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Repressione criminale nel Principato

Furono istituiti nuovi istituti processuali e furono stabiliti nuovi reati che prima non erano qualificati come tali e nuove pene; il processo criminale vedeva protagonisti il principe, il senato e i funzionari imperiali.

Augusto diede un assetto definitivo alla procedura delle questioni perpetue e emanò un codice di procedura penale; inoltre egli modificò alcune forme di reato e in questo periodo vi furono nuovi crimini previsti fra cui i più importanti riguardano l'adulterio e i crimini annonari; per quanto riguarda l'adulterio da parte della moglie vi era l'obbligo del divorzio e se questa veniva scoperta con un altro uomo il marito aveva il diritto di uccidere l'amante; il padre della moglie aveva il potere di uccidere sia la figlia che l'amante della stessa nel caso analogo. Per quanto riguarda il marito invece non era previsto l'adulterio.

L'imperatore nel principato acquisì

competenza in campo criminale; era affiancato da un consiglio formato da senatori e da cavalieri; Il tribunale imperiale divenne gradualmente il supremo organo giudicante dell’impero e era ancora in vigore la possibilità di appellarsi al popolo. Il principe delegava i governatori di ogni provincia per governare e giudicare in maniera civile e criminosa. I cittadini giudicati dai governatori potevano appellarsi al tribunale imperiale. Il prefetto urbano svolgeva la medesima funzione dei governatori nel raggio di 100 miglia da Roma. Il senato aveva funzione giudiziaria nei casi di maiestas e repetundae. Il principe, avente la tribunizia potestas poteva intervenire condizionando le decisioni dei senatori. Le sentenze imperiali contribuirono a delineare nuove figure di reato. Il senato con l’emanazione di sentaus.consultus aveva la medesima funzione del principe. Per quanto riguarda i giuristi, questi in età del principato commentavano le norme penali; vi erano anche

iretori che svolgevano un ruolo importante nei processi criminali presentandosi come avvocati difensori.

Esistevano due tipi di processi criminali, uno inquisitorio, che dipendeva dall'iniziativa di un pubblicofunzionario, la cognitio extra ordinem, e uno in cui occorreva che vi fosse un principio accusatorio, cioè lequestioni perpetue. L'instaurazione di un processo dipendeva da una decisione del giudice-funzionario, ilquale conduceva il processo con l'aiuto di collaboratori.

Le pene si basavano sul principio di disuguaglianza, infatti erano diversificate a seconda della condizionesociale del condannato. In questo periodo si assiste a una maggiore varietà di sanzioni; per i reati maggiori siricorreva a pene corporali, a multe o anche alla morte che poteva avvenire in vari modi, vi erano anche peneche mettevano in pericolo la vita e la perdita della libertà, facendo diventare colui che subiva la pena un"servo della pena"; il carcere era

utilizzato solo quando si voleva evitare la fuga; per i reati minori erano previste altre pene, come la condanna all'esecuzione di opere pubbliche, la deportazione, la confisca di beni ecc.

Le vicende del potere imperiale dalla fine di Augusto ai Severi:

In questo periodo si apre il problema sull'importanza di garantirsi un potere alla scomparsa del principe. Fu il senato ad avere il compito di stabilire in che modo dovevano svolgersi le successioni. L'adozione di Ottaviano Augusto da parte di Cesare fu il primo caso in cui il principe si assicurò un successore. Tuttavia furono presenti altri casi in cui il problema della successione è posto al centro.

Vi è il problema di Tiberio il quale governa da lontano mediante un suo delegato.

Vi è Nerone che successe al padre Claudio ma non fu in grado di governare la città e questo comportò danni notevoli e la considerazione che era sbagliato assicurarsi un successore a tutti i costi.

poiché era possibile che tale designato non fosse in grado di svolgere il proprio ruolo. Vi fu poi Vespasiano che stabilì il criterio della doppia successione servendosi dei due figli. Con il senatore Nerva il principio adottivo trovò ripetute applicazioni; nacque così l'idea di adottare il migliore collaboratore designandolo successore. Adriano aveva un'idea di stato accentratore, amministrò l'impero con una serie di riforme e adotta Antonino Pio per assicurarsi la successione, il quale a sua volta ripristina il criterio dinastico facendosi succedere il figlio adottivo Marco Aurelio, questo ebbe una grande cultura filosofica; anche esso non seppe sottrarsi alla tentazione di associarsi prima il fratello adottivo Lucio Vero e poi il figlio Commodo. Fu in questo periodo che entrò in scena Settimo Severo il quale si rese protagonista di un'autoadozione presentandosi fratello di Commodo e dunque figlio di Marco Aurelio. poiché era possibile che tale designato non fosse in grado di svolgere il proprio ruolo. Vi fu poi Vespasiano che stabilì il criterio della doppia successione servendosi dei due figli. Con il senatore Nerva il principio adottivo trovò ripetute applicazioni; nacque così l'idea di adottare il migliore collaboratore designandolo successore. Adriano aveva un'idea di stato accentratore, amministrò l'impero con una serie di riforme e adotta Antonino Pio per assicurarsi la successione, il quale a sua volta ripristina il criterio dinastico facendosi succedere il figlio adottivo Marco Aurelio, questo ebbe una grande cultura filosofica; anche esso non seppe sottrarsi alla tentazione di associarsi prima il fratello adottivo Lucio Vero e poi il figlio Commodo. Fu in questo periodo che entrò in scena Settimo Severo il quale si rese protagonista di un'autoadozione presentandosi fratello di Commodo e dunque figlio di Marco Aurelio.possiamo dunque dire che da Traiano a Marco Aurelio è stato messo in atto il criterio adottivo. Da Settimo Severo in poi si ricorse a soluzioni familiari: gli imperatori volevano il criterio dinastico, in linea con il pensiero di Tacito che pensava che tale criterio appariva in linea con le antiche tradizioni e che la logica dinastica era compatibile con la mentalità repubblicana ed era efficace per evitare le contese; il senato spingeva verso la scelta del migliore. Non vi era pertanto un criterio stabile di successioni e il senato manifestava forti debolezze nel designare il successore e per questo vi erano frequenti crisi che vedevano l'alternarsi del criterio dinastico e di quello elettivo. Nel 3° secolo subentrò il potere militare: l'esercito assunse un ruolo centrale soprattutto nelle guerre civili che vedevano l'affermarsi del comandante militare. Esisteva una procedura ben precisa per la trasmissione del potere imperiale. Non mancarono casi di.rifiuto del potere come quello di Ottaviano, di Vespasiano e di Traiano. Bruto fece fare un giuramento che stabiliva che non ci sarebbero stati altri tiranni e dopo questo giuramento i designati, attraverso riti e cerimonie, tendevano ad avere il consenso dei cittadini nel governo di Roma; se il potere era ritenuto usurpatore doveva essere tolto. Analizziamo in dettaglio le dinastie: Dinastia Giulio-Claudia: Tiberio (14-34), Caligola (37-41), Claudio (41-56), Nerone (56-68). Problema della successione, morte di Gaio e Lucio Cesari. Agrippa Postumo. Germanico. Primo problema: se vi sia stata o no la prosecuzione del principato. Secondo problema, di tipo storiografico, cioè il problema di quello che la tradizione dice su questi imperatori e quello invece che è possibile ricavare dalle fonti. Vi sono delle differenze rilevanti. Dione Cassio, storico greco che vive nel II secolo d.C., giudica il passaggio da Augusto a Tiberio come un fatto del tutto normale, afferma che Augusto resse

L'impero passò da Augusto a Tiberio, suo figlio, seguendo una successione di tipo dinastico. Tacito, storico romano appartenente alla classe senatoria, non era favorevole ad Augusto e aveva un'opinione diversa. Egli riferisce che una volta morti Bruto e Cassio, non rimase alcun esercito nello stato. Ottaviano, dopo aver abbandonato il titolo di triumviro, riuscì ad attirare a sé i soldati e il popolo con elargizioni e la promessa di pace. Poco a poco, iniziò ad assumere tutte le prerogative del senato, dei magistrati e delle leggi, senza che nessuno potesse opporsi. Tacito sostiene che si è verificata una lenta e graduale usurpazione dei poteri del senato, dei magistrati e delle leggi. In sostanza, si è passati da un potere legittimo a un potere arbitrario, unipersonale e usurpatore della res publica. Riguardo alla successione di Tiberio, Tacito afferma che, secondo lui,

Un certo punto Augusto si sentì male emiri nello stesso letto in cui morì suo padre Ottavio, quel padre che lui stesso aveva rinnegato per l'adozione da parte di Cesare. Morì avendo al fianco solo la terza moglie, Livia. Le strade furono sbarrate e Tiberio assunse l'impero e tutti accettarono il fatto compiuto.

Augusto ebbe tre mogli: Clodia, Scribonia, Livia, la quale era madre di Tiberio, mentre Scribonia ebbe come terzo marito Tiberio stesso.

Tiberio 14-37 (figlio di Livia, terza moglie di Augusto, sposa in terze nozze Scribonia, seconda moglie di Augusto.)

Espansione dei poteri del senato, tribunicia potestas, imperium proconsulare maius, esautoramento di Tiberio che si ritira a Capri. Il senato tenta una congiura, uccisone di Seiano, processi per maiestas ritoinquisitrio. Muore a Capri nel 37.

Caligola La guardia pretoriana acclama lo acclama imperatore 37-41,Claudio, 41-56, conquista la Bretagna e la Mauritania. Concessione della cittadinanza ai Galli.

Sviluppo della burocrazia imperiale, emarginazione del senato e delle magistrature imperiali. Oratio Principis in Senatu abita. Nerone 56-58, successe al padre Claudio e danneggiò Roma; questo spiega perché la successione ereditaria era sbagliata. Conferì la cittadinanza ai Greci. Perseguitò i Cristiani. Svalutò la moneta d'oro con avvantaggio della moneta d'argento. Ebbe una politica orientaleggiante, a cui seguì l'incendio di Roma e la persecuzione dei cristiani. Svalutò l'aureus, a vantaggio del denarius a vantaggio dei commercianti. Nerone viene rovesciato non da una ribellione di Gaio Giulio Vindice governatore della Gallia Lugudunense (Lione) il quale apparentemente appoggia Galba. Questi ha prima un atteggiamento incerto se accettare o no, successivamente accetta l'investitura da parte delle sue truppe, viene riconosciuto dal senato, ottiene l'appoggio delle guardie pretoriane dietro la promessa del

Versamento di ingenti somme. La sorte di Nerone è segnata, fugge da Roma e si uccide prima di cadere in mano ai suoi nemici. Subisce la damanatiomemoriae come Caligola. Le legioni della Germania non riconoscono il nuovo imperatore ed acclamano imperatore il loro comandante Aulo Vitellio. Galba tenta di rafforzarsi associando all'impero Pisone. I pretoriani, non avendo ottenuto quanto preteso, acclamano imperatore Otone. Galba e Pisonne vengono eliminati. Vitellio sconfigge Otone nei pressi di Cremona. Le legioni d'oriente (Egitto, Siria, Giudea) e della regione danubiana acclamano Vespasiano.

Nel frattempo emerge Tito Flavio Vespasiano, nato a Rieti, comandante delle legioni in Giudea, dalle quali è proclamato imperatore. Di origine umili, il nonno è un banchiere (coactor argentarius), il padre un pubblicano. Vespasiano non appartiene alla dinastia giulio-claudia, non è un erede privato del predecessore, non ha ricevuto l'acclamazione del popolo o

lo di governo basato sulla meritocrazia e sulla competenza, cercando di ridurre al minimo l'influenza delle famiglie aristocratiche. Durante il suo mandato, si impegnò a riformare l'amministrazione pubblica, a promuovere l'agricoltura e a migliorare le infrastrutture. Inoltre, cercò di rafforzare l'esercito e di espandere l'impero romano attraverso conquiste militari. La sua figura è stata oggetto di controversie e dibattiti nel corso dei secoli. Alcuni lo considerano un grande riformatore e un innovatore, mentre altri lo ritengono un dittatore che ha minato la libertà e la democrazia romana. Tuttavia, è indiscutibile che il suo governo abbia lasciato un'impronta duratura sulla storia di Roma e abbia contribuito a trasformare l'impero in una potenza mondiale.
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A.A. 2020-2021
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SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher IrenePapini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Santilli Aldo.