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LO STATO
Lo stato come tale nasce come risultato di un processo di concentrazione di poteri. La città medievale è una città policentrica, senza centro di potere. Il processo secolare che sta dietro allo stato vede la fondazione di un vertice, la costituzione di sudditi in un determinato territorio. I poteri politici essenziali per la sopravvivenza di una comunità che nella società medievale sono dispersi in vari centri (città e signorie feudali) vengono avocati al centro, cioè il re. In alcune località europee il re godeva di un potere maggiore rispetto ad altre zone europee (es. monarca Francese). In un processo di secoli, da primus inter pares, da vertice della società feudale, questa entità che ha nel medioevo un potere minimo, avoca a sé i poteri. Cominceranno così a nascere le periferie, in quanto il centro comincia ad avere successo con il suo potere sovrastante. Aristocrazia da un lato, città dall'altro.
La città medievale muta il ruolo politico. Come avviene questo spostamento di potere? con un lungo braccio di ferro tra poteri diversi, e il terreno coinvolge tutti i poteri, a partire dal potere per eccellenza, cioè quello di reggere giustizia (il re come giudice, esercente la giustizia). La città è organizzata su una struttura giustizialista. Il primo banco di prova (e per lungo tempo l'unico) è quello di sovrapporre ai primi gradi di giurisdizione un grado d'appello (Corti superiori che rispondono alla monarchia). Il re è ora "custode ultimo" della giustizia. Ma non è una società già disciplinata e iper-regolamentata. È ancora diffuso il farsi giustizia da soli, l'individuo gira necessariamente armato, si attuano ancora duelli (ordinamento giuridico con le sue proprie regole, istituzione che va avanti oltre l'antico regime) quindi siamo ancora in una fase osmotica con il medioevo.È una società dunque fortemente conflittuale. Il re giudice aumenta le chances di una vita pacifica e ordinata. Il comando presuppone la formulazione di norme, l'attività legiferante. Il re di Francia per rafforzare i suoi poteri intensifica la sua potestà legiferante. Si parla però di interventi settoriali e abbastanza sporadici. L'ordine comincia ad essere strutturato anche grazie alle norme che vengono emanate dal sovrano stesso, pur se sporadicamente. Ma esse non bastano, sono pia intenzione se non intervengono poteri articolati e capillari capaci di farle rispettare. L'organizzazione al vertice significa far sì che la trasmissione della potestà al vertice si configuri a livello capillare. Dunque ha importanza l'organizzazione amministrativa e burocratica. In epoca feudale non si immaginava una macchina di tale portata. Essa comincia a muovere i suoi passi in questo momento di costituzione di potere al vertice.La potestà comincia ad articolarsi dal vertice alla periferia, in pochi settori per ora, ma che richiedono l'istituzione di uffici (fiscalità, guerra, ecc.). Il sovrano si pone come istanza decisiva di organizzazione politica ed è il rapporto tra questa nuova centralità che rimodella il rapporto dell'individuo con l'ordine. Bisogna fare riferimento a quella che è stata la più lucida rappresentazione della teoria politica di questa trasformazione, che ha come autore e testimone brillante Bodin; siamo nel 1577. L'acutezza di Bodin, che passa come primo teorico dello stato, è quella di percepire questo ancora incerto manifestarsi e trasformarlo in una teoria. I punti centrali sono:
- Chi è il sovrano e cosa vuol dire essere re: quello che Bodin sta dicendo sulla sovranità loro cavava in buona parte da ciò che scrissero i giuristi medievali circa i poteri dell'imperatore (quello per eccellenza).
Cioè Giustiniano). Quindi abbiamo i caratteri dell'assolutezza di potere e la potestà di emanare leggi vincolanti (potestas absolutas). Le caratteristiche dell'assolutezza del potere dell'imperatore, Bodin ritiene debbano affermarsi nei confronti del sovrano. Il ruolo che Bodin attribuisce al sovrano nel complesso dell'ordine, è un ruolo assai più incisivo di quello che i giuristi medievali erano disposti ad attribuire. Per questi ultimi i poteri attribuiti all'imperatore avevano una valenza prevalentemente simbolica. L'ordine complessivo per il giurista medievale si regge su altri passaggi (es. le città). Bodin insiste nel dire che la sovranità è l'anima della res publica, che altrimenti sarebbe una nave senza le vele. Bada bene che per Bodin l'ordine è ancora quello gerarchico della società medievale (non esiste eguaglianza ma solo differenza, e senza differenza non c'è ordine).
MA il culmine dell'ordine è il sovrano e la funzione del re non è quella di essere la figura semplicemente più evidente, ma è quella di dettare l'ordine legiferando.
Chi è il cittadino e cosa vuol dire essere tale. Il cittadino è l'abitante della città. Ma questa affermazione è generalista e insufficiente. Bodin dice che i privilegi e i diritti del cittadino di Parigi sono diversi da quelli di un'altra città. Bisogna dunque fare un passo oltre mettere a fuoco come determinante non più il rapporto tra individuo e città, ma il rapporto tra cittadino e sovrano: il cittadino non è in ultima istanza il cittadino di Parigi o Lione, adesso è cittadino in prima istanza, perché in ultima istanza è suddito. Tutti sono sudditi del sovrano. Questa ridefinizione è innovativa e ancora più discontinua rispetto al passato. Bodin si sta lasciando alle spalle
Il mondo che sto cercando di descrivere, cioè l'individuo appartenente alla comunità politica che è la città. Ciò che è in più è il rapporto che lega l'individuo al sovrano. Se quello che qualifica il rapporto politico fondamentale è la sudditanza nei confronti del sovrano, significa che al centro del discorso politico vi è ora introdotto un concetto diverso da quello che il modello repubblicano e società medievale sottolineava, cioè l'appartenenza, che ora è sudditanza. Nasce lo stato moderno all'insegna di questa struttura portante della comunità politica che è l'obbedienza del suddito e l'onere di protezione del sovrano. L'appartenenza scompare, e viene sostituita da questo scambio di oneri.
24/02/10 Divisione cetuale. Avvengono in questo periodo modificazioni clamorose che rappresentano l'avvio alla modernità. In questi
Secoli matura un nuovo ordinamento politico, cioè lo Stato. La città resta sullo sfondo, pur rimanendo un centro culturale e sociale laddove si è configurata come centro di potere (es. Parigi). Bodin segnala contemporaneamente le trasformazioni in atto sul piano della sovranità. L'ararchia medievale è momento di appartenenza e si perpetua nell'età medievale tramite il modello repubblicano, ma resta ai margini del discorso politico in quanto lo Stato modifica la situazione, e si passa da appartenenza a soggezione, obbedienza (o sudditanza).
L'altro evento epocale che segna una rottura brusca rispetto alla società medievale, è quello che negli anni 20 del '500 si configura come la fine dell'unità cattolica (fine dell'ortodossia cattolica). La società religiosa nella società medievale e in quella proto-moderna è una realtà che ha una propria dimensione giuridica e politica.
C'è una certa compenetrazione tra sacralità e sovranità. La dimensione religiosa intride di sé ogni aspetto della vita politica e della vita giuridica (es. la città comunale rappresenta se stessa in un mix inseparabile di simboli religiosi e simboli politici, come il patrono, i simboli architettonici tipo chiesa e palazzo comunale; lo stesso vale nell'età imperiale). Considerare legittimo il comando dell'uomo sull'uomo (e quindi del controllo politico) senza agganciarlo al discorso della sacralità è inconcepibile (nulla potestas nisi a Deo); lo stesso sovrano rappresenta una figura sacrale (v. i re taumaturghi). C'è una fortissima connessione tra sfere e la legittimità dell'ordine politico deriva dal sacro (nessun potere politico si regge solo con la forza delle armi, bensì ha bisogno di simboli di legittimazione, e come dice Max Webber il popolo ha bisogno di sentire che il potere).soggetto unico che detiene il potere assoluto sulla chiesa e sulla fede. Inizia così un periodo di divisione e conflitto tra le diverse correnti religiose. Le riforme portate avanti da Lutero e dagli altri riformatori hanno un impatto profondo sulla società dell'epoca. Vengono messe in discussione le gerarchie ecclesiastiche, la pratica delle indulgenze e la centralità del papato. Si diffonde l'idea che ogni individuo abbia il diritto di interpretare le sacre scritture e di cercare la salvezza attraverso i propri mezzi. Il conflitto tra la chiesa cattolica e i riformatori si intensifica, con scomuniche e persecuzioni da entrambe le parti. Nascono nuovi movimenti religiosi, come quello di Zwingli e Calvino, che si distaccano dalla chiesa romana e promuovono una diversa interpretazione della fede. Questo periodo di riforme segna una vera spaccatura nella vita del tempo. L'unità cattolica medievale, basata sul centro romano e sul papato, viene messa in discussione e si trasforma in una parzialità. Non c'è più un'unica autorità che detiene il potere assoluto, ma diverse correnti religiose che si contrappongono e si influenzano reciprocamente.cattolicesimo romano, ma vi sono più visioni del cristianesimo. Il mondo unitario raggruppato intorno a Roma cade. La rottura dell'unità cattolica è la rottura di un ordine, innanzitutto sul piano ideale e culturale; le coordinate culturali e le strutture quotidiane razionali saltano. È dunque iniziata una fase di guerra di religione, un drammatico periodo che durerà tutto il 500 e parte del 600. Sono le prime "grandi guerre civili". C'è un'Europa unitaria, che ha una storia comune e un presente di forte interazione reciproca, al cui interno scoppiano queste sanguinosissime guerre civili. Parlavamo della Francia di Bodin; essa è coinvolta direttamente dalle guerre civili; tale paese ha un re cattolico, ma si diffondono le posizioni calvinistiche (ugonotti vs cattolici), per cui si sviluppano 8 guerre civili (dal '72 al '73); l'episodio più famoso è la strage di San Bartolomeo.
(massacro da parte degli ugonotti). Ma i conflitti non furono solo fra chiesa riformata contro cattolici, bensì anche fra chiese riformate. Scoppia in Germania, guidata da Muntzer, la c.d. "guerra dei contadini" in nome di una lettura radicale del vangelo del