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EDIFICIO DELLE PISCINE
Palestra di Mussolini La retorica del Fascismo ( Mens Sana in Coprore
Sano )
Scala libera che conduce ad una zona superiore
di riposo.
Polo antico
Polo Assolutamente contemporaneo
Case albergo da costruire a Milano L'edificio fa parte di un complesso di
opere che il Comune di Milano programma al termine della seconda guerra
dando il via al piano di ricostruzione della città devastata dai
bombardamenti.
Committente della casa albergo di via Corridoni è il Comune di Milano, per il
quale la Cofimprese realizza tra il 1947 e il 1956 un ampio complesso di opere
pubbliche comprendente case popolari, case unifamiliari a schiera, case
I.N.A., scuole ed asili, opere di fognatura e canalizzazioni.
Un progetto preliminare per la costruzione di residenze a favore di persone
senza tetto a seguito degli eventi bellici è redatto nel 1946 dal Comune che
delibera l'acquisto di gruppi di case albergo o altre costruzioni da edificare
su terreno di proprietà pubblica e da destinare in affitto a basso canone a
piccoli nuclei familiari, a scapoli e nubili, a impiegati, operai e a studenti. Nei
propositi dell'Amministrazione con questo intervento da un lato si contribuirà
alla soluzione del problema della disoccupazione, dall'altro si darà un
notevole apporto al riassetto della vita civile ed al potenziamento efficace
della ripresa economica cittadina. Tipologia proposta da Moretti e da
Fossataro per offrire degli standard
minimi a un gran numero di
persone, per offrire agli utenti
stanze con bagno e la
centralizzazione di servizi comuni
(mensa, lavanderia, ecc.) grandi
attrezzature collettive per
abitazioni. La prima ad essere
realizzata: si trova in via Corridoni a
Milano, in un’area che era stata
devastata dai bombardamenti.
Moretti propone due grandi
stecche unite da una piastra nella
quale sono concentrati gli spazi
comuni. Inserito in un'area
quadrangolare, l'edificio ha una
pianta ad H costituita da due corpi
principali, elevati su sei e
quattordici piani, con struttura
portante in cemento armato e
copertura piana a terrazza.
Allineato al bordo stradale è il fabbricato basso, destinato ad ospiti femminili,
originariamente per "donne laureate", mentre quello alto, riservato ai
maschi, è molto arretrato dal bordo del lotto e preceduto da una
sistemazione a giardino con platani. Di collegamento fra i due fabbricati
lineari è un corpo basso con l'ingresso principale comune per la ricezione
degli ospiti, attraverso il quale sono smistati gli accessi alle due sezioni.
Le facciate sono prevalentemente rivestite da tesserine a mosaico bianche,
con finitura ad intonaco nelle parti inferiori, e contraddistinte da aperture
ripetute in serie, con tagli verticali sulle testate per illuminare i lunghi corridoi.
Il fabbricato più alto, dalla cui fronte ad est emergono due volumi in
corrispondenza dei collegamenti verticali, è diviso nettamente da una
profonda fenditura centrale, con ponticelli al settimo e all'ultimo piano, cui
corrisponde un ingresso di servizio.
Lo spazio dei singoli piani è suddiviso con alloggi minimi con camera singola
e bagno, con cucina comune, serviti da due blocchi di scale con
ascensore. Completano la razionale organizzazione per funzioni alcune
attrezzature collettive: bar ristorante, sale di soggiorno e lettura con
biblioteca, una palestra al piano seminterrato e un salone per bagni termali
e sauna.
Il passare del tempo non ha causato seri problemi di degrado all'edificio; le
facciate sono in discreto stato di conservazione e il problema principale
riguarda l'esteso distacco del rivestimento a mosaico. Con alcuni interventi
di adeguamento il complesso ha mantenuto nel tempo la destinazione
alberghiera; oggi è occupato dal Daniel's Hotel che ospita prevalentemente
studenti che partecipano ai progetti internazionali Erasmus e docenti
stranieri. La residenza, gestita direttamente dal Politecnico, attualmente è
occupata solo in una parte del corpo più alto, la cosiddetta Torre A.
Quello che appare a prima vista sembra semplice ma non lo è. Il taglio
sembra semplicemente un arretramento con una finestra continua che
illumina un corridoio, ma in realtà c’è una tensione di Moretti l’edificio è
parallelo alla via, ma la finestra continua non è parallela, è inclinata. Artificio
che ha delle regole interne che non sono così banali come sembra al primo
sguardo. Si vede il fronte laterale bucato da aperture quadrate che non
sono distribuite secondo una griglia. La lunga stecca longitudinale è
interrotta da un taglio, che divide in due la stecca: si vede il cielo.
Moretti era molto legato alla casa albergo di via Corridoni, per la quale si
compiaceva di un risultato così appagante raggiunto con mezzi limitati.
Riconosciuto il valore, l'opera è ufficialmente considerata bene artistico di
particolare interesse e dal 1998 sottoposta a tutela da parte del Ministero per
i Beni Culturali e Ambientali.
Casa albergo, (un’altra) ora hotel Ibis: Coronamento: trave sospesa che si
interrompe. Inquadra nel suo prospetti degli scorci di quel luogo specifico:
volontà dell’architetto di far in modo che anche il contesto entri nella
tensione dell’edificio, come le tensioni di far entrare la testata nell’orditura
della via, in modo da far in modo che questo elemento astratto entri nel
contesto. Anche qui abbiamo le due lame di vetro per le attrezzature
collettive.
In altri esempi di case albergo ritroviamo gli stessi elementi che risolvono in
maniera molto simile gli affacci, come per esempio le lame di vetro per i
servizi che Moretti recupera nel dopoguerra, sono tipici di Libera.
Moretti negli stessi anni dà vita a una galleria d’arte (spazio)e a una rivista
con lo stesso nome “spazio” della quale usciranno solo 9 numeri. Moretti
teorizza che una serie di elementi barocchi presenti nei suoi edifici potevano
essere ritrovati nella spazialità, ma si pensa che sia una serie di
legittimazione. L’attività teorica di Moretti vuole stabilire un nesso tra il suo
lavoro e l’arte barocca e il manierismo. Vuole rendere tale un legame che
non è mai così definito, ma era propria di questo architetto. Volontà di
rendere l’opera costruita legata a una serie di riflessioni, per legittimare la
propria opera.
Moretti come Pica come Sironi , continuerà a dichiararsi tale ,e non
cambierà mai la sua fede politica , continuerà ad avere un grandissimo
rilievo dal punto di vista professionale , ma la critica storica lo annegherà in
un oblio proprio per questa sua ideologia.
Moretti e Zevi hanno un esperienza simile, studiano nella stessa scuola, vi è
un rapporto di amore odio.
Casa del girasole, Roma 1951:
capolavoro, sempre taglio centrale. Si
chiama così perché nei fianchi le camere
hanno le pareti scardinate dal prospetto
laterale, in modo che le finestre possano
inquadrare il sole sul fronte opposto. In
particolare, i panneggi che increspano le
pareti laterali della palazzina, in
corrispondenza delle camere da letto,
catturano i raggi del sole generando e
accentuando variazioni di luce,
suggerendo così a Moretti il nome
“Girasole”.
Questo edificio sorge nel quartiere Parioli,
attestandosi su un lotto rettangolare
lungo viale Bruno Buozzi. Essendo questo
uno dei quartieri più signorili della città di
Roma, la destinazione d’uso prevede
appartamenti di lusso, un attico e un
superattico con terrazza, quest’ultimo
riservato al committente dell’opera Adolfo
Fossataro.
Inoltre, da un punto di vista topologico,
interagisce felicemente con il terreno, non
imponendo il proprio carattere, ma al
contrario, adeguandosi al terreno stesso.
L’architetto, infatti, per sviluppare l’edificio
prende spunto dal declivio del terreno,
giocando su di un’asimmetria a livello della
facciata d’ingresso, leggibile grazie alla
presenza di elementi dissonanti come ad
esempio una sorta di timpano posto alla
sommità, che risulta avere diverse
angolazioni rispettivamente a sinistra e a
destra dell’asse centrale, o come il
basamento di pietra di ampiezza macroscopicamente diversa nei due lati. Il
blocco centrale della palazzina è costituito da un grosso vuoto, lungo tutta
l’altezza, su cui si snodano i collegamenti verticali: uno ad uso pubblico
verso l’ingresso del viale, uno privato sul retro.
Questa fenditura, che taglia verticalmente la facciata d’ingresso
prospiciente viale B. Buozzi fino all’atrio, viene coperta nei giorni di pioggia
da una volticina mobile di alluminio, che scorre sui telai di ferro sistemati
nella terrazza del superattico, azionata elettricamente dalla portineria.
L’edificio, organizzato intorno ad una corte interna, è costituito da un
basamento arretrato, in travertino di Tivoli, che comprende un piano
seminterrato, un piano rialzato con accesso autonomo dall’atrio semi-
esterno, e l’alloggio del custode. Una grande scala, retta da un enorme
pilastro in cemento, rastremato e aggettante sul cortile, conduce, insieme
all’ascensore, ai cinque piani superiori.
Ogni piano era occupato da un grande appartamento che aveva gli spazi
di rappresentanza sul fronte centrale e le camere poste lateralmente. Pietre
del basamento: montate in modo che sembrino un elemento rustico sul
quale sorge l’edificio. Irregolari. Gli artifici diventano qualcosa che possiamo
percepire, non qualcosa di nascosto. Grande atrio al piano terra, rampa
che porta alle scale, parete rivestita in maiolica. Si percepisce il taglio che si
vede in facciata. L’atrio rispetto alla strada è più basso, si entra e si scende,
poi si sale da una scala che porta a una scala che porta agli appartamenti
e la scala si incunea dove in alto abbiamo il taglio dell’edificio. Il basamento
è di pietra sbozzata di recupero, fatta di reperti: altra caratteristica
Morettiana è quella di evidenziare gli elementi del suo percorso con una
serie di elementi quasi impercettibili che però non lasciano dubbi su questi
modo di fare il moderno con un richiamo all’antico, per esempio una
gamba (apparentemente di una statua antica) inserita in una finestra.
Ha un aspetto rustico anche se è in città. Ripresa di particolari quasi
decontestualizzati dell’antico e trasformarli in elementi astratti. Sono parti
riprese da delle parti, sono elementi plastici ripresi dalle sculture e ingigantiti,
in modo da trasformarli in qualcosa che non ci ricorda più l’originale.
Complesso per