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ALFABETO FONETICO INTERNAZIONALE (IPA)
Nel 1886, a Parigi, un’associazione di fonetisti fondò l’alfabeto fonetico internazionale, che permetteva di
superare un limite proprio a tutti gli alfabeti mondiali: il rapporto tra segno e testo. Come ogni alfabeto che
si rispetti, l’IPA si basa su GRAFEMI (unità minime di misura dei sistemi alfabetici) che in linguistica sono
posti tra <>.
La trascrizione, che viene fatta utilizzando i segni dell’ IPA, prende il nome di NOTAZIONE FONETICA. Di
seguito lo schema:
Le vocali
Quando si articolano le vocali, il passaggio dell’aria non viene interrotto come per le consonanti.
In italiano abbiamo cinque vocali: a, e, i, o, u.
I suoni vocalici, però sono sette: a, è, é, i, ò, ó, u. 2
Quando si articolano le vocali, la lingua, a partire da una posizione centrale, si muove o lungo l’asse
verticale (in alto e in basso), o lungo l’asse orizzontale (verso destra o verso sinistra). Per cui si potrà
distinguere tra vocali: ALTE, MEDIOALTE, BASSE, MEDIOBASSE e CENTRALE.
Sulla base della posizione delle labbra, poi è possibile distinguerle in: ANTERIORI/NON ARROTONDATE e
POSTERIORI/ARROTONDATE.
Esplicativo in proposito è il TRAPEZIO VOCALICO
Le SEMICONSONANTI o APPROSSIMANTI
Le semiconsonanti o approssimanti sono suoni che hanno una durata minore rispetto ad una vocale e
presentano caratteristiche simili alle consonanti. Per indicarle, si usano, in Italiano, due lettere dell’alfabeto
ebraico:
- J jod
- w wou
Tornando al discorso delle vocali, quest’ultime di dividono in TONICHE e ATONE.
Sono toniche le vocali su cui cade l’accento. Nella trascrizione fonica, si indicano con un APICE posto subito
prima della sillaba che le precede. Es. /’gatto/ /per’ke/
Sono atone quelle vocali che si trovano prima o dopo la vocale tonica. Per tale ragione, è possibile
distinguerle in POSTONICHE (se si trovano dopo la vocale tonica) o PROTONICHE (se si trovano prima della
vocale tonica). Es. for-chèt-ta
Oltre alle vocali protoniche e postoniche, esistono anche quelle INTERTONICHE, le quali si trovano tra un
accento primario e uno secondario (si trova nelle parole molto lunghe).
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Es. pa-ra-gò- ne
LA SILLABA
La sillaba è un raggruppamento di foni. È costituita da consonanti, che si raggruppano intorno ad una
vocale, la quale prende il nome di NUCLEO.
Ogni sillaba è composta da: un attacco (elemento con il quale inizia) e rima (elemento con il quale termina),
che a sua volta si compone di nucleo e coda.
- Se una sillaba è composta da attacco, nucleo e coda prende il nome di IMPLICATA
- Se una sillaba è priva della coda prende il nome di LIBERA
Es. cam-po
GRAMMATICA STORICA
La GRAMMATICA STORICA o DIACRONICA studia una data lingua tendendo conto del fattore tempo e si
sforza di dare una spiegazione a ciascun fenomeno evolutivo.
L’Indoeuropeo
L’Italiano è una lingua, così detta, neoromanza o neolatina, perché evoluzione del Latino. Studiando i
rapporti tra le diverse lingue europee e asiatiche, nell’800, alcuni glottologi postularono l’esistenza di un
ceppo linguistico comune, che battezzarono con il nome di INDOEUROPEO. Tra le lingue indoeuropee, si
annoverano:
- Lingue celtiche
- Lingue italiche
- Greco
- Albanese
- Lingue slave
- Iranico
Dal Latino all’Italiano
La lingua latina è una lingua indoeuropea, appartenente al ceppo italico. Parlata, inizialmente, da un piccolo
gruppo di pastori del Palatino, ben presto, divenne la lingua ufficiale di un vasto impero.
I linguisti sostengono che i mutamenti sociali postarono tra l’età regia e l’età repubblicana a considerevoli
mutamenti linguistici. A riguardo si parla di VARIAZIONI DIASTRATICHE, variazioni linguistiche causate da
cambiamenti sociali.
A metà del III sec. a.C. nasce la letteratura latina, in seguito alla stesura dell’Odiusia da parte di Livio
Andronico. Questo permettere di rafforzare la distinzione tra latino-alto e latino-basso. A riguardo, i
linguisti parlano di VARIAZIONI DIAFASICHE, variazioni legate al modello di formalità di una lingua.
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Ciò che, ulteriormente, segnò un distacco tra il latino-alto e quello basso, fu la distinzione tra campagna e
città. Due ambienti diversi, due variazioni linguistiche differenti. A riguardo, si ricorda l’URBANITAS (latino
parlato in città, più elegante e raffinato) e la RUSTICITAS (latino della campagna più rozzo). I linguisti, a
riguardo parlando di VARIAZIONI DIATOPICHE, variazioni linguistiche dovute al luogo. Le fonti, inoltre,
parlano anche di SERMO VULGARIS, intendendo, senza sottintendere alcuna accezione negativa, la lingua
parlata da tutti. La distinzione tra il latino aristocratico e plebeo, con il tempo, andò sempre più ad
affievolirsi.
Il Latino, inoltre, subì anche il FENOMENO DI SOSTRATO (una lingua precedente influenza quella
successiva); per cui, man mano che i romani conquistavano territori, oltre ad imporre il proprio sistema
politico imponevano anche la propria lingua. I popoli conquistati, essendo costretti ad usare la nuova
lingua, la adattavano alle proprie “tradizioni linguistiche”, generando così una fusione tra le due.
Forme dotte e forme popolari
Tutte le parole in italiano provengono o da FORME POPOLARI (usate nel latino parlato e poi trasferite nel
volgare) o da FORME DOTTE (giunte per mezzo di una mediazione scritta). Quando una forma è popolare o
dotta?
Per riconoscere se una forma sia popolare o dotta, bisogna: ricorrere al dizionario etimologico o guardare
alla struttura morfologica di una parola.
1 Le forme popolari
Le forme popolari sono tramandate oralmente e sono state pronunciate ininterrottamente dalla Roma
antica fino ai giorni nostri. Il fatto di averle pronunciate così spesso e, per lungo tempo, ha causato un
mutamento delle parole stesse. Es. VERECUNDIA > vergogna
2 Le forme dotte
Le parole italiane assomigliano molto alle originali parole latine e non presentano un’evoluzione, che è
tipica delle forme popolari. Le forme dotte possono subire piccoli aggiustamenti, che riguardano alcuni
gruppi consonantici ( -MN-, -CT-, -PT-). Es. ALUMNUM > alunno
CIBUM > cibo
Allotropi
Una stessa parole latina può dare origine ad una forma popolare o dotta o persino a entrambe. In questo
caso di parla di ALLOTROPI (possono avere un significato diverso o identico). Se due allotropi presentano lo
stesso significato, raramente riescono a convivere; contrariamente a quanto avviene se presentano
significati completamente diversi. Es. stesso significato
DEMANE > dimani (fuori uso)/ domani
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Esistono, poi, allotropi che, pur avendo lo stesso significato, sono riusciti a convivere all’interno del
vocabolario italiano. Es. FLEBILEM > flebile/fievole
Come ricostruire il Latino parlato
Non esiste una letteratura latina “dialettale”, che consenta di farci capire come fosse fatto il Latino parlato,
di cui, però abbiamo qualche attestazione diretta.
- Commedie di Plauto
- Satyricon di Petronio
- Serie di lettere private scritte da soldati alle proprie famiglie
- Scritture esposte (le più importanti sono a Pompei)
- Appendix Probit (qui si trova un foglio dove sono appuntate una serie di parole divise in due
colonne separate da un “non”. In una troviamo la forma popolare, nell’altra la forma
corrispondente corretta).
Il sistema più utile per conoscere il Latino parlato è il METODO COMPARATO, che permette di ricostruire le
forme popolari latine attraverso l’analisi di termini esistenti nelle lingue moderne. Ad esempio: in Italiano
esiste la parola “carogna”, ergo si postula l’esistenza di una parola simile nel Latino parlato, che viene
riportata con un * .
*CARONIA > carogna
IL VOCALISMO TONICO E ATONO
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, il latino scritto diventa sempre più simile a quello parlato.
I primi fenomeni linguistici importanti, che si registrano sono:
- Caduta delle consonanti M e T della terza persona singolare (anche se in alcuni casi la T si
conserva). Si parla in questo caso di APOCOPE o TRONCAMENTO, che prevede la caduta di un fono
in fine di parola. es. LUPUM > [LUPU] | buono giorno >buon-giorno
- Si piò registrare il fenomeno della SINCOPE, che prevede la caduta di un fono nel mezzo della
parola. es. FRIG(I)DUM > [FRIGDU]
- Nel caso del nesso nasale+sibilante (NS) veniva pronunciata solo la sibilante.
Es. CONSUL > [cosul]
- Non c’era più distinzione tra palatali e velari. <c> e <g> venivano pronunciate come velari.
Es. CICERONE(M) > [Chicherone] 6
Inizialmente le vocali latine toniche erano dieci ma nel parlato le vocali lunghe cominciarono ad essere
pronunciate come chiuse e le brevi come aperte. Dunque, da dieci il numero delle vocali si ridusse a sette.
MONOTTONGAZIONE
Nel passaggio dal latino all’Italiano volgare, si assiste all’uso sempre più frequente della
MONOTTONGAZIONE (i dittonghi latini si “contraggono” in vocali):
1. OE > Ē
2. AU > Ō/Ŏ
3. AE > ɛ/ jɛ | ɛ dittonga in sillaba libera in /j ɛ / /ᴐ/ / wᴐ /
IL DITTONGAMENTO TOSCANO
Accade spesso in Italiano che alcune parole, che presentano una O oppure una E tonica, siano pronunciate
come aperte indipendentemente se siano aperte o chiuse. È questo soprattutto il caso di forme di
derivazione dotta: es. BŎNUM > buono
PĔDEM > piede
Tutte queste parole sono caratterizzate dal fenomeno del DITTONGAMENTO TOSCANO o SPONTANEO,
che consiste nel dittongamento di una Ŏ oppure Ĕ latina tonica in posizione incondizionata (vocale
indipendente da foni precedenti o successivi all’interno di una sillaba finale).
Es DECE(M) > dieci
LETUM > lieto
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NB. Ĕ MUTA IN /j ɛ / | Ŏ MUTA IN / wᴐ /
Il fenomeno si presenta anche in alcune parole proparossitone
Es. LĔVITUM > LIEVITO
Ma il fenomeno non è regolare come nei seguenti casi
ŎPERA > opera (sarebbe dovuto essere *uopera)
PĔCORA > pecora (sarebbe dovuto essere *piecora)
In alcuni casi di dittongamento toscano è intervenuta la REGOLA DEL DITTONGO MOBILE, per cui i
dittonghi /j ɛ / e / wᴐ / tendono, in particolari condizioni a monottongarsi in /e/ ed /o/
Es. ERAT > IERA> era
Condizioni per cui interviene la regola del dittongo mobile:
1. Dopo un gruppo di consonati + r (BRIEVE > breve)
2. Dopo un fono palatale (FILIOLUM > figliuolo > figliolo)
IL DITTONGO METAFONETICO
Il dittongo metafonetico è tipico dei dialetti meridionali e caratterizza le vocali (e/o) in posizione
condizionata (vocale in posizione finale) Es FERRUM > fierro
Si parla di METAFONIA o MET