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Estratto del documento

C’è

forme istituzionali, più informali e regionali, con più spazio di negoziazione.

un’apparente fase di successo dell’ONU nel 1989, ma poi l’organizzazione di fatto crolla.

Allo stesso modo, FMI e World Bank, così come strutturati, non riescono a gestire la crisi

del 70, a controllare la condizione economica (ciò per cui di fatto sono state costituite). Poi

rinasceranno in un orizzonte significativamente diverso.

Per questi motivi la crisi degli anni 70 rappresenta uno spartiacque tra i due ordini, tra due diversi

modelli istituzionali. crollo URSS dell’89, che è il momento più significativo

Formalmente la guerra fredda finisce con il

dell’intera vicenda storica, perché in pochissimo tempo cambia tutta l’Europa. In realtà secondo il

professore la guerra fredda finisce molto prima, perché l’89 è solo la normale conseguenza di un

 l’89 è impossibile da

processo di indebolimento molto lungo già iniziato negli anni 70

comprendere senza considerare l’indebolimento URSS degli anni 70.

Crisi delle leadership delle superpotenze: il bipolarismo entra in crisi gradualmente, la data di inizio

simbolica è quella degli anni 62-63, con la Crisi di Cuba, in cui si rischia la guerra nucleare fra

USA e URSS. E’ una crisi tipica della prima stagione della guerra fredda, in cui la tattica tipica è

quella di modificare la sfera di influenza da parte di una superpotenza con la conseguente ed ovvia

reazione dell’altra. Si arriva ad un compromesso, USA e URSS si rendono conto di non poter

rischiare troppo, e quindi nell’estate del 63 aprono un negoziato sulle questioni nucleari (a parte

qualche altro incontro al vertice durante gli anni 50, questo è il primo negoziato serio), che si

conclude con il “Trattato sul Bando degli esperimenti nucleari” (Test Band Treaty).

Finalmente ci si rende conto che la contaminazione nucleare ha delle conseguenze durature nel

tempo e molto gravi, e che quindi non si devono più condurre esperimenti nell’atmosfera. E’ il

primo dettaglio su cui USA e URSS si trovano d’accordo, proprio nel periodo (62-63) in cui il

bipolarismo si inizia a stabilizzare (nonostante gli arsenali continuino comunque a crescere).

Gli americani credono che il loro sistema sia il più forte, e che è necessario tollerare gli altri.

Quali sono i motivi della crisi delle superpotenze?

1. rischio di una guerra globale;

2. negli anni 60 e 70, con la crisi sistemica, entrambe le superpotenze capiscono di non avere

più una leadership incontrastata com’era stato nel trentennio postbellico (egemonia USA del

45). L’egemonia è meno solida e scontata, e le élites politiche, intellettuali ed economiche se

ne rendono conto.

viene applicata la teoria della politica di contenimento. E’ il caso dell’Indocina, dove fino al

3. 42 c’era il colonialismo francese, ma poi nel 42 i giapponesi invadono il territorio, nel 45

vengono cacciati. Subito dopo la guerra i francesi vogliono rientrare in Indocina, ma nel

Paese nasce un fronte di liberazione anticolonialista, che nel 54 scaccia definitivamente i

francesi. Usa sostiene Indocina contro il modello coloniale europeo che storicamente non

condivide. 8

discussioni c’è il problema di come sistemare questa regione

Conferenza di Ginevra: al centro delle

in vista dell’indipendenza. La soluzione è quella di creare 3 Stati indipendenti: Cambogia, Laos e

Vietnam.

In Vietnam c’era una guerra interna del movimento di liberazione, che non riesce a mettersi

d’accordo sulle modalità di realizzazione del nuovo Paese indipendente. Quindi si divide il Paese in

due: Nord comunista con Ho Chi Minh (di stampo marxista, studia a Parigi), e Sud con componenti

non comuniste, buddiste, militari ed amministrazione filofrancese.

Anche dopo il 1954 Nord e Sud non riescono a mettersi d’accordo, nel Sud ci sono guerriglie di

ispirazione comunista (sostenuta dal Nord) che mette in discussione l’esistenza stessa del Sud come

Stato a sé stante. La situazione peggiora nel 62-63.

USA: se il Nord vince la guerriglia, la sfera di influenza sovietica accresce notevolmente, perché i

filocomunisti riusciranno a diffondersi anche in Laos e Cambogia, e al confine poi c’è anche la

Cina. USA ha paura di un “contagio”, si parla di “teoria del domino” (radicalizzazione della teoria

di contenimento).

L’amministrazione Kennedy (eletto nel 60, ucciso il 22.11.63), ed in misura maggiore quella

Johnson (vicepresidente di Kennedy, eletto al suo posto fino al 68), invia “consulenti militari” per

aiutare il governo del Sud a resistere da solo alla guerriglia, però questo governo è effettivamente

troppo debole, per cui dal 65 in poi questi consulenti diventano un vero e proprio esercito di circa

e propria lotta. Quest’intervento USA è diverso dai

500 mila soldati americani, pronti ad una vera

precedenti (basi in Germania durante la seconda guerra mondiale, intervento in Corea per

respingere fino al 38° parallelo l’invasione militare dei “volontari” cinesi, obiettivo più o meno

raggiunto): in Vietnam non si tratta di respingere un esercito, ma di combattere una guerriglia ben

radicata nel territorio, con forti legami sociali e capacita di controllo, a difesa di un governo troppo

impopolare. L’intervento USA si trova davanti ad una guerra che non riesce a vincere, senza sbocco

né soluzione. La superpotenza teoricamente avrebbe dovuto vincere senza problemi, ma non ci

riesce. A questo punto gli americani bombardano il Nord, per evitare che sostenga le forze ribelli al

governo del Sud, i rifornimenti passano per il Laos e la Cambogia, perché internamente il passaggio

è impensabile. Questa guerra è per gli USA una spina nel fianco, ed il mondo antiamericano inizia a

pensare che per mettere in crisi il sistema USA bisogna creare tante guerriglie sparse, a livello

locale e quindi ben radicate nel territorio si diffonde il mito del Vietnam.

Dal 65 in poi l’immagine USA nel mondo ha una grande incrinatura perché non si riesce a vincere

la guerra e perché la superpotenza va incontro ad un cambiamento del suo peso economico (nel 45

motore economico del mondo), anche a causa della crescita di Europa e Giappone, con delle

politiche molto competitive. Gli USA nel 45 proponevano agli altri Paesi di seguire il proprio

modello per andare incontro ad un periodo di crescita e prosperità, il risultato è che negli anni 60

USA entra in difficoltà con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti (rapporto tra entrate ed uscite).

Nella prima guerra mondiale, gli USA erano creditori del resto del mondo, cioè Paese esportatore di

capitali ed investitore in tutto il mondo, cosa che però non è più possibile, anche perché Europa e

Giappone crescono ad un tasso di sviluppo molto più veloce di quello americano. USA si ritrova

quindi nella fino ad allora sconosciuta condizione di dover attirare investimenti esteri sul mercato

interno, è un Paese in deficit commerciale, tutt’ora enorme (la situazione creatasi negli anni 60 non

cambierà più). Vi è un terzo elemento causa dell’indebolimento USA: dopo la guerra vi è il ciclo

progressista, per cui il benessere si può condividere, è integrazione (si parla di “great

politico 9

society”, slogan che allude al fatto che USA sono ad un punto tale da potersi permettere la

ridistribuzione della ricchezza). Negli anni 60 Johnson, pur con una formazione da conservatore,

vara leggi avanzate sull’integrazione razziale. Ci si trova davanti ad una vera e propria crisi del

progressismo: contestazione giovanile e rivolte nere. Gli studenti sono contro il governo

progressista, accusato di voler omogeneizzare la società ed integrare tutti allo stesso modo, ma non

per garantire libertà e pari diritti, al contrario solo per poter aumentare il tasso di controllo con

molta più facilità. Bisogna invece rispettare le differenze sociali e la libertà di ogni singolo

individuo, smettere di pensare che il modello capitalistico americano sia immutabile e possa essere

esteso al mondo polemica contro la massificazione della società.

introducono un’inedita stabilità dovuta al nucleare ed al calo

Le vicende del 62-63 della potenza ed

all’inclinatura dell’egemonia USA e URSS.

- Usa non è più l’economia mondiale centrale che era nel periodo postbellico. E’ passata dall’essere il

Paese esportatore officina del mondo, all’avere bisogno di importare e di ricevere prestiti e di

attirare investimenti per tenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti.

- Finisce il ciclo progressista, iniziato con Roosvelt ed il New Deal e poi continuato negli anni 60 con la

crisi del progressismo di Johnson e del benessere inteso come integrazione (concetto di “Great

society”). Si arriva alla fase delle contestazioni giovanili e delle rivolte nere. 

Proprio nel momento in cui il grande progetto di integrazione sembra essere effettivo, crolla

rivolte studentesche: essere liberi no significa essere uguali, ma essere esenti dalle logiche di

mercato. Le popolazioni di colore (periferie nere delle città americane) entrano in conflitto con la

società (Black panter, Malcom X), esempio di rivolte drammatiche che sono il simbolo di una crisi

di quello che sembrava essere il vertice del sogno americano (la libertà di ogni individuo coincide

con il benessere collettivo).

In America del Sud il ruolo dei Paesi del Nord doveva essere quello di “alleati per il progresso”

(Kennedy), proprio per aiutare le popolazioni più deboli e per sostenere il loro sviluppo. USA si

allea con le élites sociali dell’America Latina, investendo soldi e risorse umane nel tentativo di

persuaderle alla modernizzazione (per evitare rivolte locali). Tra gli anni 60 e la fine del decennio

però, le élites non stanno agli accordi, anche perché ci sono numerose e ricorrenti istigazioni al

“fuochismo” (rivolte sparpagliate, focolai di guerriglia ovunque, esattamente al contrario di quello

che gli USA auspicano). Johnson non riesce a controllare tutte queste situazioni.

In caso di guerriglia i governi autoritari delle élites schierano i militari, e gli USA per forza sono

costretti a sostenere queste forze armate, che stroncano qualunque tentativo di democrazia, a

sostegno di un autoritarismo che vuole preservare la società (piuttosto che abbandonarla alle

spaccature interne).

 USA ha la leadership, l’integrazione europea ha il benestare americano, che

Europa anni 50

considera i Paesi europei non come subalterni ma come di pari livello (infatti viene addirittura

Dettagli
A.A. 2014-2015
34 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nopanic_Organize di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei trattati internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Formigoni Guido.