanghai.
quindi nel giro di poco tempo diventa da villaggio di pescatori a uno dei porti più importanti del paese. Le potenze straniere non sono soddisfatte ancora e quindi si arriva alla seconda guerra dell'oppio, in cui il paese viene forzato all'apertura. Bisogna considerare che fino al 1860 gli Occidentali sapevano veramente poco della Cina; le informazioni che noi avevamo erano quelle che ci erano arrivate tramite i gesuiti che arrivarono in Cina nel 1500 e che avevano avuto la possibilità di poter viaggiare in Cina. Quello che trapela della Cina è molto poco: testi confuciani che vengono tradotti in latino e che hanno una certa importanza per la filosofia illuminista nostra, infatti ci sono dei riferimenti alla Cina, che viene vista come un paese tutto sommato democratico, anche perché il confronto che viene fatto è con quello dei poteri monarchici assolutisti del 600/700 in Europa. Noi sappiamo che invece non era così. Noi però sappiamo.e conosciamo le merci che venivano importate, come le porcellane. Le porcellane però non facevano capire niente della storia cinese. Con l'apertura forzata del paese nel 1860 gli occidentali cominciano a viaggiare nel paese e a capire e a renderci conto che il paese aveva una storia antichissima e che aveva prodotto opere d'arte di altissimo livello. Quindi c'è questo stupore da parte degli occidentali. Dal canto suo, quello che succede in Cina, è che prima vengono sconfitti nelle guerre dell'oppio, la rivolta dei Taiping, la rivolta dei Boxer, nel 1895 la prima guerra sino-giapponese. Quindi, il Giappone, che fino a quel momento era stato considerato dalla Cina un paesello, arrivano e sconfiggono l'impero cinese, tra l'altro in pochissimo tempo e quindi gli intellettuali cominciano a chiedersi cosa sta succedendo. Iniziano a chiedere riforme, perché si r