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La ricerca delle raccolte della giurisprudenza
La prima cosa che abbiamo fatto è cercare le raccolte della giurisprudenza, il primo punto di riferimento. Allora possiamo dire che abbiamo 2 tipi di fonti che abbiamo individuato: la prima è il materiale lavorato, ecco una metafora che va bene che sono le raccolte di giurisprudenza, e il materiale grezzo che sono le sentenze che stanno negli archivi. Ho fatto questa distinzione di fondo tra materiale lavorato e materiale grezzo.
Incominciamo da quello lavorato, qua non abbiamo trovato o meglio abbiamo trovato cose ma non proprio, non completamente soddisfacente almeno per quel che riguarda sulle Gran Corti Civili che è quello che noi volevano fare. Quindi che cosa abbiamo trovato? Eh! Abbiamo trovato raccolte che sono molto vicine alle raccolte in decisiones, non che il metodo differisce moltissimo a quello consolidato dell'antico regime ed è incentrato sulla decisione individuata come rilevante oppure sul giuramento delle parti in causa. Per esempio, noi abbiamo ritrovato una fonte.
conosciutissima una fonte fondamentale per la conoscenza per la lagiurisprudenze delle Gran Corti Civili quelle di Michele Agresti la raccolta "decisione delle gran corti civili in materia di diritto" di Agresti questi è una raccolta molto importante accanto a questa abbiano trovato un'altracosa che poi sarà approfondita dalla dott.sa De Rosa di Vincenzo Catalano sulla "Gran corte Civile dell'Aquila" però è una fonte limitata perché sono limitate negli anni perché la raccolta in decisione di Agresti è una raccolta che copre gli anni in cui fu procuratore presso la Gran Corte Civile di Napoli fu un procuratore importante, un personaggio sempre impegnato sul fronte della legge e sul fronte dell'applicazione del diritto è una fonte molto limitata per quanto riguarda gli anni che copre dalla fine del 1824 al 1845 abbiamo un ventennio relativo, però è una fonte limitata perchégià lui effettua una selezione è un elemento fondamentale sulla base rilevante che lui attribuisce alle cause e alle sentenze e poi è una fonte particolare perché impostate sulle questioni di diritto cioè noi quello che volevano trovare è una sentenza cioè il modo di ragionare dei giudici è la sentenza che ha un capo e una coda difficile da maneggiare ecc. però qua non è una sentenza, non è così perché non stiamo di fronte ad una sentenza ma ad una metabolizzazione della sentenza fatta dal procuratore generale dove questo nelle decisioni di Agresti ecco c'è un fondamentalmente un ragionamento di Agresti poi ci sono le parti della sentenza cioè la decisione evidentemente ad un certo punto era la decisione che viene presa fondamentalmente queste decisioni sono una parte fondata sul ragionamento dell'accusa contro il ragionamento dell'altra parte è una fonte interessante maChe è una fonte con queste specifiche caratteristiche che dobbiamo tener conto ma non è una forma di agresti ma deriva dalla francia con Pavè la giurisprudenza, la raccolta generale di cireil il repertorio mtodico ed altri con raccolta fatte dal modello francese con questa caratteristica di Agresti dove c'è molto pubblico ministero è ho avuto la fortuna di trovare le bozze di questo lavoro in archivio è un lavoro ordinario cioè dovevano fare una sorta di statistiche per ragione per il diritto lo facevano tutti chi bene o male e agresti lo faceva bene queste questioni di diritto sono poi diventate le raccolte di Agresti Poi abbiamo una raccolta di Catalani per la Gran Corte Civile dell'Aquila ma c'è né parlerà la dott.sa De Rosa ma molto breve di 2 anni purtroppo, una bella iniziativa una raccolta di giurisprudenza della gran Corte Civile dell'Aquila fatta in una maniera troppo in maniera chiara
c'è la decisione, c'è il consulto addirittura si era posto il confronto con altre corti ed anche quella francese ma poi lo hanno messo sotto processo perché era un ex giacobino in quanto era uno 2 anni ecc mo stato fatto giudice era bravo poi con la rivoluzione del 20 e del 21 dei moti carbonari dopo un borbone hanno scrutinato ed allora hanno tolto di mezzo un passato da farsi rimproverare ma i migliori furono fatti fuori ad esempio un certo Nicolini fu estromesso dalla magistratura se noi osserviamo questo punto vediamo che la qualità chi è che ad un certo punto poi è restato nella magistratura solo gli spioni o i conformisti o gente che rubava gente che non aveva nessun ideale quindi diciamo che gli eventi politi ha influito soprattutto nel regno delle due sicilie e molto nella giurisprudenza in quanto negli anni 20 come un discorso generale è caduta in fase di depressione perché è caduta in mano a persone che non avevanonessun ideale quindi è il quadro generale delle raccolta poche con le caratteristiche che vi ho indicato poisul materiale grezzo molto faticoso perché mancano poi l'Aquila che ci ha dato una mano ma poi il terremoto una limitazione della ricerca, poi l'archivio di Catanzaro poi trasferito a Lamezia il dott, Iuliano ha dovuto inventariato il tutto. Insomma è una ricerca fatta sul territorio e sugli archivi, detto questo quali sono state le domande che ci siamo posti per fare questa ricerca? Noi siamo partiti da un idea fondamentale che la giurisprudenza dell'800 è rilevante nonostante l'idea di fondo dove la giurisprudenza è la voce e la bocca del diritto noi siamo invece partiti da una convinzione diversa che la giurisprudenza è importante in quanto in una serie di indici il fatto che l'800 è una società in evoluzione dove il giudice ha una funzione importante, i codici, molti autori molti libri avevano.Perché riconoscevano dei diritti riconoscevano una funzione costituzionale nell'800 la difesa dei codici molto importanti il diritto simuove c'è una società più complicata c'è a Napoli come in Francia che il giudice deve comunque intervenire c'è l'art. 4 del codice napoleonico che viene recepito quindi abbiamo una comunque viene data al giudice quest'obbligo deve intervenire altrimenti pena un reato di denegata giustizia sono tutte una serie di considerazioni che ci spinge di ritenere la giurisprudenza rilevante. Prima domanda che ci siamo posti: sapevano e potevano i giudici quasi tutti provenienti dagli antichi tribunali allontanarsi dal diritto romano su cui avevano studiato e di cui erano esperti oppure trovarono il modo di applicarlo attraverso il ricorso all'equità? A una sorta di equità più o meno esplicitata poi vedremo che tipo di equità, sapevano potevano questi giudici. NO,
noi troviamo questi giudici un massiccio ricorso al diritto romano, ma diciamo è una tendenza continua nelle fonti del ricorso al diritto romano attraverso le fonti insieme ai colleghi come facevano ricorso con degli espedienti dei sistemi perché il presupposto fondamentale e dichiarato in alcune note in dottrine perché ad esempio se noi prendiamo il pezzo di carta sul discorso delle leggi patrie che è del 1826 lui dice chiaramente ad un certo punto un certo passaggio tutte queste riforme in realtà il nuovo diritto concentra il diritto romano insomma è una semplificazione del diritto romano, insomma il diritto romano serve per spiegare il nuovo diritto, detto questo, lui dice e ci sono altre opere che vanno in questa direzione e si capisce bene dove possiamo trovare il diritto romano se i massimi esponenti della dottrina napoletana dicono che in fondo i codici sono altro che una semplificazione del diritto romano e quindi la persona dotta riesce aSpiegare con argomentazioni romanistiche in maniera succinta significa capire bene dove dobbiamo guardare nelle motivazioni delle sentenze. Qui le motivazioni sono tutte, diciamo, anche se è riferimento alla legge, spesso la motivazione fa riferimento al diritto romano. Quindi questo è un primo punto: il diritto romano. Poi, un altro aspetto è l'obbligo di motivare le sentenze, a cui faceva riferimento il professore Alteri ieri. Questo obbligo implica che abbiamo esaminato che non veniva rispettato perché c'è questo riferimento ad una sorta di equità. In tutte le sentenze non vi era un riferimento alle norme come noi pensiamo debba essere, ma delle motivazioni personali e non giuridiche. Infatti, io definisco una equità soggettiva più che oggettiva. Qui in realtà dobbiamo fare un discorso che nell'800 viene fatto da Nicolini, o meglio il...
fratello fa un bel trattato sull'equità nei giudizi perché lui vuole evitare quali sono le norme che devono presiedere all'applicazione di quest'equità perché l'equità che si applica nei tribunali si tratta di un equità svincolata da qualsiasi regola e quindi un equità abbastanza che sconfina nell'arbitrio e quindi sotto certi aspetti noi abbiamo in queste sentenze nessun riferimento alle leggi, che viene indicata una sola questione se è fondato o meno il ricorso alla fine si dice che è fondato, ma senza nessuna spiegazione, quindi diciamo che abbiamo questo aspetto e lo troviamo anche negli articoli delle riviste che si occupa di giurisprudenza a partire dagli anni 30 un fatto importante c'è il processo delle scelte delle lettere e delle arti ci sono gli articoli dove attaccano continuamente i giudice dove un certo De Angelis dichiara che nei tribunali non si capisce niente perché imagistrati applicano l'equità, in senso di arbitrio cioè quello che loro ritengono equo senza una regola precisa che possa presiedere all'applicazione di regole comunque in qualche maniera, questo è il concetto. Possiamo distinguere in qualche maniera il ricorso in quanto in alcune sentenze non motivate ed arbitrarie in qualche maniera. Quindi altra domanda che ci siamo fatti è che: furono in grado i tribunali di elaborare una propria giurisprudenza cioè furono in grado di emanciparsi dalla giurisprudenza francese, un riferimento della cultura giuridica meridionale è stata sempre la derivazione dal modello francese e Napoli fu la prima a dotarsi di un codice sul modello napoleonico è ovvio che il modello era la Francia si consultavano con la Francia, qualcuno dei traduttori facendo una comparazione i francese con i napoletani anche se a caratteri molto microscopici ed anche il riferimento della giurisprudenza napoletana con quellaando di un fenomeno che sta diventando sempre più evidente: la mania delle mani. In ogni angolo della città, si vedono persone che camminano con le mani costantemente impegnate in qualcosa. Non importa se stanno parlando al telefono, scrivendo messaggi o semplicemente tenendo il cellulare in mano, sembra che le mani siano diventate una parte essenziale della nostra vita quotidiana. Questa mania delle mani sembra essere alimentata dalla tecnologia. Con l'avvento degli smartphone e dei tablet, le nostre mani sono costantemente impegnate a toccare e scorrere lo schermo. Non c'è momento della giornata in cui non siamo tentati di prendere il nostro dispositivo e controllare le notifiche o navigare sui social media. Ma non è solo la tecnologia a causare questa mania. Anche le attività quotidiane sembrano richiedere sempre più l'uso delle mani. Dal momento in cui ci svegliamo al mattino, le nostre mani sono costantemente in movimento: ci laviamo i denti, ci pettiniamo i capelli, prepariamo la colazione, guidiamo la macchina, lavoriamo al computer, cuciniamo, facciamo la spesa... la lista potrebbe continuare all'infinito. Questa mania delle mani ha anche un impatto sulla nostra salute. L'uso eccessivo delle mani può causare problemi come il tunnel carpale, dolori articolari e tensione muscolare. Inoltre, il costante utilizzo dei dispositivi elettronici può portare a problemi di postura e affaticamento degli occhi. Nonostante gli svantaggi, sembra che la mania delle mani sia qui per restare. Quindi, la prossima volta che vedete qualcuno con le mani costantemente occupate, ricordatevi che è solo un segno dei tempi moderni.