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Il caso Marbury vs Madison

Marbury accusa Madison di non aver notificato, nonostante il decreto presidenziale, la sua nomina a giudice. Il caso arriva alla Corte suprema con a capo Marshall (che fu giudice dal 1800 al 1835), il quale, ironia della sorte, era dello stesso partito di Marbury.

Il problema fondamentale di questa causa era il seguente: la Costituzione degli Stati Uniti d'America non riconosceva alla Corte suprema la competenza di giudicare in casi simili a questo, mentre esisteva una legge federale (che nella gerarchia delle fonti corrisponde alla nostra legge ordinaria) la quale assegnava la competenza di emettere "Writs of Mandamus" nei confronti di chi esercita il potere in nome degli USA.

Sintetizzando, il Chief Justice Marshall si trovava davanti alla richiesta, da parte di un aderente al suo stesso partito, di emettere un Writ che lo avrebbe integrato nella carica istituzionale di cui era stato incaricato dal presidente: a favore della richiesta dell'attore vi era una legge federale.

che assegnava la competenza giurisdizionale su tale controversia alla Corte suprema; contro tale richiesta, invece, era la stessa Costituzione degli Stati Uniti. Quest'ultima, prevede che: "In tutti i casi che riguardano un Ambasciatore, altri pubblici Ministri e Consoli, ed in cui è parte uno Stato, la Corte Suprema deve avere giurisdizione di primo grado. In tutti gli altri casi (...) la Corte Suprema avrà giurisdizione d'Appello". Essendo chiaro che Marbury non era né un Ambasciatore, né un Ministro, né un Console, e tanto meno uno Stato, la legge votata dal Congresso non gli avrebbe consentito di adire la Corte Suprema quale giudice di primo grado. Si ricorda brevemente che Marshall era in una situazione in cui la forte necessità di accrescere la sua credibilità e quella della Corte e decidere a favore di un appartenente al suo stesso partito, in qualunque caso, avrebbe costituito un atto rischioso per la sua già

fragile posizione.

La decisione (24 febbraio 1803) presa all'unanimità dalla Corte suprema diede ragione a Madison.

Il ragionamento sotteso a tale decisione era già stato anticipato nel Federalist n. 78 ed è tanto semplice quanto rivoluzionario: se la Costituzione si pone in una posizione gerarchica superiore rispetto alla legge (l'art. VI della Costituzione americana è stato interpretato in questo senso), la legge non può contravvenire a quanto disposto dalla Costituzione e, se questo accade, la legge deve essere privata dei suoi effetti.

Per usare le parole della sentenza: "O la Costituzione è una legge superiore prevalente, non modificabile con gli strumenti ordinari, oppure è posta sullo stesso livello della legislazione ordinaria e, come le altre leggi, è alterabile quando il legislatore ha piacere di alterarle. Se la prima parte dell'alternativa è vera, allora una legge contraria a Costituzione non

È legge; se la seconda parte è vera, allora le Costituzioni scritte sono un tentativo assurdo, da parte del popolo, di limitare un potere per sua stessa natura illimitabile". In sintesi, la Corte decise di disapplicare una legge federale (utilizzando la quale Marbury avrebbe senza altro ricevuto una sentenza favorevole) poiché costituzionalmente illegittima. Capitolo IV: Costituzionalismo francese La rivoluzione del 1789 Gli americani dopo gli inglesi, pervennero dalla pratica alla teoria. Invece i francesi si trovarono a percorrere un itinerario opposto, passando dopo molta teoria (ad es Montesquieu e Rosseau) al concreto, cioè alla rivoluzione. La Francia a fine 700 era un paese molto progredito sia culturalmente che economicamente, ma era fortemente arretrato per le strutture pubbliche e non seppe trovare uno sbocco pacifico per un'evoluzione in senso parlamentare. Gli stati Generali non erano stati convocati più dal 1614 dopo una lotta tra Durante i regni di e , i ministri , e , avviarono diverse riforme per risanare il deficit con scarsi risultati a causa dell'opposizione della nobiltà. Si cominciava a pensare che solo un organo come gli avrebbe potuto aiutare a migliorare la situazione, ma De Calonne rifiutò l'idea di convocarli. Secondo Turgot bisognava diminuire le uscite che mantenevano la classe nobiliare ma il re non era d'accordo e per questo si ritrovarono di fronte a un bivio: o si aumentavano le tasse o si aumentava il prodotto. Vennero aumentate le tasse indirette che gravavano sul consumo, a discapito del popolo. La tensione continuava a salire e si giunse alla conclusione che era necessario convocare gli dei 3 ordini. Inizialmente contrario, Luigi XVI cedette e acconsentì a convocare gli Stati generali per il 5 maggio 1789. Il Terzo Stato chiese più rappresentanti agli Stati generali,

Poiché costituivano maggioranza della popolazione. Per quanto riguarda la questione del voto il Terzo stato pretendeva che si votasse per testa (erano la maggioranza) invece nobiltà e clero pretendevano che si votasse per ordine (in questo modo, bastava che i due ordini privilegiati votassero nello stesso modo, che il Terzo Stato si sarebbe sempre trovato in minoranza).

Luigi XVI mantenne il silenzio sulla questione del voto e rinviò la decisione agli Stati Generali stessi. Quando gli Stati Generali convennero a Versailles il 5 maggio 1789, i deputati del Terzo stato non sentirono parlare delle riforme politiche tanto attese, ma soltanto di aumentare le tasse sul patrimonio. Quando il Terzo stato scoprì che si sarebbe votato per ordine, vi furono accese discussioni e non raggiunto un compromesso il 17 giugno i rappresentanti del Terzo stato abbandonarono l'aula e riunitisi nella sala della pallacorda si proclamarono Assemblea Nazionale. Essi invitarono gli altri ordini

ad unirsi ma accettò solo il clero. La centralità della Costituzione e la Dichiarazione L'obiettivo dell'Assemblea nazionale era quello di dare una costituzione alla Francia. Il 9 luglio 1789 l'Assemblea si ricostituì come Assemblea Nazionale Costituente. Il re non era deciso a farsi sconfiggere e ordinò ad alcuni reggimenti fidati di prendere il potere. La notizia si diffuse rapidamente a Parigi e il popolo spaventato da possibili repressioni assalì il 14 luglio 1789 il carcere della Bastiglia, simbolo del potere monarchico. Il governatore della prigione fece uccidere la folla e ci furono un centinaio di morti ma quando cedette abbassando il ponte levatoio fu ucciso dalla folla. Il 26 agosto 1789 l'Assemblea costituente votò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che enunciava i diritti inviolabili dell'individuo e affermava il principio della separazione tra i poteri dello stato. Luigi XVI rifiutò di

Promulgare la dichiarazione e venne organizzato un corteo che sfilò il 5 e il 6 ottobre e che riportò la famiglia reale da Versailles a Parigi. Da quel momento il re risiedette a Parigi, minacciato dalla sommossa. Per partecipare alle rivolte la popolazione parigina formò dei club, fra i quali spicca quello dei giacobini. Questo club subì una progressiva frammentazione da cui scaturiscono molti gruppi. Ad allontanarsi per prime furono le correnti moderate in cui emerge la figura di La Fayette. Seguirono scissioni più gravi, mentre emergeva la figura di Robespierre.

Più democratica era la posizione dei cordiglieri, guidati da Danton. Con la Carta costituzionale nel settembre 1791, il re conservava unicamente il potere esecutivo ma poteva opporsi alle decisioni dell'Assemblea. L'assemblea era biennale, si convocava e si scioglieva automaticamente. La Costituzione non resse per i conflitti sociali fortissimi, ma anche per alcune.

contraddizioni interne: c'era uno sbilanciamento a favore dell'assemblea in vista del forte potere dell'apparato esecutivo.

Costituzione dell'anno I: trionfo GIACOBINO

La Costituzione del 1793 è detta Giacobina perché alla convenzione prevalse la sinistra montagnarda. La sovranità divenne popolare e non più nazionale; fu abolito il criterio censuario per le elezioni, oltre al diritto di proprietà venne sancito quello al lavoro e all'assistenza da parte dello Stato. Anche questa costituzione rimase sulla carta perché operò maggiormente il Comitato di salute pubblica di Robespierre, quello di "Terrore".

Nel 1795 si ebbe un'altra Cost. detta Direttorio, dominata da Barras e dalla paura degli estremismi; fu ripristinato l'elettorato per censo, la dich. dei diritti è accompagnata da una dich. dei doveri. Il potere legislativo era affidato a due camere elette per 3 anni, delle quali

l'una predisponeva i testi legislativi da essere approvati dall'altra; l'esecutivo spettava al Direttorio composto da 5 membri nominati da una Camera tra i nomi proposti dall'altra

Capitolo V: l'800 costituzionale

Paesi anglo-americani

In Gran Bretagna vi è una costituzione flessibile, non modificabile con gli ordinari mezzi di legislazione. In sostanza sono gli elettori che decidono se si può attuare un cambiamento di costituzione; non si possono prendere decisioni che alterino il rapporto di fiducia tra il Governo e il Paese, per lo stesso motivo è un Paese in cui non c'è sindacato di costituzionalità sulle leggi.

Nell'800 il sistema funzionò sottoposto a riforme incisive quanto al sistema elettorale, che rimase fondato su distretti elettorali ormai obsoleti (questione dei c.d. borghi putridi). Il suffragio venne allargato e nel corso del sec. Andarono organizzandosi in modo moderno i grandi partiti

Nel Regno Unito, durante il periodo della Rivoluzione Industriale, si verificarono importanti cambiamenti politici e sociali. Il Parlamento britannico subì una serie di riforme che ampliarono gradualmente il diritto di voto. Inizialmente, solo una piccola parte della popolazione aveva il diritto di votare, ma con l'introduzione dell'Act del 1832, il numero di elettori aumentò significativamente. Successivamente, l'Act del 1867 estese ulteriormente il diritto di voto, includendo anche gli uomini delle classi lavoratrici. Nel 1884, l'Act del 1884 ampliò ancora di più il diritto di voto, includendo anche i lavoratori agricoli. Queste riforme politiche furono accompagnate da importanti cambiamenti sociali, come l'abolizione della schiavitù nel 1833 e l'introduzione di leggi per migliorare le condizioni di lavoro.

Anche la struttura del governo subì modifiche significative. La Camera dei Comuni, che rappresentava gli interessi dei cittadini, acquisì sempre più potere a scapito della Camera dei Lord, che rappresentava la nobiltà. Una profonda modifica subì la House of Lords, che perse il potere di veto nei confronti dei provvedimenti votati dai comuni. La nobiltà cominciava a perdere colpi, il suffragio universale e il sistema fiscale hanno fatto il resto, con una precoce estensione alle donne del diritto di voto grazie alla testarda battaglia delle "suffragette" in due tempi: 1918 e 1928.

Negli Stati Uniti, dopo l'introduzione del sindacato di costituzionalità, il problema più serio fu quello della schiavitù, sulla quale si reggeva l'economia di interi stati del sud della federazione. Perciò, ancora nel primo 800, gli Stati del Sud dovettero emanare dei Black code con norme di contenimento degli schiavi, sempre più inclini alla ribellione, mentre il problema costituzionale di questa sopravvivenza cresceva. Solo il 13° emendamento della Costituzione americana, approvato nel 1865, eliminò sul piano strettamente formale la schiavitù.

truppe napoleoniche;2. il Regno di Napoli, governato da Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone;3. il Regno di Sicilia, governato da Ferdinando III di Borbone;4. il Regno di Sardegna, governato dai Savoia;5. il Regno di Etruria, governato da Luigi di Borbone;6. il Regno di Parma, governato da Maria Luigia d'Austria;7. il Regno di Lucca, governato da Elisa Bonaparte;8. il Regno di Roma, governato da Pio VII, che fu costretto a cedere parte dei suoi territori alla Francia;9. il Regno di Toscana, governato da Elisa Bonaparte;10. il Regno di Napoli, governato da Gioacchino Murat, cognato di Napoleone.
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Publisher
A.A. 2012-2013
13 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del costituzionalismo europeo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi del Sannio o del prof Ciancio Cristina.