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Lo sviluppo del sistema sportivo internazionale
Il sistema sportivo internazionale si sviluppa (circa dai primi anni '70 dell'Ottocento) seguendo un doppio binario: da una parte lo Sport dilettantistico (le Olimpiadi ne erano la manifestazione internazionale principale), dall'altra parte attraverso canali professionistici (inizialmente soprattutto legati a Lotta, Ciclismo, Podismo ed Automobilismo). Gli sportivi italiani che prendevano parte alle competizioni internazionali indossavano una maglia bianca con una fascia tricolore: l'azzurro sabaudo arriva con la seconda partita ufficiale della Nazionale di Calcio maschile e si affermerà poi soprattutto con il secondo dopoguerra. L'Italia liberale dell'anteguerra ottenne risultati modesti alle Olimpiadi, causati soprattutto da: una scarsa sportivizzazione delle masse (sono gli uomini borghesi a fare Sport); budget insufficienti o inesistenti per preparare le trasferte (spesso i giornali sportivi risultano fondamentali in questo senso); una generaleDisorganizzazione gestionale; criteri di selezione poco rigorosi (i favoritismi sono molto presenti).
Alcune figure dell'Italia dell'anteguerra che ottengono importanti risultati sportivi sono:
- Alberto Braglia, ginnasta che forse è uno degli atleti più forti e caratterizzanti dell'Italia liberale, il punto di riferimento per la Ginnastica italiana, è un dilettante che poi tenta la strada del professionismo attraverso degli spettacoli circensi (ad un certo punto, però, il Comitato Olimpico Italiano provvisorio, avendo bisogno di lui per riuscire a vincere qualche altra medaglia, gli concede nuovamente lo status di dilettante per poter prendere parte alle Olimpiadi);
- Dorando Pietri, che vince la Maratona di Londra 1908 (poi squalificato perché gli Stati Uniti presentano ricorso dato che era stato aiutato a rialzarsi dai giudici), prima della quale era sostanzialmente un dilettante (successivamente andò in America a sfidare il maratoneta).
Che vinse di fatto la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Londra 1908, vincendo praticamente tutte le gare podistiche alle quali partecipò), passando poi al professionismo per cercare di guadagnare con lo Sport, anche se come Braglia finirà la sua vita in povertà dato il poco denaro circolante nel professionismo sportivo dell'epoca;
Giuseppe Sinigaglia, grande campione di canottaggio; Giovanni Raicevich, campione di Lotta e figura particolare perché diventò anche un simbolo del nazionalismo italiano; molti altri personaggi come Cavalieri, Caprilli, Verri e Tommaselli.
Lo Sport e l'Educazione Fisica in Italia - la Prima Guerra Mondiale
Il nazionalismo italiano ebbe un forte legame con il mondo sportivo, perché con lo scoppio della guerra la maggioranza del mondo dello Sport si schiera in favore dell'interventismo. Nonostante il generale cosmopolitismo presente all'interno del mondo sportivo, quindi, la Prima Guerra
Mondialefu il momento in cui (non solo in Italia) ci fu una certa ventata di nazionalismo anche per quanto riguarda lo Sport. Fino a quel momento sul piano istituzionale la Ginnastica era ancora prevalente, ma con la disfatta di Caporetto si capisce che non è più sufficiente per prepararsi a questo tipo di guerra moderna, di trincea: per farlo è più adatta una preparazione atletica. Questo sancirà definitivamente il successo dello Sport sulla Ginnastica, anche perché presentava un aspetto ricreativo che poteva essere d'aiuto per il morale delle truppe: portando lo Sport nelle retrovie della guerra (soprattutto il pallone), ci fu la conoscenza da parte di persone provenienti dal mondo rurale di quei passatempi praticati principalmente nelle città e di conseguenza una loro vasta diffusione nel primo dopoguerra.
Lo Sport e l'Educazione Fisica in Italia - il primo dopoguerra
Italia e la conseguente sportivizzazione degli italiani: questo anche grazie all'arrivo sul fronte italiano, soprattutto negli ultimi anni della guerra, di soldati inglesi (che portano sempre il pallone da Calcio e quello da Rugby) e americani (arrivano quindi Sport sconosciuti come il Basket ed il Baseball, che però fatica ad affermarsi). Grande importanza hanno quindi gli eserciti angloamericani. In più: il CONI diventa centrale nel sistema sportivo italiano; la politica comincia a riconoscere lo Sport, non solo la Ginnastica (nel primo dopoguerra nasce un piccolo "Gruppo parlamentare sportivo" che riconosce la centralità dello Sport); si rafforza, questo però nel secondo dopoguerra, un sistema sportivo mediatico che a sua volta rinforza le nuove innovazioni. In sintesi: è vero che durante la Prima Guerra Mondiale vengono interrotte alcune competizioni sportive, ma è anche vero che lo Sport non si arresta. Lo Sport el'Educazione Fisica in Italia - il Fascismo Da quanto detto finora si evince, ma è bene chiarirlo, che il Fascismo non inventa lo Sport italiano e non fu nemmeno decisivo nella sua diffusione. Porta però alcune innovazioni che saranno poi copiate da altri regimi totalitari, ma non segna una svolta clamorosa: alla vigilia della marcia su Roma (28 ottobre 1922) esistono già 21 Federazioni Sportive Nazionali. Questo è importante da sottolineare preliminarmente, perché chiaramente le fonti del periodo fascista tendono a raccontare un'altra storia. Lo Sport e l'Educazione Fisica in Italia - il Fascismo - l'ideologia In linea generale, il Fascismo ha un progetto totalitario: "progetto" perché comunque la Monarchia rimane viva e anche la Chiesa ha un ruolo importante, elementi che impediscono la piena realizzazione di un totalitarismo vero e proprio. Questo progetto prevedeva l'idea di costruire.un“uomo nuovo”, idea che passa anche dall’Educazione Fisica e dallo Sport: questi sono idealmente degli strumenti pedagogici da utilizzare per politicizzare i corpi dei cittadini, per “migliorare la stirpe” (il cambiamento di retorica e l’utilizzo del termine “razza” avverrà successivamente, con l’influenza del Nazismo). Sport ed Educazione Fisica diventano quindi un modo per rafforzare il consenso nei confronti del regime: c’è l’idea che il tempo libero degli italiani non debba essere “privato”, bensì controllato e coordinato ed in questo senso, fare un’attività che piace può essere (per il regime) di grande aiuto. Per la propaganda fascista, vincere in campo internazionale era molto importante per dimostrare la potenza dell’Italia: celebrare una vittoria sportiva era dunque funzionale in tal senso, perché significava anche celebrare l’Italia e diConseguenza il Fascismo. Va ricordato il generale periodostorico che si sta attraversando: come detto in precedenza, si è convinti che le prestazioni sportivesiano un "termometro" della vigoria fisica e morale di un popolo.Il Fascismo estremizza delle idee che stano già sopraggiungendo: l'italianizzazione del linguaggiosportivo (alcune delle parole trasformate sono utilizzate ancora oggi) e la ricerca di un'origineitaliana negli Sport (non nuova, esisteva già nel mondo della Ginnastica. Un esempio può essere ilCalcio, che secondo il Fascismo non fu inventato dagli inglesi ma dai fiorentini e fu poi portato inInghilterra).La pratica femminile presenta una certa ambiguità, a causa sia del Fascismo sia della moralecattolica. Lo Sport femminile e l'attività fisica si sviluppano in parte in autonomia, perché la figuradell'atleta femminile è molto diversa rispetto al modello della donna fascista.
“madre del focolare”, ma in parte queste attività vengono promosse, in particolare quando possono favorire lo sviluppo di una donna forte e capace di partorire (ad esempio è molto diffusa un’attività ginnico-atletica per le ragazze).
A livello simbolico: la divisa continua a rimanere azzurra (la monarchia era comunque ancora presente), ma assieme al simbolo sabaudo viene aggiunto un fascio littorio, mentre la divisa di colore nero viene utilizzata quando serve una seconda maglia; viene imposto il saluto romano prima delle competizioni sportive; l’Inno rimane formalmente la marcia reale, ma “Giovinezza” (una canzone fascista) diventa una specie di “Inno informale” per lo Sport italiano.
Lo Sport e l’Educazione Fisica in Italia – il Fascismo – Mussolini
La figura di Benito Mussolini è dipinta come quella del “primo sportivo d’Italia”: Mussolini usa molto il proprio corpo in funzione
politica e propagandista. Amava soprattutto la Scherma e l'Equitazione, ma praticava anche il Tennis, lo Sci e il Nuoto. Questo è un modo propagandistico per diffondere l'immagine, il mito di un Mussolini bravo in qualsiasi cosa faccia: è un'immagine che ottenne un buon risultato soprattutto per quanto riguarda il mondo anglosassone, nel quale lo Sport aveva molto successo. Per quanto riguarda il legame Sport-Fascismo, c'è da dire che inizialmente non vi è un vero e proprio progetto. Il Fascismo riprende molto dalle precedenti esperienze del Futurismo, di D'Annunzio e dell'Arditismo, ma vi è anche una certa continuità con le esperienze risorgimentali e dell'Italia liberale. Le priorità assolute del Fascismo per quanto riguarda le attività sportive erano in sostanza due: assicurare l'ordine pubblico degli eventi sportivi, così da rimarcare l'idea di un regime che riporta.L'ordine; evitare l'associazionismo sportivo non allineato con il regime, quindi i vari enticattolici, filocattolici e filosocialisti (si cerca quindi di fascistizzare il mondo sportivo). I risultati alle Olimpiadi di Parigi 1924 ed Amsterdam 1928 non sono particolarmente rilevanti, dimostrando un po' i limiti iniziali del Fascismo. Tra il 1923 ed il 1927 ci fu il tentativo di formare un'istituzione fascista che si occupi dell'educazione fisica (l'Ente Nazionale dell'Educazione Fisica, ENEF), che però fallì. Una prima conclusione che si può trarre da quanto detto, è che il modello sportivo fascista non fu l'esito di un progetto coerente, ma fu un processo burrascoso segnato da molte incoerenze, molti conflitti fra gerarchi (scontri che non emergevano sul piano politico, ma in quello sportivo sì), una grande discontinuità istituzionale e poche scelte logiche. Con l'istituzione della dittatura, quindi
opo il 1924-1925, vi fu la necessità di gestire lo Sport e l'attività fisica. Il regime poteva creare nuove istituzioni oppure fascistizzare quelle già presenti. La scelta del Fascismo è una via di mezzo segnata d