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Tra il divino e l'umano, tra il mito e la realtà
Tale corredo di manifestazioni morbose costituisce gran parte del patrimonio diagnostico di un medico al cui sguardo si soffre una patologia fatta di ferite, di sputi sanguigni, di stillicidi emorroidali, sudore, vomito, feci, urine, ecc.
In questa fase pre-anatomica della medicina, il corpo umano è considerato come una scatola nera, di cui sono noti gli ingressi e le uscite.
Per questa medicina è assai importante la facies, il medico arguisce per inferenza la natura e la tendenza della malattia.
Se la malattia è uno squilibrio, la cura è un riequilibrio.
Uno squilibrio tra (clima, aria, cibo, bevande) e il corpo umano al cui interno lo squilibrio si ripercuote sugli umori.
Dentro questo modello umoralistico la malattia si d'incremento sviluppa in tre fasi: (epìdosis), di stato (akmè), di decremento (chàlasis).
Divino e l'umano, tra il mito e la realtà. È con Ippocrate sulla soglia del IV secolo il medico si presenta dotato di un comportamento umano che è pari alla sua competenza tecnica. Un'altrettanta elevata professionalità corrisponde a elevata deontologia.
Nel dovere del medico è detto che questi dovrà curare anche i malati a prognosi infausta, prestarsi gratuitamente ai malati indigenti, osservare un assoluto riserbo professionale, astenersi la propria influenza nel proprio interesse privato.
Il giuramento di Ippocrate le cui origini però alcuni fanno risalire alla stirpe degli Asclepiadi.
Le scuole mediche
Kos
Kos rivolge la sua attenzione alla totalità della persona, del malato che viene visto nel contesto della sua storia, del suo ambiente geografico, urbanistico, sociale, del suo modo di vivere e di lavorare.
Cnido
Le sentenze di Cnido sono un testo anteriore a quelli ippocratici, la sua filosofia
ereditata da Filistione e poi da Galeno, teoria emocardiocentrica);
Locri Filistione (seguendo la teoria degli elementi elabora lo schema terapeutico secondo cui ogni malattia si cura con il suo contrario). Le scuole mediche Alessandrina-Erofilo Erasistrato (III sec a.C. restauratori del primato del cervello sul cuore). dell'occhio Distinzione tra nervi motori e sensitivi, studio della prostata; a questa scuola si deve la denominazione del duodeno.
La scuola empirica (Pirrone di Elide) è fondata sulla fenomenologia clinica che si sviluppava attraverso una classificazione dei sintomi e dei medicamenti.
L'anatomia La scuola dogmatica riteneva che l'anatomia e la fisiologia fossero conoscenze indispensabili a ricercare le cause occulte delle malattie.
La scuola metodica (pori). Aristotele (384-322 a.C.) autore di un'enciclopedia delle scienza che riservava all'anatomia e alla fisiologia un posto eminente contribuì a concordare la teoria dei quattro umori e quella
La medicina antica si basava su diverse teorie e pratiche. I medici greci, come Ippocrate, credevano che la malattia fosse causata da un disequilibrio dei quattro umori nel corpo umano: sangue, flemma, bile gialla e bile nera. Questa teoria, chiamata teoria umorale, influenzò la pratica medica per secoli.
Un altro importante medico dell'antichità fu Claudio Galeno, che visse nel II secolo d.C. Galeno sviluppò un sistema medico basato sull'anatomia e la fisiologia. Credeva che il corpo umano fosse composto da quattro umori e che la salute dipendesse dall'equilibrio tra di essi. Galeno separò anche i medici-scienziati dai medici pratici, promuovendo una medicina più teorica e una medicina più applicativa.
I rimedi utilizzati in questi secoli erano tratti dalla natura. Le erbe medicinali erano molto comuni e venivano utilizzate per curare una varietà di malattie. Le farmacie dell'epoca erano spesso costituite da campi e boschi, dove venivano raccolte le erbe necessarie. Un famoso rimedio dell'epoca era la triaca, una miscela di erbe medicinali.
Quando nel 476 d.C. Odoacre depose Romolo, l'Imperatore, la vita media dell'uomo era ancora molto bassa e la medicina antica aveva fatto pochi progressi significativi nel migliorare la salute delle persone.
aggirava intorno ai 20-25 anni. Varrone considera di 50 anni. Lo stesso Galeno prendendo da Aristotele dice: il nostro vivere è un rinsecchirsi ciò è dovuto al graduale estinguersi del calore interno. Così facendo dell'invecchiamento l'umido, fondava una fisiologia dove il caldo e qualità d'ogni essenziali essere vivente si consumano a vicenda.
I rimedi
Un farmaco buono per tutte le patologie era la Theriaca o triaca (Thérion) tritato di vipera (la composizione era fatta risalire ad Andromaco il vecchio medico di Nerone) era un composto di 54 ingredienti. Ve ne era una per i ricchi ed una per i poveri. Per secoli fu d'ogni considerata la madre medicamento.
Tra pesti e lebbra l'alto medioevo
Nello spazio di due secoli gli abitanti della penisola italiana passarono da 7.4 a 2.5 milioni (650 d.C.) carestie e pestilenze erano il corredo di guerre ed invasioni. Queste disgrazie si rinforzavano a vicenda scrittori coevi descrivono la
Peste cosiddetta di Giustiniano nel 543 a Costantinopoli come un'apocalisse (in un giorno il morbo mieteva dalle 5 alle 10 mila persone).
Le epidemie da epì dèmos (sopra il popolo) anche nel corso dei secoli molti avevano intuito che si diffondevano per contagio da animali (topi, pidocchi, pulci, petecchie) pare fosse proprio Galeno all'epoca a indicare una regola per e per i mezzi aurea: "cito, tarde" longe, (fuggi presto, va lontano, torna più tardi che puoi). Come la peste comprendesse tutte le malattie contagiose mortali così la lebbra era il nome che racchiudeva tutte le malattie della pelle più o meno letali.
Le endemie "sani" I lebbrosi venivano allontanati dal convivio dei "adunatio" e si ritrovavano in cosiddette (una gilda una associazione) che nel tempo divennero dei veri e propri villaggi (bordella leprosorum posti per legge almeno a tre miglia fuori dalle mura). In soccorso dei delitti di questi
Villaggi si prestano per la prima volta pietosi ed eroici monaci di una forma dell'Ordine di assistenza ospedaliera, di San Lazzaro di Gerusalemme è la costituzione di un ordine che l'assistenza come carisma ha ai lebbrosi.
Tra pesti e lebbra, sopraffatti da eventi tanto devastanti gli uomini nell'incuria nell'inedia cadevano e Lucrezio (98 - 55 a.C.) intuisce che a diffondere le pestilenze siano "atomi patogeni" "semi cose" dei delle appunto germi. È l'idea che costituisce la base speculativa della teoria dei germi (oggi microbiologia).
"Virus" se nel mondo latino (secrezione fetida) era "peius" sinonimo di veleno, il nome di peste deriva da "pistare" (peggio) o da (calpestare, pestare).
Tra pesti e lebbra, alto medioevo è un periodo senza particolari epidemie l'unica "scambiata" malattia era la lepra (psoriasi e scabbia) arabica o morbus elephants.
provenientedall'Oriente dove era endemica (Cina, India). La diagnosi di lebbra avveniva attraverso una prova, con uno spillone si pungevano le zone di pelle maculate e/o le piaghe. L'assenza di dolore confermava la malattia e decretava la morte civile del paziente. Albucasis utilizzando la teoria tetraumorale di Galeno classifica quattro tipi di lebbra (elephantia, tiria, leonina, vulpina). Al tempo delle crociate la lebbra è diffusa in tutta Europa si contano circa 19.000 lebbrosari. Tra pesti e lebbra Fu il medioevo cristiano a dare fondamento etico alla Hospitalitas. A Roma la prima casa ospitale nasce nel 380 ad opera di una matrona appartenente alla gens Fabia. Nel vicino Oriente San Basilio (330-379) fonda delle istituzioni di accoglienza organizzate indomuncolae; fiorirono così diversi modelli ospitativi. I noso-komèin (aver cura dei malati) nosocomio, o gli xeno-dokèin (casa dove ospitare gli stranieri) xenodochio. Tra pesti e lebbra Furono proprio iLa Medicina ArabaLa medicina Araba proseguiva la sua grande tradizione enel 931 il califfo al-Muqtadir, fece vagliare da una specialecommissione coloro che volessero
esercitare la professione medica: 860 furono gli iscritti Ibn Sina (figlio di Sina) Avicenna (970-1037) è l'enciclopedico autore del Canone che rappresenta la più orientata e completa ricapitolazione della