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LUDWIG MIES VAN DER ROHE (1886-1969)
Mies Van der Rohe (1886-1969) nasce ad Aachen, città in cui a soli 13 anni
inizia a lavorare dal padre con i materiali da costruzione. Successivamente
approfondisce gli studi in una scuola di arti applicate e nel 1905 si trasferisce
a Berlino per lavorare nello studio di Bruno Paul, fondatore del Deutsche
Werkbund. Sempre a Berlino tre anni dopo entra a lavorare nello studio di
Behrens come Gropius e Le Corbusier dove ha modo di conoscere l'opera
neoclassica di Schinkel e si afferma grazie alla creazione della Corporate
Image di un'industria di materiali elettrici (AEG). Successivamente Mies si
trasferisce in Olanda dove ha modo di lavorare al progetto per Casa Kröller
e di conoscere le opere di Berlage, a cui si ispira nei suoi primi progetti
facendo sopratutto riferimento alla borsa di Amsterdam strutturata come un
palazzo medievale con copertura in ferro e vetro e strutture a vista in ferro. Dopo la guerra, durante la quale diventa
ufficiale, Van der Rohe è impegnato nel rinnovamento della Germania della repubblica di Weimar ed entra a far parte
del Novembergruppe, gruppo estremista che propone l'idea dell'artista attivo politicamente; durante questo periodo
Mies Van der Rohe propone due progetti per grattacieli in vetro con struttura metallica ispirato dalle idee della Catena
di vetro di Bruno Taut e dalla Glaasarchitektur di Paul Scheerbart, entrambi legati all'espressionismo tedesco (Berlino
1921-22) : il primo edificio è caratterizzato da forme spezzate derivanti dal lotto triangolare e il secondo da forme
concave e convesse articolate intorno alle colonne circolari delle scale. Già in questi primi progetti è evidente la volontà
di evidenziare la distinzione tra le parti portanti e quelle portate.
Nel 1922 progetta il palazzo per uffici in cemento armato in cui Mies verifica in modo più preciso gli aspetti strutturali
proponendo forti sbalzi delle solette, rinforzate dal risvolto in facciata e, sopratutto, approfondisce il tema della razionale
organizzazione dei luoghi di lavoro, idea da
considerare alla base di un'architettura
moderna così come afferma in un articolo del
1923 pubblicato dalla rivista da lui diretta G.
Per l'uso di diversi materiali nello stesso
edificio interessante è il progetto per una villa
in mattoni del 1923 come quello per una villa
in cemento armato del '24: in entrambi i
progetti c'è una forte ricerca di forme
essenziali esplicitate da piante ridotte a poche
rette tra loro perpendicolari simili ai quadri di
Mondrian e ai progetti del De Styil. Stesso
richiamo lo si ritrova nel Monumento a Karl
Liebknecht e Rosa Luxemburg (Berlino, 1925,
distrutta da Hitler) in cui la pesantezza dei
mattoni diventa contrappunto alle geometrie,
agli aggetti e alle rientranze tipiche della
ricerca neoplastica.
La concretizzazione vera e propria delle sue idee all'avanguardia trovano vera e propria realizzazione quando viene
eletto presidente del Deutsche Werkbund e ottiene l'incarico di direttore dell'Esposizione del Weissenhof Siedlungen
di Stoccarda (1927). L'obbiettivo dell'esposizione era la creazione di un vero e proprio quartiere residenziale intorno
però all'estetica, all'urbanistica e alla tecnica moderna per la costruzione di case a basso costo. Mies disegna la
disposizione dell'insediamento su una collina posta ai margini della città e a partire da due assi viari principali, uno a
monte e uno a valle che seguono le curve di livello, si articolano i collegamenti secondari alle cellule abitative realizzate
dai più importanti architetti europei (Gropius, Mart Stam, J.J.P. Hous, Le Corbusier, Scharoun, ecc) come prototipi
da utilizzare per i nuovi quartieri di edilizia popolare. Mies per il quartiere Weissenhof progetta un edificio abitativo in
linea su tre livelli: un blocco parallelepipedo con copertura piana praticabile, affacciato verso sud, in cui la struttura
portante in acciaio permette di rendere libere le piante di tutti gli alloggi, di diverse metrature e variamente organizzabili
con pareti mobili, distribuiti due a due da quattro scale. Le facciate seguono semplici schemi formali ripetuti: grandi
finestre in lunghezza e balconcini sul fronte sud, mentre sul lato nord tagli verticali dei corpi scala e affaccio delle zone
di servizio. Con questo quartiere si afferma una delle teorie più importanti della modernità che è l'Existens Minimum,
cioè quantificare gli spazi in base all'essenziale per sopravvivere, che però venne criticato per un approccio freddo
dell'architettura nei confronti della
vita e nell'esagerata monotonia e
spersonalizzazione. Hitler cercò di
demolire il quartiere in quanto non
rappresentava lo stile tedesco
originale ma non ci riuscì; il
quartiere venne poi bombardato
durante la II guerra mondiale e in
parte restaurato negli anni '80 con
la tecnica del cappotto, cioè una
ristrutturazione che però prevede
anche la risistemazione degli
apparati tecnologici non
funzionanti.
Dopo il successo dell'esposizione di Stoccarda, Mies viene chiamato a progettare il Padiglione della Germania per
l'expo del 1929 a Barcellona. Egli costruisce un piccolo edificio a scopo rappresentativo pensato come manifesto
delle proposte estetiche della modernità: su un basamento in travertino (17 x 53 m), dove son scavate due ampie
vasche d'acqua rettangolari (una delle due, posta in una corte racchiusa, è decorata dklklalla venere, o danzatrice
secondo Frampton, di Goerge Kolbe), otto pilastrini in acciaio a struttura crociforme riverstiti in acciaio inox reggono
una soletta in cemento armato. Alcuni setti non portanti in onice dorato, marmo verde e nero determinano le chiusure
parziali dei fronti, alternate ad ampie vetrate a tutta altezza. All'interno una doppia parete in vetro smerigliato contiene
i servizi e gli apparati di illuminazione. Nella pianta l'edificio risulta una composizione di rette e rettangoli che ripercorrono
le proporzioni geometriche della ricerca neoplastica olandese, ma la scelta di ricchi materiali e gli arredi appositamente
disegnati, come la sedia Barcellona, creano ambienti di signorile eleganza e essen zialità. Il padiglione venne ricostruito
nel 1986 per le celebrazioni colombiane di Barcellona.
Villa Tugendhat (Brno, 1930): la casa è destinata a un ricco
imprenditore che non definì il budget per la sua villa. La casa
è posta su un pendio verse affacciato verso la città e si
accede ad essa attraverso una strada che porta a un fronte
basso che ospita la casa del custode, la zona notte e una
pensilina da cui si scende nella zona giorno affacciata verso
il giardino (disposizione anti-tradizionale). La struttura anche
in questo caso è in metallo con pilastri cruciformi, come a
Barcellona, parzialmente a vista e rivestiti in acciaio inox. Il
2
grande ambiente al piano terra (25x 25 m, cioè 375 m ) è
suddiviso da un setto in onice in zona studio e zona giorno e un separé semicircolare in legno d'ebano delimita la
zona pranzo. Tutto lo spazio del soggiorno è collegato al giardino a est tramite una serra d'inverno e verso sud tramite
una grande vetrata a scomparsa nel pavimento (costi di manutenzione altissimi). Dopo aver rischiato l'abbandono
sotto l'unione sovietica, negli anni '80 venne recuperato tutto, compresi gli arredi originali, così diventando anche
esempio di restauro del moderno, problematico in questi casi in cui l'architetto tendeva a studiare più il valore estetico-
→
tecnologico dell'edificio che quello d'uso si sono dovuti fare interventi per mettere a posto ciò che non funzionava
bene.
Durante gli anni '30 continua a progettare molto oltre all'attività di teorico e diventa
dal 1930-33 direttore della Bauhaus di Berlino. Nonostante il tentativo di resistenza
al regime di Hitler, Mies abbandona nel '38 la Germania per trasferirsi negli USA. In
America diventa docente e progettista dell'Illinois Institute of Technology di Chicago
in cui studia accuratamente un piano urbanistico per l'ampliamento dell'ateneo
basato su una griglia che permetta di mantenere la maglia stradale preesistente e
cordinare tutti gli interventi durante la progressiva realizzazione degli edifici. I volumi
essenziali son risolti con una struttura portante principale in acciaio, rivestita in
cemento per resistere agli incendi; la gran parte dei tamponamenti è in mattoni per
ragioni economiche ma evidenzia le soluzioni tecnologiche e la cura dei dettagli
evidenziando alcune parti portanti e portate e accostando tra loro vari materiali (ferro,
mattone e vetro). Alcuni edifici: la Crown Hall (1950-56), la cui struttura metallica è
totalmente all'esterno, e la cappella (1956), la cui essenzialità e modernità, date dalla
muratura in laterizio con travi a vista senza aperture verso l'esterno se non una
grande vetrata in facciata, non impedisce l'espressione della sacralità del luogo
(l'architettura moderna può servire anche la religione, simbolo di tradizione e
conservatorismo).
Tutta la ricerca di Mies Van der Rohe può essere racchiusa nel suo slogan “Less is more”, citazione che presenta
appieno il suo percorso di semplificazione formale, di ricerca della purezza strutturale e di sottrazione. Testimonianza
estrema è la Casa Farnsworth (Plano, Illinois, 1945-50): l'edificio, di un solo ambiente, è delimitato da due solette
sollevate da terra e rette da otto pilastri in acciaio e da pareti completamente in vetro. È come fosse un astronave
posta nell'ambiente, con nessun dialogo con la natura e il contesto circostante (altro simbolo dell'architettura del
Movimento Moderno).
Ormai Mies è famoso in tutto il mondo e nel 1947 gli viene persino dedicata una mostra al MOMA di New York.
Durante gli anni '50/'60 progetta molti edifici alti tra New York e Chicago come:
Lake Shore Drive Apartments (Chicago, 1948-51): le strutture portanti sono in acciaio e cemento, decorate
in nero, e diventano elemento di definizione formale in contraddizione con le tende chiare delle vetrate a
tutta altezza.
Seagram Building (New York, 1954-58, costruito insieme a Philip Johnson): palazzo per uffici di 39 piani;
nonostante il costo dei lotti di Manhattan, Mies decide di arretrare il fronte principale su Park Avenue per
creare una piazza pubblica con vasche d'acqua e alberi che si prolunga nel piano terreno, a doppia altezza,
rivestito in travertino e caratterizzato da un'ampia pensilina. Ai piani superiori inserisce sei aperture
nell'interasse dei pilastri, i cui serramenti delimitano la suddivisione degli spazi e la parte terminale, destinata
agli impianti, rimane senza finestre ma con il prolungamento dei montanti a creare un coronament