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IL DECLINO DELL’IMPERO CENTRALIZZATO: WANG MANG E LA DINASTIA
DEGLI HAN ORIENTALI
Wang Mang
L’ascesa al trono di Wang Mang non può essere considerata il frutto di un semplice colpo di Stato.
Si può affermare che la fondazione della dinastia Xin sia avvenuta nel rispetto di tutte le norme
previste dalla concezione del mandato celeste nell’ambito dell’ideologia imperiale di epoca Han.
Secondo la teoria del mandato celeste, tali segni potevano essere interpretati come una
manifestazione di sfiducia da parte del Cielo nei confronti della dinastia Han. Wang Mang, convinto
confuciano, non manifestò la volontà di proclamarsi imperatore, ma si atteggiò inizialmente a
consigliere illuminato. Un ruolo importante senza dubbio nella campagna di preparazione del
mutamento dinastico fu svolto dal maggiore filosofo confuciano dell’epoca, Liu Xin.
Il breve regno di Wang Mang, aspramente condannato dalla storiografia ufficiale, rappresentò una
singolare commistione di elementi arcaicizzanti con una politica centralizzatrice, che si ricollegava
direttamente a quella di Wudi. Wang mang, consigliato probabilmente dallo stesso Liu Xin, pose in
atto una serie di riforme che interessarono il campo istituzionale, quello monetario e quello
economico.
Nel settore monetario egli cercò di reintrodurre monete arcaiche. Egli intendeva in realtà indebolire
finanziariamente l’aristocrazia e le grandi famiglie, e aumentare le riserve statali. L’oro venne
nazionalizzato. Tali interventi in campo monetario suscitarono l’opposizione dell’intera classe
dominante e dei mercanti; i più colpiti tuttavia furono i piccoli commercianti.
Wang Mang procedette all’abolizione delle grandi proprietà e alla nazionalizzazione della terra. Il
suo era un estremo tentativo di ristabilire il diretto controllo dello Stato sulla massa dei coltivatori.
Per giustificare il provvedimento egli si rifece comunque all’antico sistema del jingtian (campi a
pozzo).
Altre misure vennero adottate per stabilire un controllo completo dello Stato sull’economia e per
aumentare le entrate fiscali. Furono imposti sei monopoli: sul sale, sul ferro, sulle bevande
alcoliche, sulla coniazione monetaria, sui prodotti delle montagne, delle paludi e dei fiumi e sui
“magazzini per la calmierazione dei prezzi”.
La politica di controllo sull’economia promossa da Wang Mang andò incontro al più competo
fallimento.
Senza dubbio, la politica di Wang Mang fu fallimentare, a causa della resistenza di una classe
dominante che era ormai molto più potente di quanto non fosse stata quella degli inizia della
dinastia Han. Fin dall’inizio della nuova dinastia una serie di calamità naturali determinarono un
grave peggioramento delle condizioni economiche.
La dinastia degli Han Orientali 25-220 d.C.
Dopo la morte di Wang Mang, Liu Xuan pose la capitale del nuovo regime a Luoyang. Il suo
obbiettivo immediato era di ricostruire l’unità imperiale e pertanto cercò di raggiungere un
compromesso con i Sopraccigli Rossi e con le altre forze ribelli.
Liu Xiu nel 25 si era proclamato a sua volta imperatore. Nel giro di 4 anni riuscì a sconfiggere i
Sopraccigli Rossi e a riportare l’ordine in tutte le regioni dell’Impero con l’eccezione del Sichuan.
L’anno 25 è considerato la data d’inizio della dinastia degli Han Posteriori o Orientali, così
denominata in quanto la capitale venne spostata a Luoyang. Il fondatore, Liu Xiu apparteneva ad un
ramo collaterale della famiglia imperiale Han, e pertanto la sua presa del potere venne considerata
come una restaurazione della precedente dinastia.
Il nuovo regime abbandonò ogni tentativo di politica centralizzatrice in campo economico. I
monopoli furono aboliti e vennero abbandonate le misure di controllo nei confronti del commercio e
dei mercanti. Non si tentò più di ristabilire un controllo diretto sui coltivatori, ma si permise che un
numero sempre più elevato di essi lavorasse alle dipendenze dei grandi proprietari. Liu Xiu tentò
tuttavia di rafforzare il potere centrale, conferendo nuovo prestigio alle istituzioni, e adottando
alcune misure volte a ricostruire la base fiscale dell’Impero. Ordinò una ricognizione generale
dell’assetto fondiario, al fine di ridistribuire in modo più equo il carico delle imposte.
Un altro problema che dovette essere affrontato era quello delle frontiere, divenute nuovamente
insicure in seguito ai disordini che avevano portato alla caduta di Wang Mang. Il nuovo Imperatore
cercò di risolvere il problema mediante una politica che mirava alla progressiva sinizzazione delle
popolazioni barbare. A tale scopo, nel 39, egli permise che gruppi di Xiongnu si stabilissero nel
nord dell’attuale provincia dello Shanxi, e nel 44 acconsentì che altri Xiongnu si stanziassero a nord
dell’ansa del Fiume Giallo. I Xiongnu non rappresentavano più alcuna minacci per l’Impero. I
Xiongnu meridionali finirono col diventare sempre più dipendenti dalla Cina.
Il successore di Guangwudi, Mingdi, adottò nuovamente una politica di intervento nei territori della
frontiera settentrionale e nord-occidentale. Nel 74, in seguito ad un attacco lanciato dai Xiongnu
settentrionali nella regione del Gansu, iniziò una prima offensiva contro di loro. L’offensiva
lanciata da Mingdi contro i Xiongnu settentrionali era finalizzata al ristabilimento del controllo
imperiale sull’Asia Centrale per riattivare le vie commerciali. A tale scopo venne inviato nella
regione, Ban Chao. Nel corso di un triennio egli riuscì a sottomettere tutti gli stati del bacino del
Tarim ed a riaffermare il controllo imperiale sulla via della seta.
La riaffermazione della supremazia Han in Asia Centrale appare strettamente legata alla figura di
Ban Chao.
A partire dal regno di Hedi, ebbe inizio presso la corte imperiale una serie di lotte interne che vide
la contrapposizione di due centri di potere dalle caratteristiche abbastanza ben definite: da un lato
c’erano i parenti delle imperatrici, waishi, tutti provenienti dalle grandi famiglie, e dall’altro c’erano
gli eununchi. Dopo il 147, con l’ascesa al trono di Huandi (147-167) si ebbe un capovolgimento dei
rapporti di forza. Gli eunuchi finirono col prevalere e lo scontro culminò in un massacro.
La lotta contro gli eunuchi venne ripresa a questo punto dai funzionari e dagli studenti
dell’Università Imperiale. Si andò formando una vera e propria fazione organizzata, che assunse la
denominazione di “corrente pura” (qingliu).
Mentre la corte veniva travolta dalle lotte di fazione, l’Impero conosceva una grave crisi sociale,
contrassegnata da crescenti fenomeni di brigantaggio e dalla formazione di bande sempre più
numerose di contadini affamati, alla disperata ricerca di una terra da coltivare.
La rivolta dei Turbanti Gialli gettò l’Impero nella più completa anarchia. Il generale declino delle
istituzioni, furono tra i fattori che contribuirono al progressivo disfacimento delle strutture politiche
e militari. Nessuno dei capi militari aveva il prestigio e l’autorità sufficienti per subentrare agli
imperatori Han sul trono imperiale. Le lotte intestine tra i diversi generali derivavano quindi in
primo luogo da un problema di legittimazione, oltre che allo scontro tra le contrastanti ambizioni
personali. Le devastazioni, provocate dapprima della rivolta dei Turbanti Gialli e poi dalle guerre
che i vari capi dell’esercito ingaggiarono tra di loro, dovevano sconvolgere profondamente il tessuto
sociale ed economico dell’Impero, provocando il declino delle città e dei commerci, lo
spopolamento delle campagne e la trasformazione dei possedimenti delle grandi famiglie in unità
politiche ed economiche autosufficienti.
La dinastia Han, ormai del tutto esautorata, sarebbe sopravvissuta, solo di nome, ancora per qualche
anno, fino al 220.
Istituzioni, economia e società sotto gli Han Orientali
Nel periodo degli Han Orientali, la segreteria imperiale era ormai l’organo di governo
dell’amministrazione imperiale.
Sotto gli Han Orientali l’amministrazione territoriale rimase sostanzialmente quella che era andata
declinandosi alla fine degli Han Occidentali, quella dei governatori regionali.
All’interno dell’università si costituirono in quest’epoca correnti politiche che miravano ad
influenzare l’operato del governo. Gli studi confuciani rimasero la base fondamentale
dell’insegnamento. Di particolare importanza in questo periodo fu il processo di canonizzazione
della figura di Confucio.
Alla fine del I e all’inizio del II secolo d.C. si ebbe la massima fioritura dei traffici lungo la via della
seta.
Sotto gli Han Orientali, le grandi famiglie, molte delle quali avevano consolidato la loro potenza
economica e politica, giunsero ad esercitare un dominio incontrastato in tutto l’Impero, a livello
centrale come a livello locale. Grazie al sistema della “segnalazione”, che costituiva il metodo più
comune per il reclutamento dei funzionari, le grandi famiglie controllavano tutti i canali di accesso
alla burocrazia.
Il controllo dei grandi proprietari sullo Stato e sull’economia, benché abbia favorito in una certa
misura lo sviluppo economico, da ultimo si dimostrò esiziale per la sopravvivenza dell’Impero
centralizzato. I loro interessi erano radicati principalmente a livello sociale, ad una frammentazione
del potere politico. Il decadimento delle istituzioni che derivò da tale situazione ebbe una serie di
gravi conseguenze.
Un altro fenomeno caratteristico di questo periodo e che era destinato ad avere conseguenze di
grande portata, fu quello delle migrazioni e degli spostamenti di intere popolazioni. Grandi masse di
cinesi dovettero abbandonare le regioni delle frontiere per fare posto ai “barbari” che avevano
cominciato ad insediarsi al di qua della Grande Muraglia.
IL MEDIOEVO
Il crollo del primo impero e la divisione tra il nord ed il sud
Col termine “Medioevo” ci riferiamo qui all’epoca compresa tra la caduta della dinastia Han (220
d.C.) e la riunificazione imperiale realizzata dalla dinastia Sui nel 589.
Il parallelo implicito nell’impiego del termine “Medioevo” ci richiama una serie di analogie e
alcune importanti differenze.
1. Al crollo dell’Impero Han corrisponde quello dell’Impero romano: le due più estese
formazioni statali dell’antichità si disgregarono sotto la spinta di fattori interni ed esterni.
2. Il venir meno delle istituzioni imperiali comporta in entrambi i casi il declino irresistibile
dell’ideologia che ne legittimava l’esistenza. Il vuoto viene colmato, sia in Occidente che in
Cina, da religioni straniere universalistiche, che