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Torino: laboratorio di una classe operaia d'avanguardia

Gramsci definisce Torino laboratorio di una classe operaia d'avanguardia perché nel capoluogo piemontese non vi sono mediazioni riformistiche e la classe media è abbastanza debole. Torino è moderna perché è cuore pulsante dell'organizzazione operaia ove meglio si vede all'opera la dicotomia marxista che prevede la presenza del proletariato e della grande borghesia (visione torinocentrica di Gramsci). Torino è città rivoluzionaria. Nell'agosto 1917 si compie una rivolta torinese (borgo San Paolo) per la carenza di pane ma l'esercito interviene e reprime la protesta. Gramsci mette al centro la lotta di classe e la libera scelta della propria coscienza. È necessario, è in questo Torino può giocare un ruolo chiave, che il proletariato conquisti il potere in Italia, perché la classe operaia è classe generale, ovvero unica classe che perseguendo i suoi interessi perseguono il benessere.

generale e inoltre è una classe che ha interessi analoghi in tutti i paesi del mondo (internazionalismo proletario). Gli operai italiani sono uguali a quelli russi. Marx crede nel passaggio da classe grezza a coltivata. Gramsci pensa che la Rivoluzione sia un atto culturalmente preparato, un atto di autodisciplina e non un'azione improvvisata di plebi ignoranti. Gramsci e il Futurismo In origine Gramsci apprezza il Futurismo per come questo movimento concepisce la cultura in modo universalistico e moderno in relazione alla avanzata civiltà urbanistica. Ma a partire dagli scritti del 1919 si comprende che l'atteggiamento di Gramsci cambia perché i futuristi accusano i bolscevichi russi di distruggere la fantasia. Gramsci invece pensa che il comunismo vuole la bellezza e permette la libertà dei creatori per infondere nell'uomo e arricchire il suo spirito con l'arte. I futuristi invece si sono tramutati in difensori dei trafficanti d'arte che.mettono a soladisposizione dei ricchi le bellezze artistiche mentre l'arte è patrimonio di tutti. Gramsci e gli "imbroglioni" Con la fine del biennio rosso che determina la sconfitta totale del movimento operaio, Gramsci si fa molto aspro con l'ala moderata riformista del PSI. Esponente di tale fazione è Cosmo, che su La Stampa aveva definito i comunisti dei "gagliardi gaudenti". Gramsci aveva risposto a Cosmo con un articolo datato novembre 1920 in cui accusava il suo maestro di essersi schierato con i socialisti "imbroglioni" (Turati e altri), i cattivi italiani che si erano venduti ai borghesi. Gramsci esprime per il vecchio maestro disprezzo e compatimento. Dibattito su Marx Marx afferma che la storia è un succedersi di modi di produzione prevalente su altre modalità produttive. Lassalle afferma che lo Stato deve essere soggetto principale del nuovo ordine e deve regolare il rapporto fra le classi. Marx

Criticherà Lassalle nel congresso di Gaeta nel 1865. Jorge Sorel passa dall'estrema sinistra alla estrema destra, poi torna a sinistra e si scaglia contro il socialismo riformista, quello revisionista di Croce. Sorel è il teorico della violenza (1906-"Riflessioni sulla violenza", in Italia esce nel 1909 con prefazione di Croce) come strumento di affermazione della rivoluzione comunista. Sorel teorizza lo sciopero generale, che è un mito, un'immagine che parla alle viscere delle masse che si muovono su istanze prerazionali. No al parlamentarismo, no al riformismo gradualista di cui è imbevuto tutto il socialismo della II internazionale.

Kautsky (1883- "Il tempo nuovo") protagonista con Bernstein del congresso di Erfurt del 1891 del SPD tedesco sostiene la linea gradualista ed evoluzionista del socialismo. Nell'opera "Terrorismo e Comunismo", Kautsky coglie il pericolo del terrorismo di Stato ed esprime la

convinzione che solo la democrazia sia in grado di condurre alla società giusta.
Gramsci e il fascismo
Nelle elezioni politiche del 1919 (con voto proporzionale, le prime elezioni italiane a suffragio universale si tennero nel 1913) il movimento fascista è duramente sconfitto, tanto che pare sul punto di sfaldarsi. Poi l'occupazione delle fabbriche (manifestazione di difesa) che scaturisce nel settembre del 1920 a seguito della serrata delle fabbriche di Nicola Romeo.
Nell'aprile 1920 ha luogo lo sciopero delle lancette (manifestazione di attacco), ultima agitazione sindacale. Riemerge il fascismo. Il 15 aprile 1920 fascisti, futuristi, reduci di guerra, nazionalisti incendiano la sede dell'Avanti! Lo squadrismo nero imperversa nelle campagne assaltando comunisti, socialisti, leghe bianche e rosse. Il movimento operaio è in crisi, non è in grado di affrontare e contrastare la violenta armata dei fascisti che si fanno partito nel 1921, un partito.l'unico in Italia, che è milizia armata con armi di guerra passate dai comandi militari. E' il biennio nero (1920-22) periodo della completa distruzione del movimento operaio, dilaniato dalle fratture dentro la Confederazione generale del lavoro, fra la Confederazione e il PSI, dentro lo stesso PSI (fra riformisti che non vogliono la rivoluzione e i "massimalisti" rappresentati da Giacinto Menotti Serrati) Nel maggio 1921 Giolitti scioglie le Camere per affossare il socialismo. Risultato: avanzano i popolari ma i socialisti rimangono il primo partito. Il Partito Nazionale Fascista ottiene solo 35 deputati. Il 21/1/1921 nasce il Partito Comunista d'Italia (come sezione italiana dell'Internazionale socialista) con Bordiga segretario e Gramsci tra i fondatori principali anche se Gramsci ha aderito più che spinto alla creazione del partito. Prezzolini, protagonista di "La voce", cinico scettico ammira Gramsci, ma critica il suo.passaggiodall'ordine nuovo settimanale a quotidiano perché frutto di una accentuazione della propagandapolitica rispetto all'analisi politica. Prezzolini pensava alla società degli apoti, di coloro cioè che sioccupavano soltanto dei fatti loro.Nell'articolo "il popolo delle scimmie" (espressione tratta da Kipling) Gramsci afferma che ilfascismo rappresenta le classi medie (che molto spesso veniva identificata con la nazione e leborghesia) le quali si autodefiniscono intelligenza contro la dittatura delle mani callose, che ilbolscevismo professa. Come Luigi Salvatorelli (Nazionalfascismo, 1923) Gramsci pensa che questaclasse produttiva ormai non più tale, voglia "scimmiottare" il movimento operaio per avere unarappresentanza. Con la sua evoluzione, pensa Gramsci, il fascismo non riesce più a celare la suaessenza: la piccola borghesia è protagonista sì, ma per conto del capitalismo industriale e

agrario.Mussolini dunque si serve delle classi medie per fare con il loro consenso gli interessi della grandeimprenditoria. Nel biennio nero si assiste alla radicalizzazione del pensiero gramsciano nella criticaalla sinistra riformista perché Gramsci diviene dirigente politico di primo piano. Ciò fa sì che la suadialettica acida e corrosiva contro l'ignoranza un po' si attenui.

Nell'articolo "Che fare" del febbraio 1921 su Ordine Nuovo, Gramsci si interroga sul cosa fare difronte alla sconfitta operaia. Mentre i socialisti non vogliono organizzarsi militarmente perché nonvogliono delegittimare lo Stato, i fascisti si sentono autorizzati ad agire con violenza perché lo Statonon garantisce più l'ordine, anche se in realtà l'ordine è perturbato proprio dai fascisti stessi.

Gli antifascisti reagiscono solo in due occasioni. Nel 1921 a Sarzano, davanti alla sede del Comune alcuni fascisti sono uccisi

dai carabinieri perché rifiutano di levare l'assedio al Comune. I fascistisuperstiti scappano e sono inseguiti dai carabinieri antifascisti. A Parma nell'estate 1922 si accendeuna rivolta contro i fascisti.Mussolini si presenta come padre di famiglia e la sua violenza è quella del chirurgo (tagliare vial'arto malato per salvare il paziente) e il socialismo è la parte malata."Attentato al teatro Diana" (23 marzo 1921)Gramsci esprime preoccupazioni per l'attentato al teatro Diana, attribuito agli anarchici intenzionatiad assassinare il questore di Milano che aveva arrestato il capo anarchico Malatesta. In Gramsciconvivono due anime: una di scoraggiamento pessimistico di fronte all'attentato, un'altra serena,ottimista che spera di poter guidare le forze del popolo operaio con serenità e fede."Uomini in carne e ossa" (8 maggio 1921)Gramsci si scatena contro chi critica il movimento operaio di aver smesso

l'occupazione delle fabbriche, critica che proviene dalla sinistra massimalista, in un'ottica di sconfitta orfana in cui tutti attribuiscono le cause della sconfitta agli altri.

Gramsci e Mussolini

Il 18 ottobre 1914, Mussolini rompe con L'Avanti! (di cui era direttore) con l'articolo "Della neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante". Il 5 novembre 1914 Mussolini fonda "Il Popolo d'Italia" (sotto il cui titolo c'è scritto quotidiano socialista per cercare di spaccare l'unità dei socialisti). Gramsci definisce Mussolini un blanquista (Blanqui era il teorico dell'insurrezione) anche se Mussolini non mira (come invece faceva Blanqui) alla trasformazione sociale nei rapporti fra le classi, perché il fascismo ambisce a restaurare il potere borghese sulle altre classi. Gramsci definisce Mussolini mosca cocchiera. Secondo il dirigente comunista il futuro duce è convinto di essere il

protagonisti del sovvertimento sociale, in realtà protagonisti sono altri, ovvero gli esponenti della grande borghesia. Per radicalizzare lo scontro con i fascisti, Gramsci arriverà a paragonare Mussolini a D'Aragona (social-riformista) e Serrati (massimalista PSI). Nel luglio 1921, Mussolini tenta un patto di pacificazione con i socialisti ma il fascismo locale (Farinacci, Balbo, De Vecchi...) contesta tale accordo con i riformisti. Secondo Gramsci il fascismo sta andando verso la scissione perché la base del movimento fascista nelle campagne continua nelle violenze, infischiandosene delle prospettive di governo (Mussolini-Giolitti, di cui Gramsci è assolutamente convinto). Nell'articolo "I due fascismi" del luglio 1921, Gramsci parla di un fascismo agrario (i fasci di combattimento) e mette in evidenza il suo carattere piccolo-borghese di cui beneficia per avere il sostegno imprenditoriale come "guardia bianca" contro.

L'operaismo agrario. Tale carattere, secondo Gramsci rimarrà per sempre impresso nel fascismo agrario. Questo fascismo ha finito per disgustare lo stesso ceto medio che ora ha più simpatia verso il fascismo urbano, più collaborazionista.

Dettagli
A.A. 2009-2010
18 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro pegolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del pensiero politico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof D'Orsi Angelo.