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Licenza poetica e rime in Dante

Questa licenza poetica di fare questo tipo di rima se la concedono i poeti della penisola convinti che anche i poeti siciliani se la consentissero essi stessi. Siamo quindi di fronte ad un inquinamento veneto o più propriamente toscano. Tornando a Dante e alla rima su 'tremesse' lui pensa che i siciliani sfruttano un concepimento poetico per comporre la sua rima alternata.

Un altro passo famoso di Dante vede avvenire questa rima, il passo con Farinata nel momento in cui si frappone fra Dante e Farinata un'altra ombra che chiede a Dante dove sia Guido Cavalcanti, e quest'ombra si rivelerà essere il padre di Guido. Dante risponde immediatamente a questo dannato perché sa chi è, e qui noi vediamo come rima 'nome' 'come' 'lume', sapendo che NOMEN > tosc.nome / sic. numi e LUMEN > tosc. lume / sic. lumi.

Si creano quindi incomprensioni perché le rime siciliane sono perfette, mentre la trascrizione

toscanizzata di quei componimenti risulta già errata, convinti che sia una concessione poetica che poi verrà più volte ripresa. Anche Dante si fa ingannare dalla veste linguistica in cui lui parla, mentre il siciliano antico aveva queste rime. Che il siciliano fosse antico si vede anche dal fatto che alcune parole come 'core' o 'foco' non hanno il dittongo. Queste parole del linguaggio lirico non fi ff fidittongate, sono quindi imitazioni del parlato siciliano. Ecco perché in parole come 'risplendiente' sembra ci sia un dittongo che in realtà non c'è, perché secondo alcuni studiosi è stata aggiunta una desinenza successiva. Altri caratteri come sibilante + jod (sjod in posizione intervocalica o iniziale) so non spiegati da Patota a pag.92. Perché abbiamo fenomeni come la pronuncia 'bascio' (bacio) oppure 'scena' per il nostro cena, che hanno stessa gra a in diverse regioni.

d'Italia ma diversa pronuncia nel parlato toscano. Passiamo ora ad alcune osservazioni morfologiche: al verso 23 vediamo 'partire' che fa rima con 'martire', che in siciliano erano 'partiri' e 'martiri', con la trasposizione veneta che fa uscire 'martiri' come un plurale in 'e'. C'è poi anche in questa poesia la risalita del clitico già vista nel ritmo cassinese e la troviamo al verso 23, dove il 'me' veneto (non 'mi' siciliano) è spostato prima del verbo servile e non attaccato all'in nito come è fatto da noi parlanti contemporanei. Un'altra cosa da notare è che l'imperativo negativo è formato dal congiuntivo preceduto da 'ne'. Quali sono però i codici che tramandano il grosso delle poesie siciliane alla posteriorità? Sono 3 canzonieri toscani che raccolgono diverse poesie (manuale pag.70-71), e che

Nascono da una volontaria azione di toscanizzazione, oppure da un fenomeno naturale di trasformazione dell'aspetto fono-morfologico come appena visto per questo codice zurighese. Uno dei tre codici è il paladino 18, con alcune componenti pistoiesi, il secondo è un codice Laurenziano Rediano 9, appartenuto a Francesco Redi ed ha un contenuto pisano in parte e orentino, e in ne c'è il Laurenzano 103 che è quello che ci tramanda la versione toscana del Giacomino pugliese. Queste poesie sono poesie siciliane poi diventate poesie siculo-toscane, e si arriva no alla soglia dello stil novo.

Quarta settimana

Decima lezione (18/10/2021)

Iniziamo ad a rontare Dante, ricordando anche quanto fatto finora con qualche cenno alla sua poetica. Nel manuale abbiamo cenni della sua vita da studiare, e la sua attività pubblica inizia verso la fine del '300 e anche la partecipazione alla battaglia di Campaldino del 1289. Si iscrive all'arte dei medici e degli speziali.

magli anni di svolta della sua vita sono dal 1300 al 1302, quando inizia a farl'ambasciatore prima, e il priore a Firenze poi, quando si dimostra contrario all'espansionismo del papa Bonifacio VIII, presso il quale verrà mandato a ottobre 1301 per fare da paciere. Proprio in quel periodo prendono il potere i guel neri, eloro lo condanneranno prima a pagare una multa prima, a morte poi e quindi si darà alla fuga da Firenze cercando dei possibili protettori. Inizialmente proverà anche a rientrare a Firenze appoggiando i guel bianchi ma pian piano rinuncerà alle sue battaglie politiche, tant'è che verrà anche accolto da persone ghibelline nel corso delle sue peregrinazioni, e conderà anche nell'imperatore Enrico VII che scende in Italia nel 1307 ma muore nel '10 e proprio la sua prematura morte impedirà a Dante di continuare a sperare nell'unità dell'Italia. Dante poteva anche rientrare nel

1315 a Firenze grazie ad un’amnistia, ma lui ri utò e quindi vennefi ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fipromulgato un nuovo bando sia per lui che per i gli, per poi morire a Ravenna nel1321.

Le date della commedia non sono sicure, ma può essere che sia iniziata già nel1306-1307, cioè quando lui era in esilio. Nonostante ciò c’è un aneddoto su comea Dante fosse fatto pervenire un quaderno trovato nelle sue carte a Firenze in cuicomparirebbero addirittura le prime sette cantiche dell’inferno. È diversa nellastesura delle terzine questa carta ritrovata, e pertanto anche l’avesse iniziata aFirenze la riprende poi in mano verso il ‘06-07 e quindi si può prendere per buonaquesta data. Finisce l’inferno nel 1309, e il purgatorio è datato tra il 1310 e il 1313.Queste sue opere servivano a Dante per avvalorarsi nelle varie corti in cui va, e nel1316 inizia il paradiso che nirà poco prima della morte.

Noi ci concentreremo principalmente sul De Vulgari Eloquentia, con qualche accenno alla commedia. Nel libro ci sono trattate anche altre opere come 'La vita nuova', in cui si parla dell' storia d'amore di Beatrice e Dante, storia mai avvenuta che si conclude con la sua morte. Anche dopo la morte di Beatrice Dante non smette di amarla e diventa un' amore loso co. Di queste parti che ci vengono raccontate l'importanza riguarda gli aspetti linguistica, per noi, in quando questo testo è importante soprattutto per la lologia italiana, in quanto Barbi, che lo studiò, non potendo appoggiarsi ad un autografo, decise per un ammodernamento con le convenzioni gra che attuali modernizzando proprio il testo. Le edizioni più recenti, invece, si basano su un codice Chigiano L-8-305 che restituisce il testo in una veste linguistica arcaicizzante. È un codice degli anni '40 n del '300 quindi molto postumo, e che trova diverse altre opere.

importanti per lo stil novo. ‘La vita nuova’ in questo codice compare in una veste linguistica arcaica, ergo il copista ha riprodotto molto fedelmente la veste linguistica, che di natura non sarebbe dovuta essere così in quel periodo. Ad esempio la 1a persona singolare del presente indicativo esce in ‘-emo’, desinenze che vediamo anche nella commedia come visto le lezioni precedenti. Ci sono anche tracce di queste desinenze anche nel Decameron. Un’altra cosa da notare è ‘Fuoro’ che derivata da ‘fuorunt’ latino e che ha una derivazione che si trova nella Manni a pag.39, anche se è un capitolo non da studiare ma utile da consultare. La forma è un perfetto di 3a plurale che sopravvive ancora nel ‘300 in una forma uniformata dall’insorgere della desinenza ‘-no’. Tutte le forme sono quelle che a noi sono arrivate come ‘furo’ e ‘furono’. La troviamo nel canto degli ignavi.

tra Virgilio e Dante ('che non furon ribelli / ne furfedeli a Dio / ma di per sé fuoro'). Un'altra cosa interessante è che ad un certo punto nella 'vita nuova' vengono confrontati i 'poete' di lingua latina, quelli u ciali o quelli a cui si può attribuire la possibilità di scrivere di ogni materia, e i cosiddetti 'dicitori d'amore in volgare', cioè quelli che hanno dettato delle poesie in volgare ma solo a tema amoroso. Nonostante ciò Dante li promuove comunque a 'poete', cioè inizia a dar anche dignità letteraria al volgare stesso. Nei primi anni dell'esilio Dante avvia due trattatiche non concluderà che sono 'il Convivio' e il 'De Vulgari Eloquentia'. Il 'Convivio' ha 4 trattati di 14 previsti, ma non si sa dove sia iniziato o a chi fosse destinato. È un'opera tramandata da parecchi manoscritti, circa una quarantina.

ed ha anche una prima stampa su di un INCUNABOLO (i primi libri stampati entro l'anno 1500, cioè libri composti agli albori della stampa). L'incunabolo del Convivio fu stampato a Firenze da Bonaccorsi nel 1490. Tutti questi incunaboli e copie manoscritte avevano un archetipo comune che contiene diversi errori. Dante non riuscirà mai a mettere in ordine questi primi 4 trattati, ed ecco spiegato il motivo per cui la 'bellacopia' dantesca, mai nita da Dante stesso, si ritrova ad avere un sacco di difetti già nell'archetipo comune. L'opera ha circolato a Firenze nei primi decenni dopo la morte di Dante nel 1321, e lo sappiamo perché amici di Dante che commentano la Commedia citano apertamente il Convivio come opera. È interrotto al libero 4 capitolo 30esimo, ed è una prosa molto più latineggiante, più vicina cioè al latino, e le fonti che Dante usa sono latine, con un significato.

pianta), ma anche termini filosofici e teologici, come ad esempio "essenza" e "divina provvidenza". Dante utilizza anche termini poetici e letterari, come "amore" e "bellezza", che sono centrali nella sua visione del mondo. Inoltre, nel Convivio, Dante fa ampio uso di allegorie e simboli, che arricchiscono ulteriormente il suo linguaggio poetico. In conclusione, il linguaggio utilizzato da Dante nel Convivio è estremamente vario e ricco, e riflette la sua profonda conoscenza della letteratura, della filosofia e della teologia del suo tempo.

pianta che deve crescere). Ci sono inoltre degli elementi latineggianti nella sintattica d

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
57 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Matty_Car33 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di storia della lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Geymonat Francesca.