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Cap. XI: Assolutismo e Antico Regime
La teoria del potere assoluto della monarchia nacque nella seconda metà del 500, durante le guerre di religione in Francia, come antidoto al disordine sociale. Si deve pensare all'assolutismo non come un regime compiuto, realizzato, di dominazione totale sui sudditi. Già i suoi stessi teorici ne sottolineavano alcuni limiti: il limite imposto dalla legge divina, il dovere di rispettare gli ordinamenti, il patrimonio giuridico accumulato dal paese nel suo corso storico. Ma questo non fu il solo motivo per cui la monarchia assoluta di tipo occidentale non si identificò con il dispotismo orientale: essa doveva fare i conti anche con la molteplicità di forze sociali e politiche organizzate.
Il concetto di antico regime nacque durante la rivoluzione francese: all'origine della formula è quindi il suo significato negativo. Esso assume un valore periodizzante e sta a indicare i caratteri del rapporto tra lo
stato e la società nei 150 anni che precedono la rivoluzione francese. Questi caratteri possono essere così schematizzati:
- la fonte della sovranità non è la nazione, ma la persona del re
- le funzioni dello stato presentano uno sviluppo più maturo: la proprietà del potere è concentrata nel sovrano
- non esiste ancora una divisione fra i tre poteri dello stato
- insieme al potere pubblico coesistono corpi privilegiati
- questi corpi sono poteri economici e sociali
- lo schema di classificazione più importante nella società di antico regime non è quello delle classi, ma quello degli ordini.
In sostanza si può affermare che l'assolutismo è uno stadio più evoluto dello stato moderno. Al vertice di questa società di ordini si colloca la nobiltà di dignità: l'esercizio del lavoro manuale, si trova in basso nella scala gerarchica. Nell'antico regime europeo sono riconoscibili due
vie estreme, opposte allo stato moderno: la via francese e la via polacca. La prima tese a esaltare il ruolo dellamonarchia come centro e rappresentante unitario del paese e a ridurre le forze antagonistiche. Laseconda via fu quella dell'anarchia e della frantumazione del potere centrale dello stato. Importante, nella seconda metà del XVII secolo, è il nesso tra politica internazionale e politica interna degli stati; un nesso che diventerà sempre più stretto durante le guerre di successione nella prima metà del XVIII secolo. Luigi XIV, chiamato dai suoi sudditi con l'appellativo di re sole, nacque il 5 settembre 1638. Figlio di luigi XIII e di anna d'austria, ereditò la corona di francia nel 1643, all'età di 5 anni. Assunse il potere nel 1661, dopo la morte di mazarino e morì nel 1715. I suoi sudditi erano circa 20 milioni. La francia era una delle prime realtà demografiche in europa. Il governo del
territorio costituì, dunque, la questione più importante per il sovrano. Di quei 20 milioni di abitanti, la gran parte viveva in campagna, in villaggi rurali di piccole dimensioni. Villaggi e città facevano parte di province e realtà territoriali unificate in uno stato nazione. Il governo del territorio doveva quindi tenere conto dell'articolazione degli insediamenti umani, delle trasformazioni nella geografia urbana, delle divisioni anche istituzionali tra le diverse province. Ma soprattutto, doveva fare i conti con i ceti dominanti nella società francese: la nobiltà. Usiamo il termine al plurale perché ai tempi di Luigi XIV le articolazioni interne al mondo nobiliare erano molto accentuate. La prima divisione importante è fra nobiltà antica e nobiltà moderna. Alla nobiltà antica appartenevano i principi di sangue. Merito storico di Luigi XIV e dei suoi ministri fu quello di avere portato a compimento ilre Luigi XIV, lo stato era organizzato in modo centralizzato e autoritario. Il re deteneva il potere politico e prendeva le decisioni principali insieme a un gruppo selezionato di ministri. Questi ministri costituivano l'organo politico più importante del regno e rispondevano direttamente al re. La nobiltà moderna, invece, era composta da coloro che desideravano essere potenti e rispettati, in base alla loro ricchezza e funzione. La monarchia di Luigi XIV favorì la nobiltà di toga e di ufficio, cioè coloro che ricoprivano cariche pubbliche e giudiziarie. Questo disegno di concentrazione del potere e ridimensionamento dell'antica aristocrazia fu perseguito con tenacia da Enrico IV, Richelieu e Mazarino. Durante il regno di Luigi XIV, i grandi del regno furono esclusi dal consiglio del re, poiché la monarchia era minacciata dai poteri dei governatori di provincia. In sintesi, lo stato di Luigi XIV era caratterizzato da un potere politico centralizzato nelle mani del re, affiancato da un gruppo di ministri. La nobiltà moderna era costituita da coloro che desideravano essere potenti e rispettati, in base alla loro ricchezza e funzione.territorio un'attenzione particolare fu assegnata al rapporto tra il centro e la periferia. La figura dell'intendente provinciale costituì lo strumento più efficace di governo della periferia. L'intendente svolgeva insieme funzioni di natura giurisdizionale, amministrativa e finanziaria. Ovviamente gli interessi dei parlamenti si scontravano con il progetto monarchico di uniformare l'ordinamento giudiziario e di disciplinare tutte le giurisdizioni subalterne. Di fronte al fisco c'erano poi situazioni e condizioni assai differenziate. Nei pays d'état l'autonomia in materia fiscale era assai ampia: la ripartizione e la riscossione erano affidate a organismi dipendenti dagli stati provinciali. Intorno alla metà del XVII secolo larga diffusione avevano incontrato soprattutto nella capitale, in ambienti sia ecclesiastici che laici, le idee di giansenio. Le sue idee erano le seguenti: il dono della grazia divina, riservato a pochi.
Era il fondamento della religione cristiana; questa poteva esprimersi solo nell'interiorità dell'individuo. I cenacoli del movimento giansenista furono i due monasteri di Port-Royal. Dopo la condanna papale di alcune proposizioni di Giansenio, nel 1664 Luigi XIV ordinò la chiusura di Port-Royal. Nei decenni successivi l'atteggiamento della monarchia nei confronti del movimento giansenista e delle sue strutture organizzate fu integralmente condizionato dal rapporto tra Luigi XIV e la Chiesa di Roma e dalle scelte generali di politica religiosa. Quindi il movimento giansenista fu tollerato negli anni '70, ma negli anni '80 la politica religiosa di Luigi XIV cambiò in senso sempre più autoritario. Nel 1685 Luigi revocò l'editto di Nantes sostituendolo con l'editto di Fontainebleau e obbligò tutti i francesi a praticare la religione cattolica. Molti ugonotti scelsero allora la via dell'esilio. La seconda metà del
600 fu un'età di complessiva stagnazione per l'economia francese. Il regime delle terre era di stampo feudale. Accanto alla proprietà feudale si era formato un ceto di piccoli proprietari, esposto all'andamento della congiuntura agraria. Non mancavano in Francia alcuni poli di attività manifatturiera: i settori più sviluppati erano quelli della cantieristica e dei tessili. La forza e la potenza dello stato moderno erano anche direttamente proporzionali alla capacità di governare l'economia del paese che nell'ancien regime, significava riportare in attivo le finanze statali. Fu proprio questo l'obiettivo che si pose il ministro di Luigi XIV, Colbert, responsabile delle finanze e della politica interna tra il 1660 e il 1680: un periodo che coincise con la fase di riorganizzazione complessiva dell'apparato statale francese e con una più incisiva politica di governo del territorio. Il primo campo di intervento fu
quello dell'industria. La Francia era dipendente dall'estero soprattutto per prodotti di lusso. Colbert impegnò allora cospicui capitali statali per realizzare e promuovere nuove imprese manifatturiere. Il privilegiare il settore manifatturiero andava a svantaggio di quello agricolo. Il secondo settore di intervento fu quello di commercio con l'estero. A tal fine Colbert formò 5 compagnie commerciali privilegiate sul modello olandese e inglese. Il loro sviluppo fu collegato a una vasta politica coloniale verso il Canada e il Senegal. Infine il settore fiscale. Corollario importantissimo del mercantilismo era il protezionismo. Ma l'espansione della domanda interna era condizionata dai bassi salari. Al di là delle realizzazioni concrete, il progetto di Colbert rivelava un grande statista e si configurava come l'unico coerente e organico disegno di politica economica prodotto durante il XVII secolo. La ricchezza della Francia di Luigi XIV.andò a finanziare la sua politica militare per la conquista dell'egemonia in Europa. Il suo primo impegno bellico fu la cosiddetta guerra di devoluzione. Alla morte di Filippo IV nel 1665, Luigi, che ne aveva sposato la figlia Maria Teresa, rivendicò una parte dei domini spagnoli. L'avanzata suscitò timori nelle potenze vicine. Con la pace di Aquisgrana nel 1668, furono riconosciute alla Francia le conquiste territoriali nei Paesi Bassi spagnoli, ma le fu imposta la restituzione della Franca Contea. Partita da un conflitto di natura commerciale, la seconda guerra di Luigi, quella contro l'Olanda, avrebbe portato ulteriori vantaggi territoriali alla Francia, ma avrebbe anche evidenziato la pericolosità della sua spinta egemonica inducendo i più importanti stati europei ad allearsi contro di essa. L'Olanda era l'antagonista economico della Francia, il bersaglio della politica protezionistica di Colbert. Luigi e la sua diplomazia.riuscirono a tessere una rete di alleanze assai fitta contro l'olanda, coinvolgendo l'inghilterra di carlo II e la svezia. La guerra scoppiò nel 1672, ma non fu semplice per le truppe franco-inglesi piegare la resistenza dello statolder Guglielmo d'orange. Inoltre la congiuntura internazionale stava mutando a favore dell'olanda. Nel 1674 entravano in guerra contro la francia l'impero e la spagna. C'erano tutti i rischi di una guerra su scala europea e di un isolamento della francia. Così luigi firmò la pace a nimega nel 1678 e guadagnò la franca contea. Dopo la pace di vestfalia le cose cominciarono a cambiare e la situazione politica dell'area germanica tende a differenziarsi. Tendenzialmente vestafalia rappresenta il rafforzamento del potere dei principi territoriali a svantaggio dell'imperatore e della dieta imperiale. Il modello in cui meglio si realizza il processo di centralizzazione è quello.el potere del sovrano. Federico Guglielmo, noto come il Grande Elettore, fu il principale artefice di questa trasformazione. Egli consolidò il suo potere attraverso una serie di riforme amministrative, militari ed economiche. Una delle riforme più significative fu l'istituzione di un esercito permanente, che rese la Prussia una potenza militare di primo piano in Europa. Inoltre, Guglielmo promosse lo sviluppo dell'industria e dell'agricoltura, incoraggiando l'immigrazione di coloni e l'adozione di nuove tecniche agricole. Guglielmo cercò anche di centralizzare il potere politico, limitando i poteri dei nobili e promuovendo l'assolutismo monarchico. Sotto il suo regno, la Prussia divenne uno stato centralizzato e burocratico, con il sovrano al centro di tutte le decisioni politiche. La pace di Oliva nel 1660 fu un momento cruciale per la Prussia, poiché segnò l'annessione del territorio prussiano al Brandeburgo. Questo ampliamento territoriale diede al Brandeburgo una base solida per la sua ascesa come potenza prussiana. In conclusione, la Prussia di Federico Guglielmo rappresentò un importante esempio di assolutismo monarchico e di centralizzazione del potere. Le riforme promosse da Guglielmo contribuirono a trasformare la Prussia in una potenza militare ed economica di rilievo in Europa.