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La colonizzazione e l'espansione industriale nel XIX secolo

Negli USA vengono creati i primi parchi naturali (Yellowstone, 1873) e comincia a diffondersi anche il gusto per l'esotico (orientalismo).

Nel XIX secolo, negli anni '70, si verifica una nuova spinta coloniale, con le potenze occidentali che si impadroniscono della quasi totalità delle terre emerse. In questo periodo si sviluppa anche la seconda rivoluzione industriale, caratterizzata dall'interrelazione tra scienza e tecnica e dai progressi nella chimica, metallurgia ed elettromeccanica.

Per evitare problemi nell'occupazione delle colonie, le potenze coloniali fissavano degli accordi preventivi, stipulati su carta, che non tenevano conto delle peculiarità geografiche, culturali, economiche e religiose.

Nell'Africa australe si muovevano verso territori ricchi di risorse minerarie (oro e diamanti) abitati da coloni olandesi (boeri), scatenando la guerra anglo-boera (1899-1902). Allo stesso tempo, la Germania si espandeva in Africa orientale, mentre l'Italia acquisiva l'Eritrea e la Somalia.

Queste nuove colonie non sono delle colonie di popolamento (trasferimento di popolazione europea in loco), ma colonie di sfruttamento, molte delle quali venivano sfruttate per le loro risorse naturali.

delle quali specializzate nella produzione di un prodotto destinato all'esportazione:

  • cacao (Costa d'Ivoire)
  • arachidi (Senegal)
  • caffè e cotone (Kenia)

Queste economie coloniali dipendevano completamente dai mercati europei e dal corso dei prezzi del prodotto principale che esportano: cadute di prezzo aumento della produzione (altrimenti rischiano di esser tagliate fuori dalla produzione del mercato da un'invenzione che rendeva inutile quel prodotto). Il mondo coloniale era anche un mercato di sbocco per le merci prodotte dall'industria occidentale. Questo colonialismo indiretto basato non sul dominio politico-militare ma sul controllo economico e culturale è chiamato imperialismo.

Il XIX sec è stato il secolo del progresso che ha comportato un innalzamento della civiltà. La grande applicazione tecnologica dopo la macchina a vapore è stata l'elettricità. La fede nel progresso era sostenuta dalla superiorità del metodo scientifico.

che aveva obbligato la religione a farsi da parte Telegrafo, radio, automobili, medicinali superiorità tecnologica occidentale Questa fiducia nel progresso si incrinò con: - prima guerra mondiale - ascesa di regimi totalitari - seconda guerra mondiale Negli anni '50 inizia la ritirata delle potenze dalle colonie, anche se questo significava abbandono politico ed economico. Il mondo è oggi diviso in paesi in via di sviluppo (intenti ad adottare un modello di crescita compatibile con gli standard dell'economia internazionale) ed i paesi industriali avanzati Ultimo quarto del XX sec crescenti preoccupazioni sulle conseguenze di questo sviluppo senza fine: - dipendenza dalle risorse non rinnovabili - inquinamento atmosferico (radiazioni, piogge acide, effetto serra) - 1972, prima conferenza dell'ONU sull'ambiente (Stoccolma) e primo programma per la difesa dell'ambiente Nascita dei movimenti ecologisti: WWF (1961), i verdi (partito che promuove

politiche di protezione ambientale). Nella conferenza di Rio de Janeiro (1992) promossa dall'ONU per l'ambiente e lo sviluppo, i paesi in via di sviluppo hanno teorizzato il concetto di debito ecologico e sociale (risarcimento per danni subiti dal dominio coloniale e due secoli di sviluppo industriale senza freni).

Nel G8, Genova (2001), si contesta contro:

  • le organizzazioni internazionali non tengono conto delle tematiche ecologiche
  • eccessivo divario economico tra nord e sud del mondo

Capitolo 4. Identità e cittadinanza

L'identità collettiva è il riconoscimento di appartenenza di un individuo ad un gruppo. Anche se uno stesso individuo può identificarsi in più gruppi. L'identità non è unica, ognuno possiede identità multiple.

Identità ascrittive: caratteristiche fisiche come il sesso e il colore della pelle

Identità elettive: a libera disposizione dell'individuo (raggruppamento politico, religioso, ecc.)

club ecc. Spesso le identità elettive sono condizionate dalle consuetudini, dai costumi, dalla lingua. Inoltre ogni identità si definisce in rapporto alle altre e nel definire il "noi" al tempo stesso determinano anche i "diversi". Nel corso del tempo, con la diffusione della democrazia, si parla di cittadinanza universale (estensione a tutti gli esseri umani degli stessi diritti indipendentemente da sesso, nazionalità, religione, appartenenza politica o culturale). All'opposto, la totale mancanza di diritti è l'esclusione: l'esclusione massima è la schiavitù che trascina con sé il concetto di de-umanizzazione: gli schiavi sono considerati esseri inferiori, non appartenenti pienamente al genere umano. Nella visione liberale della storia, il progresso della civiltà comporta quasi automaticamente l'affermazione della democrazia, la progressiva estensione dei diritti di cittadino e laprogressiva eliminazione della schiavitù e delle forme di de-umanizzazione. Anche se nell’ultimo secolo hanno preso piede forme radicali di esclusione: la shoah attraverso i lager, il gulag (ideato da Stalin per la distruzione morale e fisica degli oppositori). Anche in tempi recenti si assiste a processi di esclusione razziale, religiosa, etnico-culturale. All’inizio della storia della cittadinanza europea c’è la polis greca, la libera città-stato, una comunità che si autogoverna. La distinzione fondamentale per i greci era quella tra cittadini liberi (maschi adulti che partecipavano alla vita collettiva e si riunivano nell’agorà) e schiavi (individui catturati in guerra, appartenenti a popoli diversi, detti barbari, considerati inferiori, venivano utilizzati nelle attività più varie senza retribuzioni o particolari diritti. Il padrone di uno schiavo poteva rivenderlo e aveva su di lui un diritto di vita o di morte. Dalla

fine del IV sec a.C. (epoca ellenistica) si afferma la mercantilizzazione degli schiavi, si crearono vere e proprie economieschiavistiche)

Roma: nella Roma delle origini (era una città-stato) il diritto di cittadinanza (civis romanus) era riservato ai maschi adulti membri di quelle famiglie discendenti da una gens (stirpe romana originaria). In epoca repubblicana fasce sociali più ampie potevano godere dei diritti di cittadinanza: un cittadino poteva difendere la repubblica in armi, mettere su famiglia ed esercitare la patria potestà, possedere beni tra cui schiavi (poteva manometterli, cioè restituire loro la libertà). Gli schiavi erano utilizzati, oltre che nelle case delle famiglie agiate, nelle grandi proprietà agricole (latifondi). Alcuni schiavi catturati in guerra lottavano tra loro come gladiatori (combattenti col gladio, spada corta) per il piacere della folla (negli anfiteatri). In periodo imperiale, con la costituzione antoniana del 212

dell'imperatore Caracalla, il diritto di cittadinanza viene esteso a tutti gli abitanti dell'impero romano: la cittadinanza romana diventa una condizione comune e non più un privilegio che sanciva diritti. Questo porta alla trasformazione dei cives (i cittadini romani insudditi). Dopo la crisi dell'impero romano d'occidente, a partire dal IX sec ci fu l'esperienza dei comuni nell'Italia centro-settentrionale. Il concetto di cittadinanza divenne sinonimo di partecipazione attiva alla vita politica. I comuni erano centri urbani autonomi e autogovernati. In una prima fase, quella del governo consolare, furono membri di famiglie nobili, di tradizione militare, a guidare il processo di costituzione dei comuni: la principale carica cittadina elettiva era quella di console. A partire dal XII sec si sostituì il governo dei consoli con quello dei podestà (funzionario eletto e stipendiato, proveniente da un'altra città; quindi un estraneo).

Individuo estraneo alle lotte di fazione che agitavano la vita dei comuni. Il podestà doveva rispettare leggi e consuetudini locali. Nascono gli statuti e regole scritte che disciplinavano la vita della comunità. Intorno alla metà del 200, forze nuove entrarono a far parte della scena politica cittadina, le cosiddette società di popolo (associazioni basate su legami di quartiere accomunate anche dall'appartenenza ad una corporazione di mestiere oppure ad una confraternita religiosa). Spesso queste associazioni di quartiere partecipavano alla milizia cittadina nelle file della fanteria, diversamente dai cavalieri, appartenenti alle fasce sociali più elevate. Queste società davano vita ad una parte politica che puntava ad un estensione dei diritti di cittadinanza. Si afferma così, all'interno del comune, una figura di controllo e controbilanciamento dell'attività del podestà: il capitano del popolo.

(straniero,eletto e stipendiato. Doveva difendere gli interessi generali della città e del popolo). Nel corso del XIII sec in varie realtà comunali la parte popolare divenne egemone, estromettendone la vecchia nobiltà dalla vita politica cittadina: nascono i comuni di popolo, autogovernati da cittadini godenti di pari diritti. Ad un rettore eletto, il podestà, era affidato il potere civico, in grado di garantire a tutti la libertà originaria. È un vero e proprio inizio delle pratiche democratiche di partecipazione alla vita collettiva. In difesa delle libertà repubblicane conquistate nei comuni, vennero varate le legislazioni anti-magnatizie. I magnati (grandi) erano coloro che per ricchezza o per influenza politica avevano tendenze oligarchiche e comunque ostili al governo di popolo. Alla fine del XIII sec essi vennero espulsi dalle città ma ciò non ebbe lunga durata. Infatti l'esigenza dei principali comuni di ampliare il

Proprio territorio (contado) e l'emergere di grandi famiglie mercantili, diedero luogo ad una stagione politica in senso oligarchico (es. i Visconti a Milano, i Medici a Firenze): il potere di un signore si affermava stravolgendo le vecchie istituzioni di ispirazione democratica. Tra '300-'400 repubbliche come Firenze o Venezia si definirono come veri stati territoriali, inglobando e dominando altre realtà comunali un tempo liberePace di Lodi (1454) l'Italia dei comuni e delle signorie è tramontata:

  • repubbliche oligarchiche (Genova e Venezia)
  • città-stato a regime repubblicano o signorile
  • regni con presenza di poteri urbani (Milano)

Affermazione di stati territoriali che si contendevano l'egemonia nel corso dell'età moderna. Dopo l'epoca della democrazia comunale, durante l'antico regime, la maggioranza delle popolazioni delle monarchie dinastiche e delle repubbliche oligarchiche, vennero escluse dai processi decisionali.

lici era riservata a un ristretto gruppo di individui appartenenti all'élite sociale. Questi amministratori, chiamati "patrizi", erano selezionati in base alla loro appartenenza a famiglie nobili o ricche. La loro carica era ereditaria e veniva trasmessa di padre in figlio. I patrizi avevano il potere di governare la città e prendere decisioni politiche ed economiche. Essi formavano un consiglio ristretto, chiamato "Maggior Consiglio", che era responsabile delle principali decisioni amministrative. Oltre al Maggior Consiglio, esistevano anche altri organi di governo, come il Senato o il Consiglio dei Dieci, che avevano funzioni specifiche. Le repubbliche oligarchiche erano caratterizzate da una forte gerarchia sociale. Oltre ai patrizi, esisteva una classe media composta da mercanti e artigiani, ma la maggior parte della popolazione era costituita da contadini e lavoratori poveri, che non avevano alcun potere decisionale. Nonostante la limitata partecipazione politica della maggioranza della popolazione, le repubbliche oligarchiche erano spesso considerate stabili e efficienti. Grazie al controllo esercitato dai patrizi, queste città riuscivano a mantenere un certo ordine sociale ed economico. Tuttavia, l'esclusione della maggioranza della popolazione dal processo decisionale portava spesso a tensioni sociali e conflitti. Le rivolte popolari erano frequenti e spesso portavano alla caduta del governo oligarchico. In conclusione, nelle repubbliche oligarchiche come Genova o Venezia, il potere politico era concentrato nelle mani di una ristretta élite sociale. Questo sistema di governo aveva vantaggi e svantaggi, ma alla fine ha contribuito a plasmare la storia di queste città.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cecilialll di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Europa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Teramo o del prof Benigno Francesco.