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JOHN LOCKE (1632-1704)
Medico, filosofo, politico inglese della seconda metà del ‘600, che partecipa alle vicende
della monarchia assoluta degli Stuart e contribuì come seguace di Lord Ashley, alla
cacciata della monarchia assoluta inglese e all’elaborazione di una teorizzazione politica
che condurrà poi alla Monarchia Costituzionale degli Orange in Gran Bretagna. In queste
vicende politiche molto tormentate fu precettore di figli della nobiltà, attento alle questioni
educative ed interessato in particolare alla medicina dell’epoca.
La grande motivazione che lo spinse nella sua ricerca fu l’esigenza prima politica e poi
filosofica: politicamente posto tra gli oppositori dell’assolutismo monarchico, scrisse la
“lettera alla tolleranza”, dove proclamava la tolleranza tra le diverse religioni sostenendo la
distinzione tra la religiosità del cuore e come fatto politico e sociale e introdusse il concetto
dell’attitudinarismo, cioè l’idea le religioni cambiano a seconda dell’appartenenza
geografica e culturale. Giunse poi alla riflessione sul trattato del governo civile, nel quale
tutti gli uomini allo stato di natura sono dotati di libertà, di vita e di proprietà, affidano
questi diritti naturali nelle mani non di un unico sovrano assoluto, ma della comunità
intera, che avrebbe esercitato il potere e l’attività politica, distinta in legislativa ed
esecutiva, rispettando questi diritti di tutti gli uomini, arrivando a teorizzare anche una
rivoluzione qualora questi diritti non fossero stati rispettati e riconosciuti.
Contemporaneamente giunge la riflessione filosofica, all’interno della cultura
dell’empirismo, in particolare nell’opera del 1690 saggio sull’intelletto umano, dove L.
ragiona sui limiti della conoscenza umana (cosa l’uomo può conoscere e come). Sostiene
che allo stato originario di natura non esistono idee innate, tutte le idee sono prodotte
dall’esperienza sociale, culturale e famigliare e dall’interazione con l’ambiente, costruite
dall’intelletto umano, dapprima passivo e poi più attivo per arrivare alla formulazione dei
concetti. Il dibattito innatismo/empirismo verrà accolta nel pieno dell’illuminismo 700esco.
Sostiene quindi che alla nascita l’uomo è come una tabula rasa, pensiero che avrà una
valenza fondamentale anche nella sua opera realizzata verso la fine della sua vita,
pensieri sull’educazione (1693): la metafora che emerge è quella dell’educando
considerato come un foglio di carta bianca, uno strato di cera malleabile, da plasmare a
piacimento, immagine molto forte che assegna tutto il potere educativo e la centralità nelle
mani dell’educatore. Questo pensiero gli attira alcune critiche poiché contiene in sé
un’immagine violenta, che toglie ogni possibilità di azione all’educando concentrando tutto
nelle mani dell’educatore.
L’opera è composta da 317 pensieri e si articola in 3 parti:
1 allevamento del corpo: qui L. si occupa di tutto l’aspetto medico dell’educazione del
corpo; mangiare, dormire, stare all’aria aperta, funzioni corporee), sostenendo anche
l’indurimento del corpo, abituandolo ad essere resistente (a discapito della mollezza)
2 educazione morale: il fine è quello della formazione della virtù: l’opera è scritta per
l’educazione del gentleman, figlio della classe dirigente, quindi L. pensa a tutte le
caratteristiche che questo deve avere, self-control, autocontrollo dei propri sentimenti,