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L’AFFERMAZIONE DELLA POLIS GRECA.
Tra l’11° e il 9° secolo a.C. nascono le prime poleis. La polis non costituisce solo un modello
urbanistico, cioè un modo di costruire la città, ma anche un modello di organizzazione sociale e di
convivenza civile. Innanzitutto c’è l’acropoli, posta alla sommità di un colle, che rappresenta il
luogo sacro per eccellenza. Cinta da poderose mura, sarà destinata ad ospitare i templi degli dei e
a offrire rifugio ai cittadini in caso di assedio. Attorno all’acropoli si trova la città bassa con
abitazioni, botteghe e magazzini. Al centro sorge l’agorà, la piazza principale nella quale si svolge
il mercato, ma in seguito vi si tengono le riunioni cittadine. Attorno alla città bassa c’è la campagna
formata dai propri villaggi agricoli, nei quali vivono contadini e pastori. Sotto il profilo architettonico
non si può ancora parlare di una vera e propria arte del costruire. Le abitazioni tornano a essere
povere capanne quadrangolari di fango, mattoni crudi, legno e paglia. La semplicità delle
costruzioni ci testimonia l’austerità dei costumi della società, per la quale l’abitazione altro non
doveva essere che un elementare riparo.
A partire dal Periodo Arcaico (7° - 6° secolo a.C.) la diffusa ripresa dei commerci con l’Asia Minore
e il Vicino Oriente e il progressivo svilupparsi delle poleis determinano un incremento demografico
e un maggior benessere generale. Ciò comporta l’incremento della richiesta di beni di consumo. In
ciascuna polis inizia a maturare la consapevolezza che un’eccessiva sovrappopolazione avrebbe
compromesso gli equilibri politici, economici e sociali al suo interno. Per questo fondano nuove
colonie verso le vicine coste mediterranee: Sud Italia (Magna Grecia), Spagna e Francia. Ma poi
anche in Asia Minore e sulle coste del Mar Nero. È in questo periodo che sorgono le prime
costruzioni architettoniche nelle quali la proporzione delle misure e l’armonia delle forme
incominciano ad essere più importanti della monumentalità dell’insieme o del pregio dei materiali
usati.
Diverse tipologie di templi e ordini architettonici: Dorico, Ionico e Corinzio.
Le prime statue:
Kouroi-> giovane uomo nudo, in posizione stante con la testa eretta, le braccia lungo i fianchi, le
mani chiuse a pugno e la gamba sinistra leggermente avanzata.
Korai-> giovane donna vestita con chitone (tunica) in posizione stante, testa eretta, piedi uniti, un
braccio steso lungo il fianco a reggere la veste e l’altro ripiegato sul petto in atto di recare un vaso.
Possono raffiguarare divinità, personaggi eroici o esseri umani, a conferma di come gli uomini
avessero sempre dignità e importanza pari a quelle degli dei.
Pittura vascolare in nero e rosso.
POLICLETO DI ARGO. (465 – 417 a.C.)
Riesce a unificare in una sola statua sia il senso del movimento sia quello della stasi. Inizio arte
classica. Nell’innovare la scultura greca Policleto era partito dall’osservazione, dallo studio della
natura, giungendo alla definizione di misure medie, ideali. Queste idee sull’uomo ideale furono
riunite in un trattato: “Canone”. Ogni elemento del corpo umano doveva essere rappresentato
proporzionalmente a tutti gli altri. La testa è 1/8 del corpo. Doriforo (portatore di lancia) creato
attorno al 445 a.c. segue una regola precisa e le parti si corrispondono ritmicamente. Atleta colto
durante il movimento, è gravante sulla gamba destra mentre la gamba sinistra, non portante è
flessa e arretrata; il bacino si solleva dalla parte della gamba destra mentre la spalla destra si
abbassa leggermente. Braccio destro in riposo, mentre il sinistro si flette. Il capo rivolto verso
destra e leggermente inclinato. Parti in tensione corrispondono a quelle in riposo, ad incrocio ->
chiasmo.
Altra scultura attribuitagli il Diadumeno cioè giovinetto molle d’aspetto. Il giovane è colto nel
momento in cui si cinge il capo con la benda della vittoria che gli gonfia la chioma ricciuta. Braccia
sollevate, membra rilassate rendono morbida e aggraziata la figura.
PRASSITELE E SKOPAS. (400 – 326 a.C.)
In questo periodo l’artista non poteva che contare sulle proprie forze. Rivolge il pensiero alle
piccole cose quotidiane e ripiegarsi verso la propria interiorità.
Prassitele, scultore ateniese, preferiva il marmo. Scolpisce l’Afrodite Cnidia, così chiamata perché
acquistata dagli abitanti di Cnido, la collocarono in un tempietto il cui naos era dotato non di una,
ma di due aperture lungo lo stesso asse. La dea viene rappresentata nuda, il corpo sinuoso ad “S”
mostra tutti gli attributi della femminilità, l’anfora fornisce un adeguato appoggio, le pieghe del
drappo generano ombre che contrastano con la morbida e liscia nudità della dea. Nel leggero
scarto laterale della testa pare cogliersi l’atteggiamento di stupore di chi è stato sorpreso
dall’apparire di un estraneo -> espediente per avvicinare le reazioni della divinità a quelle naturali
di un essere umano.
Skopas porta alle estreme conseguenze la ricerca formale di Prassitele, capace di pathos. Nella
Menade danzante di Dresda, il corpo in preda ai furori dionisiaci, è tutto un movimento che le
conferisce grande vitalità. Il capo è rovesciato all’indietro. Lo sguardo verso l’alto invita
l’osservatore a penetrare nei meandri della sua mente per provare le sue stesse sensazioni. La
veste si apre lasciando nudo un intero lato del corpo che le conferisce un elevata carica erotica.
LISIPPO. (365 – 305 a.C.)
Scultore di Alessandro Magno, l’oggetto della sua rappresentazione doveva essere solo ciò che si
vede. Per Lisippo chiunque, poteva costituire un modello degno da rappresentare.
Apoxiomenos (“colui che si deterge”) è un atleta che dopo la fatica dell’azione, si toglie di dosso
l’olio e il sudore con lo strigile. La gamba destra è flessa e con uno scarto laterale. Il bacino è
ruotato, mentre i fianchi sono stretti e il torace allungato e sinuoso. Le spalle sono quasi una linea
orizzontale, le braccia sono sollevate, testa rialzata e lievemente inclinata, si presenta piccola e
con i capelli mossi. Salda nello spazio ma instabile nell’aspetto per la complessità di pose e
movimenti -> dinamicità.
ALTARE DI PERGAMO. (166 – 156 a.C.)
Era stato costruito sui terrazzamenti dell’Acropoli, ha forma quadrangolare, con un lato occupato
da un’ampia gradinata. La parte superiore è costituita da un duplice porticato con colonne ioniche.
Il primo segue esternamente il perimetro della piattaforma superiore ad ali avanzate. Il secondo si
dispone attorno alla grande ara sacrificale. Nella parete di fondo si svolge un fregio continuo con le
storie di Telefo, il mitico figlio di Ercole. Su tutti i lati dello zoccolo vi sono complessi scultorei con
scene di gigantomachia dominate dalle grandi figure combattenti e vittoriose di Zeus e di Atena
(scultore Firomaco). Realizzate con il massimo naturalismo, specie nella modellazione anatomica
e nella caratterizzazione delle forti emozioni dei belligeranti: dolore, fierezza, vittoria e sgomento.
Non è il solito stile classico, bensì si scopre lo stile detto del “Barocco” antico, ciò è dato dalla
complessità della composizione, la varietà dei corpi, i capelli dalle ciocche copiose e l’uso di forti
contrasti chiaroscurali.
GRUPPO DEL LAOCOONTE. (seconda metà del 1°secolo a.C.)
Illustra uno dei capitoli della mitica guerra di Troia: Laocoonte sacerdote troiano di Apollo, aveva
cercato di impedire che il cavallo di legno fosse introdotto in città. Atena, desiderosa di distruggere
la città, fece uscire dai flutti del mare due serpenti che stritolarono i due figli del sacerdote e
Laocoonte stesso. Il confronto del possente nudo del sacerdote troiano con lo Zeus della
gigantomachia dell’ara di Pergamo è testimonianza del clima cosmopolita degli artefici ellenistici e
della facilità con cui la cultura artistica si trasmetteva da un centro all’altro. Il sacerdote è colto nel
momento di maggior tensione muscolare, con il volto sofferente e angosciato. Le tre statue sono
legate dalle spire dei rettili in una stessa, tragica morte. Ciò è significativo in quanto ogni
personaggio è dovuto a 3 artisti diversi operanti nella stessa bottega.
COLONNA TRAIANA. (110 – 113 d.C.)
Eretta nel Foro Traiano per celebrare le due campagne vittoriose di Traiano in Dacia,
probabilmente costruita da Apollodoro di Damasco. Di ordine tuscanico è composta da un toro
ornato di foglie di alloro, da un fusto formato da 17 rocchi di marmo e dal capitello. Situata sopra
un alto piedistallo a base liscia terminante a gola, 4 facce recanti un fregio con composizioni di
armi e armature vinte ai nemici, infine una cornice ornata di festoni sostenuti da 4 aquile sugli
spigoli. Sul lato sud-orientale del piedistallo si apre la porta d’ingresso che conduce ad una prima
rampa di scale che conducono alla scala a chiocciola che risale internamente la colonna e porta a
3 piccole stanze. La più interna conteneva le urne d’oro con le ceneri di Traiano e della consorte. Il
monumento è storico-celebrativo e funerario.
La colonna è interamente fasciata da un lungo nastro figurato che narra i fatti più importanti
accaduti nelle due guerre di Dacia. Il nastro forma una spirale e la colonna è perciò detta coclide.
Al fregio di età ellenistica a soggetto mitologico - celebrativo, l’artista sostituisce un’attenzione
speciale alla storia, raccontata secondo il suo esatto svolgimento.
PANTHEON. (118 – 128 d.C.)
Il più compiuto e importante esempio di architettura templare verrà creato solo in epoca imperiale,
quando Adriano fa ricostruire il Pantheon (in onore di tutti gli dei) forse ad opera di Apollodoro di
Damasco. Il precedente tempio era stato completamente distrutto -> a cella trasversale preceduta
da un piccolo pronao, il suo orientamento era opposto a quello dell’attuale edificio, che ne riutilizzò
le fondamenta.
Oltrepassando il profondo pronao composto da tre file di colonne corinzie monolitiche, entrando
nel tempio il senso dello spazio muta all’improvviso. La facciata tradizionale del tempio,
paragonata alla novità dello spazio interno, dimostra quanto più importante fosse quest’ultimo
elemento. Il pronao è unito alla rotonda retrostante da un elemento intermedio a forma di
parallelepipedo. Ne contraddistinguono il fronte due ampie nicchie, affiancate da solidi pilastri
rivestiti di marmo che risulta diviso in 3 navate. Il portale della rotonda è introdotto da un vano
coperto da una volta a botte. La muratura pien