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- CONCETTI BASILARI DI GRAMMATICA STORICA

Si tengano presenti i seguenti concetti basilari dell'evoluzione linguistica:

a) tradizione e innovazione --> Nella storia di ogni lingua esistono al tempo stesso tendenze

verso l'innovazione e fattori di conservazione

b) parole di tradizione popolare e cultismi --> Le prime sono state usate durante i secoli dalla

loro forma originale latina (l'etimo) fino ad oggi e hanno subito mutamenti fonetici che a volte le

hanno rese irriconoscibili.

c) mutamenti forti e mutamenti deboli: diffusione lessicale --> Si chiama diffusione lessicale

l'ipotesi secondo la quale i mutamenti linguistici sono repentini nell'aspetto fonetico, ma graduali

nella loro estensione al lessico

d) analogia --> Talora una forma si sottrae alla sua evoluzione "normale" per influenza di altre

con le quali ha un rapporto formale

e) forza e paradigma --> A volte agisce su una parola la forza del paradigma lessicale a cui

appartiene

f) cronologia relativa dei mutamenti --> E' evidente che i mutamenti fonetici non si realizzano

tutti allo stesso tempo

g) patologia linguistica --> Quando, come risultato di vari mutamenti fonetici, due parole

possono confondersi, la lingua ricorre, per una delle due, a un'altra lessia.

h) moda ed espressivita' --> La sostituzione di parole si deve anche ad altri fattori, per esempio

moda e prestigio, specie nel caso di termini stranieri

i) grafia e fonetica --> Allo stesso fonema possono corrispondere vari segni grafici e allo stesso

segno grafico vari fonemi. La grafia e' piu' conservatrice della fonetica.

2. LE LINGUE PRELATINE

Quando i romani conquistarono la penisola iberica trovarono popolazioni che parlavano lingue

diverse, una vera e propria interferenza linguistica, che non solo arrichisce la lingua degli

invasori, ma che riesce a modificarne la struttura. In questo caso l'idioma del popolo sottomesso

si chiama substrato o sostrato, il quale piu' che la causa determinante del mutamento, e' solo il

fattore coadiuvante di un'evoluzione linguistica interna. I popoli prelatini si

possono distinguere in i.e.e pre- o non i.e. Il basco (sp.

vasco o euskera) e' l'unica delle lingue non-i.e. sopravvissute alla romanizzazione; diffuso ai

due lati dei Pirenei, ebbe senza dubbio nell'antichita' un'estensione molto maggiore dell'attuale.

I baschi si ritirarono dalla Valle dell'Ebro sotto la spinta di nuovi invasori che venivano da sud,

gli iberi (iberos). Per molto tempo si credette che gli iberi fossero gli antenati dei baschi e si

suppose una relazione genealogica tra l'iberico e il basco, ma oggi si pensa piuttosto a

un'influenza reciproca ovvero a contatti paralleli con una terza lingua di maggior prestigio.

Gli iberi non i.e. e di probabile origine nordafricana colonizzarono soprattutto l'Andalusia,

Alicante e la Catalogna, arrivando fino all'attuale Rossiglione (sud della Francia) e, all'interno

della penisola, fino ai limiti meridionali e orientali della Meseta.

Le lingue i.e. vennero introdotte con le invasioni provenienti dal nord. Una prima ondata di

popoli di difficile identificazione (forse liguri, veneti...) porto' nella penisola una lingua pre- o

paraceltica, mentre una seconda invasione di celti (VII sec. a.C.) arrivati dal centro Europa, si

stabili nella Meseta e si fuse con gli iberi dando vita alla simbiosi culturale celtiberica diffusa

nelle attuali province di Burgos, Guadalajara, Saragozza e nel sud della Navarra. I popoli della

prima ondata si trasferirono verso il nord e l'ovest, in zone di maggior densita', che in epoca

romana avevano il nome di Cantabri, Astures, Carpetani...Ad ogni modo la Cantabria, situata tra

la zona basca e la terra degli astures e' il nucleo della futura Castiglia romanza. Possiamo

supporre che all'epoca della conquista romana i cantabri parlassero uno o piu' dialetti di tipo

celtico, con tratti di un idioma i.e. preceltico e altri di origina piu' antica e forse basca.

Al vascuence si possono attribuire:

> i toponimi in -berri "nuovo"

> i toponimi in -gorri "rosso"

> antroponimi come Garcia

> parole come cama, izquierdo, pizarra

All'iberico, oltre il nome stesso di Iberia, si possono attribuire i toponimi in -ici,-ippo

Al ligure si attribuisce il suffisso -asco

Toponimi fenici e cartaginesi sono Cadiz, Cartagena, Malaga, Hispania. Altre parole pre-i.e.

sembrano essere barro (fango), conejo,gordo e nava ( valle).

Tra i toponimi celti e pre o para-celtici ricordiamo i suffissi -antia, -sego; invece i suffissi -ako e

-dunum, diffusi quasi solo in Catalogna e Aragona, risalgono a una posteriore invasione gallica.

Relitti lessicali preceltici sembrano paramo e perro.

Gli unici toponimi greci sopravvisuti si trovano in area catalana.

Secondo alcuni linguisti sarebbero attribuiti a sostrati ispanici alcuni fenomeni dell'evoluzione

del lat. della penisola.

All'influenza basca sono stati attribuiti i seguenti fenomeni:

1) evoluzione di F- iniziale lat. a [h] aspirata che successivamente e' dileguata dalla pronuncia

-> FARINA>HARINA;

2) assenza del fonema /v/ labiodentale nella maggior parte della Spagna; il suono, sconosciuto

in euskera e in guascone, esistette nei dialetti spagnoli medievali

All'influenza celtica sono stati attribuiti:

1) l'indebolimento delle cons. sorde intersonanti: SAPIT> sabe, PETIT>pide, AMICA>amiga

2) l'evoluzione del gruppo consonantico lat./kt/a/it/o/ts/ secondo le diverse aree di influenza

celtica.

3. LA LINGUA LATINA IN SPAGNA

La conquista romana della penisola iberica comincio' verso la fine del III sec. a.C.: come

conseguenza della seconda guerra punica, nel 206 si costituisce la Provincia romana, divisa

piu' tardi in citerior e ulterior.

Con la riforma amministrativa di Augusto la penisola fu divisa in tre provinciae: Tarraconensis

( con capitale Tarragona), Betica ( capitale Cordoba) e Lusitania (capitale Merida).

Sebbene i romani non imponessero la loro lingua, una serie di fattori sociali furono elementi di

acculturazione e assimilazione linguistica: le zone piu' ricche e sviluppate furono precocemente

latinizzate. I baschi invece non perdettero mai il loro idioma. Il latino diffuso

nella penisola iberica dagli agenti sociali prima menzionati non e' un idioma unitario come la

lingua degli autori classici, si tratta piuttosto di un insieme di livelli espressivi e di fasi

cronologiche che si sovreppongono, coesistono e si influenzano reciprocamente. Il latino dei

primi legionari e' una lingua ancora arcaica, fondamentalmente parlata. La sua differenza dal

latino delle ultime ondate e' molto grande: le sovrapposizioni lasciano sia dei tratti arcaici che

alcune innovazioni che non si generalizzano in tutto l'impero. A partire dal I sec. d.C. si diffonde

la lingua letteraria e la penisola accolse senza indugi anche l'ideologia cristiana, dando vita a

un'importante letteratura latina ispirata alla nuova religione. Il latino letterario

diventa, nel Basso Medioevo, la lingua della respublica clericorum (comunita' di chierici) mentre

il latino volgare si trasformera' nelle lingue romanze; affiancate dal linguaggio ufficiale

dell'amministrazione. L'accento latino

e' fondamentalmente musicale, mentre quello spagnolo si basa su differenze di intensita'.

Malgrado cio', nel passaggio dal lat. al volgare l'accento normalmente non si sposta dalla sillaba

tonica latina, tranne nei seguenti casi, nei quali delle parole sdrucciole diventano piane:

* tipo TENEBRAS>tinieblas (parole con il gruppo muta+liquida prima dell'ultima voc)

* tipo PARIETES >paredes (parole con I tonica in iato)

*tipo RETINET>retiene ( parola composta dove l'accento ritorna alla collocazione che aveva

nella parola non composta)

*tipo SAPERE>saber (cambiamento morfologico)

Il sistema vocalico del L.C. comprende dieci fonemi: /I E A O U/ piu' i tre dittonghi /AE,OE,AU/.

Le voc. lunghe erano pronunciate normalmente piu' chiuse e le brevi piu' aperte. Nel L.V. le

cose vanno al contrario: l'apertura ha valore distintivo e la durata passa a tratto ridondante. Nel

lat.tardo le voc. toniche erano lunghe in siil. aperta e brevi in sill. chiusa.

I gruppi cons. invece, subiscono l'assimilazione regressiva (un suono seguente rende simile a

se' un suono precedente), con successiva semplificazione: -RS, -PS > SS> -s-

I mutamenti dal lat. al romanzo obbediscono a un processo di semplificazione e realizzano il

passaggio da una morfologia sintetica (con forme organiche) a una analitica ( con forme

perifrastiche).

a) Il L.C. esprimeva le funzioni sintattiche con modificazioni della forma della parola, mentre la

flessione del romanzo si basa sull'uso di preposizioni

b) creazione dell'articolo determinativo a partire dalle forme del dimostrativo ILLE, ILLA (el, la) e

dell'articolo indeterminativo a partire dal numerale UNU,UNA

c) perdita del neutro che passa al maschile. Parole come FOLIA passano al f.sing. sia per

confusione di desinenze sia per il senso collettivo che possiede la parola

d) cambiamenti di classe (metaplasmi): i f.della IV e della V declinazione passano alla I, i m.

della IV confluiscono nella terza

e) anche la comparazione si fa in modo analitico: FORTIORE>MAGIS FORTE da cui mas fuerte

e muy fuerte

f) nella morfologia verbale scompare la coniugazione deponente e si riorganizzano la forma

passiva e i tempi composti

Il lessico latino e' ricco di ellenismi appartenenti a diversi campi semantici, come ad esempio i

termini di alta cultura o parole di cultura materiale.

Fra gli arcaismi del latino di Spagna ricordiamo: l'aggettivo relativo CUIUS>cuyo, COVA>cueva

(caverna), FABULARE>hablar e i nomi delle decine: cuarenta, cincuenta ecc.

4. IL PERIODO VISIGOTO

Agli inizi del sec.V la penisola iberica comicia a subire le invasioni dei popoli germanici. Gli

svevi si stabilirono soprattutto in Galizia e i vandali occuparono l'Andalusia. La presenza

germanica piu' importante fu quella dei visigoti, chiamati dai romani per sottomettere i vandali;

dopo aver stabilito un regno a Tolosa, giunsero nella penisola e in due secoli l'occuparono. I

visigoti si convertirono nel 587 alla religione cattolica e nel 654 promulgarono in latino la Lex

romana visigothorum, grande compilazione giuridica dove si amalgamano gli usi germanici con

quelli romani. Questo periodo segna il distacco-non totale, ma irreversibile- delle terre ispaniche

da un orizzonte soprarregionale e la conseguente affermazione di una prospettiva peninsulare

piu' ridotta e dotata di nuovi centri di irradazione linguistica. E' adesso che il vernacolo si

distacca dal latino. L'evoluzione fu agli inizi lenta e incosapevole, ma a un certo momento gli

abitanti ebbero coscienza che quel che parlavano non era piu' latino ma un idioma nuovo.

Occorre distinguere fra parole germa

Dettagli
A.A. 2016-2017
15 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/07 Lingua e traduzione - lingua spagnola

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisa.bettabrio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e traduzione spagnola e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Carrascon Guillermo.