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I CODICI UNITARI DEL 1865
Il governo sabaudo giovandosi dei “pieni poteri” avuti per la guerra all’Austria, il 20 novembre
1859 pubblicò 3 nuovi codici: codice penale, di procedura penale e civile; questi dovevano
entrare in vigore in Sardegna e in Lombardia.
Contemporaneamente venne preannunciato un progetto di legge per l’unificazione dei codici
civili.
In campo penale:
La toscana aveva conservato il suo codice del 1853;
Il resto della penisola conservava il codice sardo del 1859.
In campo civile:
Il codice sardo del 1837 (codice albertino di Carlo Alberto) era stato esteso agli ex-domini
pontifici e ai ducati emiliani;
La Lombardia conservava il codice austriaco;
Il sud Italia aveva ancora il codice del 1819;
La toscana non aveva codice.
In seguito all’unità fu evidente la necessità di un’unificazione legislativa, questa esigenza si
sentiva soprattutto nel campo del diritto civile.
Dal 24 dicembre del 1859 era stata nominata una commissione lombardo-piemontese a cui se
ne affiancò presto anche una emiliana: vengono poi fuse con alcuni giuristi toscani per
allargare la rappresentatività.
Il 10 Giugno 1860 il ministro della Giustizia Cassinis presentò al Parlamento un progetto di
revisione dello Statuto albertino, ispirato sempre al modello francese.
Le cose andarono per le lunghe così il Ministro preferì elaborare un secondo progetto
presentato al Senato nel 1862; anche questo progetto incontrò diversi ostacoli.
Venne così superato da un terzo progetto che il nuovo ministro della giustizia Pisanelli
presentò al Senato nel 1863.
Nel 1864 il Governo ottenne dal Parlamento l’autorizzazione a provvedere con semplice
decreto all’emanazione dei codici civile e di procedura civile con le modifiche necessarie (a
causa del cambio di capitale che passò da Torino a Firenze).
IL CODICE CIVILE:
Il nuovo codice civile del Regno d’Italia fu emanato il 25 Giugno del 1865 ed entrò in vigore il
1° Gennaio del 1866.
IL CODICE DI PROCEDURA CIVILE:
Nel novembre del 1863 Pisanelli presentò un progetto al senato e questo venne esaminato da
una commissione senatoria.
Solo nel 1864, venne lasciato tutto al governo e si arrivò ad emanare il nuovo codice di
procedura civile nello stesso giorno del codice civile (25 giugno 1865) entrando poi in vigore
lo stesso giorno.
IL CODICE COMMERCIALE:
La legislazione commerciale era l’unica che fosse già uniforme in tutto il regno; si pensò
quindi di non predisporre un nuovo codice ma di avviarne solamente i lavori, per applicarlo in
un secondo momento.
In Lombardia e toscana: in vigore il codice di commercio francese;
In Emilia, Umbria e marche: in vigore il codice sardo del 1842;
Nel sud Italia: in vigore il codice del 1819.
In una discussione alla Camera Mancini si sottolineò però l’esigenza di un nuovo codice,
trattandosi di una materia in espansione; così si estese a tutto il regno il codice commerciale
nel 1842 che venne aggiornato e integrato con altre leggi.
IL CODICE PENALE:
Il codice penale sardo del 1859 era entrato in vigore anche in Lombardia.
Tra il 1860 e il 1861 il codice di procedura penale e quello penale furono estesi in tutte le
provincie, esclusa la toscana.
In toscana era in vigore il codice penale del 1853, questo prevedeva la pena di morte che fu
poi abolita dal governo provvisorio toscano.
Per procedere anche in campo penale all’unificazione Mancini propose alla Camera
l’estensione del codice penale del 1859 anche in Toscana, abolendo però la pena di morte; la
Camera era a favore ma il Senato no.
L’unificazione del 1865 non riguardò il codice penale in quanto in Toscana restò in vigore
quello granducale dove venne depennata la pena di morte.
Solo con il codice penale del 1889 si raggiungerà l’uniformità (codice Zanardelli).
IL CODICE DI PROCEDURA PENALE:
Questo non incontrò ostacoli.
Quello sardo del 1859 venne esteso a tutto il regno, anche alla toscana.
Nel gennaio del 1866 entrarono in vigore in tutto il regno d’Italia (con eccezione per la
toscana sul codice penale) i nuovi 5 codici su ispirazione del modello francese.
ASPETTI DEL DIRITTO TRA 800 E 900
Mentre in Italia si pensava all’unificazione, nell’Europa occidentale, si stavano sviluppando
due fenomeni di indubbio rilievo, specialmente in Inghilterra e in Francia: estensione
dell’industrializzazione e espansione coloniale.
Nell’Europa orientale invece, veniva crescendo la potenza militare della Prussia che nel 1866
sconfisse l’Austria e nel 1870 la Francia.
L’Italia, grazie alla sconfitta dell’Austria riuscì ad annettere il veneto mentre grazie alla
sconfitta della Francia riuscì a prendersi Roma che nel 20 settembre 1870 diventò capitale.
Nel ’71 in Germania si formava l’Impero tedesco e in Francia la III Repubblica parlamentare.
In tutta Europa però esisteva una grave questione sulla condizione di vita del proletario e dei
ceti meno abbienti.
Continuava nel frattempo la corsa alle conquiste coloniali, in cui partecipava anche il Regno
d’Italia, con scarsi risultati.
Nelle colonie veniva imposta l’impostazione politica della madrepatria, ma vi era l’autonomia
di seguire la propria tradizione nella vita quotidiana.
Nel 1889 nacque il periodo della belle époque, un periodo di benessere per la classe dei
borghesi.
Negli ultimi decenni dell’800, negli stati europei ci furono i primi provvedimenti di tutela del
lavoro e di previdenza sociale.
Nell’ambiente giuridico sono emersi cambiamenti:
Il codice civile tedesco entrò in vigore nel 1900.
Anche la scienza giuridica italiana lascia la tradizione francese, ispirandosi a quella
tedesca:
Il ruolo e l’attività dei giuristi viene maggiormente riconosciuto: iniziano a ricoprire
posizioni importanti anche nel Governo o Parlamento.
Anche le “classiche” professioni legali ricevono una disciplina generale da parte dello
Stato e sono organizzati in “Ordini” professionali.
Il livello delle conoscenze giuridiche si è esteso anche grazie alle riviste redatte da
avvocati e pratici del diritto.
LA QUESTIONE ROMANA
La questione romana è un'espressione utilizzata nel lessico storiografico italiano, per
identificare la controversia che fu dibattuta durante il risorgimento relativamente al ruolo di
Roma, sede del potere temporale del papa ma, al tempo stesso, capitale del Regno d'Italia.
Nel 1861 si proclamò il regno d’Italia con capitale a Roma, che al momento era in mano al
Pontefice sotto protezione francese (Francia di napoleone III).
Nel 1870 le truppe francesi vennero sconfitte nella battaglia di Sedan, dalla Prussia, e si
ritirarono a Roma.
Alcune settimane dopo la caduta di Napoleone III (nella battaglia di Sedan del 1º settembre),
l'esercito italiano si fece più ardito e il 20 settembre entrò in Roma dalla breccia di Porta Pia,
non più difesa dalle truppe francesi, annettendo lo Stato Pontificio al Regno d'Italia.
La chiesa però era contro questo, tanto che papa pio IX, si considerava prigioniero dello stato
italiano e così, privato del suo stato, si ritirò in vaticano.
Il 3 febbraio 1871 Roma è proclamata capitale del Regno ma restava da risolvere il forte
contrasto con la santa sede e con i cattolici.
Così il 13 maggio 1871 venne approvata la legge delle Guarentigie, la quale stabiliva
precise garanzie per il papa e la Santa Sede.
Questa legge però non ebbe una conclusione: la Santa sede ingiunse ai cattolici italiani di non
recarsi alle urne e con il famoso non expedit (in italiano: non conviene, non è opportuno)
prescrissero (per più di trent'anni) di evitare la partecipazione attiva alla vita politica del
paese.
La legge è divisa in due titoli:
Nel primo: si fissano le prerogative del Pontefice quale capo religioso di tutta la cattolicità;
Nel secondo: si regolano i rapporti tra stato e chiesa.
Questa legge resta in vigore fino al 1929 con l’entrata in vigore dei patti lateranensi.
Con questa legge ci fu un problema di sovranità in quanto il parlamento era sovrano su Roma
e il papa si considerava sovrano legittimo su Roma e quindi con questa si crea una sorta di
convivenza.
I PATTI LATERANENSI
Patti Lateranensi è il nome che è stato stabilito per gli accordi di mutuo riconoscimento tra il
Regno d'Italia e la Santa Sede sottoscritti l'11 febbraio 1929, grazie ai quali per la prima volta
dall'Unità d'Italia furono stabilite regolari relazioni bilaterali tra Italia e Santa Sede.
Il rapporto tra Stato e Chiesa era precedentemente disciplinato unilateralmente dalla
cosiddetta «legge delle Guarentigie», questa però non venne mai riconosciuta dai Pontefici,
da Pio IX in poi.
Questi consistono in tre distinti documenti:
Trattato: riconosce l'indipendenza e la sovranità della Santa Sede sulla Città del Vaticano
e la chiesa riconosce all’Italia la sovranità su Roma.
Concordato: che definiva le relazioni civili e religiose in Italia tra la Chiesa e il Governo.
Nelle scuole ci sarebbe stata l’ora di religione.
Doveva essere riconosciuto il matrimonio canonico e in caso di separazione o divorzio era il
tribunale ecclesiastico competente a legiferare su questo.
Convenzione finanziaria: che prevedeva un risarcimento di 750 milioni di lire a beneficio
della Chiesa.
IL CONTRATTO DI LAVORO NON DISCIPLINATO
Il contratto di lavoro non era disciplinato né nel codice napoleone e né nel codice Pisanelli
(1865), ma era regolato dal diritto romano all’interno della locazione.
La locazione si divideva in: locazio operis e locazio operorum.
Locazio operorum:
Locazio operis:
La locazio operorum è arrivata fino al Delle opere;
Dell’opera;
codice civile del 1865 ed è
Corrispondeva al lavoro
Corrispondeva al lavoro subordinato;
proseguita nei codici successivi.
autonomo; Consisteva nel cedere le energie lavorative ad un
LA LOCAZIONE NEL CODICE
“Io ti affido un compito affinché conduttore che poteva sfruttarle a suo modo e quindi non
NAPOLEONE
tu mi dia un certo risultato, non interessava il risultato (come nella locazio operis) ma era
mi importa quanto ci metti”.
Questo codice sostiene che: tutte le un’obbligazione che obbliga una parte a stare sotto la
cose mobili e immobili possono disposizione di una persona per un determinato tempo.
essere locate; non possono essere
locate le cose degli altri