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ISCRIZIONE DI SAN CLEMENTE:
All’interno di un affresco (che rappresenta Sisinno che ordina agli schiavi di catturare Clemente)
situato nei sotterranei della Basilica di San Clemente, a Roma, vi sono delle iscrizioni in volgare. Per quanto
riguarda la datazione, il muro su cui è stato dipinto l’affresco risale al restauro fatto dopo il 1048, mentre
sappiamo che la nuova basilica fu consacrata nel 1128. Quindi l’affresco risale al periodo tra queste due
date, probabilmente alla fine dell’XI secolo. Nell’affresco troviamo delle didascalie sia in volgare che in
latino. Il latino viene utilizzato nelle parti più elevate, per esprimere un giudizio morale sull’accaduto,
mentre il volgare rappresenta il parlato degli schiavi e del loro padrone Sisinnio, che gli sta impartendo
degli ordini. Ad oggi l’affresco è in pessime condizioni e quindi gli studiosi sono costretti a studiare
l’iscrizione attraverso delle antiche copie. Degna di fiducia è la copia in acquarello di Joseph Wilpert. Gli
studiosi sono comunque in disaccordo su alcune parti del discorso ed è difficile stabilire quale personaggio
pronunci una cosa e quel un’altra poiché il rapporto figura/parola non è chiaro.
TESTO:
a) Falite dereto/co lo palo/Carvon/celle: parte in volgare “Fagliti dietro con il palo, Carboncello”.
Analisi linguistica fàlite: dal lat. FAC(IL)LITE, dereto: dal lat. DE RETRO, con la caduta della prima
dietro,
r. in italiano cade invece la seconda r è si ha il dittonga mento della tonica Carvoncelle: da
rb a rv, passaggio attestato nel romanesco antico.
b) D/u/r/i/tiam cor/dis/v(est)/ris :parte in latino:” per la durezza del vostro cuore”
c) s/a/x/a/traere/merui/s/tis : parte in latino “avete meritato di trascinare delle pietre”
d) albertei/trai (te): gli studiosi sono in disaccordo. Alcuni pensano che si tratti del plurale “traite”,
altri del singolare “trai”
e) gos/mari
f) Sisin/ium
g) Fili/dele/p/u/t/e/tra/i/te: parte in volgare “figli di puttana, tirate”. “Fili” si legge /figli/, poiché –
li- nel latino volgare del III secolo veniva pronunciato –gli-
Alcuni studiosi ritengono che tutte le battute in volgare siano pronunciate da Sisinnio e che il discorso
debba essere lettio da destra verso sinistra (da punto g a punto a). secondo questa teoria Sisinno dice: “figli
di puttana, tiraite! Gosmari, Albertel, tiraite! Falite dietro col palo, Carvoncelli”.
LA SCRITTURA LETTERARIA
FRANCESCO D’ASSISI e le “Laudes creaturarum”
Il medioevo italiano è uno spazio plurilingue, non solo
per il rapporto verticale tra latino e italiano, ma anche LA VITA
per il rapporto orizzontale tra l’italiano e le altre lingue Nasce ad Assisi nel 1182-82, figlio di un ricco mercante di tessuti che
romanze. Francesco rappresenta perfettamente provengono soprattutto dalla Francia. Sua madre è probabilmente di
questo plurilinguismo medioevale, dal momento che è origine francese. Tra il 1206 e il 1208 avviene la conversione, e nel 1207
molto probabilmente trilingue: parla e scrive in latino, rinuncia a tutti i suoi beni, spogliandosi davanti al padre. Il gesto ha
volgare umbro e francese, anche se a noi sono giunti
testi solo in latino e volgare umbro. qualcosa di significativo se pensiamo che un abito non era solo un capo,
Testi autografi: ci sono stati tramandati alcuni testi in indicava anche la posizione sociale della persona che lo indossava. È quindi
latino ed una piccola pergamena contenente sia testi un gesto teologico e sociale, l’uomo medievale esiste in quanto appartenente
in latino che in volgare umbro. La sua conservazione ad ad un gruppo, ma spogliandosi Francesco nega la sua appartenenza alla
Assisi è stata possibile perché fu tenuta da un frate società. Nel 1212 Chiara lo segue nell’esperienza religiosa e nel 1219 va in
come prezioso ricordo di Francesco.
Laudes creaturarum : (scritto in volgare umbro, Oriente. L’esperienza delle stimmate risale al 1224, e muore due anni dopo,
sebbene molto nobilitato). il 4 ottobre del 1226.
Di questo testo non ci è pervenuto il testo autografo, ma nonostante questo abbiamo un manoscritto
molto importante, risalente alla fine del 1200 e conservato ad Assisi, dove nella pagina iniziale è presente
un rigo musicale in bianco, un rigo che doveva quindi ospitare delle note. Questo è importante perché ci
dice la destinazione dell’opera e che tipo di testo fosse. Francesco aveva quindi pensato ad un testo corale,
ad un INNO RELIGIOSO, ad un testo comunitario e solenne che non doveva essere letto, ma eseguito in
pubblico. La solennità del testo è dovuta alle fonti da Francesco usate ed al loro uso complesso ed
elaborato, tant’è che non è stato frutto di un impulso, ma di numerose rielaborazioni (probabilmente la
parte finale, dal verso 23, è stata aggiunta in epoca successiva). Le fonti da Francesco usate sono i canti
tradizionali dell’Antico Testamento e le tradizionali preghiere della chiesa del suo tempo. Il fatto che fosse
poi previsto un accompagnamento musicale riflette l’usanza del 1200, durante il quale esiste una tradizione
sia religiosa che profana di testi con accompagnamento musicale.
La testimonianza di Tommaso da Celano ci tramanda il ricordo di come sia avvenuta la composizione di
quest’opera, la prima della letteratura italiana volgare. È stata composta tra il 1224 ed il 1226, gli ultimi
anni della vita di Francesco, da un uomo profondamente sconfitto e malato. Era infatti quasi cieco ed
inoltre era stato emarginato dall’ordine, che aveva voluto abbandonare il suo profondo attaccamento alla
povertà. L’idea di povertà viene portata avanti da Chiara, mentre nell’ordine francescano non viene più
professata, come invece avrebbe voluto Francesco. La testimonianza di Tommaso è importante anche
titolo dell’opera
perché contiene il “Laudes creaturarum”. Il fatto che vi sia un titolo latino per
un’opera scritta in volgare non deve stupirci, in quanto era usanza molto comune. Anche lo stesso
Machiavelli, per la sua opera più famosa scritta in volgare, usa un titolo latino “De principatibus”(1513).
A noi è pervenuto anche un secondo titolo, “Cantico delle creature”, che probabilmente si rifà ai contenuti
dell’Antico Testamento.
Di che cosa parla il testo? Dobbiamo dimenticarci del Francesco ecologista, che parla agli uccellini ed alla
luna. Anche la “predica agli uccelli”, dipinta da Giotto nella Basilica non ha un connotato “ecologista”, ma di
protesta nei confronti del Papa che si rifiuta di dare udienza a degli straccioni. Quello ritratto da Giotto è
quindi un forte gesto di protesta che vede Francesco parlare con i corvi e con le cornacchie, che si degnano
di ascoltarlo, mentre non lo aveva fatto la curia papale. Questo testo è di grande impegno teologico e
Francesco vuole dirci che tutto il creato rivolge a Dio una lode, di cui l’uomo è portavoce. Quindi all’azione
di creazione di Dio, il creato risponde con un’altra azione: la lode. Si può notare l’insistenza di Francesco su
elementi come la luce, il girono e il sole. siamo all’inizio del 1200 ed in questo periodo in Francia si assiste
alla realizzazione delle prime cattedrali gotiche, realizzate snellendo i possenti muri con grandi vetrate ed
aumentando l’altezza delle travi. In teologia si ha infatti una identità, derivata dal neoplatonismo, tra Dio e
la luce. Dio si manifesta attraverso la luce (deus lux est)e le nuove cattedrali gotiche catturano la luce nel
luogo che più rappresenta Dio. (leggendo il testo si fa un’azione di lode, come vengono fatte nelle
cattedrali: il testo di Francesco è una cattedrale in miniatura).
NB: per l’analisi linguistica vedi fotocopia 18.04.2013
BASILICA DI SAN FRANCESCO, IN ASSISI
Dopo la morte, Francesco viene rapidamente canonizzato ed inizia la costruzione della Basilica nella quale
verrà deposto il suo corpo. La Basilica è molto particolare poiché è costituita da due chiese, una sopra
l’altra. Il cantiere d’Assisi è un grande impulso di cambiamento artistico poiché vi lavorano grandissimi
artisti, come Cimabue, Giotto e Simone Martini. Cimabue è presente ad Assisi tra il 1277 e il 1280.
Giotto(1276-1337) invece vi lavora tra il 1295-97 e nel 1299. Giotto è quindi molto giovane. Si pensa che sia
stato aiutato nella creazione del ciclo delle 28 scene tratte dalla “Legenda Maior” di Bonaventura da
Bagnoregio(dal 1266 unica biografia autorizzata di Francesco) dalla sua bottega, poiché la basilica doveva
essere pronta per il Giubileo del 1300. Giotto rappresenta un Francesco fortemente istituzionalizzato ed
accomodante, in base agli ordini ricevuti dai frati che gli avevano commissionato il lavoro. Sempre
seguendo le loro volontà Giotto non rappresenta la scelta della povertà, che invece è descritta da Dante nel
canto XI del Paradiso.
Dante (1265-1321) e Giotto sono contemporanei e nel Purgatorio (canto XI) Dante da quasi una
“recensione” del lavoro compiuto da Giotto ad Assisi. Afferma infatti la sua superiorità artistica rispetto al
maestro Cimabue, ormai superato. “Credette Cimabue ne la pittura
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
sì che la fama di colui è scura.
Così ha tolto l'uno a l'altro Guido
la gloria de la lingua; e forse è nato
chi l'uno e l'altro caccerà del nido”.
chi l'uno e l'altro caccerà del nido Dante stesso. L’immagine del nido si ritrova anche negli appunti di
Leonardo da Vinci, che pensava ad una “macchina che uscirà dal nudo”, una macchina che farà spiccare il
volo all’essere umano. 23.04.2013
La Sicilia è stata un importante punto di incontro. Il Regno delle due Sicilie è stato unificato da Ruggero II,
che a palermo edifica il Palazzo dei Normanni. Ruggero era infatti normanno e la cultura normanna è un
mix di culture. I normanni infatti sono un popolo poliglotto (conoscono l’arabo, il latino, il francese, il
volgare siciliano) costanza d’Altavilla, che si ritrova anche nel terzo canto del paradiso, è la figlia di Ruggero
II, che viene data in sposa ad Enrico VI sebbene lei si fosse rifugiata in un convento. Alla fine del 1100
Costanza partorisce a Iesi Federico, suo unico figlio. Rimasto orfano di padre e erede di mezza Europa,
Costanza affida il figlio a Papa Innocenzo III. Intorno al 1220 Federico si stabilisce a Palermo con il nome di
Federico II di Svevia.
La corte di Federico: la corte non è fissa, ma itinerante. I sovrani medievali infatti non vivevano mai nello
stesso posto e