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LE PREMESSE DEL NOVECENTO – DAL POSTIMPRESSIONISMO AL NOVECENTO
LE SECESSIONI DI MONACO, BERLINO E VIENNA
ART NOUVEAU
Il Novecento artistico si apre con un profondo conflitto. Erano venute a meno diverse caratteristiche
principali dell’arte, come la celebrazione della storia, assorbita dalla fotografia e dal cinema, il porsi
come elemento educativo, dato che l’uomo occidentale era sempre meno analfabeta, e la
decorazione, che si dilungava verso stoffe e manufatti artigianali.
L’arte perdeva il suo ruolo dipendente e si sviluppava l’idea di “arte per arte”, cioè un’arte che in
ambito disciplinare era autonoma, aveva una propria autonomia di pensiero, percorso che era già
iniziato con il Romanticismo.
Questo tipo di visione era già presente nella pittura di Paul Cézanne, considerato da molti padre
della pittura moderna, che passò la maggior parte della vista a scomporre, sezionare, studiare la
montagna di Aix-en-Provence nelle diverse prospettive, scomponendola geometricamente, usando
ampie pennellate policrome, cose a cui faranno riferimento i cubisti Braque e Picasso.
Il quadro non era più una riproduzione della realtà, ma era un oggetto regolato da proprie leggi,
come il ritmo delle forme e l’armonia dei colori.
LE SECESSIONI DI MONACO, BERLINO E VIENNA
Benchè la Francia abbia svolto un ruolo importante fino a tutta la prima metà del Novecento, anche
la zona Mitteleuropea diede alla storia dell’arte un contributo notevole, come avvenne con le
Secessioni. Sono chiamati così dei movimenti che designano la volontà degli artisti, che vi
partecipavano, di rompere con la cultura classica, accademica tradizionale e di creare un’alternativa
alle strutture espositivi ufficiali.
La prima che fu fondata fu la SECESSIONE DI MONACO, nel 1892, guidata da FRANZ VON STUCK
(Tettenweis 1863-Tetschen 1928), una figura spesso sottovalutata per la qualità mondana oppure
troppo simbolista del suo lavoro di pittore.
Una sua caratteristica fu quella di essere un grande organizzatore culturale e nella sua città fondò
un’Accademia , da cui passarono personaggi come Klimt e Kandinskij.
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L’Accademia era concepita come una scuola in cui si legavano strettamente belle arti, decorazioni,
architettura e filosofia, avrebbe fatto da scuola per il BAUHAUS.
Nel 1893 venne fondata la SECESSIONE DI BERLINO, da MAX LIEBERMANN (1847-1935) e nel 1897
vide la luce la SECESSIONE DI VIENNA, il organo di diffusione, la rivista Ver Sacrum, fu essenziale nel
proporre una cultura visiva moderna e autonoma rispetto a quella francese.
GUSTAV KLIMT (Vienna 1862-1918)
Sicuramente Gustav Klimt fu un protagonista carismatico della Secessione Viennese, formatosi nel
momento in cui Vienna stava perdendo l’importante ruolo di capitale di un impero.
Gli anni centrale della sua produzione furono quelli in cui l’imperatore Francesco Giuseppe cercò di
tenere a freno le volontà separatiste degli ungheresi e la difesa dei propri privilegi dell’aristocrazia
austriaca, ma anche anni in cui Freud scoprì la nozione destabilizzante di “inconscio” e la centralità
della vita sessuale.
Il percorso di questo artista, estremamente colto e sensibile, è caratterizzato da un pessimismo
visionario e dalla volontà di esprimere sia le ambiguità e la decadenza della società contemporanea,
sia le ossessioni e gli istinti dell’uomo moderno.
IL FREGIO DI BEETHOVEN, 1902, tecnica mista su intonaco, Vienna, Padiglione della Successione.
Restaurati nel 1985-86.
In questo clima di apparente gloria e di inquietudine, Klimt intraprese una carriera che, prima
sembrava votata verso la decorazioni di spazi pubblici e quindi alla consonanza con i valori
dell’Impero: dal 1880 al 1905 il suo impegno per la decorazione dei palazzi ufficiali fu costante.
La crisi venne però non appena il suo linguaggio figurativo ebbe dei contenuti che la società
viennese non poteva accettare. Infatti, il pannello proposto per l’Aula Magna dell’Università di
Vienna, dove l’allegoria della Medicina mostrava una donna impotente e sopraffatta dalla morte e
dalla malattia, mentre l’allegoria della Giustizia esibiva uno squilibrio di forme, che invece di
celebrare il bene, sembrava quasi affermare l’impossibilità del Diritto.
Klimt era un espertissimo artigiano: conosceva bene le tecniche del mosaico e la lavorazione dei
metalli, ed era al corrente di un vasto repertorio di motivi decorativi di epoche e culture diverse:
dalla pittura greca ed egizia su vaso, alle forme dell’ornamentazione micenea, dalle stampe
giapponesi alla scultura africana, fino a tutta la cultura Jugendstil e simbolista.
Nel 1903 andò a Ravenna, dove rimase affascinato dall’oro dei mosaici bizantini.
Il lavoro di Klimt è caratterizzato da una estrema sintesi delle fisionomie e da un appiattimento dello
spazio, che va a favore di fondi dorati ispirati ai mosaici di Venezia e Ravenna.
E così, i suoi fondali si arricchirono di motivi decorativi che si legavano alle ambientazione e agli abiti.
Le figure maschile, gradualmente, scomparvero a favore di un’immagina della donna, fiera della sua
femminilità e crudele, come si nota nelle due versioni della GIUDITTA (1901 e 1909).
GIUDITTA I, 1901, olio su tela, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere.
Esaltata da una gravidanza che, per la prima volta veniva esibita senza pudore (SPERANZA, 1903 e
SPRANZA II, 1907-1908). Quest’opera segna il punto di partenza della fase matura di Klimt, il
cosiddetto “periodo aureo”, contraddistinto da un linguaggio di forte astrazione simbolica e
dall’uso massiccio dell’oro puro in foglia e carta dorata.
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Racchiusa entro una cornice di rame, Klimt dipinse per la prima volta la bella eroina biblica che, per
salvare la sua città ebraica di Betulia, uccise, decapitandolo con la spada, il generale nemico
Oloferne, capo dell’esercito degli Assiri. Seguendo la descrizione contenuta nei testi sacri, dove era
scritto che ella si adornò per sedurre il generale e portare a compimento la sua missione, il pittore
raffigura la protagonista come una donna moderna e le dà il volto di Adele Bloch-Bauer, una signora
dell’alta borghesia austriaca.
Al collo porta un pesante collare che ne separa nettamente il corpo della testa, come in una
simbolica decapitazione rivelando così, l’allusione all’atto compiuto.
In questo quadro codifica anche un altro tema centrale della sua produzione pittorica: quello della
donna fatale, crudele e seduttrice. È lei, secondo un luogo comune della letteratura e dell’arte tra il
1890 e i primi decenni del Novecento, che porta alla rovina e alla morte il proprio amante.
Dietro la testa di Giuditta si disegna un paesaggio arcaico e stilizzato di colline e alberi, che
riprendono motivi decorativi geometrici tratti dalle ceramiche micenee e della necropoli del Dipylon.
LE TRE ETA’ DELLA DONNA, 1905, olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna Donna
rinsecchita dagli anni.
Nelle diverse allegorie dedicata alla donna, emerge il tema della superiorità della donna come colei
che è in grado di procreare e che, spinta dalla sua stessa missione generativa, sa abbandonarsi senza
paura né difese all’amore, come si vede ne IL BACIO e L’ABBRACCIO (1905-1909).
IL BACIO, 1907-1908, olio su tela, Vienna, Österreichische Galerie
LA LOTTA DI TESEO CON IL MINOTAURO, copertina del Ver Sacrum per la prima esposizione della
Secessione 1898, litografia, New York, collezione privata
JOSEPHA MARIA OLBRICH, fece il manifesto per la seconda esposizione della Secessione, 1898,
litografia, Collezione privata, ed anche il padiglione della Secessione Viennese tra il 1898 e il 1999,
luogo delle future esposizioni del movimento.
Influenzato da Klimt e dal maestro Otto Wagner (1841-1918 - architetto viennese che disegnò
Palazzo Stoclet e la stazione metropolitana a Karlsplatz a Vienna, dove utilizza i materiali più
moderni come ferro e vetro, alcuni pannelli di gusto floreale e varie decorazioni a sviluppo curvilineo
in pietra e stucco), guardava anche ad altre esperienze che si stavano sviluppando in Europa.
Il tempietto ha un impianto cubico e rigoroso, ricoperto da un’originale cupola in bronzo dorato
traforato a fogliame d’alloro, è quasi un manifesto emblematico dell’Art Nouveau a Vienna.
(motto “ ad ogni tempo la propria arte. All’arte la propria libertà” impresso sul fronte del palazzo)
Dentro ci sono spaziose sale neutre, coperte da lucernari vetrati, in modo da garantire le migliori
condizioni d’illuminazione, e una serie di strutture mobili che consentivano continue modifiche a
seconda delle circostanze.
KOLOMAN MOSER, fece un Manifesto per la XIII esposizione della Secessione, 1902, litografia, New
York, collezione privata 80
L’ART NOUVEAU
’Art Nouveau, non fu solo uno stile ornamentale, ma una risposta ad una delle questioni ricorrenti
nell’arte del Novecento: le diverse arti, cioè architettura, pittura, ornamentazione, vanno
considerate come rami di uno stesso albero o come discipline radicalmente diverse?
In tutte le sue molte declinazioni, l’Art Nouveau indicò che le arti sono i rami di uno stesso albero:
l’arte è una, diverse sono soltanto le sue molteplici tecniche espressive.
Sorta nell’ultimo decennio dell’Ottocento, l’Art Nouveau dilagò a partire dalla Gran Bretagna, verso
tutte le capitali europee e negli Stati Uniti. Anche l’Italia ne venne toccata, anche se con ritardo.
L’Art Nouveau ebbe tutte le caratteristiche di una moderna moda, che si diffuse nella ricca
borghesia che si era affermata con lo sviluppo dell’industrializzazione.
L’Art Nouveau nacque, infatti, in stretta relazione con l’avanzare della società industriale: essa si
configurò come un modo per rendere più accettabile il frequente uso del ferro nelle architetture
contemporanee delle Esposizioni universali e nelle architetture industriali.
Ma anche per dare un nuovo stile alla grafica delle riviste, la cui circolazione iniziava a essere
internazionale; per rispondere alle esigenze della grafica pubblicitaria e addirittura della segnaletica
stradale, caratteristiche di una civiltà in fase di rapida urbanizzazione.
Così il nuovo linguaggio pervase tutti i settori della figurazione, superando la distinzione classica tra
arti maggiore (pittura, scultura e architettura) e le arti minori (dal mobile alla suppellettile, dal
gioiello al cartellone pubblicitario).
L’Art Nouveau fu caratterizzata da una forte connotazione decorativa e rappresentò probabilmente
il modo in cui la società industriale cercò di darsi un’estetica.
Essa fu importante per:
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