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IPSAS
Viene conservato il piucheperfetto indicativo latino: fekerat 'aveva fatto'
Anche il lessico è molto conservativo: sa domu 'la casa', ebba 'cavalla', edu 'capretto' (> lat. HAEDUS), mannu 'grande' (> lat. MAGNU), kittu 'per tempo' (dal lat. CITIUS comparativo di CITO).
Riflessioni sulla formazione del lessico volgare:
Abbiamo visto che molte parole entrano nel latino attraverso contatti con lingue diverse (prestiti, calchi) motivate da nuove esigenze di comunicazione per esprimere concetti nuovi, oppure in sostituzione di parole logorate dall'uso (BELLUM 'guerra' viene sostituito dal germ. WERRA, forse per differenziarsi dall'omofono BELLUS che aveva sostituito il classico PULCHER).
Nel passaggio dal latino d'epoca imperiale ai volgari romanzi alcune parole possonoscomparire, altre sopravvivono con significati mutati e questi mutamenti danno indizi interessanti sulle
condizioni sociali, sugli usi e sulla psicologia collettiva in cui quei mutamenti si sono prodotti.- DISCUS
- 'tavola rotonda per i pasti'
- desco
Il BUSTUM era il luogo dove si bruciavano i cadaveri (c'è la stessa radice di combustione, combustibile) poi > 'sepolcro': l'uso di adornare i sepolcri con immagini scolpite ha dato l'italiano busto
Lessico:
Quando le parole in età classica avevano un duplice significato, astratto e concreto, per via popolare sopravvive quello concreto, quello astratto semmai viene recuperato per via dotta.
- GRADUS
- 'gradino'
- 'grado'
- PUTARE
- 'tagliare'
- 'ritenere' > potare
- STIMULUS
- 'pungolo'
- 'stimolo intellettuale' > nei dialetti rimane nel significato di 'pungolo'
- EXEMPLUM
- > 'esempio'
- 'scempio'
- 'strage da servire da esempio'
Fra le tante espressioni per
‘morire’ sopravvive quella plebea crepare ‘scoppiare’
HORTUS ‘orto’, ‘giardino’ sopravvive solo il significato utilitario •
META ‘meta’, ‘catasta,mucchio di fieno o di sterco’
PULLUS non è più il cucciolo di qualsiasi animale , ma il pollo
CUBARE prende il senso di ‘covare’
PONERE ‘mettere a covare’ (per es. nel dial. Di Arezzo)
Il latino quando sta per trasformarsi in volgare è una lingua rustica. A volte i mutamenti semantici si sono prodotti in ambiti tecnici
PAPILIO ‘farfalla’ in ambiente militare è usato nel senso di ‘tenda’, per confronto con le ali aperte di una farfalla > padiglione, fr. pavillon
Ordinare ‘comandare’ viene dalla lingua militare
LIBELLUS ‘libretto’ è termine del linguaggio giuridico > ‘livello, contratto, atto che regola una concessione fondiaria’
Molti termini
Vengono dal linguaggio delle arti e dei mestieri:
- TORNARE ‘far girare il tornio’ > tornare ‘andare nuovamente nello stesso luogo’ vd.anche pisano tornare ‘traslocare, cambiare casa’
I significati, nel loro insieme, costituiscono un sistema e sono tutti concatenati fra loro. Se una parola muta di significato è probabile che il mutamento si ripercuota su altre parole:
- MITTERE ‘inviare’ > ‘mettere’; il significato primitivo è preso da MANDARE
- FERIRE ‘colpire’ > ‘ferire’ ed è sostituito nel significato primitivo da PERCUTERE.
Dante, Se vedi gli occhi miei di pianger vaghi
Sonetto attribuito a Dante dalla tradizione manoscritta (Riccardiano 1156 e II II 40, Laurenziano XL 44 e dalla stampa Giuntina del 1527, posto dal Barbi fra le rime dell’esilio:
Rime (CV) in , Le Opere di Dante, a cura di Michele Barbi, Società Dantesca Italiana, 1960)
Rime di Dante: raccolta di componimenti
Poetici composti da Dante in un gran arco di tempo, non è un'opera organica (come il canzoniere di Petrarca), ma sono testi che studiosi moderni hanno messo insieme secondo un criteri compositivi e cronologici. Le rime, composte in momenti diversi, sono l'esempio di un grande sperimentalismo stilistico e tematico. Ad esempio, nei testi più arcaici si sente l'influsso dei poeti siciliani e siculo-toscani, in altri - quello dello stilnovo, troviamo anche stile tragico e comico + sperimentazioni lessicali.
V. 1 vaghi: GDLI, s.v. vago ( 1. 'che ha caratteri indefiniti, non ben precisati' ● 2. 'confuso, diffuso in sottofondo (detto di un suono)' Dante Par. 23 13: Veggendo io (la donna mia) ● 3. 'indeciso, esitante, smarrito': sospesa e vaga ... Bibbia volgar. II 81: XL anni saranno i vostri figliuoli ● 4. 'che vaga qua e là, errante' vaghi e profughi nel deserto ● 5. 'che è amante, appassionato di qualcosa, desideroso di possederla'
di goderla’, Dante Purg.10 103-104: Li occhi miei ch’a mirare eran‘goloso di un cibo’, ‘avido’:contenti/ per veder novitadi ond’e’ son vaghi,/ volgendosi ver’ lui non furon lenti;
Castruccio ... come uomo vago di signoria ... cominciò guerra ai Fiorentini. Giovanni Villani: Fiorentini.
● Il significato più pertinente è quello documentato al punto 5: notevole anche il passo ‘Se vedidantesco dove il termine vaghi è associato ad occhi, come nel sonetto. Quindi: i miei occhi desiderosi di pianto’ Inf. XXIX 3 (decima
● L’espressione occhi desiderosi, vaghi di pianto ritorna anche in La molta gente e le bolgia dove si puniscono i falsi fabbricatori di qualunque opera): diverse piaghe/ avean le luci mie sì inebriate/ che de lo stare a piangere eran vaghe;
Purg X 103-104: Li occhi miei ch’a mirar eran contenti / per veder novitadi ond’e’ son vaghi (ED, s.v. vago = Enciclopedia Dantesca, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana, 1970-1978) L'enciclopedia Dantesca è il repertorio di tutte le parole inserite dei contesti utilizzate dal poeta. ● v. 1 Se: congiunzione ad alta frequenza in Dante, spesso ad inizio di verso, o usata Rime XLVIII 1: Se Lippo, amico, se' tu che mi leggi... in tua balia mi metto; nell'incipit: Se 'l viso mio a la terra si china (ED). ● v. 2 pietà: GDLI: diversi significati: 'sentimento di benevolenza, compassione, disposizione d'animo alla solidarietà, sentimento di affetto verso i genitori, la patria'... Guinizelli IV 13: Sacciate al punto 5: antico e letterario: 'angoscia, strazio, sofferenza': in veritate/ che sì preso è il meo core/ di vo' incarnato amore/ che more di pietate/ e consumar lo fate/ in gran foco d'ardore. Dante, Inf. 2. 5: Io sol uno/ m'apparecchiava a sostener la guerra/ sì del cammino e sì de la pietate,/ che ritrarra la mente che non erra. ● v. 3 ti priego: è unSintagma che ricorre molto frequentemente nella Commedia; naturalmente data la banalità dell'espressione non è molto significativo per dirimere questioni attributive, si può però notare che in Dante prevalgono le forme dittongate del tipo ti priego (9 occorrenze) (dittongo da Ĕ in sillaba libera) rispetto a quelle senza dittongo (4) ti prego (ED). In italiano si è affermata la forma senza dittongo per analogia con le forme in cui l'accento cade sulla desinenza (preghiamo, pregate).
V. 4 svaghi: il significato di questo verbo è stato molto discusso: Barbi e con lui Contini interpretavano 'soddisfi' e l'Enciclopedia Italiana (Treccani) considerava il passo di dubbia interpretazione: per Barbi il significato della quartina sarebbe "se vedi i miei occhi desiderosi di pianto per una nuova angoscia che mi tormenta il cuore, Signore, in nome di colei che non si allontana mai da te (la Giustizia) ti prego che tu li soddisfi con tale piacere".
“cioè che tu punisca chi uccide la giustizia ...ecc.”
Tuttavia il significato di ‘soddisfare’ è tardo (attestato dal ‘600 in poi) e inoltre in tal senso il verbo è usato come riflessivo ‘svagarsi’ (GDLI 9). Le attestazioni più antiche sono invece tutte vicine al significato etimologico: dal lat volg.*exvagare per il classico evagari, composto da ex + vagare: ex indica allontanamento: quindi il verbo varrà ‘deviare’, ‘distogliere qualcuno da ciò che sta facendo’. Il Gravi (Glossario degli antichi volgari italiani, a c. di G. Colussi, 1994, poi Foligno, Editoriale Laude Cortonesi spesse Umbria) riporta esempi trecenteschi: nelle (in Poeti del Duecento): fiade per la troppa cura/ da Te la mente se svaga e disvia Bindo Bonichi. E in un sonetto di 1260-1338): svaga da gli altri quel che fu svagato ‘si allontana dagli altri ciò che fu rubato’.
Quindi che tu di tal piacere i svaghi = ‘che tu li distolga da tal piacere’
piacere’ (cioè dal piaceredi piangere).● v. 5 dritta man: Dante usa la forma con caduta della vocale protonica soprattutto in poesia, diritto in prosa. Dritta riferito a mano significa ‘destra’, ma anche ‘giusta’. Destro in lat. valeva ‘posto dalla parte destra’, poi ‘favorevole, di buon auspicio’, mentre dritto passa dal significato di ‘onesto, giusto, retto’ a quello di ‘relativo alla mano destra’, confermando l’identificazione della mano destra con la mano favorevole, ‘giusta’ secondo la tradizione latina e biblica. (ED).● v. 5 paghi: = ‘ripaghi’ usato tanto in senso positivo, come in senso negativo (come qui): Boccaccio (Decameron I IV 827) «Ciacco, accortosi dello ‘nganno di Biondello, e in sé non poco turbatosene, propose di dovernel pagare» (GDLI, s.v. pagare 11). Par. IV 81: possendo rifuggir nel santo loco, dove è● v.6 rifugge: ‘affrettarsi a
ritornare: in relazione con la precedente affermazione di Piccarda Dal mondo, per seguirla, giovinetta fuggi mi. (ED). Anche nel sonetto abbiamo fugge e rifugge, con una rimaderivativa o inclusiva. Il significato preciso di rifuggire è chiarito dal GDLI: 'Riparare, rifugiarsi, per lo più fuggendo in qualche luogo o presso qualcuno, per sfuggire a un pericolo o sottrarsi a una punizione': Decameron: "Lasciate le terre e li palazzi, in questa terra ne rifuggimmo". Voce dotta dal lat refugere (con prefisso con valore iterativo o intensivo) rifatto su fuggire. ● v. 7 tosco: 'veleno' < TOXICUM con sincope della vocale postonica (come DOMINA > donna, SOLIDUM > soldo, CALIDUM > caldo. Tosco è un latinismo d'uso comune nel Medioevo nel linguaggio tecnico dei medici e degli speziali. Dante usa il termine una Inf. XIII 6: non pomi v'eran (sugli alberi della selva deisola volta in senso proprio insuicidi) / ma stecchi con Purg. XXV 132: di